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I Liceali (3) - Il primo amore


di asian_boy
25.06.2018    |    9.913    |    6 9.5
"Che intanto stava tremando per il dolore..."
Mi chiamo Filippo, ma tutti mi chiamano semplicemente Fil.
Sono sempre stato un ragazzo tranquillo e non nascondo che all’epoca del liceo ero uno dei ragazzi più popolari.
Frequentavo un liceo scientifico, il più noto della mia città. Mio padre era un architetto e mia madre un medico, quindi quella era la scuola più ovvia da frequentare.
Studiare non è mai stato un grosso problema per me: sin dalle elementari mi dicevano tutti che fossi un genio. Avevo i voti più alti della classe, se non dell’intero istituto.
Essendo figlio unico ed avendo sempre molto tempo a disposizione, visto che i miei erano sempre al lavoro, durante quegli anni cercai di tenermi il più occupato possibile con le varie attività extra-curricolari del liceo: teatro, giornalino della scuola e le diverse attività da rappresentante di classe.
Tre anni di nuoto alle medie mi avevano aiutato ad avere delle belle spalle larghe ed un buon fisico tonico, ed in più ero anche abbastanza alto.
Attiravo sempre l’attenzione delle ragazze, anche di quelle più grandi. Persi infatti la mia verginità in seconda con una di quinta. Lei era un membro del giornalino, bionda, carina e slanciata. Quel giorno eravamo rimasti da soli nell’aula redazione, mi abbassò i pantaloni, mi fece sedere, un breve pompino e poi si sedette su di me; fece tutto lei.
Non sono un tipo da relazione, non mi è mai interessato. Ho sempre avuto molte scopamiche, ma niente di più. All’epoca pensavo solo a studiare e ad avere più crediti possibili per la quinta. Fidanzarsi e ragazze erano solo semplici distrazioni.
Ma tutto cambiò dalla terza.
In terza facemmo una gita scolastica a Parigi, una di quelle che durano una settimana. Capitai in stanza con due ragazzi: Marco e J.
Marco era un altro ragazzo abbastanza popolare, anche lui piaceva alle ragazze ed era molto bravo negli sport, soprattutto nel calcio. Diciamo che lui era il mio opposto: sempre allegro, energico e spesso chiassoso in cerca di attenzioni. A parte per alcuni compiti di gruppo, durante i primi anni non ci considerammo più di tanto, perché appunto avevamo davvero poche cose in comune
J. invece era l’unico ragazzo asiatico della classe, abbastanza anonimo in generale. Voti nella media e mediocre anche negli sport. Dopo la scuola andava sempre subito a casa e quindi non avevo mai davvero avuto la possibilità di socializzare con lui. Magro, un po’ basso e nessun pelo in viso. Sembrava anche più giovane di noi, forse a causa dei suoi lineamenti asiatici.
Sta di fatto che quei giorni con loro due furono davvero uno spasso; da lì diventammo tutti e tre inseparabili. Non avrei mai pensato che Marco potesse essere così simpatico, la sua allegria era davvero contagiosa! In più scoprì anche un lato diverso di lui: a volte poteva essere anche una persona profonda ed in più era anche abbastanza premuroso nei confronti di tutti i suoi amici e della sua famiglia.
Ma la vera sorpresa fu J.
Quel ragazzo tanto anonimo e che per quasi tre anni ne avevo ignorato l’esistenza, cambiò completamente tutta la mia vita.
Non so come e non so esattamente quando, ma me ne innamorai. Mi innamorai del suo raro sorriso, del suo lato timido, del neo che avevo sulla tempia destra. Ogni cosa che faceva lo rendeva semplicemente attraente, ed il fatto che lui non volesse mai mettersi in mostra lo rendeva ancora più speciale ai miei occhi. Avrei voluto sempre stare con lui, ed infatti assieme a Marco facevamo tutto insieme: dai compiti al bere il sabato sera.
A volte insistevo la domenica ad andare a vedere Marco giocare a calcio per stare solamente con lui seduti sulle panche. Ero forse ossessionato, ma un po’ tutti sappiamo cosa si prova no? E la cosa più strana è che non mi ero mai sentito attratto nei confronti di ragazzi in precedenza, ma perché lui si?
La gente cominciò a notare J., anche perché stava sempre con me e Marco, ma molti videro negativamente la cosa.
Lo insultarono dicendogli che si non meritava di stare con noi e che fosse solo in cerca di popolarità e di attenzioni. Ma a lui non importava.
A lui non fregava l’opinione della gente, era felice di stare con noi e basta.
Ovviamente ci pensammo io e Marco a quei bastardi bulli di merda.
Sembrava fosse il nostro piccolo fratello minore, per istinto lo volevamo proteggere contro ogni cosa.
Un giorno però notai che qualcosa in J. era cambiato. Passavo molto tempo ad osservarlo durante le lezioni. Di solito le trascorreva a prendere appunti o a guardare gli uccellini fuori dalla finestra. Ma da quel giorno notai che lui trascorreva il tempo sempre più spesso a guardare Marco.
Lo guardava come quando qualcuno ha una cotta o qualcosa di simile. Ogni volta che Marco si girava verso di lui, J. abbassava subito la testa diventando rosso peperone. Marco non se ne accorse ovviamente, ma io si.
Non sapevo esattamente cosa provare di fronte a quella situazione, ero molto confuso onestamente. Anche J. forse poteva essere bisessuale? Effettivamente non ci aveva mai raccontato di aver avuto ragazze o aver avuto delle cotte. Ma il problema principale non era quello.
Ogni volta che vedevo come osservava Marco, un senso di rabbia invadeva i miei pensieri, ero forse geloso? Che cosa aveva Marco che io non avevo?
La cosa divenne sempre più palese con il trascorrere del tempo, ed ogni volta cercavo di non lasciarli mai soli.
Di solito dopo la scuola io e J. facevamo sempre un tratto insieme per tornare a casa, ma non ebbi mai il coraggio di dirgli cosa provassi nei suoi confronti, anche perché ero certo che lui avesse occhi solo per Marco. Poi non volevo rovinare l’amicizia di noi tre.
Verso la fine della terza J. ebbe alcuni problemi con una materia. Era arrivato un nuovo prof, la nostra professoressa di Disegno era in maternità.
Un uomo che di primo impatto sembrava avercela con il povero J., tanto che una volta l’umiliò di fronte a tutta la classe dicendo che lo avrebbe probabilmente rimandato. D’istinto l’avrei voluto picchiare, ma il carattere calmo e dolce di J. mi tranquillizzò.
Ogni venerdì dopo le lezioni J. si faceva dare delle ripetizioni dal prof, avrei voluto dargliele io, ma effettivamente il prof ne sarebbe stato più qualificato.
Sembrava sempre turbato quando arrivava il venerdì, forse il prof lo metteva in soggezione. Anche Marco lo notò ma J. ci disse che stava andando tutto bene.
Una volta lo aspettai dopo le lezioni per andare a comprare insieme il regalo per il compleanno di Marco. Aveva l’aria un po’ scossa e sembrava avere la testa fra le nuvole.
-Hey! Ce ne hai messo di tempo! Senti, hai pensato che cosa regalare a Marco per il suo compleanno?-
Mi guardò come se se ne fosse completamente scordato. Era impossibile! Magari aveva perso un po’ di interesse nei suoi confronti! Andammo in un centro commerciale e comprammo entrambi qualcosa di carino. J. aveva completamente la testa assente, cosa che mi fece preoccupare molto.
Lo accompagnai a casa.
-J., ho notato che ultimamente hai la testa fra le nuvole. Se dovessi avere problemi, non aver paura a confidarti con noi! D’altronde siamo o non siamo i tuoi migliori amici?!-
Lui mi guardò, come se gli avessi appena detto una cosa che l’aveva toccato nel profondo. Mi guardò con quei suoi occhi tondi e leggermente a mandorla, neri ed intensi in cui sprofondai in un istante. Era così carino, ma mi accorsi di essere diventato rosso e dall’imbarazzo indietreggiai.
-Ed ora che ti prende?! Perchè mi fissi in quel modo?!-
-No niente ahahah non avevo mai notato che i tuoi occhi fossero così hemm, verdi! Comunque ti ringrazio, ho solamente qualche problema in famiglia ma nulla di cui preoccuparsi troppo. Domenica comunque vi raggiungo più tardi alla festa. Ho un impegno che purtroppo non posso rimandare, uff. Ma ci sarò sicuramente!- Ci demmo il pugno e lo salutai.
Passai quei giorni a pensare a come mi guardò. Ogni volta mi veniva duro. Non avevo mai provato una cosa del genere nei confronti di qualcuno. Ne ero totalmente innamorato.
Domenica arrivò ed io giunsi per primo alla festa. Marco mi presentò la sua attuale ragazza, Cristina. Da una parte provai un senso di sollievo, almeno Marco non provava niente nei confronti di J.
La serata sembrava interminabile, J. era decisamente in ritardo, e anche se avessi voluto divertirmi, non facevo altro che a pensare a lui. Provai a chiamarlo e a mandargli messaggi, ma il suo cellulare era spento.
Provai a distrarmi cercando di scolarmi una birra dopo l’altra, ma lui non voleva abbandonarmi la testa. Forse era arrivato il momento di confessargli il mio amore?
Ad un tratto lo vidi, finalmente era arrivato. Stava parlando con Marco e la sua ragazza. Capì subito dal suo sguardo cosa stesse provando. Scappò ed uscì subito dal locale.
Avrei dovuto rincorrerlo, consolarlo, dirgli qualcosa? Uscii dal locale e nonostante fossi un po’ barcollante a causa dell'alcol lo trovai a pochi metri seduto in posto abbastanza buio. Stava piangendo.
-Hey, tutto a posto?- .
Cercò di ricomporsi, con le mani si asciugò subito le lacrime e provò a pulirsi la faccia. Sembrava distrutto, così vulnerabile. D’istinto lo abbracciai.
-Non so cosa sia successo e non so perchè tu sia arrivato solo ora. Ma non devi trattenere le lacrime, piangi pure se vuoi, non ti preoccupare.-
Scoppiò di nuovo in un grosso pianto e mi strinse a sè. Pianse per molto tempo, provavo dolore per lui, sapevo cosa stesse provando. Stringerlo tra le mie braccia non era male però.
-Sai, ho notato come guardi Marco. Non lo guardi solo come amico, ed oggi ne ho avuto la conferma-.
Non sapevo perché gli avessi detto quella cosa, le parole mi uscirono dalla bocca. Si staccò da me, era visibilmente scioccato ma cercava di nasconderlo. Non disse niente.
-Vorrei che ogni tanto, guardassi anche me in quel modo… Sai J. per me sei più di un migliore amico. Te… mi piaci-.
Lo afferrai e lo abbracciai di nuovo. Il mio cuore batteva all’impazzata e la mia testa era in subbuglio, l’alcol stava cominciando a farsi sentire. Non sapevo come avrebbe reagito ma non volevo staccarlo da me. Finalmente glielo avevo detto. Gli sfiorai le mani, avevo sempre voluto tenerle tra le mie. Erano così soffici. Lo guardai e gli sfiorai il viso. Aveva ancora qualche lacrima nei suoi bellissimi occhi. Sembrava che il tempo si fosse bloccato e forse avrei voluto che fosse stato così.
-Hey voi due! Entrate che è il momento di tagliare la torta!-
Mi staccai da lui, tutto imbarazzato. Sembrava che quella voce mi avesse appena risvegliato da un sogno bellissimo. Provai a dirgli qualcosa ma non ci riuscì. Non riuscivo nemmeno a guardalo negli occhi dall’imbarazzo! Avrei voluto prendergli di nuovo quelle sue mani morbide ma poi ci ripensai e gli diedi una pacca sulle spalle come per invitarlo a rientrare.
-Arriviamo!-.
Non mi ricordo molto di come si concluse la festa, ma notai che J. nei giorni successivi cercò di evitarmi in ogni maniera possibile. Diventava completamente rosso appena gli rivolgevo la parola ed io per istinto reagivo alla stessa maniera. Ero completamente imbarazzato per tutto quello che era accaduto quella sera ed ogni volta che ci ripensavo battevo la testa contro il banco o la scrivania.
-Ma cosa vi prende ragazzi? Avete per caso litigato voi due?- ci chiese Marco completamente ignaro.
-No ma va!-
-Uffa! Ma perché non mi dite mai niente, che rompipalle che siete, sembra sempre che mi nascondiate qualcosa!-
-Scusate ma devo andare dal prof Bianchi-.
Era Venerdì. Dissi a Marco che non era successo niente, c’era solo stata una leggera incomprensione tra me e J..
-Dai ragazzi, non dovremmo litigare fra di noi! Vuoi che gli parli? Anzi, secondo me dovreste parlarne faccia a faccia per evitare future incomprensioni. E prima lo fai meglio è. Aggiornami eh!-
Aveva ragione. Avrei dovuto farlo fin da subito, ma forse J. non era pronto a parlarne. Molto probabilmente avrei ricevuto un due di picche ma forse sarebbe stato meglio così piuttosto che perderlo completamente. Mi decisi di farlo ed andai all’aula di disegno. Avrei aspettato che finisse la sua lezione privata con il prof per poi parlargli tranquillamente. Ero nervoso e le mie mani avevano cominciato a sudare. Stranamente la porta dell’aula era chiusa.
Appoggiai un orecchio per sentire se fossero dentro.
-Brava puttana così, mmm mettilo tutto in bocca. Dopo ti riempio il buchetto come ho fatto domenica-.
-Forse è meglio evitare prof…-
-Zitta e fai quello che ti dico!-
Non mi sembrava vero. Pensavo fosse uno scherzo o qualcosa del genere. Non sapevo a cosa pensare, ero completamente stordito. D’istinto bussai e provai ad aprire la porta. Era chiusa a chiave.
-J. sono io apri la porta che devo darti una cosa. Ho sentito che sei dentro!.-
Per alcuni istanti nessuno rispose ed allora bussai sempre più forte.
Mi aprì poco tempo dopo il prof Bianchi. Aveva un rigonfiamento nei pantaloni. Sullo sfondo notai J. che si stava sedendo sulla sedia mentre si stava pulendo la bocca col braccio.
-Che cosa vuole signorino Filippo? Che cos’è tutto questo casino?! Non vede che stiamo facendo lezione?!-
J. guardava per terra tutto rosso, imbarazzato.
D’istinto tirai un pugno fortissimo al prof. Ero furioso, la rabbia aveva preso il sopravvento. Il prof cadde a terra e J. si alzò dallo spavento, visibilmente scioccato.
-Che cazzo gli stava facendo brutto pezzo di merda?! Io ti denuncio pedofilo del cazzo!-
Mi avventai su di lui, non stavo più capendo niente. Gli tirai un altro pugno, cominciò a sanguinare dal naso. J. cercò di fermarmi ma non ci riuscivo.
-Basta Fil! lo stai massacrando! Andiamocene!- mi disse J. in lacrime.
-Se non te ne vai subito io ti uccido pezzo di merda! Ora ti denuncio!-.
J. mi prese per il braccio e mi portò di corsa in bagno. Scoppiò a piangere e mi abbracciò. Avevo le mani piene di sangue e che in quel momento pulsavano dal dolore.
-Scusami, è tutta colpa mia!- mi disse con una voce spaccata.
-Ma che cazzo dici J?! non vedi che quel pedofilo ti stava stuprando?!-
-L’ho voluto io…-
-TI ha usato, manipolato J.! Dobbiamo andare a denunciarlo! Guarda che ti ha fatto, e chissà cosa ancora ti avrebbe fatto ancora!-
-No, è colpa mia. non dire niente a nessuno. Ti prego!-
-Ma…- J. si mise in punta di piedi e mi baciò. Quello fu il nostro primo bacio.
Lo avrei voluto in un posto diverso, magari in una situazione migliore, ma J., il ragazzo che tanto amavo, finalmente mi baciò. Il sangue che ribolliva in me si calmò in un istante. Aveva delle labbra carnose, morbide, calde. Quel giorno non me lo scorderò mai e poi mai.
-Ti prego, non dirlo a nessuno. Non voglio che si sappia cosa mi ha fatto fare.-
Nonostante sapessi che fosse sbagliato e la rabbia che provavo verso quel bastardo fosse immenso, non feci nulla.
Il giorno seguente il prof si ritirò dall’istituto, per ragioni secondo i prof ignote e personali. Non lo vedemmo più.
Io e Jake cominciammo a frequentarci. Non più come amici ma proprio come coppietta. Nonostante sapessi che il primo bacio me lo avesse dato per paura che parlassi, lui comunque accettò i miei vari inviti al cinema o anche a fare passeggiate al parco insieme. Sorrideva più spesso ed ogni volta che lo faceva mi faceva battere il cuore a mille.
Ma io volevo che diventasse il mio ragazzo, e così una sera organizzai una cena speciale a casa mia. I miei come al solito non c’erano, così mi misi a cucinare, comprai dei fiori e misi una musica elegante come sottofondo.
-Ma che cosa hai combinato?! è tutto così bello!-
-Mai quanto te…-
-Che babbo sei Fil! Ahahah-
Passammo una serata stupenda, tra risate, ricordi e spumante. Alla fine glielo chiesi.
-J., lo sai quanto sei speciale per me. Da quando ti ho conosciuto il mio mondo è diventato migliore…-
-Ahahah FIl! Sei ubriaco o cosa? Smettila di dire smancerie che è imbarazzante e poi…-
Non lo feci nemmeno smettere di parlare che lo misi contro il muro e lo baciai. Non ce la facevo più ad aspettare. Lo baciai con violenza, poi alzai le sue gambe e le misi attorno a me. Lui si appese al mio collo.
Le nostre lingue si stavano esplorando tra di loro ed entrambi eravamo molto eccitati. Lo portai fino in camera, non era pesante. Lo buttai sul letto e gli tolsi la maglietta. Vedendolo a petto nudo mi diventò di ferro. Cominciai a leccargli i capezzoli per poi leccare tutto il resto del corpo. Era così liscio e profumato, senza nemmeno un pelo.
-Ahhh Fil-. Ansimava sempre più forte. Lo rigirai, gli tolsi i pantaloni e cominciai a leccargli il buchetto glabro. Aveva un culo pazzesco. Lui si contorceva dal piacere e gemeva come un’attrice porno in calore. Cercai il lubrificante ma lui mi fermò. Mi guardò con quel suo sguardo timido, forse innocente, ma aveva qualcosa di diverso, forse un sorrisetto malizioso.
-Ora tocca a me ricambiare-.
Mi tolse i pantaloni lentamente e poi le mutande. Rimase stupito dai miei 19cm, ne era quasi incantato. Mi leccò subito le palle, cosa che mi fece contorcere dal piacere. Poi passò all’asta e successivamente alla cappella, concentrandosi sul frenulo. Era bravissimo, aveva una bocca fantastica, morbida e calda. Quando iniziò a pomparmi, fece un abilissimo lavoro di lingua che mi fece quasi venire. Lo dovetti fermare anche perché avrei voluto incularlo. E così feci.
Lo stesi sul letto con calma e misi le sue gambe sulle mie spalle. Iniziai a fare un lavoro di dita con il lubrificante, il suo buchetto era caldissimo e davvero stretto. Appoggiai la mia cappella, lo guardai e mi fermò.
-Ti prego, vacci piano con me.- e mi baciò.
Iniziai a spingere con calma. Sentivo J. che intanto stava tremando per il dolore. Era caldo e stretto, una sensazione bellissima! Pian piano riuscii ad infilarlo tutto e sentivo che stava iniziando a rilassarsi. J. stringeva gli occhi e tremava. Lo baciai per calmarlo. Sembrava così fragile. In quel momento io e lui eravamo una cosa sola, era bellissimo. Finalmente J. era mio, tutto mio. Iniziai a fare dei lenti movimenti di bacino per poi aumentare sempre di più il ritmo.
-Si Fil, più forte!-. Le mie palle sbattevano contro il suo fantastico culetto ed intanto sentivo le sue unghie graffiare la mia schiena.
-Riempimi tutto!-. E così feci: schizzai tutto quello che avevo dentro di lui, non riuscii nemmeno a contare quanti schizzi uscirono. Ci contorcemmo entrambi dal piacere, fu l’orgasmo più bello di tutta la mia vita.
Non mi staccai subito, eravamo entrambi sudati. Mi abbracciava fortissimo in quel momento e così anch’io.
-J. io ti amo. Vuoi essere il mio ragazzo?-
-Certo scemotto, mi hai appena messo incinta!-
-Ahahah coglione! Riesci a fare battute anche in momenti simili! Ora sei solo mio ok? Ti amo-.
-Ti amo anch’io FIl-.
Fu così che ci mettemmo insieme. Quegli furono degli anni talmente belli che passarono in un istante. La quarta volò ed in quinta io e J. decidemmo di parlare della nostra relazione a Marco.
Rimase molto scioccato all’inizio, magari aveva già intuito qualcosa, ma non pensava che fossimo arrivati già a quel punto. Riuscì ad accettare la cosa, anche se non fu molto semplice all’inizio. In quinta accadde anche un altro avvenimento importante. La sorella di J., nonostante fosse più grande di due anni rispetto a noi, essendo stata bocciata due volte, capitò al nostro stesso anno scolastico. Lei e J. non erano particolarmente legati, anche perché avevano due caratteri opposti, ma in quell’anno lo diventarono. E sapete perché? Marco e la sorella di J. si misero insieme.
Già, fato vuole che durante un’occupazione, capitarono nella stessa aula per sbaglio e fu amore a prima vista. La sorella di J. diceva di sapere già della sessualità di suo fratello e che non le importava più di tanto. Diciamo che il menefreghismo regnava nella loro famiglia, o almeno fra loro due.
Passammo tutti e quattro l’esame con successo e decidemmo di fare tutti e quattro una vacanza nell’isola di Tenerife.
Lì assistemmo ad uno dei cieli stellati più bella di tutta la nostra vita, uno spettacolo indimenticabile.
Io e J. facemmo l’amore sotto quello spettacolo.
-J. ti giuro sotto queste stelle che non ti lascerò mai e poi mai! Ti amo, amore della mia vita!-.
Passammo quell’estate a divertirci e a fare l’amore. Fu tutto così magico e stupendo.
Fino a quando, un giorno, non accadde quella tragedia...
Era un venerdì mattina ed io e J. ci eravamo appena visti di fronte al solito bar per andare all’Università insieme. Mi si slacciarono le scarpe, lui nemmeno notò che mi ero fermato ad allacciarle. Era con il telefono in mano, intento a spiegarmi cose su alcuni social network. Mi sembrava così buffo e tenero che continuasse a parlare anche se effettivamente non ero più affianco a lui. All’improvviso, sulla sua sinistra notai che stava arrivando una macchina a tutta velocità, un vecchio si era addormentato al volante. Il mio istinto fu quello di correre e proteggere J., e così feci. Lo spinsi via con tutte le mie forze. Sentì un dolore assurdo e poi un rumore assordante che divenne un fischio.
-Fil, oh mio Dio,FIL!!!-
Vidi il suo viso in lacrime che chiamava il mio nome. Era bellissimo anche da così. Gli sorrisi e poi vidi nero, tutto nero. Quello fu il mio ultimo ricordo.


Grazie ancora per aver letto questo terzo e penultimo capitolo! Cosa sarà successo a Fil? Chi sarà questa volta il protagonista dell’ultimo capitolo? Quale sarà il destino dei nostri tre protagonisti? A tutte queste domande, troverete risposta nel prossimo capitolo!
Per favore continuate a mandarmi commenti sia qui che su Kik (jakeb.94).
Grazie a tutti quelli che mi hanno scritto mandandomi consigli e critiche. Molto probabilmente questo capitolo sarà abbastanza controverso. Molti mi domandano anche se questi sono fatti reali o finti. Beh la risposta sta nell’altra saga che ho scritto prima di questa (Diario di un ragazzo Asiatico). Perciò se non lo avete ancora letto, dategli un’occhiata prima dell’arrivo dell’ultimo capitolo. Come al solito un grosso bacio a tutti!
P.S. sono abbastanza occupato con il lavoro ed impegni vari, ma se vedo che questo terzo capitolo creerà molto interesse, mi metterò di grande impegno per pubblicare subito l’ultimo. Altrimenti vi toccherà aspettare un po’ purtroppo ^^"
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