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Quarantena con i miei coinquilini (3)


di asian_boy
16.04.2020    |    18.386    |    9 9.2
"E sai che sono un fifone io, odio il buio!- mi chiese Davide nel suo tipico modo allegro e solare..."
Se ancora non aveste letto i capitoli precedenti, vi raccomando vivamente di farlo! Oppure fatelo per rinfrescarvi la memoria.

PRIMA PARTE

Avevo la testa dolorante, ma allo stesso tempo sentivo Davide russare mentre mi teneva abbracciato a lui. Era proprio come nel mio sogno!
Iniziai a farmi mille paranoie pensando che forse grazie alla quarantena avevo sviluppato poteri paranormali o che magari era come in alcuni film dove il protagonista rivive mille volte la stessa giornata. No, impossibile!
E se magari stessi diventando veramente pazzo? Quella era sicuramente una teoria più plausibile.
Davide intanto emanava un forte odore di alcol misto a fumo. Sentivo il suo calore, il suo respiro. Sentivo anche il suo cazzone che faceva pressione contro il mio sederino.
Avevo il cuore a mille ed il mio pisello era diventato di marmo. Era proprio identico al mio sogno. Provai a divincolarmi ma era particolarmente pesante, mi teneva stretto a lui.
Ora potevano accadere due cose: primo, che andasse proprio come nel mio sogno, secondo, che accadesse il contrario e poi chissà che casino.
Ma la tentazione era troppo forte, una cosa simile non sarebbe mai più accaduta! Sapevo che comunque fosse sbagliato, ma ormai i miei ormoni erano in pieno subbuglio.
Il mal di testa non mi abbandonava, ma mi feci forza ed allungai la mia mano verso i suoi pantaloncini. Finalmente glielo avrei toccato e fatto chissà cosa!
-Ma che fai?!- disse Davide.
Mi irrigidii tutto d’un tratto. Mi aveva beccato in pieno e dal tono sembrava particolarmente confuso e infastidito. Iniziai a sudare freddo ed avere di nuovo il cuore a mille. Non sapevo che dire, avevo la testa che stava scoppiando.
-J.! Ci sei? Svegliati!!!- disse lui.
Come svegliati? La stanza aveva ricominciato a girare. Mi scappava di nuovo da vomitare.
-Ti prego riprenditi!- disse una voce che sembrava quella di Luca. Come Luca? Da dove veniva quella voce?
Sentii come un getto d’acqua colpirmi la faccia e all’improvviso mi risvegliai in salotto, sul pavimento, ancora confuso e con quel maledetto mal di testa. Di fronte a me c’erano Luca e Davide visibilmente preoccupati ma leggermente più sollevati dal mio risveglio.
-Qualcuno mi può spiegare che sta succedendo qui?- provai a chiedere a loro due. Mi dissero che mentre stavano litigando, per sbaglio ero caduto a terra e che avevo colpito la testa sul tavolino della sala. Questo effettivamente spiegò il mio forte mal di testa.
Mi dissero che provarono a svegliarmi in tutti i modi e che Luca alla fine aveva pensato di gettarmi dell’acqua in faccia per la disperazione.
-Ma sei scemo?- gli chiesi scioccato mentre cercavo di asciugarmi il viso.
-Beh almeno ha funzionato- disse Luca ridacchiando un po’ nervoso.
Davide mi prese e mi abbracciò forte. Mi disse che era contento che stessi bene. Mi chiese se volessi andare in ospedale ma rifiutai. Avevo più paura di beccarmi il virus onestamente.
Mi strinse ancora più forte. Sentivo il suo calore, il suo abbraccio era davvero rassicurante, la sua barba mi faceva solletico al viso come al solito.
-Ma che cazzo fai ciccione?- disse Luca urlando. Gli tirò un forte calcio sulle gambe che lo fece subito staccare da me. I due iniziarono di nuovo a darsele.
-Ora Basta! Ma vi siete visti? State litigando come due bambini per un motivo che nessuno sa! Smettetela, vi prego. In un anno che stiamo insieme non era mai successo, vi prego BASTA!-
Piansi. Forse lo feci per tutto quello che stava accadendo, troppe emozioni, la quarantena, vedere i miei amici (o forse più) litigare, il mio forte mal di testa. Scoppiai letteralmente.
-Io dormirò in sala da ora in poi, finché non fate di nuovo pace. Ed ora lasciatemi stare che sto malissimo!- le lacrime continuavano a scendermi dal viso, non riuscivo a farle smettere.
I due smisero di litigare e mi guardarono con dei visi preoccupati, ma allo stesso tempo sembrava provassero una grande tenerezza nei miei confronti.
-Scusaci-. Mi abbracciarono entrambi, ma loro manco si guardarono in faccia.
-E ora tutti a nanna! J. se vuoi dormire in sala fai pure, ma sappi che sei sempre il benvenuto nel mio letto. Ora ti porto dei medicinali e se domani ti fa ancora male la testa andiamo in ospedale ok?- disse Davide con un tono molto calmo e confortante. Prese dei medicinali e me li portò con un bicchiere d’acqua.
Luca si vedeva che fosse infastidito per l’invito di Davide nel suo letto, ma gli strizzai la mano e lui si calmò senza fare polemica.
Davide andò nella nostra camera da letto e chiuse la porta.
-Andiamo a dormire insieme allora?- mi chiese Luca tornando improvvisamente dolce. Era pazzesco come passasse da una fase dove era completamente arrabbiato e infuriato ad un’altra in cui sembrava un piccolo cucciolo bisognoso d’affetto.
-Mi spiace Luca, ma vorrei rimanere solo questa notte-. I suoi occhi speranzosi diventarono tristi. Mi abbracciò forte e poi mi baciò sulla fronte lasciandomi il suo dolce odore di borotalco. Io andai sul divano e mi addormentai in un istante. Tutti quegli avvenimenti mi avevano sfinito.
La mattina seguente mi risvegliai fortunatamente ancora sul divano, c’era un buon odore di caffè. Mi sentivo totalmente riposato ed il mal di testa mi aveva finalmente lasciato. Ero di buonissimo umore, anche perché il casino del sogno- non sogno alla fine si era risolto senza che ci dovessi pensare troppo.
Mi ricordai all’improvviso di Kim e del suo messaggio. Provai a chiamarlo ma al momento sembrava non raggiungibile. Chissà cosa doveva dirmi di così tanto urgente? Speravo non gli fosse successo nulla di grave.
Mi diressi in cucina e questa volta c’era Davide che mi accolse come al solito con un bel sorriso che mi fece sciogliere in un istante. Mi fece sedere, prese una tazzina e ci mise un po’ di caffè. Ci mise un cucchiaino di zucchero ed un goccio di latte. Ormai mi conosceva alla perfezione. Me lo mise di fronte e mi arruffò di nuovo i capelli.
-Stai meglio cucciolo? Sembri di buono umore oggi!- mi chiese lui.
-Si grazie, oggi sto meglio. Grazie per il caffè! Luca dorme ancora? Lavori oggi?-
-Ma figurati piccolo! No è uscito a fare la spesa. Oggi è domenica, quindi niente lavoro. Non te lo ricordi? Ahah. Sta quarantena ci sta facendo davvero male. Senti ti va di aiutarmi a ripulire la cantina oggi? È un casino li e dovrei prendere anche alcune cose. E sai che sono un fifone io, odio il buio!- mi chiese Davide nel suo tipico modo allegro e solare.
-Certo come no? Tanto non ho niente da fare oggi. Dobbiamo metterci le mascherine ed i guanti però!- gli risposi in maniera altrettanto allegra.
Era la prima volta che andavo nella cantina dell’edificio. Anche se l’edificio è abbastanza nuovo la cantina sembra quasi medioevale. Era la tipica dei film horror.
C’era un grande odore di muffa e le ragnatele erano ovunque. Faceva parecchio freschino e faceva davvero venire i brividi. Forse per questo Davide non voleva andarci da solo.
Aprimmo la porta della nostra cella e Davide la chiuse subito appena entrati dentro. Non capii perché lo fece ma non ne diedi troppa importanza.
La stanza era piccola, saranno stati due metri per tre, e la luce che veniva dalla lampadina era davvero fioca. Davide entrò e cercò le cose di cui aveva bisogno. Mi guardai intorno, non sembrava particolarmente in disordine. Ci togliemmo entrambi le mascherine, tanto non c’era nessuno.
-Senti, ora che siamo soli avrei bisogno del tuo aiuto cucciolo.- mi disse lui cercando di mantenere la voce bassa.
-Certo di cosa si tratta?- gli chiesi voltandomi.
All’improvviso vidi Davide che stava segando il suo grosso cazzo. Si era abbassato la tuta, non indossava più i guanti e dopo avermi guardato negli occhi li abbassò verso il suo enorme uccello venoso.
Era molto peloso, totalmente l’opposto a quello di Luca. Era davvero grosso, lungo e con quelle meravigliose venature che sembravano pronte a scoppiare.
Mi tremarono le gambe dall’emozione, voleva forse che gli facessi di nuovo un pompino?
Mi avvicinai, con il cuore che batteva fortissimo. Pian piano mi inginocchiai di fronte al suo pisellone come farebbe una bravissima puttana. Avevo il cazzo che stava impazzendo. Mi tolsi i guanti.
Senza farmi dire niente, aprii la bocca e lo misi tutto dentro. Era caldo, salato, duro ma anche soffice. Ero in trance ed in paradiso. C’era sempre quel forte odore di uomo che mi mandava in estasi.
-Ah siii!- disse lui facendomi arrapare ancora di più. Si tolse la maglietta e mise le mani dietro la sua testa chiudendo gli occhi. Aveva tantissimo pelo sul petto, sulla pancetta e così anche sotto le ascelle. Era così virile e sexy!
Il suo pisello era davvero grosso, mi riempiva letteralmente la bocca. Aveva davvero un buon sapore ed io facevo avanti su e giù cercando di metterlo tutto dentro mentre gli massaggiavo le palle pelose. Iniziai a fargli una lenta sega e intanto roteavo la mia lingua sulla sua cappella e poi sul suo frenulo.
-Ahhh, piano piano, così vengo subito-. Disse lui ridacchiando. Mi arruffò di nuovo i capelli e poi mi fece alzare. Mi girò e mi fece mettere contro il muro.
Le sue intenzioni erano ormai chiare. Voleva scoparmi, e aveva calcolato già tutto da quella mattina, se non prima.
Sputò sul suo cazzo e cominciò a segarselo. Si mise il preservativo. Si avvicinò a me con la cappella che puntava il mio buchino. Sputò sulla sua mano ed infilò un suo dito dentro di me. Mi irrigidii all’improvviso, era strano sentire quel dito freddo ed estraneo dentro di me, era quasi fastidioso, forse non ero più abituato.
-Rilassati cucciolo, vuoi o non vuoi farmi felice?- mi chiese lui sussurrandomi vicino all’orecchio. Riuscivo ancora a sentire l’odore di caffè dal suo respiro.
Provai a rilassarmi, e ci riuscii. Le dita diventarono due e io stavo ricominciando ad eccitarmi di nuovo. Tolse le due dita e provò ad infilare la sua grossa cappella. Mi mise una mano sulla bocca, come se fosse consapevole di quello che sarebbe successo. Diede un colpo secco che mi procurò un dolore pazzesco che quasi mi fece vedere le stelle.
Avevo gli occhi all’indietro dal dolore, era troppo grosso per me.
-Shhh, rilassati cucciolo-. Mi disse lui. Non fece altri movimenti bruschi, ma appena sentì che il mio buco si stava abituando cominciò a fare avanti ed indietro con il bacino.
Non capivo se stessi provando dolore o piacere, magari entrambi le cose. Finalmente avevo Davide dentro di me, il mio sogno di un anno si era finalmente realizzato.
Il fatto che mi coprisse la bocca con la mano rendeva il tutto ancora più eccitante. Aumentò il ritmo del suo bacino e nella stanza non si sentiva altro che il rumore delle sue grosse palle sbattere contro il mio sederino. Era davvero bravo, mi stava montando come un bravissimo torello. Chissà quante donne avrà portato all’orgasmo con il suo uccellone.
Andammo avanti così per dieci, quindici minuti finché non lo sentì trattenere un grido. Io ero in totale estasi, sembravo una cagna in calore, anzi lo ero. Diede un bel colpo forte di bacino e me lo mise tutto dentro. Iniziò a tremare e dentro di me sentivo il preservativo gonfiarsi. Stava venendo. Rimase dentro di me ancora per un po’. Si appoggiò sulla mia schiena, come se fosse esausto. Aveva il respiro appesantito, tipico da post orgasmo. Sentivo i suoi peli, la sua pelle calda, il suo sudore scendere sulla schiena.
Si staccò, si tolse il preservativo, prese un fazzoletto e si ripulì. Mi voltai per dargli un bacio ma si allontanò come sorpreso.
Si alzò la tuta dell’Adidas e si rimise mascherina e guanti. Mi appoggiai al muro come se fosse appena successo qualcosa che non riuscivo a capire o forse ad accettare.
Aprì la porta.
-Ti aspetto su cucciolo. Devo fare delle telefonate ora. Ti lascio le chiavi della cantina qui nella porta, ciao.- disse lui e scomparve.
Io rimasi li, con il buco in fiamme e ancora dilatato. Mi sentivo strano, come se fossi appena stato usato. Presi il preservativo che lasciò per terra e ne bevvi il contenuto, era bello denso, dolce e leggermente amarognolo. Mi sentivo sporco, mi facevo schifo.
Ero comunque felice. Davide mi aveva finalmente scopato, e anche alla grande!
Salii dopo una decina di minuti cercando di sembrare il più normale possibile. Entrato in casa, senza far caso a chi ci fosse dentro, mi diressi subito in bagno a farmi una bella doccia.
Uscito dalla doccia trovai Luca alla porta. Mi prese per il braccio e mi trascinò nella sua camera.
Mi abbracciò forte, io ero ancora in accappatoio e non capivo cosa stesse succedendo. Ormai era diventato normale che non capissi più niente.
-Ti va di farci un po’ di coccole? Volevo che dormissimo insieme ieri notte…- mi disse lui bisbigliando e guardandomi con i suoi bellissimi occhi azzurri. Mi accarezzò il viso dolcemente.
Si tolse la maglietta, i pantaloncini e anche i boxer. Il suo pisello era grosso anche da molle e penzolava li proprio davanti a me.
-E te fai le coccole da nudo scusa? Ahahah- gli risi in faccia.
-Tanto ci siamo già visti nudi no?- mi tolse l’accappatoio, mi prese in braccio e mi buttò sul suo letto. Cercai di coprirmi con le sue coperte, ero leggermente in imbarazzo.
-Ahah ma che fai? Te l’ho già detto che sei più carino quando sei in imbarazzo no?- mi disse lui facendomi diventare ancora più rosso peperone.
Mi baciò, lentamente. Cosa che Davide non fece. Sentivo il cuore battere forte. Mise le mani attorno al mio viso, erano belle calde, grandi. Ci baciammo intensamente.
La sua lingua sapeva di mentina, sapeva di fresco. I nostri cazzi erano duri e si scontravano l’uno contro l’altro. Lui era così grosso, ma anche molto dolce. Iniziò ad accarezzarmi la schiena fino a portare le mani fino in fondo al sedere, che palpò sempre dolcemente.
-Ti va di farlo?- mi chiese lui baciandomi l’orecchio. Sentivo ancora un forte dolore nel mio buco, non ero pronto.
-Non sto ancora tanto bene per ieri sera, scusa-. Gli mentii spudoratamente.
-Non importa, l’importante è che tu sia qui con me-. Mi abbracciò e cominciò a segare entrambi in nostri cazzi. Provò a farlo in una sola mano, facendoli strusciare a vicenda.
Era una sensazione nuova, davvero eccitante. Sputò su entrambe le cappelle e continuò la sua sega. Sentivo la sua mano calda e sudata e allo stesso tempo sentivo il suo grosso cazzo duro. Era una bella sensazione, mista a solletico. Non ci mettemmo troppo tempo per venire insieme. Fu una sensazione stupenda, dove provai un lungo orgasmo che elettrizzò tutto il mio corpo. Forse contribuì il fatto che Davide non si degnò nemmeno di farmi venire mentre eravamo in cantina. Ci addormentammo poi abbracciati, nudi sul suo letto.
Driiiin. Io e Luca ci svegliammo all’improvviso. Qualcuno stava suonando il campanello. Magari era Davide che si era scordato le chiavi? No impossibile, lo sentivamo benissimo russare dall’altra stanza. Chi poteva mai essere? Aiuto!!!


SECONDA PARTE

Mi chiamo Kim, sono un ragazzo metà coreano e metà italiano. Sono al primo anno di università e studio Scienze Motorie.
Sono alto un metro e ottanta e ho delle spalle larghe a causa del nuoto. Adoro lo sport, soprattutto da quando alla fine della terza liceo mi sono dovuto trasferire nella Corea del Sud. I miei genitori hanno aperto un piccolo supermercato a Seul e per questo qualche anno fa ci siamo dovuti trasferire lì.
Appena finito le superiori ho deciso di trasferirmi di nuovo a Milano per ritrovare la persona di cui mi ero perdutamente innamorato al liceo.
Vi sembrerà un motivo stupido, futile, ma quella persona cambiò totalmente la mia vita.
Può sembrarvi strano, ma quando io iniziai le superiori ero un grandissimo sfigato. Ero obeso e portavo i tipici occhiali da secchione. Ero vittima di parecchi bulli, ed ogni giorno qualcuno era sempre pronto a farmi scherzi di ogni genere. Ma il mio liceo era il migliore di Milano e i miei genitori si aspettavano grandi cose da me.
In terza incontrai l’amore della mia vita. Era forse Aprile, e come al solito in cortile ero stato vittima di alcuni gavettoni da parte di alcuni ragazzi più grandi.
Tutti i ragazzi e le ragazze ridevano di me, mi vergognavo da morire ed ero sul punto di piangere. Onestamente non sapevo a come reagire.
-Ma non vi vergognate a prendervela con un solo ragazzo? Se ve la prendete con lui ve la dovete prendere anche con me!- disse un ragazzino piccolino e magrolino. Sembrava essere asiatico anche lui.
-E anche con me-. Disse un altro ragazzo biondo dagli occhi azzurri. Era Marco! Uno dei ragazzi più popolari della scuola!
-E ovviamente anche con me!- Si intromise un terzo ragazzo, moro, occhi verdi e con un volto ricoperto da lentiggini. Se non sbaglio si chiamava Fil, anche lui era molto popolare.
I bulletti chiesero scusa a Marco e a Fil, e così anche gli altri ragazzi che ridevano, e se ne tornarono in classe.
-Stai bene? Sei tutto bagnato cavolo... Ho una maglietta extra qui con me. Oggi è il compleanno di mio padre e l’avevo comprata per lui ma sembra che tu ne abbia più bisogno! Basta che poi me la restituisci ok?.- mi disse il ragazzo asiatico.
Sembrava un ragazzino normalissimo, quasi anomalo rispetto agli altri due. Eppure si era fatto avanti per proteggermi. Mi sorrise e ciò mi fece battere forte il cuore.
Mi innamorai all’istante, fu un colpo di fulmine. Non sapevo nemmeno di essere gay all’epoca, ma con lui fu diverso.
-Dai andiamo J.! O faremo tardi a lezione- disse Marco.
-Si andiamo! Se se la prendono ancora con te diccelo! Non andiamo in 3C! Sta attento e non ti scordare della maglietta mi raccomando!-
Quella fu la prima ed ultima volta che ci incontrammo. I miei dovettero partire all’improvviso per il negozio in Corea e mi portarono con loro. Non riuscii mai a restituire quella maglietta al ragazzino che si chiamava J. e non riuscii nemmeno a trovarlo su Facebook visto che l’unica cosa che sapevo era il suo nome.
Ma da come guardava il suo amico Marco capii che forse a J potessero piacere i ragazzi, magari alti ed atletici come Marco. Fu così che in due anni mi impegnai alla grande a perdere peso e a praticare più sport possibili per poi impressionare un giorno J. nel caso in cui lo avessi rivisto.
Trasferitomi a Milano trovai un appartamento da condividere con altri due ragazzi, uno della mia età, poco più giovane di qualche mese ed uno che ha più di trent’anni. Non ci siamo mai parlati tanto in casa, ma la nostra era una convivenza fortunatamente pacifica. Tutto cambiò con l’arrivo del quarto coinquilino, ed indovinate chi poteva essere?
Esatto, l’amore della mia vita avrebbe vissuto con me, nella stessa casa sotto lo stesso tetto. Cambiò l’umore di tutti e incominciammo ad essere tutti più amici e socievoli fra di noi.
Mi accorsi però, che a volte il coinquilino più adulto toccava troppo spesso J. e ciò mi rese davvero geloso! Anche l’altro ragazzo, anche se trattava male J., in stanza con me non faceva altro che parlare di lui! Più volte l’avevo persino sorpreso a fargli delle foto! Entrambi fortunatamente erano fidanzati e quindi non mi allarmai più di tanto.
Più volte avrei voluto dirgli quanto mi piacesse e restituirgli la maglietta, ma non avevo mai trovato il coraggio di farlo. Lo invitavo sempre con me a correre o a provare i miei frullati pur di passare del tempo con lui. Ed io mi sentivo felice, lui per me era un ragazzo fantastico!
Verso Febbraio però ricevetti una chiamata dai miei, di tornare subito in Corea per dei problemi con il negozio a causa del coronavirus.
Partii immediatamente e cercai di aiutargli il più possibile. Dalla televisione però vidi che la situazione in Italia stava diventando sempre più grave, tanto da farmi preoccupare per J..
Poi ricevetti una chiamata da lui, una di quelle che ti cambiano la vita.
Mi raccontò che avesse fatto qualcosa di sessuale con gli altri due coinquilini e che uno gli si era persino dichiarato. Ciò mi fece incazzare ma dovetti rimanere calmo, come ho sempre fatto. Era forse arrivato il momento di dichiararmi?
Sfortunatamente, quando trovai il coraggio di farlo, abbassò all’improvviso la telefonata, cosa che mi fece imbestialire. Avevo ritrovato l’amore della mia vita e qualcuno lo stava per portare via da me. Chiamai l’ambasciata italiana in Corea per chiedere se c’erano voli diretti a Milano. Mi dissero che ci sarebbe stato un volo quella notte che aiutava gli italiani in Corea a tornare a Milano o avrei dovuto aspettare un’altra settimana. Presi il volo e partii. Feci scalo a Doha e li provai a richiamarlo, più e più volte, ma non rispondeva. Gli mandai un messaggio di chiamarmi il prima possibile. Niente.
Il volo e tutto ci misero un paio di ore più del previsto per i vari controlli della temperatura e tutte le dichiarazioni che dovevamo firmare in aeroporto e sull’aereo.
Arrivato a Milano presi un taxi e mi diressi direttamente nel nostro appartamento. Non sentivo rumori da fuori, forse dormivano già. Presi la maglietta che mi diede J. qualche anno prima, ero pronto a dichiararmi. Non aprii la porta con le chiavi, no, volevo sorprenderli. Suonai il campanello. Nessuno rispondeva.
Provai a risuonare.
-Chi è?- disse J.. Si era J.! La sua voce, finalmente l’avrei rivisto!
-Sono io!- mi batteva forte il cuore, ero eccitato e avevo anche tanta paura. Mi sudavano le mani. Sembravo ritornato il solito sfigato del liceo. La porta si aprì.
-Kim?-. Disse J. Era in boxer. L’avevo svegliato probabilmente. Come al solito era molto carino.
Dietro di lui c’era però qualcun altro. Anch’esso in boxer. E conoscendolo, lui non dorme mai in boxer, tranne quando dorme con la sua ragazza. Mi sentii ribollire il sangue.


Grazie a tutti per aver letto il terzo capitolo! Finalmente entra in campo anche Kim! Molti mi hanno chiesto di scrivere un seguito, ed eccolo qua! Forse non è quello che vi aspettavate ma purtroppo non tutto può sempre piacere.
Non sono uno scrittore, e quindi faccio sempre molti errori qua e la. Vi chiedo scusa. La storia si concluderà con il prossimo capitolo. E adesso, chi è il vostro personaggio preferito?
Lasciatemi un commento su cosa ne pensate o lasciatemi critiche, possibilmente costruttive, qui sotto oppure in privato su KIK jakeb.94. Un grosso bacio a tutti :)
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