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Gay & Bisex

la terza scimmietta 2pt.


di Berto747
07.03.2022    |    678    |    0 8.7
"Un momento ero spaventato da quello che mi attendeva..."
La mattina dopo li ritrovai di nuovo eccitati e vogliosi, seriamente intenzionati a riprendere il discorso interrotto la sera prima. Quei due cazzi dritti che mi accerchiavano, a destra e a sinistra, apparivano ora come una terrificante minaccia per il mio buco che, dopo gli stravizi del giorno precedente, era troppo malconcio per essere disponibile ad ulteriori abusi. Cercai di indurli a desistere, ma loro inscenarono per gioco la parte degli irremovibili. Scherzosamente ci ritrovammo a mercanteggiare, per stabilire cosa potevo offrire in cambio della loro rinuncia. Alla fine mi impegnai di gratificare entrambi con un pompino che promisi "indimenticabile". Si atteggiarono a scettici, ma mi concessero di provare.
L'atmosfera tornò subito meno scherzosa e più erotica, quando cominciai a tener fede al patto dedicandomi con la bocca a Giancarlo, mentre Marcello si godeva attentamente lo spettacolo, in attesa del suo turno. Misi in campo tutte le lezioni e l'esperienza che avevo acquisito negli anni. Furono sorpresi e deliziati di tanta abilità, e si divertirono entrambi parecchio. Ma anche per me fu piacevole ed eccitante farli godere nella mia bocca.
Quando più tardi Marcello mi riaccompagnò al treno, Giancarlo ci salutò prima perché aveva un impegno, ero ancora più felice e soddisfatto del mese precedente. Mi ero divertito da morire, e gliene ero grato. Aspettavo con ansia che si parlasse del prossimo incontro nel mese successivo, sperando in qualche nuova proposta a sorpresa, ancora più audace. Provai per questo un po' di vergogna. Quando l'argomento "prossimo incontro" venne fuori, mi accorsi di pendere dalle labbra di Marcello. Speravo solo che non tirasse nuovamente in ballo la storia del club privè.
"Ti ho mai parlato di Sandro?" mi disse.
Ricordai vagamente che lo aveva nominato durante il nostro primo incontro, ma non mi aveva dato altri dettagli.
"E' una persona estremamente interessante, che tra le altre cose ha l'hobby di organizzare feste di tipo erotico." Evidentemente era un altra conoscenza legata al giro del club.
"Orge?" chiesi
"Non proprio. Sono incontri molto esclusivi, di erotismo raffinato. Spesso sono feste a tema."
"A tema?"
"Sì... giochi o situazioni particolari, per stuzzicare la fantasia. Ho parlato di te a Sandro, e penso che voglia farti una proposta. Te ne vuole parlare direttamente lui, ma posso anticiparti che dovresti trovare la sua proposta particolarmente interessante..."
Mi porse un foglietto. "Questo è il suo cellulare. Chiamalo nei prossimi giorni."
Dopo circa una settimana, trovai il coraggio e feci quella telefonata. Fu un gesto fatto di impulso e dettato più che altro dalla curiosità. Pensavo che per quanto potesse esserci di particolare o raffinato si sarebbe comunque trattato di qualche variante di orgia. Non mi piaceva molto l'idea, per le ragioni che ho detto. La mia intenzione era quella di ascoltare la proposta e rifiutare gentilmente, per poi richiamare Marcello e concordare un programma alternativo.
"Pronto?" rispose una voce maschile, era Sandro.
Mi presentai, secondo le istruzioni, come "l'amico di Marcello".
"Ah, sì, certo... Mi scusi, posso richiamarla tra cinque minuti esatti?"
Attesi. Richiamò quasi subito.
"Salve...? Ci diamo del tu?... Perfetto. Scusami per prima, ma ero con alcune persone, e dovevo liberarmene... Veniamo a noi. Marcello ti ha anticipato qualcosa? Nulla? Bene, ora ti spiego..."
Era una bella voce, calda e cordiale, quasi da speaker radiofonico. Si intuiva un uomo maturo ma giovanile, di cultura superiore alla media, benestante, raffinato. L'effetto complessivo era rassicurante.
"Vedi, a me piace organizzare degli incontri erotici... definiamoli pure delle 'feste'... ispirate ogni volta ad un tema diverso. Sempre però con un numero ristretto di persone, scelte con cura. Gente aperta di intelletto, culturalmente libera, capace di apprezzare certe raffinatezze del sesso."
Ascoltavo attento, aspettando che venisse al dunque.
"Da tempo sto cercando di organizzare una serata particolare, seguendo una mia ispirazione piuttosto originale, che dovrebbe rivelarsi molto stuzzicante per chi parteciperà. Voglio chiamarla la Serata delle Tre Scimmiette."
Non avevo idea di cosa potesse significare.
"Tu conosci sicuramente le tre scimmiette della favola... non vedo, non sento, non parlo... ecco, prova ora ad immaginare una trasposizione delle tre scimmiette in campo erotico..."
Non ci arrivavo.
"Ma è semplice! Basta sostituire orecchi-naso-bocca delle scimmiette della favola con parti del corpo. Se fosse una serata a tema etero, le tre scimmiette sarebbero state tre ragazze che avrebbero messo a disposizione degli ospiti uno ed uno solo dei propri orifizi, ognuna uno diverso. Volendo organizzare una serata fra maschi, e mancherebbe un orifizio, questo verrà sostituito dal cazzo, qualcuno dei partecipanti sono sicuro che vorrà usarlo a suo piacimento, magari aprirò la festa anche a qualche moglie a cui so che piacciono giochi particolari. Non è un'idea curiosa e intrigante? Quello che ho saputo di te da Marcello, ma correggimi se sbaglio, ti renderebbe l'interprete ideale per il ruolo di una delle tre scimmiette. Immagino che hai capito quale..."
Avevo capito quale. Provai un brivido caldo su tutto il corpo. Mi tornò in mente l’orgia che avevo raccontato a Marcello, l'intensità di quelle sensazioni, l'eccitazione, il senso di vertigine, l'abisso. Mi accorsi di quanta voglia avevo di rivivere emozioni di quell'intensità. E adesso mi si presentava un'occasione, probabilmente irripetibile.
Sandro non sapeva come interpretare il mio silenzio, e continuava a parlare con toni rassicuranti, cercando di convincermi.
"Naturalmente la cosa viene fatta con lo spirito del gioco, con un senso di complicità tra tutti i presenti. L'obiettivo è quello di passare una serata piacevole e divertente per tutti, all'insegna di un sesso trasgressivo, ma raffinato. Non faccio per vantarmi, ma nessun uomo e nessuna donna è mai uscito insoddisfatto dalle mie feste. Posso dire di avere un certo nome, nell'ambiente, e la partecipazione alle mie iniziative, ti assicuro, è richiestissima. Saremo poche persone. Beh, diciamo il minimo indispensabile per dare un po' di pepe al tutto. Ma non di più. Detesto le ammucchiate.
Ah, voglio aggiungere che una tua eventuale risposta positiva non sarà vincolante. Fino a quel giorno, se ci ripensi, sarai liberissimo di chiamarti fuori. E anche in qualsiasi momento durante la festa. Qui a Roma avrai una stanza d'albergo tutta per te, a mie spese, e non appena dovessi decidere che ciò che sta avvenendo non è di tuo gradimento, sarai immediatamente riportato in albergo, senza la minima esitazione. Su questo hai la mia totale garanzia."
Non lo stavo nemmeno seguendo. La mia mente vagava a mille miglia di distanza. Ascoltai in silenzio la mia stessa voce rispondere con un tremito.
"Sì... Mi interessa. Accetto."
"Bene!" Il tono calmo e controllato non riuscì a nascondere del tutto il suo entusiasmo. "Sono davvero felice. Hai fatto la scelta giusta e sono sicuro che alla fine ne resterai pienamente soddisfatto. D'altra parte è noto a tutti che le mie feste..."
Pensai che poteva piantarla con quei discorsi da venditore. Ormai avevo accettato.
"Per gli aspetti organizzativi pratici, direi che la cosa migliore sia fare di Marcello il nostro punto di riferimento. E' un ragazzo davvero in gamba, che forse finora avevo un po' sottovalutato. Sarà lui a riferirti tutti i dettagli. La festa è programmata per il 29 di questo mese. Ci vedremo lì. Allora grazie , e piacere, davvero piacere, di averti conosciuto. A presto."
A presto.
Passai quelle settimane in una specie di stato mentale sospeso. Esteriormente conducevo la stessa vita di sempre, forse ero addirittura iperattivo, quasi per cercare di non affrontare il pensiero di quello che stavo per fare. Quel pensiero si limitava a rimanere incombente sullo sfondo.
In certi momenti però, non potevo fare a meno di affrontarlo. I miei atteggiamenti mentali si alternavano ciclicamente. Un momento ero spaventato da quello che mi attendeva. Un momento dopo ero eccitatissimo alla prospettiva di ripetere un'esperienza con molte persone. Poi mi sembrava assurdo che avessi accettato di concedermi, e in quel modo poi, a dei perfetti sconosciuti. Ma mi rendevo conto che era proprio quell'assurdità a rendere tutto assurdamente eccitante. Ogni tanto, quando venivo assalito dagli scrupoli e dalle paure, prendevo il cellulare, seriamente intenzionato a richiamare quel numero e a dire a Sandro che volevo rinunciare. Poi però mi tornava in mente che quella telefonata avrei potuto farla in qualsiasi momento, fino all'ultimo, e desistevo. Intanto il tempo passava, e il giorno fatidico arrivò.
******
La mattina del 29, Marcello mi accompagnò dalla stazione all'albergo dove era stata prenotata la mia stanza. Un lussuoso quattro stelle nel centro di Roma. "Gentile omaggio di Sandro" mi disse, "ma stai tranquillo... se lo può largamente permettere". Mi lasciò solo, affinché potessi dedicarmi ai preparativi. Mi depilai, soprattutto in certe zone, con maniacale attenzione.
Nel pomeriggio, mi praticai un clistere, con acqua tiepida e delle essenze alle erbe che avevo preso in erboristeria. Mi vestii in modo molto informale, con una comoda tuta da ginnastica. Non era difficile immaginare che ero destinato a passare la serata nudo.
Alle sette e mezza di sera, puntuale, Marcello mi venne a prendere. Sembrava piuttosto eccitato. Mentre guidava stava cominciando a salirmi un po' d'ansia. Presi ad incalzarlo con domande su dettagli dello svolgimento della festa, ma nella maggior parte dei casi mi rispondeva "vedrai... non preoccuparti... vedrai..." Però riuscii comunque a scoprire qualcosa. Per esempio che noi scimmiette saremmo stati in una stanza apposita, e non nella sala grande dove si teneva il ricevimento vero e proprio. Fu un particolare che tutto sommato mi piacque. Non sarei stato esposto a tutti per tutto il tempo, ma allo stesso tempo tutti sapevano eventualmente dove trovarmi. Cercai di sapere quanti uomini sarebbero stati presenti. "Una decina" mi disse, vago, garantendomi di non poter essere più preciso di così. "Sai come vanno queste cose... fino all'ultimo c'è gente che rinuncia, o gente che si aggiunge... proprio come nelle feste normali".
Quando arrivammo alla villa, Marcello mi guidò attraverso un entrata laterale fino ad una stanza da letto. Lì mi fece spogliare completamente e a sorpresa tirò fuori un cappuccio nero di raso, una specie di piccolo sacco chiuso, chiedendomi di indossarlo intorno alla testa. Disse che lo avrei dovuto tenere per tutta la durata della festa, e lo stesso avrebbero fatto gli altri due. Mi spiegò che era una prassi. Molti insospettabili amavano di tanto in tanto concedersi a qualche gioco erotico particolare, ma avevano il comprensibile scrupolo di non voler essere identificati. Non mi piaceva molto tutto ciò, ma infilai obbediente quel pezzo di stoffa. Mi ritrovai improvvisamente circondato dal buio. Il senso di inquietudine saliva sempre di più. Mi accorsi che la mia mente stava disperatamente cercando di elaborare un modo per tirarmi fuori da quella situazione.
Tenendomi per mano mi fece attraversare dei corridoi. Incrociammo delle persone lungo il tragitto. Degli uomini. Marcello li salutò.
Ci fermammo. Marcello mi tolse il cappuccio. "Eccoci qua. Questo è il posto riservato a voi. Ora devo andare di là un secondo a sistemare alcune cose. Tu aspettami qui. Tornerò tra pochi minuti, per prepararti".
Rimasi solo in quella stanza. Mi guardai intorno. Sembrava un piccolo studio. Non c'erano mobili, ma le pareti erano adornate di quadri che sembravano di pregio. Tende pesanti coprivano una finestra. Per terra c'era un ampio tappeto, soffice, con dei cuscini in corrispondenza alle tre postazioni delle altrettante scimmiette.
Mentre aspettavo, arrivarono, prima uno poi l'altro, le altre due scimmiette, anche loro accompagnati, ognuna da un uomo diverso. Anche loro completamente nudi. Restammo noi tre soli, in un silenzio imbarazzante.
La Bocca cominciò a sistemare le cose. Si vedeva che conosceva bene quella stanza. Tirò bene le tende, posizionò al meglio i cuscini sul tappeto. Sul soffitto erano appesi tre faretti da teatro. Maneggiando un telecomando li accese e si accinse ad orientarli. Un motore elettrico permetteva di variare il puntamento. Alla fine ogni faretto puntava su una delle tre postazioni.
Tornò Marcello. Mi porse un tubetto di crema lubrificante. "Tieni, ungiti un po'. La festa sta per cominciare. Sta arrivando gente." Effettivamente dal salone al di là del corridoio si udivano voci di persone man mano più numerose. Tappi di bottiglie stappati, tintinnio di bicchieri. Si distinguevano anche voci di donne. Usai la crema con generosità, ungendomi bene anche dentro, a fondo. Mi sintonizzai attentamente con la sensazione di penetrazione causata dal mio dito. Una pallida ombra di ciò che mi aspettava di lì a poco. Lasciai il tubetto sul tappeto, vicino ai cuscini della mia postazione. Sicuramente ce ne sarebbe stato ancora bisogno.
Il cazzo si era già messo in posizione. Indossava il suo cappuccio nero e stava sdraiato sui cuscini, con le gambe aperte e le ginocchia piegate. Un faretto disegnava un cerchio bianco di circa un metro di diametro, perfettamente centrato sul suo sesso. Vidi la Bocca indossare un cappuccio identico al nostro, ma con un ampio ritaglio circolare che lasciava scoperta tutta la parte bassa del viso. Si mise inginocchiata alla mia destra, rivolto verso il centro della stanza. Il faretto puntava dritto su quel foro nella stoffa nera, con le labbra in primo piano.
Toccava a me. Marcello mi infilò il cappuccio e mi piazzò carponi nella mia postazione, al centro tra le altre due. La testa verso il muro. Il culo esposto. Avevo assunto quella che sarebbe stata la mia posizione per le prossime ore. Nudo, incappucciato, carponi, poggiato sugli avambracci, oscenamente offerto.
Marcello si alzò in piedi ed osservò l'impatto complessivo. Sembrava molto soddisfatto. "Stupendo. Hai la chiazza d'unto intorno al buco che brilla sotto le luci. Si vede bene che ti sei lubrificata e che sei pronta per gli ospiti. Fa un gran bell'effetto. E' molto invitante."
Lo sentii armeggiare ancora col telecomando dei faretti per perfezionare il puntamento. Poi spense la luce del lampadario e senza aggiungere altro se ne andò, chiudendo la porta.
Restammo soli. Ognuno di noi illuminato dal rispettivo riflettore.
Passò del tempo. Non so dire quanto. Sentivo il calore dei faretti sulla pelle delle natiche. Dal corridoio arrivavano attutiti i suoni della festa. Voci di uomini e qualche donna. Chiacchiere, risate. Immaginai camerieri in guanti bianchi che offrivano calici di champagne agli ospiti su vassoi d'argento. Passarono ancora dei minuti. Poi sentii dei passi, e delle voci sempre più vicine. Qualcuno aprì la porta. Riconobbi la voce di Sandro, il padrone di casa, che parlava con tono un po' teatrale.
"...e qui, signore e signori, abbiamo le nostre... Tre Scimmiette. Potete servirvene a volontà in qualsiasi momento lo desideriate, da adesso fino alla fine della festa. Sapete tutti dove trovarle."
Ci fu un brusio di commenti. Distinsi la voce decisa di una donna. "Me ne servirò sicuramente!". La porta si richiuse e le voci si allontanarono. L'ospite continuò a mostrare la casa.
Passarono altri snervanti minuti di attesa e di immobilità. Poi arrivò qualcuno. Nella stanza cominciò ad esserci del movimento. La festa stava cominciando. Sentii il cuore battere a mille.
Immaginai che gli ospiti avessero i bicchieri in mano, perché qualcuno si lamentò con stizza della mancanza di tavoli o altri piani d'appoggio dove posarli. I rumori erano sempre più vicini.
Alla mia destra un uomo si slacciò i pantaloni. Presto arrivarono chiari rumori di risucchio e mugolii soffocati. La Bocca aveva cominciato a lavorare. "Prendilo tutto in gola, troia... fino ai coglioni... così..." disse secca una voce da uomo, confermando ciò che avevo intuito. Provai un certo fastidio. Era quello l'atteggiamento che gli ospiti avrebbero avuto con noi scimmiette?
Dalla mia sinistra provenne un gemito femminile di sofferenza. "Cazzo ho la fica ancora secca! Come faccio a scoparmi il cazzo?" commentò spazientito una ospite. "Se è secca, vieni dalla bocca e facci sputare " suggerì ilare il tizio. Fu preso sul serio, perché sentii il rumore di uno sputo, e dopo poco, l'urletto della donna che probabile era riuscita a infilare il cazzo.
Sapevo che da un momento all'altro qualcuno si sarebbe interessato a me. Trattenevo il fiato in attesa. Una mano si posò sul mio culo. Sobbalzai leggermente, ma mi imposi di mantenermi ferma in posa. Mani maschili afferrarono i glutei, sfiorarono i fianchi. Un dito forzò per un attimo l'ingresso. Poi niente. L'uomo si allontanò. Mi ne sentii un po' umiliato. Continuai ad aspettare, mentre intorno a me continuava l'attività.
Passò ancora qualche minuto, e altre mani presero a toccarmi. "Buona sera" disse una voce calda e gentile, sia pure con una certa affettazione che denotava un pizzico di ironia. Palpò liberamente il culo, poi prese a sfiorarmi il cazzo ad accarezzarmi tra le gambe con sapienza. Cominciai ad eccitarmi. Lui se ne accorse. Passò a dedicarsi al mio buchino. Mi penetrò con un dito, poi con due. Poi con entrambi i pollici, forzando leggermente per allargarmi. "E' davvero un onore e un piacere per me essere il primo..." mi sussurrò dolcemente all'orecchio. Subito dopo la punta del suo cazzo si appoggiò al buco e cominciò a spingere. Lentissimamente si fece strada. Fu molto delicato. Ma quel cazzo, me ne accorsi subito, era enorme. Istintivamente mi irrigidii. "Eh no..." mi rimproverò paternamente, "così non va bene...". Mi imposi di rilassarmi, e di aprirmi a lui, che dolcemente riprese a spingere. Era davvero un affare smisurato, lungo e largo. Continuava ad entrare a fondo in me e non finiva mai. Mi sentivo tirare tutto, dentro e fuori. Mi accorsi di sudare freddo. Alla fine fu dentro fino alla base. "L'hai preso fino in fondo... bravo..." mi disse, sempre con il suo tono affettuoso e paterno. "Adesso pensa a godertelo. Voglio che tu lo senta bene tutto." Cominciò a muoversi dentro di me, dando la sensazione di risucchiare avanti ed indietro tutti i miei organi interni ad ogni affondo. Ero eccitatissimo, e la cosa mi stava piacendo da matti. In quel momento ero completamente isolato da tutto quello che stava succedendo intorno, dalle altre scimmiette, e tutto concentrato sul mio interno, sulla danza sconvolgente di quel grosso bastone di carne. Ci sapeva fare da dio. Si mosse fluido e voluttuoso anche quando il ritmo aumentò, fin quando raggiunse un copioso orgasmo dentro di me.
Mi dispiacque che avesse finito. Si sfilò, mi salutò con un affettuoso schiaffetto sul culo e si dileguò. La prima era andata decisamente bene.
Due nuove mani maschili mi presero per i fianchi e un altro cazzo mi penetrò senza troppi complimenti. C'era qualcosa di familiare nel tocco. Era Marcello.
"Sono io, come va? Qui c'è già una discreta coda che si è formata per te. Il tizio di prima se l'è presa un po' troppo comoda..."
Pensai che invece mi sarebbe piaciuto molto averlo dentro più a lungo.
"Hai visto che razza di spadone enorme? Beh... visto, no... ma immagino che lo avrai sentito. Gli ho ceduto il diritto di essere il primo. Abbiamo preferito che fosse lui a cominciare con te. Per fare un po'... come dire... da apripista. Per rendere le cose più agevoli a chi viene dopo. Mi sembra che abbia fatto proprio un buon lavoro. Già ti sento piuttosto largo. Comodo. Ti si incula davvero bene..."
Per dimostrare l'assunto, tentò un paio di colpi più decisi.
"Credo che non avrai tempo di annoiarti, stasera. A parte la fila che c'è adesso, sono tutti molto incuriositi da te. Non si fa altro che parlare di te, di là, nella sala grande. Mi hanno fatto un sacco di domande... Scalpitano per provarti... Penso che nessuno rinuncerà al suo turno, almeno una volta. Ma puoi contarci che parecchi faranno il bis."
Ma quanti uomini c'erano? Non doveva essere una serata per "pochi intimi"?
Marcello sembrò leggermi nel pensiero, perché, continuando ad incularmi, disse. "Ci sono una quindicina di uomini. Massimo sedici, diciassette. Più del previsto, ma non sono poi tantissimi, dai... Avremmo dovuto essere di meno. Ma in qualche modo si è sparsa la voce nel giro, e sono arrivate un sacco di richieste. Tutti arrapati come mandrilli per venirti a inculare. Sei la star della festa."
Diciassette uomini erano venuti lì, appositamente per inculare me. Non riuscivo a capacitarmene. Non riuscivo a dare un senso compiuto a quella situazione. Mi sembrava tutto così assurdo. Gente ricca, facente parte del "giro", sicuramente in grado di ottenere ogni tipo di favore sessuale, culetto compreso, in qualsiasi momento. Perché si stavano scaldando tanto per me?
"E sarebbero potuti essere molti di più." Continuò Marcello. "C'era una fila di richieste lunga così. Sandro ha cercato di mantenere il basso il numero. Ma ci sono personaggi cui non si può dire di no. Anche gente importante... Se tu sapessi chi è venuto qui stasera, appositamente per godersi il tuo culo, ci rimarresti di stucco... Beh, fammi sbrigare... qui c'è gente che aspetta. Resterò in zona, verrò ogni tanto a controllare. Tu stai tranquillo e... goditi la serata!"
Dopo queste amene comunicazioni di servizio, Marcello serrò il ritmo e arrivò rapidamente all'orgasmo. C'era una fila di persone in attesa, non era carino farle aspettare troppo. Se ne andò, dicendo allegramente "Prego, si accomodi!" a quello che veniva dopo. Era lui che mi aveva portata lì, e poteva fare il padrone di casa con il mio buco.
Il terzo indossava il preservativo. Pensai che avrei dovuto essere io ad imporlo a tutti. Sarebbe stata una richiesta più che legittima. Invece così era degradante. Era lui, a proteggersi da me. D'altra parte non potevo lamentarmi di essere identificato come un soggetto a rischio, visto quello che stavo facendo, senza nessuna precauzione. Cercai di trovare motivo di tranquillità nella disinvoltura della maggior parte degli altri. In certi giri è difficile che entrino persone meno che sicure.
Fece i suoi comodi in silenzio per un paio di minuti. Poi, pochi attimi prima dell'orgasmo, lo tirò fuori, si strappò via il preservativo, e mi schizzò addosso il suo sperma, orientando i suoi schizzi sopra il buco, appena sotto l'osso sacro, da dove cominciarono a colare come una melassa verso il basso. Un tipo simpatico. Da me si proteggeva, ma la sua sborra nel culo voleva darmela lo stesso.
Immediatamente un quarto prese il suo posto, stavolta a pelle nuda. Restò abbastanza poco anche lui, abbandonandomi, e questo era un inedito, senza venire. Aveva degustato il mio culetto, ed ora, con ogni probabilità, si recava per finire da uno dei mie colleghi. O forse per un altro assaggino, prima di cambiare ancora. O di tornare da me.
Mise in crisi la mia contabilità. Dovevo contarlo come "quattro", oppure no?
Mentre me lo chiedevo, un altro ancora prese il suo posto e cominciò a sua volta ad incularmi.
La coda andò avanti a lungo in questo modo. Ognuno rimaneva per un tempo piuttosto breve, secondo buona educazione, prima di lasciare il posto al successivo. Qualcuno era protetto, qualcuno no. La maggior parte no. Qualcuno mi veniva dentro, qualcuno fuori, sul culo o sulla schiena. Nessuno di quelli che mi inculavano col preservativo rinunciava a schizzarmi addosso, tirandosi fuori e togliendoselo prima di venire. Mi ritrovai presto con la schiena ricoperta da un lago di sperma che colava da tutte le parti. Qualcuno invece se ne andava senza raggiungere l'orgasmo e magari, chissà, dopo qualche minuto tornava a mettersi in fila. Qualcuno ostentava una beffarda gentilezza mentre mi inculava "Permette?", qualcuno andava giù pesante con gli insulti, qualcuno si prendeva il proprio piacere dentro di me in silenzio, con la massima indifferenza, come se fossi un semplice oggetto. Qualcuno prima di penetrarmi mi lubrificava, attingendo dal tubetto e entrando a fondo con le dita. Altri usavano la propria saliva, facendola arrivare dalla loro bocca al mio buco non sempre in modo elegante e piacevole. Qualcuno ce l'aveva un po' più grosso, qualcuno un po' più piccolo. Qualcuno picchiava giù duro, qualcuno era appena più delicato. Ma presto, nella mia percezione, si confusero tutti in un appiattito, indifferenziato, impersonale, ottuso, al limite anestetizzante, martellamento nel mio ano.
Fu una fase della serata assolutamente desolante. Facevo dei paragoni con l’ orgia da cui racconto era partito tutto, e mi accorgevo di quanto, malgrado la somiglianza esteriore, numero di cazzi a sodomizzarmi, si trattasse di esperienze agli antipodi. L'altra volta conoscevo tutti, loro conoscevano me, e malgrado la maschera sul viso che simboleggiava un anonimato rituale, ognuno di loro aveva per me una parola affettuosa, un pensiero gentile. Il piacere e l'eccitazione erano ai massimi livelli.
Ben altra cosa di questa sfilza di cazzi anonimi, intenzionati solo ad usarmi, che alla fine si confondevano tra loro fino a diventare un solo unico cazzo, altrettanto anonimo e indifferenziato, che continuava pervicace il suo insignificante "tum tum" nelle mie viscere, senza cuore, senza anima.
Già. In fondo cosa c'è di così profondamente diverso dal prendere quindici cazzi diversi per due minuti l'uno, o un solo cazzo per mezzora? Quello che stavo facendo in quel momento sembrava a tutti così incredibile e sconvolgente. Ma non è molto più vera, sentita, partecipata, condivisa, erotica la situazione in cui lo prendi da un solo uomo, magari dotato di un po' di resistenza?
Forse è eccitante l'idea che si metta il culo liberamente a disposizione, alla cieca, a quindici uomini diversi. Non lo metto in dubbio. Lo è per se stessi, e non facevo fatica ad ammettere che era quella la molla che mi aveva portato lì, a fare quello che stavo facendo. Ma l'eccitazione ha bisogno di essere alimentata. Una situazione eccitante, non lo rimane in eterno, restando sempre uguale a se stessa.
Essere lì, ad offrire oscenamente il culo, con una fila di quindici, o venti, sconosciuti, pronti a incularmi a turno, era sicuramente eccitante, come idea. Ma io a quell'idea, che si stava fisicamente realizzando, col passare dei minuti mi ero totalmente assuefatta. Continuavo a convincermi che avrei di gran lunga preferito, a quella situazione idealmente eccitante, un solo uomo a incularmi a lungo.
Magari qualcuno come il primo della serata, l'apripista, con quel cazzo enorme, e quel suo indubbio saperci fare. Bisognava saperci fare per forza con quell'arnese smisurato. Maneggiato goffamente avrebbe procurato solo dolore lancinante a qualsiasi malcapitato. Così invece, con quel perfetto mix di dolcezza e di decisione, era in grado di farti volare in paradiso. E poi dava l'idea di uno capace, volendo, di resistere parecchio. Quella sera con me sicuramente aveva stretto i tempi, pressato dalla fila degli altri ospiti. Chissà che sensazioni ti poteva dare un tipo del genere, ad incularti per mezz'ora, un'ora, magari due ore di seguito. Roba da svenire per il piacere, da morire di libidine. Chissà se aveva un'amante, che inculava regolarmente, cui regalava quei momenti di goduria senza pari. Chissà se si rendeva conto della fortuna che aveva.

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