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Gay & Bisex

la terza scimmietta (fine)


di Berto747
07.03.2022    |    698    |    0 8.0
"Cercai di muovermi, ma ricevetti un sonoro sculaccione..."
E così passavo quegli interminabili minuti, gli stessi in cui realizzavo la mia fantasia selvaggia dei molti uomini ad alternarsi nel mio didietro, a sognare di essere inculato da un uomo solo. Paradossi del sesso.
A un certo punto la fila finì. Un cazzo schizzò nelle mie viscere e stavolta non ci fu subito un altro cazzo pronto a sostituirlo. Il mio culo rimase improvvisamente vuoto, dandomi la curiosa impressione di una sensazione inedita. Non avevo la minima idea di quanto tempo fosse passato, di quanti uomini fossero passati. Avevo attraversato tutta quella fase in uno stato di semi incoscienza. Eppure, stimai, doveva essere un numero perlomeno paragonabile alla quantità di ospiti (sedici-diciassette) di cui aveva parlato Marcello. Probabilmente anche di più. O erano stati in molti a fare il bis, oppure già buona parte dei partecipanti, forse tutti, avevano avuto almeno un "turno" con me. Oppure i partecipanti erano più di quanti mi volevano far credere.
Tornai presente a me stesso. La prima sensazione fu di un fastidioso dolore alle ginocchia. Spostai la percezione nelle mie zone intime. Il buco non mi faceva nemmeno troppo male, considerata la situazione. Lo sentivo aperto, sentivo sulle mucose interne, sensibilizzate dallo sfregamento, la carezza dell'aria fresca. C'era un abbondante riflusso di sperma che fuoriusciva e che sentivo colare lungo l'interno delle cosce.
Tornai anche a essere cosciente della stanza dove mi trovavo, e dove continuavano ad avvenire cose intorno a me. Alla mia destra riuscivo a distinguere i mugolii di Bocca, che proseguiva imperterrita le sue fatiche orali. Quello che mi sorprese, invece, furono i sospiri di godimento di Cazzo, alla mia sinistra. Mi sorpresi, perché senza dubbio stava tenendo botta a scopare a batteria, almeno dai sospiri che sentivo provenire da quella direzione. Tuttavia, non mi dimenticavo che ero ancora lì, carponi, offerto a chiunque avesse voluto incularmi. C'erano uomini nella stanza. Qualcuno entrava, qualcuno usciva. Si sentivano passi, voci, commenti. Nella maggior parte dei casi commenti pesanti che riguardavano noi tre. Le voci arrivavano dall'alto. Gli uomini erano in piedi, io ero accucciata carponi sul pavimento, con la testa più o meno all'altezza dei loro polpacci. Ero ai loro piedi, pronta a farmi prendere, in attesa. In qualsiasi momento ad uno di loro poteva venire lo sfizio di farsi un giro nel mio culo. Poteva succedere subito, tra un minuto, o tra un'ora. Analizzavo attentamente ogni rumore, ogni passo, ogni parola pronunciata, per cogliere l'eventuale indizio di qualcuno interessato a provarmi. Ogni volta che qualcuno si avvicinava, trattenevo il respiro. Mi inculerà? O no?
Questa situazione di incertezza aveva risvegliato prepotentemente la mia eccitazione. Quell'attesa era mille e mille volte più stuzzicante rispetto a prima, quando smaltivo quella fila monotona e infinita. Mi sorpresi a desiderare che qualcuno mi inculasse. Stavo sperando, e non temendo, quando cercavo di interpretare le intenzioni degli uomini intorno a me dai movimenti, dai passi, dalle frasi dette, dai commenti. Quando me ne resi conto, mi eccitai ancora di più, e a sua volta mi trovai a desiderare qualcuno nel mio culo ancora più ardentemente.
Passai altro tempo in attesa. Altri passi si avvicinarono.
"Ehi, Culo! Ma ti hanno lasciata sola solo?!" disse una voce piuttosto antipatica e strafottente.
Sì, tesoro, avrei voluto rispondergli. Sono solo. Ti prego fai qualcosa tu, sono a tua disposizione. Ma restai muto, trattenendo il respiro.
"Quasi quasi ti faccio compagnia, che ne dici?"
Oh, sì... ti prego, pensai. Inculami. Ne ho voglia. Sentii le sue mani sul culo, che mi aprivano.
"Ne hai avuta già tanta, di compagnia... e si vede... ma devi essere uno cui la compagnia piace parecchio, vero?"
Sogghignò beffardo. Sì tesoro, umiliami. Deridimi quanto vuoi. Ma inculami, te ne prego. Ascoltai come fosse un canto angelico il rumore metallico della sua cintura che si slacciava. Lo sentii inginocchiarsi. Sputò sul mio buco, mancando il bersaglio di un paio di centimetri. Bagnò frettolosamente la cappella nella sua stessa bava, cercando di trasferirne un po' dove serviva Poi puntò deciso all'ingresso.
"Ecco, qui c'è un altro bel cazzo per te...."
Lo accolsi dentro con gioia, e non feci nulla per nasconderlo. Dimostrai apertamente con i miei gemiti e i miei sospiri di gustarmi quel cazzo, tra l'altro davvero un bel cazzo. La cosa scatenò una grandinata di commenti umilianti e di insulti da parte del tizio, ma mi accorsi che non mi importava, anzi perversamente lo trovavo eccitante. Stavo cominciando a divertirmi parecchio.
Il tizio durò abbastanza a lungo, poi mi schizzò sulla schiena, continuando a insultarmi e a deridermi. Mi ritrovai così di nuovo nella situazione di attesa, con il culetto per aria, a sperare che qualcuno volesse prendermi, sempre più voglioso ed eccitato.
Quella fase mi piacque da morire. Intuii che quasi tutti gli ospiti mi avevano già provata durante quella lunga fila iniziale. Questo aveva sicuramente smorzato sia la curiosità che gli ardori ormonali dei presenti. Ora le visite si erano sensibilmente rarefatte. Durante le lunghe attese la voglia di essere inculata cresceva costantemente. Alimentata dall'inebriante sensazione di essere in balia della volontà altrui, dal non sapere chi quando e come mi avrebbe preso, dai rumori di sesso che venivano dalla mia destra e dalla mia sinistra, dai commenti sprezzanti che sentivo rivolgere a me e agli altri, dalle innumerevoli volte che mi ero illuso sentendo dei passi avvicinarsi, o delle mani. A volte il desiderio si faceva quasi doloroso. Col risultato che quando qualcuno si decideva finalmente a penetrarmi con il cazzo, per me era una goduria immensa. E lasciavo che si capisse anche dall'esterno.
Non mi sfuggì che la notizia della mia ora entusiastica partecipazione agli atti era circolata di bocca in bocca. "La scimmietta Culo si è scatenata... devi vedere come si gusta i cazzi che prende... che troia!" Questi erano i commenti che si scambiavano i presenti. Era evidente che fossi una "puttana col culo affamato di cazzo". Altrimenti cosa stavo facendo lì, in quel momento?
Ma quel florilegio di volgarità era soprattutto sintomo del fatto che con il mio comportamento, con la manifestazione esplicita del mio piacere, stavo risvegliando le voglie selvagge del pubblico maschile, forse un po' appannate dalla prima serie di orgasmi. Probabilmente questo mi fece guadagnare una mezza dozzina di ulteriori gustose inculate. In quel momento non mi interessava altro.
Poi successe qualcosa, che all'inizio non capii. Era cambiata l'atmosfera intorno a me. Qualcosa aveva distratto l'attenzione degli uomini da noi tre. Sentii delle voci femminili, ed ebbi un brivido. Erano entrate delle donne nella nostra stanza. Probabilmente la cosa aveva incuriosito gran parte degli ospiti, che erano accorsi a vedere cosa sarebbe successo. Si sentiva che c'era molta gente a gustarsi la scena. Alla mia destra sentii una frase: "Dai, cagnetta, datti da fare." Una delle donne si stava facendo leccare la fica dalla Bocca.
Un rumore di tacchi a spillo si avvicinò alle mie spalle. Chi era questa? Cosa voleva da me?
"Ma tu guarda cosa abbiamo qui..." disse con mellifluo sarcasmo. "E sarebbe per questo culone enorme che tutti voi uomini stasera sembrate impazziti?" Ci fu qualche sghignazzo, qui e là. Poi tornò il silenzio. Tutti i presenti probabilmente stavano osservando attentamente. Sentii le sue mani su di me, e ne provai un fastidio indescrivibile. Stava allargandomi le chiappe per guardare meglio dentro. Provavo un cocente imbarazzo.
"Questo buco è troppo largo, signori miei..." osservò placida. "Conoscendo le dimensioni della maggior parte dei presenti, direi decisamente che ormai per voi è del tutto inservibile. Vi perdereste dentro."
Qualcuno rise, divertito.
"Ma non c'è problema. Con un buco del genere si possono fare tante altre cose..." dichiarò. I suoi passi si allontanarono, e tirai un sospiro di sollievo. Ma subito la sentii ritornare. Io restavo immobile, nella mia posa, rigido come un pezzo di legno.
Mi accorsi che stava cercando di infilarmi qualcosa nel buco. Cercai di muovermi, ma ricevetti un sonoro sculaccione. "Stai ferma, Culo!" mi urlò autoritaria. Come ultima arma di difesa, sprofondai nella totale passività. Capii, anche dal profumo, che si trattava di fiori.
Avevano delle escrescenze sul gambo che mi davano un dolore atroce, come se fossero spine. Ma lei continuava incurante ad infilarmi fiori, uno, due, tre, quattro... e intanto parlava.
"Voi uomini siete così rozzi e primitivi... appena vedete un buco pensate che non possa servire ad altro che a metterci il vostro cazzo dentro. Vi manca la poesia, il senso del bello... Guardate qua! Et voila, un perfetto vaso di fiori."
Doveva aver fatto un gesto coreografico, perché scoppiò un piccolo applauso, punteggiato da risate beffarde. Nella solitudine del mio cappuccio nero stringevo i denti e piangevo in silenzio.
"E' bastato il tocco di una donna... di una vera donna... e guardate come è cambiato in un attimo l'aspetto complessivo di questa specie di stalla di bestiame... con tutte le vacche che contiene. Ooops... ho detto vacche? Scusate, mi sono sbagliata... intendevo dire... scimmiette, naturalmente..." Ci furono altre risate tra i presenti. Si rivolse quindi alle amiche e disse "Andiamocene, care..."
Le donne e il loro seguito uscirono dalla stanza. Non osavo muovermi. Rimasi fermo, cercando di non tirare i muscoli anali, ma di spingere, così da rimanere aperto, a fare il vaso di fiori. Si sentivano continuamente uomini entrare e scoppiare a ridere per lo spettacolo che offrivo.
Per qualche minuto il perfido incantesimo di quella strega fu inattaccabile. Non avevo il coraggio di togliermi da solo i fiori dal culo, e nessuno dei presenti sembrava intenzionato a farlo. Forse qualcuno avrebbe avuto voglia di incularmi, ma l'incantesimo bloccava tutti. Chi avrebbe mai il coraggio, in pubblico, di mettersi ad inculare un vaso di fiori? Di togliere i fiori da un vaso per metterci il cazzo?
Probabilmente mi ero distratta, perché non mi accorsi che qualcuno si era avvicinato. Mi strappò violentemente e dolorosamente i fiori dal culo, incurante di tutto, e subito mi penetrò con inaudita irruenza. Aveva un cazzo enorme, e durissimo. Forse la scena precedente lo aveva furiosamente eccitato. Mi dava colpi talmente forti che persi l'equilibrio sulle braccia e crollai con la faccia a terra. Lui ne approfittò per schiacciarmi la schiena con una mano e tenermi così inarcata per incularmi ancora più violentemente. Avvertii distintamente una sensazione di lacerazione nel buco. Mi stava spaccando. Intanto mi ricopriva di insulti, ma la sua voce, una specie di oscuro grugnito, ne rendeva incomprensibili una buona parte. Ero sorpreso. Non sembrava una persona che potesse far parte di quell'ambiente "bene". Qualcun altro, vicinissimo a lui, lo stava aizzando a spingere ancora più violentemente, riferendosi a me con epiteti irripetibili. Quel cazzo enorme mi venne nel culo, e quasi contemporaneamente sentii degli schizzi sulla schiena. L'altro uomo si era masturbato vedendo la scena, ed aveva voluto venirmi addosso.
Restai per un attimo stesa per terra cercando di interpretare cosa fosse successo.
Evidentemente qualche facoltoso signore del "giro", piuttosto che servirsi in prima persona, preferiva portarsi dietro quella specie di energumeno supercazzuto, e masturbarsi davanti alle imprese di quest'ultimo. Mi aveva fatto inculare dal suo autista, o dalla sua guardia del corpo. Mi chiesi se il prossimo avrebbe portato il suo cane.
Eppure avevo gradito moltissimo quell'inculata feroce, malgrado la violenza ed il dolore. Aveva spazzato via il senso di gelo che la visita della "Dama dei fiori" mi aveva lasciato addosso. Cercai a fatica di rialzarmi, ma mi sentii afferrato da più mani e mi ritrovai seduto sulle ginocchia di un tizio. Dovevano aver portato una sedia, ma non me ne ero accorto. Cominciavo ad essere molto stanco e confuso.
"Ciao, Culo, come stai?" mi disse beffardo. Il suo alito sapeva di sigaro, si sentiva anche da sotto il cappuccio.
Le sue mani mi tastavano le chiappe. "Sei un bel Culo, lo sai? Magari un po' grosso, ma carino... e poi sei ospitale, accogliente..." Il tizio doveva essere qualcuno importante. C'erano alcuni uomini intorno a lui che ridevano, riverenti e servili, alle sue battute.
"Però... Però..." continuò, "sei anche un Culo un po' birichino... Eh, già... Hai detto di sì ad un po' troppi uomini, stasera... Hai preso decisamente troppi cazzi... Mica si fa così..."
Capii subito dove stava andando a parare.
"Meriti sicuramente una piccola punizione..." e all'improvviso fece partire una sferzante sculacciata. I suoi accoliti sghignazzarono.
Mi uscì un "no", soffocato dal cappuccio.
"Ehi! I culi non parlano!" E giù un altro sculaccione. Altri sghignazzi.
Poi aggiunse, con tono appena più conciliante, ma senza perdere l'aplomb del dominatore: "Solo qualche buffetto per dare un po' di colore. Su, fai il bravo."
Non mi ribellai. Mi fecero chinare sulle cosce dell'uomo, per trasversale, e lui prese a sculacciarmi con la destra, sempre più forte. Scoprii che mi piaceva. Era tremendamente eccitante. Dopo una decina di violenti colpi su ogni natica, l'uomo si rivolse alla sua gang.
"Mi sembra che adesso abbia un bel colore, vero ragazzi? Voi che dite, ora me la posso inculare?"
Ottenne un diffuso e divertito consenso, ed io ero già pronto a mettermi nella usuale posizione da scimmietta per riceverlo. L'avrei fatto con piacere, visto che quelle sculacciate mi avevano scaldato il sangue. Invece arrivò la sorpresa. Mi fece girare di spalle e mi fece sedere verso il suo ventre fino ad impalarmi sul cazzo che nel frattempo aveva tirato fuori dai pantaloni.
Per la prima volta in quella lunga serata, dovetti prendere parte attiva all'inculata, invece che subirla, o godermela, passivamente. Mi muovevo su e giù, facendo leva con le mani sulle sue ginocchia, mentre lui, restando comodamente seduto, si gustava il mio culetto generoso che scivolava docile sul suo cazzo. Ad un certo punto si accese addirittura un sigaro, e la cosa mi confermò che doveva essere un pezzo grosso, visto che a nessun altro era stato concesso fumare in quella stanza fino a quel momento.
Il movimento era faticoso, ed ero molto stanca, ma in quel modo avevo il vantaggio di giostrarmi la penetrazione, variando a piacere i ritmi, i tempi, i movimenti.
Era un bel cazzo duro, e sentirlo dentro mi stava dando gusto. Gradualmente la sensazione di fatica scomparve, e mi ritrovai a descrivere una danza fluida e voluttuosa con il mio culo sul suo cazzo. La situazione era eccitante, il piacere intenso. Non solo per me. Il tizio, tra una boccata e l'altra del suo cubano, sussurrò: "Ragazzi, mi sbagliavo... Altro che 'i culi non parlano'... questo è un Culo che parla... e canta... e balla... e suona..."
Gli altri risero divertiti. Ma io apprezzai il complimento.
Purtroppo non ebbe pazienza di farmi arrivare fino in fondo. A un certo punto sbuffò "Va beh... ma così facciamo notte...."
Con una certa irruenza mi gettò a terra. Ebbi appena il tempo di riprendere la posizione da scimmietta, e me lo ritrovai dentro, a fottermi il culo selvaggiamente. Quando fu sull'orlo dell'orgasmo, offrì una performance inedita. Si sfilò dal mio buco e avanzò con i piedi fino a trovarsi quasi cavalcioni sulla mia schiena. Poi infilò il suo cazzo pulsante sotto il cappuccio e si masturbò con la stoffa di raso, fino a produrre un abbondante sborrata sulla mia nuca, tra i miei capelli, dietro l'orecchio e fin sulla mia guancia sinistra, tra le risate e gli applausi dei suoi deferenti seguaci. L'odore di sperma che mi circondava ormai da parecchio, che da ore sentivo provenire dal mio corpo e pungermi le narici, divenne improvvisamente insostenibile. Il liquido caldo e appiccicoso mi scivolò fastidiosamente intorno al mento e al collo.
Rimasi immobile, steso di fianco sui cuscini, senza nemmeno cercare di asciugare lo sperma che colava. I passi si erano nuovamente allontanati. La stanza ora era vuota. Eravamo rimaste solo noi scimmiette. Cominciai a pensare, e un po' a sperare, che la festa fosse finalmente finita.
Passò qualche minuto, e tornai a sentire qualcuno entrare nella stanza. Senza nemmeno pensarci tornai nella mia posizione di scimmietta, per offrire il culo all'ospite ed eventualmente riceverlo. Mi sorpresi di come quel ruolo di scimmietta si fosse radicato nei miei istinti. Ormai mi bastava sentire dei passi in avvicinamento per mettere subito il culo a disposizione.
Come al solito, sperai che quei passi fossero per me. Fui esaudita. L'uomo si fermò appena dietro di me. Nel silenzio della sala distinsi chiaramente la discesa della zip.
La sua mano sinistra si appoggiò al mio culo per divaricarlo. Intuii dei movimenti.
Pensai deluso che forse voleva solo masturbarsi guardando il mio buco martoriato. Invece stava rigenerando l'erezione. Lo sentii inginocchiarsi e, per l'ennesima volta quella sera, un cazzo mi scivolò dentro.
Per qualche minuto fu freddo, metodico, continuo nei suoi affondi. Sembrava uno dei tanti orientati solo a prendersi con indifferenza il piacere dal mio buco più rapidamente possibile. Peggiori persino di quelli che mi insultavano.
Invece ad un certo punto, a sorpresa, mi parlò. La voce era roca, eccitata, ma calma.
"E' la quarta volta che ti inculo stasera..."
Restai muto. Lui esitò, poi aggiunse "Non sono nemmeno sicuro di farcela a venire. Ma voglio riuscirci a tutti i costi. A costo di sborrare sangue."
Esitò ancora.
"Non servirà a niente, lo so. Vorrei avere cento cazzi... ed andare avanti per mesi ad incularti... senza farti nemmeno respirare.... Ma non servirebbe a niente lo stesso."
La sua voce, come in un crescendo, gradualmente aumentò d'intensità emotiva. Il tono era man mano più sprezzante e volgare.
"Forse nemmeno ti rendi conto di quanto sei troia a stare qui... a farti inculare da gente che nemmeno vedrai mai in faccia... a farti ridurre il culo come una fogna sfondata.... Non sai quanto la cosa mi arrapa... e mi fa impazzire... e mi fa incazzare... Non sai quanto mi ossessioni la mente."
I suoi colpi si fecero più forti.
"Mi ha ossessionato da quando Sandro mi ha invitato, dicendomi di aver trovato finalmente la terza scimmietta... Erano anni che cercava uno come te...
Prese fiato. Poi riprese con tono ancora più drammatico.
"E mi ha ossessionato quando ti ho visto... qui, col culo offerto sotto i riflettori... e quando hanno cominciato ad incularti... un cazzo via l'altro... e tu troia contenta, a farti aprire il culo sempre di più, a fartelo riempire di sperma sempre di più... Mi sono messo in fila anche io... anche io ti ho inculato, e ti ho sborrato nel culo... mi illudevo di liberarmi da quest'ossessione... E invece è tornata... più forte di prima... Ti ho inculato ancora... ho aggiunto altra mia sborra nel tuo culo... ma l'ossessione non è passata... Sono andato di là, ho bevuto qualcosa... ho cercato di non pensarci... Non è servito a nulla... Nella mia mente immaginavo che tu eri qui... a farti inculare da qualcuno... o, peggio ancora, che eri ferma... in posa... ad aspettare docile il prossimo cui veniva voglia di incularti... E io scacciavo queste immagini dalla mia mente... ma di là chiunque parlava di te... commentavano, ridevano, facevano battute... usavano per te i nomi più turpi."
Prese fiato ancora. Lo stavo ascoltando rapito. C'era qualcosa in quello che diceva che rendeva quel discorso... intimo. Qualcosa di speciale tra me e lui.
L'uomo continuò.
"Allora sono tornato. Ti ho inculata ancora. E ora sono qui di nuovo... per la quarta volta... mentre la festa sta finendo... tutti sono stanchi, felici e soddisfatti... la gente comincia ad andar via... e io non trovo pace... ho ancora voglia... sono ancora ossessionato da te... vengo qui, e... ti trovo pronta, dio del cielo... in posa... incredibilmente pronta a beccarti un altro cazzo in culo... dopo cinque ore... cinque ore... che ti stiamo inculando tutti a ripetizione... Oh, dio..."
Respirava forte. Ma stavo respirando forte anche io. Non solo per l'atto fisico. Quel discorso mi stava coinvolgendo. Sentivo qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa.
"Potrei farlo un milione di volte... non servirebbe a niente... mi sei entrato nella mente e non riesco a scacciarti... Ma voglio andarmene stremato... voglio essere sicuro di averti schizzato in culo fino all'ultima goccia di sperma disponibile... voglio che tutte le volte che ti penserò ancora... e sa il cielo quante volte succederà... non ci sia il minimo sospetto che io possa averti inculato meno di quanto avrei potuto..."
Smise di parlare. Cominciò ad ansimare forte, era vicino all'orgasmo. Percepii qualcosa di strano. In qualche modo folle, oscuro, irrazionale, ebbi l'impressione che nelle parole di quel tipo curioso si nascondesse la ragione vera del mio essere lì.
Qualcosa si mosse dentro di me. Dal fondo del mio culo, dove il cazzo di quell'uomo stava sfregando selvaggiamente, si sprigionò una specie di brivido caldo. Una specie di vortice che si irradiava in tutto il corpo e risucchiava dentro ogni pensiero.
Riconobbi, seppur dietro la maschera di mille particolari diversi, lo stato di anticamera dell'orgasmo. Un orgasmo diverso da quelli soliti, ma che si annunciava intenso e profondo come non mai. Mi accorsi che stavo gemendo rumorosamente.
Anche il tizio riconobbe quei sintomi. Prese a fottermi il culo con maggiore entusiasmo. Come se essere l'unico a portarmi all'orgasmo in quella serata assurda fosse stata una cura efficace per la sua ossessione.
Ma in quel momento, come in un lampo, capii che non potevo cedere all'orgasmo. Non era la cosa giusta, per me. Avrei perso qualcosa. Non dovevo. So che sembra tutto assolutamente folle. Forse lo è. Ma le cose andarono così.
Mi raffreddai, il piacere tornò indietro. L'uomo raggiunse il suo orgasmo da solo. Eiaculò le sue piccole gocce dense sulla mia schiena, e se ne andò sconfitto.
La festa era finita.
Arrivò Marcello, anche lui visibilmente soddisfatto di come erano andate le cose. Mi tolse il cappuccio e mi aiutò ad alzarmi. Barcollavo e non riuscivo a stare in piedi da solo. Ero indolenzito dappertutto. Sentivo caldo, e l'odore di sperma che mi circondava, proveniente anche dal mio corpo, mi stava soffocando. Dovunque sulla mia pelle, persino nei posti più imprevisti, sentivo la presenza fastidiosa di chiazze di sperma seccato. Marcello mi invitò a seguirlo verso un bagno, per fare una doccia. Accettai, ma prima gli chiesi di andarmi a prendere i miei indumenti, fui colto da uno strano senso di pudore. Non volevo attraversare i corridoi, magari incontrando qualcuno, tutto nudo.
La Bocca, anche lui liberatasi del cappuccio, si stava massaggiando le mascelle con una mano, aveva un’ aria allegra. "Santi numi, stasera ho preso in bocca di tutto... ho leccato di tutto, ho succhiato di tutto... Cazzi, coglioni, fighe, culi... sborra a litri... Ho un alito pestilenziale..."
Poi si rivolse a me. "Ehi! Complimenti! Sei stato strepitoso!"
Lo guardai interrogativo. Mi spiegò che il suo cappuccio era solo scenografico. Gli riusciva abbastanza facile sbirciare attraverso il foro. E aveva visto ogni cosa.
"Sei stato inculato da tutti. Nessuno ha rinunciato all'occasione. E quasi tutti hanno fatto almeno un bis. Davvero un successone. Erano tutti per te."
Non riuscivo a condividere tanto entusiasmo.
"Anche con quella stronza dei fiori, sei stato grandissimo, hai fatto bene a non ribellarti."
Abbassai lo sguardo. Non avevo voglia di ricordare quel particolare momento.
"In questo modo agli occhi di tutti ne sei uscita vincitrice. E' lei ad aver fatto la figura della rosicona invidiosa. Il tuo coraggio è stato apprezzato da tutti. Infatti ci vuole molto coraggio mettersi a culo in su, con un cappuccio in testa, e farsi inculare a volontà da una ventina di uomini. Ti confesso che io questo coraggio non ce l'ho. Non sai quante volte Sandro ha provato a convincermi a fare la terza scimmietta... E dire che sono conosciuto per la mia troiaggine..."
Non capivo se dovessi prendere quel discorso come un complimento. Dal suo tono sembrava di sì.
"Senti" mi disse, "posso chiederti di farmelo vedere? Sono così curioso..."
Per l'ultima volta in quella serata, tornai pronta ad assumere la mia posizione di scimmietta. Ormai era un automatismo oliato. La Bocca si inginocchiò dietro di me. Aprì le mie natiche dolcemente con le mani. Comentò:
"Dio del cielo, che voragine..."
Sentii che si avvicinava con la testa. Il faretto acceso, ancora perfettamente puntato, facilitò l'introspezione.
"Però... Sta molto meglio di quanto pensassi. E' molto aperto, ma non ci sono grosse escoriazioni, né grosse lacerazioni. Qualcosa di rotto c'è... qui e là... ma diamine, mica ti eri illuso di riportarlo a casa sano, vero? E' molto arrossato, ma questo è il meno. Non vedo nemmeno troppo sangue. Nel complesso ti è andata di lusso. Devi avere i tessuti molto elastici e resistenti."
Sembrava competente e professionale. Forse era un medico.
"Hai la predisposizione per poterti divertire sul serio con il culo. Sapessi come ti invidio. A me piace da matti prenderlo in culo, ma se facessi una cosa come questa credo che ci resterei secco. Beato te, vedi di approfittarne!"
Marcello rientrò in quel momento, con un accappatoio, lo indossai, e mi condusse in bagno.
Durante il tragitto ero come in trance, immerso nei pensieri di quell’esperienza estrema. Dentro al bagno c’era una invitante vasca. Quando fui completamente immerso nel vapore e nell'acqua tiepida, la mia mente si sbloccò. Fu allora che l'enormità di quello che avevo fatto quella sera mi crollò addosso come un'alluvione. Provai per tutto quello che era successo, per quello che avevo subito, e soprattutto per me stesso, l'orrore ed il ribrezzo più profondi. Ci volle un po' per rilassarmi, e incredibilmente ci fu una specie di reazione contraria. La sensazione di orrore era sparita. Cominciai a ripensare ai momenti della festa e a sentirmi eccitata. Anche dal ricordo delle fasi che sul momento mi erano sembrate meno esaltanti. Quindici... venti uomini in fila... per incularmi... uno dietro l'altro... cosa poteva esserci di più eccitante? Ed io l'avevo fatto. L'avevo fatto! E ne ero orgoglioso.
Poi tornai a provare orrore e schifo. Sembrava che due demoni opposti lottassero per impadronirsi della mia mente, alternandosi nel controllare i miei pensieri, e io non potessi far altro che assistere impotente, troppo stanco per intervenire..
Il mio corpo era come un arco teso. Ore e ore di eccitazione, di stimolazioni fisiche, senza mai avere uno sfogo di piacere vero e proprio. Sentivo dentro l'energia di un vulcano sull'orlo di esplodere. Il demone del sesso tornò a prendere possesso della mia mente. Cominciai a stuzzicarmi il cazzo con il getto dell'acqua sopra la cappella, poi piano piano ad accarezzarlo su e giù in una sega piena di libidine. Con l’altra mano mi tormentavo i capezzoli, stringendoli fio a farmi male.
"Sì... sono una puttana... col culo affamato di cazzo..."
"Sì... sono... ooh... una zoccola... una zoccola che gode... oohhh... a farsi... incu... incu... AAAAAAAAHHHHHHH!"
Quando mi ripresi dall'orgasmo mi accorsi che l'acqua era quasi fredda. Mi ero lasciato andare al sonno per qualche minuto. Mi alzai, mi asciugai, e uscì. Dssi a Marcello di andare a casa, salutai Sandro, la bocca, e mi diressi all’auto.
La mattina dopo, Marcello mi accompagnò in stazione. Ero taciturno e confuso, nonché dolorante in tutto il corpo. Lui fu abbastanza gentile con me e abbastanza comprensivo da non tirare in ballo discorsi sulla sera prima. Non lo guardavo mai in faccia, e rispondevo a monosillabi a qualunque domanda. Alla fine, con molto tatto, mi disse che gli sarebbe piaciuto rivedermi ancora per il mese prossimo, stavolta, precisò, per "una cosa tranquilla". Mi accennò qualcosa, sussurrai un distratto assenso. Ci salutammo. Mi aspettava un viaggio da incubo, in cui non riuscii a trovare una posizione seduta in cui stare comodo senza dolori per più di cinque minuti.
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