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Lui & Lei

Nel laboratorio dell'università


di DannyNapo
02.08.2020    |    7.743    |    4 9.6
"Andiamo al mio laboratorio ed apro la porta..."
Dicembre 2018. A quell’epoca mi sento ancora con Santi e Milena, ma allo stesso tempo mi frequento con una collega universitaria della magistrale. È una frequentazione che va aventi da novembre 2017.
Amalia, una ragazza bellissima, la più bella di tutto il corso. Di poco più bassa di me, capelli neri mossi, un culo pazzesco, due tette favolose. Ma la cosa che più mi fa impazzire di lei sono le labbra. Carnose e grandi. Sono uno spettacolo per gli occhi.
In quel periodo lei è fidanzata ed io faccio praticamente da amante. La cosa va avanti già da un annetto.
Entrambi siamo impegnati con la tesi e da lì a un paio di mesi è fissata la data per la seduta di laurea. Laurea che discuteremo insieme lo stesso giorno. Quando si dice il destino..
Lavoriamo alle nostre tesi in laboratori vicini e capita spesso di passare molto tempo insieme, per pranzo soprattutto. Scendiamo in mensa o restiamo nel mio laboratorio a mangiare.
Quello che voglio raccontarvi è accaduto l’ultimo giorno di università del 2018. Per la precisione il giorno della festa del dipartimento, il 22 dicembre.
Io e Amalia ci organizziamo per vederci poco prima di iniziare la giornata di laboratorio. Ci becchiamo fuori ai cancelli dell’università.
“Ciao, Dann”.
“We Ama. Tutto bene?”.
Ci salutiamo come fossimo due amici. La nostra “relazione” è totalmente clandestina.
“Si bene dai. Ho parcheggiato dove sta il centro commerciale. Non sono salita proprio qui”.
“No io so entrato con la macchina. Oggi soprattutto che sta poca gente non hanno fatto storie”.
“Ne approfitti sempre oh. Dai saliamo che ho appuntamento tra 10 minuti con il prof e la dottoranda per parlare di alcune cose che mi hanno corretto”.
Ci dirigiamo verso il dipartimento. Noto subito il modo in cui è vestita: gonna nera che arriva al ginocchio con calze scure che coprono le gambe ed un maglioncino rosso molto attillato. Io indosso un maglione colorato ed un jeans chiaro.
Lungo il tragitto chiacchieriamo del più e del meno, anche della festa di dipartimento.
“Ho saputo dalla dottoranda che nei vari laboratori si sono organizzati per portare diverse cose, pizzette, rustici, panini. Mi ha detto anche che un prof porta bottiglie di vino a volontà”.
“Ah allo la cosa è seria. Dobbiamo andarci a fa un giro assolutamente”.
“Lo dici solo? Io già sto là”, ride e mi accodo alla sua risata.
Arriviamo al dipartimento e saliamo al primo piano dove sono i laboratori. Questi sono vicini ma si trovano in due corridoi diversi. Arrivati al bivio, dove io giro a sinistra e lei a destra, ci diamo un’occhiata in giro. Siamo da soli e non sentiamo nessuno. Ci guardiamo e ci baciamo. Un veloce bacio a stampo che è però sufficiente a farmi indurire il cazzo. Lei se ne accorge. Da un leggero schiaffo alla zona inguinale e si allontana.
Io sorrido e le dico “Ci aggiorniamo per pranzo?”.
“Si. Io finisco per le 13:00. Sentiamoci e scendiamo giù assieme”.
“Va bene. A dopo”.
Mi giro e raggiungo il mio laboratorio. Inizio a sistemare alcune cose e a lavorare con i campioni in attesa dell’arrivo del mio prof. Tempo mezz’ora ed il prof arriva in laboratorio ed iniziamo il vero lavoro. Purtroppo non è molto differente da quello degli altri giorni ed impieghiamo quasi l’intera mattinata a finire. Verso le 12:00 io ed il prof ci spostiamo nel suo studio per parlare della tesi. Il tempo passa e rapidamente si fa l’orario per contattare Amalia. Il telefono in tasca vibra.
È lei che mi messaggia per vedersi, ma non posso lasciare il prof. Quando finalmente finiamo il prof mi saluta dicendo che deve andare via per una visita medica. Come sempre, quando lui va via prima di me, mi lascia le chiavi del laboratorio. Sarò io a chiudere quando me ne andrò.
Guardo l’orologio. Sono le 13:40. Mando un rapido messaggio ad Amalia dicendo “Io ho finito ora. Passo a posare il pc in laboratorio e scendo giù”.
La sua risposta è rapida “Vieni..ma non troverai molto da mangiare purtroppo”.
Passo in laboratorio per posare il pc e chiudo a chiave la porta. Scendo giù in aula studio, dove è stata organizzata la festa, e vedo il delirio. Tavoli imbanditi a festa con cibi e bevande. Casse con musica ed un microfono collegato. Professori e studenti che ridono, scherzano e ballano come vecchi amici.
Nella confusione noto Amalia, con indosso un simpatico copricapo natalizio, che chiacchiera con altri tre colleghi del corso. Mi unisco a loro e ci salutiamo calorosamente.
“Ho notato che nulla è rimasto. Avete fatto piazza pulita”, dico in tono ironico.
“Eh Dann sei venuto tardissimo. Appena hanno aperto il buffet si sono fiondati sopra come avvoltoi”, mi dice un Antonio (uno dei colleghi).
“Pensa che stavamo qua quando hanno iniziato a siamo riusciti a prendere davvero poco. Hanno fatto letteralmente schifo”, dice Lorena (altra collega).
Amalia ha un piattino con alcune cose e mi dice “Prendi qualcosa da qua. Dopo saliamo al laboratorio mio e prendi da mangiare lì. Il prof e la dottoranda hanno portato un sacco di cose senza dire niente”.
Passiamo un po' di tempo a ridere e scherzare ed osservare l’assurda scena di una prof che canta a squarciagola. Antonio e Lorena ci salutano e salgono ai rispettivi laboratori per continuare i festeggiamenti con i loro professori e gli altri laureandi e dottorandi. L’altra collega, Susanna, ci saluta dicendo che deve andare a prendere il pullman per tornare a casa. Restiamo io e Amalia nella confusione.
“Vuoi salire da me allora? Prendi qualcosa da mangiare là e ci mettiamo da qualche parte?”, mi dice Amalia.
“Si dai, andiamo. Non si capisce niente qua e poi avrei non poca fame”, le rispondo.
Saliamo ed entriamo nel laboratorio di Amalia, dove ci sono molti laureandi e dottorandi. Un tavolo al centro del laboratorio è stato apparecchiato con pizzette, rustici e sfizi vari. Saluto tutti, mi preparo un piattino ed esco. Amalia resta a fare quattro chiacchiere con i ragazzi ed io inizio a mangiare qualcosa.
Dopo esce anche lei e mi chiede “Dove vogliamo andare? Qua dentro pure sta molta confusione. Ci vogliamo mettere fuori?”. (Vicino ai corridoi c’è una porta che conduce all’esterno; un piccolo spiazzo dove più volte siamo stati a mangiare o a passare del tempo assieme).
“Andiamo nel mio laboratorio. Non ci sta nessuno”.
Andiamo al mio laboratorio ed apro la porta. Appoggio il piatto preparatomi poco prima su un banco. Questo laboratorio non è molto grande, rispetto a quello di Amalia. È una stanza con banconi tutto attorno al perimetro e due banconi doppi al centro. Questo permette di creare una sorta di anticamera ed una zona più luminosa internamente grazie alle grandi finestre.
“Michela non ci sta?”, mi chiede Amalia. (Michela è l’altra laureanda del mio professore).
“No non è venuta proprio. Ha finito due giorni fa l’esperimento e quindi ha deciso di stare a casa. Avrei fatto anche io così al posto suo”, rispondo.
“E il prof?”.
“È andato via quando so venuto in sala studio. Aveva una visita medica. Mi ha lasciato le chiavi come sempre, prima di andare chiudo tutto e le porto giù ai custodi”.
Riprendo a mangiare le pizzette ed i rustici che ho preso.
Poco dopo Amalia mi guarda, si alza dalla sedia dicendo “Vado un attimo al bagno” ed esce dal laboratorio.
Resto per un po' da solo e nel frattempo continuo a mangiare. La fame è davvero tanta.
Mentre addento un pezzo di focaccia sento la porta chiudersi. Inizialmente penso sia per colpa del vento, come succede spesso quando apro le finestre e si crea una corrente. Faccio un sorso d’acqua dalla bottiglia, quindi mi alzo per andare ad aprire.
Ma scopro che non è stato il vento a chiuderla.
Trovo Amalia appoggiata alla porta, che mi guarda con il classico sguardo voglioso che la caratterizza quando vuole fare qualcosa.
“Sicura che nessuno ti abbia vista prima di chiudere? I ragazzi del laboratorio affianco ci sono ancora”, le dico.
“Non ti preoccupare. Non mi ha vista nessuno”, risponde iniziando a toccarsi il corpo con la mano.
Io la guardo e mi avvicino tenendo gli occhi fissi nei suoi.
Appena sono a portata, mi tira a sé ed iniziamo a baciarci. Mentre le nostre lingue si intrecciano nelle nostre bocche, le mie mani iniziano a toccarla. Le stringo le tette e poi il culo. Lei non resta a guardare. Inizia a toccare il cazzo che ogni secondo si ingrossa sempre di più.
Ci fermiamo per un attimo e ci guardiamo negli occhi. Le sue labbra mi fanno impazzire. Avvicino la mia bocca alla sua, ed inizio a morderle le labbra. Lei gode tantissimo.
La mia mano destra si insinua al di sotto della gonna e raggiunge la sua figa bagnata. Inizio a stuzzicarla da sopra le calze ed il perizoma. Non resisto più. Mi abbasso e le alzo la gonna. Poi abbasso le calze e noto il bellissimo perizoma rosso. Con la bocca inizio a baciarle prima le gambe, poi l’interno coscia. Arrivo alla figa che prima annuso e poi lecco, senza però toglierle il perizoma. Lei mi tiene la testa con entrambe le mani e si appoggia al bancone di fianco alla porta. Con foga, le tolgo il perizoma. La figa è completamente rasata. Come piace a me. Mi avvicino ad annusarla e poi inizio a leccargliela. Lei conosce bene la mia passione per il cunnilingus e mi lascia lavorare senza interferire. Passo dal leccarle il clitoride a scoparla con la lingua. Adoro sentire il sapore dei suoi umori. Ed adoro sentirla ansimare mentre la lecco. Per evitare di urlare, però, inizia a mordersi la mano sinistra, mentre la destra e salda dietro la mia testa. In poco tempo arriva due volte, ed entrambe le volte bevo tutto il dolce nettare che fuoriesce. Solo qualche goccia mi sfugge e corre lungo le sue gambe.
Ho raggiunto il mio scopo. Mi alzo e torno a baciarla. Lei avidamente mi lecca le labbra e la lingua per assaporare anche lei il suo eiaculato.
Il pantalone mi sta letteralmente strangolando il cazzo, che è diventato enorme e durissimo. Amalia mi aiuta a toglierlo. Non appena lo libera inizia a segarlo con foga. Poi si inginocchia e inizia a succhiarmelo. È una maestra del pompino. Con la lingua lecca la cappella più volte, soffermandosi soprattutto sul frenulo provocandomi un piacere pazzesco. Poi inizia a pomparmi sempre più forte. Io le blocco la testa e le scopo la bocca. Lei non oppone resistenza. Non si stacca neanche quando è visibilmente in difficoltà nel respirare. Quando apre la bocca, la saliva ricopre completamente il mio cazzo.
Lei si alza e riprende a baciarmi.
Mentre ci baciamo la porto verso il bancone più largo ed ampio che si trova al centro della stanza. Lei si appoggia con la pancia e si stende a pecora, donandomi la visione del suo favoloso culo. Non resisto e mi concedo una rapida leccata alla figa in quella posizione.
Mi alzo, sputo sulla mano e passo la saliva sul cazzo per inumidirlo ancora di più. Lo punto alla figa di Amalia ed inizio a penetrarla. Sia il cazzo bagnato di saliva, sia mia che sua, sia la sua figa bagnatissima, facilitano la penetrazione in maniera favolosa.
La scopo forte. Lei gode ed inizia ad urlare. Per evitare che qualcuno ci senta, le metto la mano destra sulla bocca e lei inizia a succhiarmi le dita.
La figa di Amalia è sempre più umida e gli umori iniziano a scorrerle sulle gambe.
“Resta fermo”, mi dice, liberando per un attimo la bocca dalla mia presa.
Faccio come chiede. Lei inizia a muovere il culo avanti e indietro, mentre io appoggio le mani sullo schienale della sedia che ho dietro. È bravissima. Quei suoi movimenti e quel culo da urlo mi mettono in seria difficolta. Mi concentro al massimo per evitare di venire.
Scopiamo in questa posizione per un po'. Poi si ferma e si alza. Ho il cazzo bagnatissimo dei suoi umori. Lei si inginocchia e riprende a leccarlo, dalla cappella alle palle. Me lo pulisce completamente. Le dico “Vieni qui”, tiro la sedia e mi ci siedo sopra. Lei si siede su di me, impalandosi sul mio cazzo.
La bacio e riprendiamo a scopare. Lei va su e giù. Ho le tette che ballano davanti a me. Io non riesco a resistere ed inizio a stringerle e morderle i capezzoli. È una cosa che le piace moltissimo. Per non urlare riprende a baciarmi.
Aumenta la velocità ed io l’aiuto tenendole il culo, che inizio anche a schiaffeggiare. Ad ogni colpo emette un verso di piacere.
Ci fermiamo. Resto col cazzo dentro la sua figa e ci baciamo intensamente. Lei inizia a muoversi in modo da strusciare il clitoride sul mio corpo. Lo fa sempre quando vuole venire.
Si appoggia a me ed inizia a leccarmi e mordermi l’orecchio. Sa che adoro quando fa così. Poi inizia a dirmi “Sto ven...”, io le tiro i capelli all’indietro e la bacio. (Sentire una ragazza che dice “Sto venendo” è il mio punto debole. Non riesco a resistere e a trattenermi. Vengo subito).
Lei viene e lo sento. Il cazzo si bagna completamente.
Si stacca dalle mie labbra e mi dice “Sei uno stronzo. Perché non sei venuto?”.
“Perché non voglio venire così”, le rispondo.
La faccio alzare dal mio cazzo. Io mi alzo e mi appoggio al bancone dietro di me e le dico “Sai quello che devi fare”.
Lei si morde le labbra e si siede sulla sedia avvicinandosi al mio cazzo.
Inizia a succhiarlo voracemente. Passa la lingua sulla cappella tenendo gli occhi fissi nei miei.
La goduria è alle stelle. Le blocco la testa e le scopo la bocca. Sempre più forte.
“Sto venendo”, le dico e le riempio la bocca di sborra calda, che lei ingoia senza perderne una goccia.
Mi pulisce completamente il cazzo e poi si alza avvicinandosi a me e baciandomi con una passione travolgente.
Restiamo per qualche istante immobili, guardandoci negli occhi. Ci diamo un piccolo bacio a stampo e ci ricomponiamo.
Come se nulla fosse accaduto, riapriamo la porta facendo molta attenzione che nessuno sia nei paraggi.
Torniamo a sederci, ed io riprendo a mangiare.
Restiamo a parlare per un’altra oretta, finché Amalia non dice “Diavolo si è fatto tardi. Devo andare a casa per prepararmi che stasera ho un compleanno”.
“Chi festeggia?”, chiedo.
“Il mio fidanzato. Ha organizzato una cena in un ristorante a Pozzuoli ed ha invitato anche i miei”.
“Ok. Io finisco di posare qua e vado anche io a questo punto”.
“Se vai via anche tu ti aspetto e scendiamo assieme”.
Rapidamente sistemo il laboratorio e butto tutto quello che c’è da buttare.
Io ed Amalia usciamo e chiudo la porta a chiave. Quel laboratorio, conserverà per sempre il ricordo della nostra scopata.
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