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Mio cognato Mario


di Berto747
26.07.2021    |    26.381    |    9 9.2
"Emisi un urletto di sofferenza, senza però mollare il cazzo che stavo sbocchinando..."
Mio cognato Mario, è un poco di buono, uno che si metteva sempre nei guai. Però era un gran bel manzo. Aveva capito cosa mi piaceva, e spesso mi accontentava. Quando andavo da a casa sua, magari per un weekend, spesso veniva in camera mia e, mentre tutta la famiglia era in soggiorno, lui si tirava giù la zip e senza dire un granché, se non frasi del tipo - "Apri il culo, troia!" - si svuotava o in bocca o nel mio culo. Poi andava via senza neppure un “ciao” o un “grazie”. Era un rude, autoritario, mi usava e via.
Una sera, dopo avermi usato per l’ennesima volta e dopo avermi riempito come un otre, mi disse: “Ho un problema con Diego, un debito molto alto. Non riesco a pagarlo, ma potrebbe saldare il mio debito se gli faccio scopare mia moglie dai suoi dipendenti, ma tua sorella non ci starà mai. Ti andrebbe di prendere il suo poato?”
In quel momento mi trovò spiazzato e gli dissi di non sapere se ero pronto o meno a una gangbang. Lui mi aveva rassicurato, dicendo che sarebbe stato solo per questa volta, e che sarebbero stati uomini tutti sposati, magari solo un po’ rudi, ma che non avrei dovuto preoccuparmi. Intanto, però, alla sola idea, mi ero eccitato e lo si vedeva dal rigonfiamento degli slip. A Mario questo non passò inosservato. La sera seguente, appena arrivato a casa, mi disse di aver organizzato tutto quel venerdì stesso nel garage privato di Diego.
Man mano che trascorrevano i giorni e si avvicinava la data mi sentivo sempre più teso.
Arrivò il venerdì. Mio cognato Mario aveva preso un giorno di ferie. Io ero andato dall’estetista per depilarmi completamente. Avevo anche fatto una bella pulizia intena, con un clistere alle erbe per lavare e ammorbidire il mio culetto. Quando arrivammo, Diego ci indirizzò in una stanzetta, dove c’era un piccolo divano e fuori un cartello con scritto “Non disturbare!”
Mario mi fece truccare indossare una parrucca con i capelli lunghi una maglietta nera, e mi disse di stare senza scarpe. Poi mi disse di sedermi sul divano e aspettare.
Dopo pochi minuti arrivarono due ragazzi su trent’anni. Si sedettero vicino a me, mentre mio cognato, seduto di fronte, guardava la scena. Uno dei due iniziò a baciarmi ed io a toccarlo, mentre l’altro, di fianco a me, cominciava a toccarsi da sopra i pantaloni. Iniziarono a toccarmi il culo, mentre mio cognato si era sistemato di lato. I due, quindi, si buttarono letteralmente su di me, togliendomi la maglietta. Ero eccitatissimo e mentre uno mi baciava sul collo, l’altro mi aveva già messo il cazzo tra le mani. Senza esitare, iniziai a segarlo. Anche l’altro lo imitò.
Mi ritrovai al centro di un divano con due gran maschi che, a cosce aperte e a cazzo duro, ancora con le tute da lavoro addosso, si stavano facendo masturbare. D’un tratto iniziai a baciare il secondo ragazzo, veramente ben dotato. M’infilò la lingua in bocca ed io, succhiando, iniziai a pompargliela. Quello mi afferrò per la nuca, spingendola in basso. Era un segnale chiaro: era giunta l’ora di pompare il cazzo.
Scesi dal divano, mettendomi a pecorina davanti ad entrambi, facendo vedere il mio culo stringato in un perizoma che mio cognato mi aveva fatto mettere. Mario improvvisamente esordì con: “cosa ne dite?”
Non riuscivano a parlare, si stavano godendo uno la sega e l’altro il trattamento che stavo facendo con la bocca e la lingua.
Diego entrò di colpo nella stanza - “E’ tua moglie! È urgente, dice…” - disse a quello che stavo succhiando.
Noncurante di quell’annuncio, iniziai a pompare quell’uccello senza prenderlo in bocca, inarcando la lingua sotto il glande, stringendolo con le labbra e sbocchinandolo di lato, mentre lui rispondeva al telefono. L’idea che quello stesse parlando con la moglie di asilo, figli, pappe mi eccitò. Chiuse la chiamata con un sospiro: “Che rompicoglioni. A proposito leccami le palle e il buco del culo!”
L’altro mi balzò dietro, spostandomi il perizoma: “Amico, mi sa che c’hai ragione.” Quindi, mi strusciò la cappella sull’ano pulsante. Mi girai, mentre leccavo la cappella del primo, per chiedergli di mettere il preservativo. Quello mi fissò dritto negli occhi e poi mi sputò una prima volta tra le chiappe. Distese la saliva con la capocchia. Poi lo fece di nuovo, mentre il primo ancora mi scopava in bocca.
Il ragazzo lo fece scivolare dentro, dopo essersi infilato il preservativo: “Uummhh…Però, il tuo frocetto se li prende bene bene i cazzi in culo!” disse rivolgendosi a Mario.
Emisi un urletto di sofferenza, senza però mollare il cazzo che stavo sbocchinando.
- " Ti piace eh? Puttana!"
Quindi, presomi per i fianchi, quello iniziò a caricarmi con colpi assurdi. A ogni colpo smettevo di leccare per emettere un gemito di piacere, tanto che il ragazzone aumentò l’intensità. Mio cognato intanto si stava segando come un matto, incitando i due fratelli a sfondarmi.
Il primo iniziò ad ansimare. Evidentemente non vedeva l’ora di esplodermi in bocca: "Sì..cazzo, stai pronto che godo!"
Io continuai, pur sapendo che stava per riempirmi. Esplose, ma io proseguii senza perdere uno schizzo. Il secondo, stremato, mi teneva ancora stretto. Fece cenno a mio cognato e tirò fuori il suo uccellone paonazzo. Quello stronzo di Mario sborrò tra le mie chiappe. Il ragazzo, quindi, raccolse il suo sperma e me lo infilò dentro. Quindi, riprese a spingere svuotandosi anche lui i coglioni fino all’ultima goccia nel condom.
I due andarono via, dicendo che dovevano riprendere a lavorare. Subito entrò un altro, con un senegalese. Il nero si avvicinò e iniziò a limonare con me, mentre con una mano gli rovistavo fra le cosce. Ne entrarono altri quattro. Diego disse che stava per finire il turno e che andavano accontentati tutti, prima di riprendere. Pare che le recensioni degli atri fossero state ottime, tanto da convincere anche gli etero più intransigenti.
Guardai mio cognato che, di nuovo a cazzo duro tra le mani, mi fissò come per dire “Datti da fare. Non abbiamo altre possibilità ormai”.
Un tipo sui quaranta, notò il gioco di sguardi, e con un accento siciliano chiese: “Che guardi? Quel frocio di fidanzato che c’hai è felice che ci succhi la minchia!”
Un altro lo esaminò e ridacchiando aggiunse: “Tranquillo amico…Adesso noi lo scopiamo e tu ti spari un’altra sega!”
Mario provò a reagire di nuovo. Il capo sentenziò: “Va bene…non esagerate. Non fate casino che mia moglie sta sopra…Oh, ricordate che dobbiamo pure lavorare. Neanche il tempo di dire quelle parole che erano tutti con i cazzi di fuori. Mi si misero attorno e se li fecero prendere in mano.
Il senegalese iniziò ad avvicinare per primo il cazzo alla mia bocca per farselo succhiare ed io a fatica riuscì a far entrare la cappella, mentre gli altri mi palpavano.
Iniziai a succhiarli uno dietro l’altro, riuscendo a farmeli entrare anche due per volta fino in gola. Mi misero a terra. Uno di loro si sistemò tra le mie gambe sollevate e cominciò a leccarmi il buco del culo che spurgava lo sperma del primo inculatore.
Fecero avvicinare mio cognato per fargli vedere più da vicino cosa mi avrebbero fatto: “Guarda in Senegal come scopano un culetto accogliente come questo.”
Provai a lamentarmi: “No! Cazzo! E’ enormeeeeh…Aaaahhh…Piano…Pi….anooo…”
Diego entrò: “Cazzo! Vi ho detto di non fare casino!”
In quell’attimo mio cognato vide il mio ano inghiottire letteralmente quel cazzo nero, mentre succhiavo gli altri bianchi a turno.
E quello stronzo, subito dopo: “Sì…che bello. Guarda come te lo riempie tutto…dai…daiiii…Cazzo! Sfondalo!”
A turno si spostarono verso di me. Ne avevo uno in bocca, a volte due, altri tra le mani e il nero dentro. Ero distrutto, sudato, sfatto. Ogni volta che provavo a toccarmi mi spostavano la mano. Aveva voglia di godere anch’io, ma me lo impedivano.
A un tratto sentii il nero grugnire. Capii che mi stava sborrando in culo. Cercai di spostarmi, ma un altro tipo mi tenne stretto per i fianchi: “Dove vai? Troia!”
Lo sperma iniziò a uscire dalle estremità anali mentre mio cognato diceva: “Ancora! Ancora! Figli di puttana, dategli altri cazzi in culo. Riempitelo…”
Iniziò un’altra trapanata di culo, ma il tipo era già al capolinea. Mi diede un paio di colpi e mi riempì con un fiume di sperma.
Mentre cavalcavo ancora quel palo, aprii la bocca e mio cognato me la colmò. Dopodiché, uno dietro l’altro si scaricarono dentro di me.
Quando anche l’ultimo ebbe svuotato i coglioni, si fecero pulire con un bel giro di lingua. Si rivestirono e sparirono, mentre io, pieno di sborra, mi segai per poter finalmente godere.
Rientrò Diego, abbracciò la spalla di mio cognato e scuotendolo scherzosamente gli disse: “Dopo questa, caro il mio Mario, il tuo cazzo non lo sentirà più… Ah, comunque levo la scopata dalla busta paga dei ragazzi…Secondo te quanto tolgo?”
Ed io, sbalordito, mentre mi pulivo: “Ma Mario…mi avevi detto che era per saldare un debito con Diego…?”
Mio cognato abbassò lo sguardo. E il titolare: “Io non sono certo uno strozzino. Dai troietta, non fare storie che ti è piaciuto pure a te, no? Anche per altre volte, noi restiamo a disposizione! Mi rivestii e Mario mi riportò a casa. Entrai e mi preparai per una bella doccia calda per lavarmi della serata, che tutto sommato era stata più che soddisfacente. Avevo il culetto che bruciava un po', ma neanche tanto. Sento il campanello suonare. Mi metto l’accappatoio e vado ad aprire, sicuro che fosse Mario. Invece era Diego. “hai soddisfatto tutti i miei dipendenti, ma io che sono il titolare ,o lasci a cazzo duro? Aveva ragione. Mi scopò per bene per altre due ore, e mi riempì di sborra.
Che esperienza, tornai da Diego ancora e divenni il premio produzione per i suoi dipendenti.
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