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Gay & Bisex

A contatto con la natura


di DannyNapo
08.11.2020    |    8.776    |    20 9.4
"Accendo il navigatore e noto che da casa mia dista poco più di 20 minuti..."
Ho sempre amato fare escursioni o lunghe passeggiate completamente immerso nella natura. La trovo una cosa altamente rilassante. Poi mi permette di coniugare la passione per la natura con la mia passione per la fotografia. Mi piace “perdere tempo” ad osservare e fotografare anche i più piccoli esseri viventi che mi circondano.
A questa passione ho sempre voluto associare una fantasia erotica, ossia scopare durante una di queste escursioni. Mi ha sempre attratto l’essere nudo in mezzo ad un bosco o un campo, facendomi succhiare o succhiare a mia volta; oppure appoggiato su di un albero scopando la compagna/o di turno.
Sono riuscito ad esaudire questo mio desiderio poco più di un annetto fa, nella primavera del 2019. In quel periodo ero ancora in contatto con Santi e Milena, ma non sono loro i protagonisti di questa storia.
È una mattina di fine aprile; ho concluso il percorso universitario, la laurea magistrale l’ho conseguita a febbraio dello stesso anno. Il non far nulla mi calza davvero stretto. Prima le mattinate le passavo tra lo studio e il laboratorio; ma ora la nullafacenza mi annoia completamente.
Decido di fare qualcosa di diverso dal solito. Abitando vicino al Vesuvio decido di andare a fare un giro lì sopra. Già ci ero stato in passato, diverso volte, ma sempre e solo sul sentiero che porta al cratere. Sapevo ci fossero altri sentieri, che salissero dai paesi vesuviani. Mi metto al pc e faccio una rapida ricerca, con la quale scopro che ci sono diversi sentieri, che partono dalla zona di Ottaviano.
Preparo un panino, preparo la macchina fotografica. Mi vesto con la classica tenuta da escursione: maglietta a mezze maniche, pantalone lungo ma largo e comodo (che sia lungo è fondamentale in quanto mi piace “tuffarmi” nell’erba lasciando i sentieri), scarponi da trekking. Porto con me una giacca a vento, che metto nello zaino, insieme alle altre cose e parto. Da solo.
Accendo il navigatore e noto che da casa mia dista poco più di 20 minuti. Parto e raggiungo una strada chiusa con una sbarra. C’è dello spazio dove ci sono due macchine ferme e parcheggio la mia dietro queste. La sbarra serve a bloccare le macchine, impedendo loro di salire e giungere ad uno spiazzo più ampio che raggiungo dopo circa un 15 minuti di salita in forte pendenza. Continuo lungo il percorso e, dopo altri 30 minuti, raggiungo un bivio dove c’è una segnaletica che indica i percorsi che partono da quel punto. Decido di seguire il percorso 2 alla mia sinistra e continuo la camminata.
Fin da subito sono con la macchina fotografica al collo ed ho scattato già diverse foto, soprattutto a particolari del sottobosco, ambiente che mi ha accompagnato fino a quando non ho preso il percorso 2. Qui la macchia mediterranea, caratterizzata dal pino mediterraneo la fa da padrona, e più salgo più mi perdo in quel fantastico ambiente.
Dopo 15 minuti dall’inizio del percorso 2, incontro un ragazzo seduto su di una roccia a leggere un libro. Anche lui è vestito con la classica tenuta da escursione. Gli passo di fianco e lui, alzando gli occhi dal libro, mi dice “Ciao, buongiorno e buona escursione”.
“Ciao. Grazie ed anche a te”, rispondo.
Senza far molto caso alla situazione continuo la mia passeggiata e seguo il sentiero.
Il percorso 2 è segnato come quello più difficile, tra i 3 presenti in zona. La pendenza adesso è di gran lunga ridotta rispetto al momento iniziale, da quando ho lasciato la macchina. Tuttavia il dissesto del sentiero rende la camminata ugualmente faticosa. La giornata calda non rende la situazione più lieve.
Dopo un’altra oretta di cammino, durante la quale più e più volte mi soffermo a guardare il panorama e a fotografare ciò che mi circonda, raggiungo un grande spiazzo con delle panchine. Ho appena raggiunto il “punto ristoro” segnato sulla mappa del sentiero, che ho anche scaricato sul cellulare. Decido di sedermi per qualche minuto e per bere.
Mentre sono lì, dal sentiero costeggiato dall’erba, spunta il ragazzo del libro che avevo visto prima. Per essere arrivato là poco dopo di me deve essersi messo in cammino subito dopo che ci siamo salutati. O questo oppure ha fatto una corsa e macinato quel tragitto che io ho percorso in un’ora, in pochi minuti.
Si guarda intorno, come a voler cercare qualcosa in particolare, e non appena mi vede sorride e viene verso di me. Mentre mi raggiunge posso notare che anche lui indossa la mia identica tenuta. Ha un pantalone beige con una maglia bianca aderente, che lascia intravedere il fisico imponente.
“Hey. Ti stai riposando”, mi domanda quando è ad appena un paio di metri da me.
“Si è d’obbligo. Fa davvero caldo oggi”, rispondo.
“Hai ragione. Oggi è particolarmente umida come giornata. Ieri non era così, si stava molto meglio”.
“Eri qui anche ieri?”, gli domando.
“Io abito qui vicino. Spesso salgo qui a piedi da casa mia. Adoro venire qui e perdermi nella lettura. Che maleducato che sono, piacere mi chiamo Davide”.
“Piacere mio, sono Dan. Quindi sei di casa qui sopra?”.
“Praticamente si. Quando non sono a lavoro vengo qui a rilassarmi. Poi salire fin qui e proseguire il percorso è un ottimo modo per mantenersi in forma”.
“Hai ragione. È davvero un ottimo esercizio fisico”.
“Già. Ed ancora non hai visto la parte più bella. Proseguendo c’è la valle dell’inferno. Posto fantastico. Lì si starà anche meglio. Stando poco sotto il cratere ci sarà un bel venticello”.
“Ho fatto bene a portare la giacca a vento allora”, rispondo ridendo. Poi dico “Io vorrei andare avanti. Se vuoi proseguiamo assieme, altrimenti ti becco quando ritorno”.
“No vengo con te. Magari ti faccio un po' da Cicerone, visto che conosco questo posto molto bene”.
“Va bene. Andiamo”.
Io e Davide ci incamminiamo e prendiamo un piccolo e stretto sentiero che si trova dietro lo spiazzo dove ci siamo presentati. Si riesce a malapena a camminare di fianco.
Mentre camminiamo, io e Davide chiacchieriamo del più e del meno. Scopro che è un personal trainer in un centro sportivo vicino Somma ed è, come me, single. È un ragazzo molto simpatico, oltre ad essere molto carino. Ha biondi capelli corti con occhi castani. Il fatto che faccia il personal trainer spiega il fisico che avevo notato precedentemente.
Anche lui nota il mio e domanda “Vai in palestra, vero?”.
Un po' spiazzato dalla domanda, rispondo “Si. È già qualche anno che vado”.
“Si vede. Perdonami se ti ho fatto questa domanda ma, forse per deformazione professionale, il fisico è una cosa che noto quasi immediatamente in una persona”.
“No ma figurati, di che ti scusi. Anzi il fatto che tu lo abbia chiesto, significa che il tempo speso in palestra almeno dà i suoi frutti”, dico ridendo.
Siamo ormai in cammino da quasi un’ora e sono le 13:00. La camminata ed il caldo, hanno diminuito la resistenza alla fame, perciò dico a Davide “Non so te, ma io sto morendo di fame”.
“Anche io in realtà. Però volevo arrivare alla valle e fermarmi lì. Ma non so se riusciamo ad arrivare prima di mangiare le pietre per il sentiero”, ride.
“Direi di fermarci al primo posto possibile e mangiare”.
“Si concordo. Poco più avanti c’è un piccolo spazio dove ci possiamo fermare e mangiare là”, dice Davide.
“Va bene. Ti seguo”.
Davide svolta a destra del sentiero e raggiungiamo degli alberi con le classiche pietre laviche sul terreno. È uno spazio piuttosto isolato e mentre mi guardo attorno, Davide dice “È un po' distante dal sentiero però si sta bene se non si vuole incontrare gente”.
“Fin ad ora non è che abbia visto molta gente, a dir la verità. Anche se giù ci sono altre due macchine”, rispondo.
“Una è la mia. Mi scocciava risalire a piedi da casa mia oggi. L’altra penso sia di un gruppetto di ragazzi che sono passati poco prima che ti incontrassi mentre lungo il sentiero”, dice Davide.
Mentre parla, tira dalla borsa un asciugamano che poggia per terra. Si siede a mi invita a fare altrettanto. Gli alberi creano una piacevole ombra, poi essendo abbastanza vicini al cratere e alla valla dell’inferno c’è anche un po' di fresco ristoratore.
Entrambi prendiamo i panini dalla borsa ed iniziamo a mangiare. La fame non assaliva solo in me in quel momento, difatti Davide divorava letteralmente il panino, prendendone subito un secondo. Io faccio altrettanto, ma non avendo un secondo panino devo “accontentarmi” del mio.
Davide nota la cosa e dice “Facciamo a metà quest’altro. Intero comunque non lo finirei e non mi va che mi guardi mentre io continuo a mangiare”.
A nulla servono i miei dinieghi. Davide strappa a metà il panino e mi porge la mia parte. Sporgendosi verso di me, Davide poggia la mano libera sulla mia gamba, toccando anche l’inguine. Quei pochi secondi bastano per far risvegliare il mio cazzo, che inizia ad indurirsi. Davide sembra quasi accorgersene e mi sorride, allontanandosi da me e riprendendo a mangiare. Come prima, finiamo velocemente di mangiare e scoliamo le bottiglie che avevamo con noi.
Davide si stende sull’asciugamano con le braccia conserte sulla pancia. Io resto seduto con le gambe dritte e la testa inclinata all’indietro verso il sole. Davide rompe il silenzio che si era creato chiedendomi “Senti ma a te piacciono le ragazze o i ragazzi?”.
Capisco che non era una semplice sensazione che prima si fosse accorto del cazzo che stava indurendosi, quindi rispondo “Entrambi. Sono stato sia con ragazze che con ragazzi e mi piacciono allo stesso modo”.
“Sei bisex quindi”.
“Si. Mi piace la figa come mi piace il cazzo”.
“Io sono etero. Però ho avuto qualche esperienza con un ragazzo in palestra e mi è piaciuto un casino. C’è qualcosa in più quando si gode si è tra maschi. Non trovi?”.
“Se quel qualcosa in più è un altro cazzo, si hai ragione”, entrambi scoppiamo a ridere.
Mi giro verso Davide, che si sta toccando il cazzo con la mano sinistra, mentre con la destra si tocca il fisico poco celato dalla maglietta. “Se ti dicessi che ho una voglia matta di scopare adesso, cosa faresti?”, mi domanda continuando a toccarsi il cazzo, visibilmente eccitato.
Io mi stendo e quasi meccanicamente inizio a toccarmi il cazzo, che si indurisce sempre più, e rispondo “Ti direi che anche a me è venuta una certa voglia e sono curioso di vedere cosa nascondi là sotto”.
A queste parole, Davide si abbassa il pantalone e caccia un cazzo di notevoli dimensioni, che non gli sta interamente nella mano. Si gira verso di me e dice “Che ne dici? Può essere di tuo gradimento?”.
Io mi alzo a sedere e mi guardo attorno, poi chiedo “Siamo sicuri qui? Mica esce qualcuno all’improvviso?”.
“Non ti preoccupare. Siamo abbastanza lontani dal sentiero e comunque dietro a quelle rocce. Non sai quante seghe mi sono fatto qui senza che qualcuno mi scoprisse”.
Quelle parole mi rassicurano. Mi stendo nuovamente, rivolgendo il viso al cazzo di Davide, ed inizio ad osservarlo.
Deve essere almeno un 19 cm, non particolarmente doppio ma con bellissime vene in evidenza. Ha una cappella grande e rossa che svetta con solenne magnificenza. La mano di Davide continua a muoversi lungo l’asta, molto lentamente.
Mi avvicino di più. Lui rallenta il movimento.
Il mio viso è a poca distanza da quel pezzo di carne.
Davide lo punta sulla mia guancia ed inizia a strusciarlo. Vuole che lo succhi.
Con la mano sinistra agguanto quel grosso cazzo ed inizio a segarlo. Sento la sua durezza. La mano di Davide che prima stringeva quel cazzone, adesso è dietro la mia testa e mi spinge verso la cappella visibilmente umida.
Apro leggermente la bocca e con la lingua inizio a leccare la cappella. Seguo l’intera circonferenza per alcuni giri.
Poi la mano di Davide mi spinge ancora un po'. Apro ancor di più la bocca ed accolgo quel grosso cazzone. Dalla cappella scendo fino a poco meno della metà e risalgo. Sento Davide godere e con la mano accompagna il mio movimento.
Io ripeto l’azione più volte, fin quando Davide non dice “Scendi fino a giù. Prendilo tutto in bocca”.
Seguendo l’ordine, scendo fino alla base del cazzo e poi risalgo. Inizio a pomparlo sempre più velocemente, mentre sento le mani di Davide cingermi la testa. Queste accompagnano il mio movimento lungo la sua asta, ma ciò non basta; iniziano a spingermi più veloce. Non mi riesco a staccare da quella pompa infinta, mi sento quasi soffocare.
Con la mano destra do un colpo alla coscia di Davide. Lui mi spinge fino alla base fermandosi per qualche secondo, tenendomi bloccato con le mani.
Con entrambe le mani spingo sull’inguine di Davide e lui toglie le mani dietro la testa.
Mi stacco e dalla mia bocca cola una grossa quantità di saliva, seguita da diversi colpi di tosse.
“Stavo quasi per venire. Lo succhi magnificamente”, dice Davide. Poi allungando la mano verso i miei pantaloni, visibilmente gonfi all’altezza dell’inguine, prosegue “Caccialo fuori. Si vede che sta scoppiando”.
Mi metto in ginocchio e caccio il mio cazzo, duro come il marmo e bagnatissimo. Tenere il pantalone a metà mi dà fastidio, perciò lo tolgo completamente restando con maglietta e scarpe. Davide si siede e, da prima, si toglie il pantalone, imitandomi, poi si sporge verso di me ed inizia a segarmi con la mano destra, mentre con la sinistra mi massaggia le palle.
Ci troviamo entrambi in ginocchio, Davide leggermente alla mia sinistra.
Mi giro verso di lui. I nostri sguardi si incrociano. La mia mano sinistra agguanta quel grosso pezzo di carne ed inizia a segarlo. Iniziamo così una sega reciproca a velocità simultanea.
I nostri volti sono segnati dalla goduria.
“Se continui a segarmelo così, ti sborro addosso”, dice Davide con voce quasi soffocata.
“E se io volessi che tu venissi ora?”, gli domando senza smettere di segarlo. Il mio movimento lungo la sua asta si velocizza e Davide mi imita.
“Allora dobbiamo venire assieme. E voglio venirti sul cazzo”.
A quelle parole si piazza davanti a me. In questa posizione è difficile continuare a segarci reciprocamente, quindi ognuno inizia a segare il proprio cazzo.
Le nostre cappelle si toccato mentre le nostre mani si muovono su e giù per tutta la lunghezza dei nostri membri.
Davide allunga la mano libera verso il mio volto e mi ficca due dita in bocca. Le lecco avidamente e poi simulo un pompino alle stesse.
Non ci vuole molto tempo prima che entrambi, insieme, sborriamo l’uno sul cazzo dell’altro. La quantità di sborra è tantissima, da entrambe le parti, e ci imbrattiamo completamente mani e cazzi.
Davide, soddisfatto, si alza e prende dei fazzoletti dalla borsa. Ci puliamo e ci rivestiamo. Poi, come se nulla fosse accaduto, Davide dice “Dai riprendiamo il cammino e raggiungiamo la valle. Vedrai che spettacolo”.
Prendiamo le nostre cose e, zaini in spalla, ritorniamo sul sentiero.
Durante la camminata non parliamo di ciò che è accaduto poco prima.
Raggiungiamo la valle dopo quasi un’ora di camminata. Come aveva detto Davide, l’ambiente che ci circonda è davvero spettacolare. Ci troviamo a poca distanza, in linea d’aria, dal cratere.
Restiamo lì per un po' e Davide mi racconta tutto ciò che sa di quel luogo. Mentre siamo lì vediamo anche il gruppo di ragazzi che Davide aveva detto di aver visto in precedenza. Stanno tornando indietro per tornare al punto di partenza.
Ci passano di fianco e, salutandoci, uno di loro dice “Bello vero questo posto?”.
“Davvero fantastico. Molto meglio del percorso per arrivare in cima al cratere”, rispondo.
“Hai ragione. Buon proseguimento allora. Ciao”. I tre si allontano e ripercorrono il sentiero.
Davide mi porta ancora un po' più avanti, dove ci sono numerose rocce laviche, di notevoli dimensioni.
Ci sediamo lì a “contemplare” quel luogo.
È ormai primo pomeriggio, le 15:00 e, considerando il tempo per ridiscendere giù dico a Davide “Starei qui per ore, però penso che sia giunto il momento di tornare. La strada di ritorno non è certo breve”.
“Mi hai anticipato. Te lo stavo per dire io, in verità”, risponde Davide.
Mi alzo dalla roccia su cui sono seduto ma Davide, su di una roccia di fianco alla mia, mi blocca per un braccio e dice “Non ci crederai, ma mi è tornata una gran voglia. E stavolta non mi accontento di una pompa o di una sega”. Si morde il labbro inferiore, guardandomi.
“Torniamo dove stavamo prima allora”.
“No, voglio farlo qui. Quei ragazzi sono andati via e siamo da soli. Stai tranquillo che a quest’ora nessuno sale qui. Abbiamo tutta la valle per noi”, Davide si alza e si abbassa i pantaloni, cacciando nuovamente un cazzo in completa erezione.
Mi tira a sé. “Siamo sicuri che non ci possa essere altra gente?”, gli domando.
“Fidati. Conosco il posto ed ho imparato che ad un determinato orario la gente non sale qui nella valle”.
Quelle parole mi rassicurano e, tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi, gli afferro il cazzo, duro come le rocce che ci circondano. Inizio a segarlo ma Davide mi ferma subito “Non hai capito allora. Voglio scoparti”.
Mi spinge sulla roccia dove era seduto e mi fa inclinare in avanti.
Mi abbassa un po' i pantaloni, denudandomi solamente il culo. Le sue mani iniziano a stringerlo e a schiaffeggiarlo. Poi sento la sua faccia affondare tra le natiche e la lingua bagnare e stimolare il buco.
Lo inumidisce bene ed infila due dita, le quali non fanno molta fatica a penetrare in profondità.
Sento il suo volto allontanarsi dal mio culo, mentre le mani lo allargano. Poco dopo, l’enorme cappella di Davide si trova davanti al mio ano bagnato, pronto ad accogliere il suo cazzo.
Davide spinge, ma trova un iniziale attrito nel penetrarmi. Si muove lentamente e ad ogni colpo va sempre più a fondo, finché non sento le palle a contatto con le natiche.
Inizia, allora, a penetrarmi più veloce. La resistenza interna è ormai nulla e sento, con piacere, le mie membra attorno a quel grosso cazzone.
Ansimo e godo ad ogni colpo che Davide mi dà.
Inizia a schiaffeggiare con maggiore forza e vigore il mio culo, che inizia a bruciarmi.
Davide ha aumentato la velocità e quasi sembra che la sua durezza sia aumentata. Capisco che gli manca poco per arrivare. Difatti, dopo pochi secondi toglie il cazzo dal mio culo e sento la sua calda sborra sulle natiche.
“Non hai solamente una bocca stupenda. Anche di culo ci sai fare”, mi sussurra Davide all’orecchio, poggiandosi su di me.
Si alza e si allontana poi, alzandosi i pantaloni. Io prendo dei fazzoletti dalla mia borsa, mi pulisco e mi rimetto in ordine.
Riprendiamo i nostri zaini e ci incamminiamo verso il sentiero per la via del ritorno.
Impieghiamo poco più di due ore per raggiungere le macchine, la discesa è molto più veloce. Giunti vicino la mia macchina, quella di Davide si trova davanti alla mia, lui si avvicina a me, mi saluta e, dandomi un bacio ficcandomi la lingua in gola, mi dice “Se hai voglia di ripetere l’esperienza di aspetto dove ci siamo salutati la prima volta. Sono sempre lì, tranne i giorni pari e il week-end”.
Si allontana da me ed entra in macchina. Io faccio lo stesso e parto per ritornare a casa.
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