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I liceali (1) - Il professore di Disegno


di asian_boy
19.06.2018    |    18.566    |    8 9.2
"Ero alto 1, 65m ed ero abbastanza magrolino..."
Questa è la mia storia, la storia di un tipico liceale che tra problemi adolescenziali, dilemmi in famiglia, ormoni in subbuglio e crisi di identità cerca di vivere la vita di tutti i giorni nel modo più tranquillo possibile.
Se siete persone che sono alla ricerca di letture per una sega veloce, non penso che questa storia faccia per voi. Beh, ci saranno molti momenti piccanti, ma anche temi che di solito non si narrano in questo genere di racconti.
Cominciamo allora?
Tutto iniziò in terza liceo. All’epoca avevo appena compiuto 17 anni, ma la mia statura era ancora piuttosto bassa rispetto ai ragazzi della mia età. Ero alto 1,65m ed ero abbastanza magrolino. Il solito twink insomma. Avrei sempre voluto iniziare ad andare in palestra, ma le mille cose da studiare e un po’ forse anche la pigrizia mi impedirono di farlo. Non avevo molti amici, anzi.
In classe ero il solito ragazzo timido che portava gli occhiali, con voti nella media e che anche negli sport era nella media. Non eccellevo in niente, ma allo stesso tempo non c’era niente in cui andavo male; quel senso di normalità e forse anche di mediocrità non mi dispiaceva.
Dopo la scuola andavo a casa, facevo un pisolino e poi studiavo fino a notte tarda. Ogni tanto mi capitava di uscire con alcuni amici d’infanzia. Quello era il massimo di divertimento che potevo permettermi. I miei genitori non dicevano nulla, anzi.
Erano fin troppo occupati con mia sorella maggiore che non faceva altro che farli preoccupare. Tornava sempre a casa ubriaca all’alba. A volte non tornava nemmeno per giorni. Era già stata bocciata un paio di volte ma a lei sembrava non importasse. Voleva darsi alla pazza gioia - Si è giovani solo per poco!-.
Mi ripeteva sempre mentre ero occupato a tradurre le versioni di Latino.
Comunque sia tutta la mia vita tranquilla e mediocre cambiò con la gita di terza superiore. Era Marzo, e si sa che Marzo è il mese in cui si fanno le gite scolastiche fuori città per più giorni. I nostri professori scelsero Parigi e la classe ne fu entusiasta.
Arrivati lì dovettero dividerci in stanze di tre ed io capitai con i due ragazzi più popolari della classe: Marco e Filippo.
Marco era il tipico ragazzo biondo dagli occhi azzurri, fisicato, abbastanza chiassoso e che andava bene negli sport. All’epoca giocava persino in una squadra di calcio abbastanza nota e non vi nascondo che le ragazzine cadevano ai suoi piedi. Filippo invece era il rappresentante di classe, moro e con gli occhi verdi. Aveva le lentiggini e contribuiva al giornalino della scuola. Aveva i voti più alti della classe ed anche lui riscuoteva abbastanza successo con le ragazze, soprattutto con quelle più grandi perchè aveva un’aura da ragazzo maturo. Entrambi erano già alti quasi 1,80m.
In poche parole io, in mezzo a loro due, ero ancora più anonimo.
-Ho organizzato le stanze sperando che alcuni di voi potessero creare legami anche con le persone con cui parlate di meno in classe!- ci informò il prof.
Effettivamente Marco e Filippo, essendo molto diversi fra di loro, non si erano mai parlati più di tanto nel corso dei tre anni, ed io beh, lo sapete.
Chissà quanti silenzi imbarazzanti ci sarebbero stati nella nostra stanza, nessuno dei tre sembrava particolarmente entusiasta di tutto ciò.
Quella fu però la vacanza che cambiò tutta la mia vita. Non ricordo come e non ricordo quando ma io, Marco e Fil legammo subito.
Entrambi divennero i miei migliori amici e da quella vacanza diventammo inseparabili. Studiavamo insieme, andavamo a vedere le partite di Marco alla domenica e davamo consigli a Fil su certe decisioni importanti riguardo alla classe. Andavamo anche a bere il sabato sera e un paio di volte andammo anche in discoteca. Fu in una di quelle notti che capii di essermi innamorato di Marco. Una volta, forse dopo aver bevuto troppo, passammo la notte in un parco a ridere e a parlare delle nostre vite, delle nostre paure e delle ragazze che ci eravamo fatti, o meglio, si era fatto.
Io stavo davvero male, e fu per quello che non potevo ancora assolutamente tornare a casa. Marco si prese cura di me finchè non inziai a stare meglio, fu davvero carino. Il suo sorriso e i suoi occhi azzurri erano bellissimi e rassicuranti. Ma ovviamente nessuno sapeva ancora della mia sessualità e non penso che sarebbe stata accettata dalla mia famiglia nè tantomeno dai miei amici. Forse Marco e Fil avrebbero capito e accettato la cosa, ma avevo talmente paura di perderli che non osavo nemmeno farne cenno.
Ad Aprile arrivò un supplente che sostituì la professoressa di Disegno tecnico che era in maternità. Il professor Bianchi, un uomo brizzolato di mezza età, dalle spalle larghe ed il naso aquilino. Era alto e di corporatura media. Vestiva sempre con delle camice a quadretti, ne aveva di tutti i colori.
Era particolarmente severo e sembrava non sorridesse mai. Ero convinto che mi avesse preso di mira, perchè ogni disegno che facevo lui me lo bocciava. Eppure non erano tanto diversi da quelli che avevo fatto precedentemente. Arrivai ad una serie di così tanti voti negativi che rischiai appunto di essere rimandato a Settembre.
-Signorino J., se lei va avanti così mi troverà costretto a rimandarla, ed io onestamente non ho voglia di venire a Giugno e a Settembre solamente per lei. Dopo le lezioni, ogni venerdì venga nell’aula di disegno che l’aiuto a ripassare le basi-. Me lo disse di fronte alla classe e provai un senso di imbarazzo pazzesco. -è un coglione, lascialo perdere- Mi disse Marco un po’ infastidito da ciò che era appena successo.
-Già, poteva evitare di dirtelo di fronte a tutta la classe- mi guardò preoccupato Fil.
-Massì, anche se mi ha praticamente umiliato di fronte a tutti mi vuole comunque aiutare. Non fate quei bronci ragazzi! Eheheh-
Fil e Marco si comportavano sempre come da fratelli maggiori nei miei confronti. Anche se avevamo tutti e tre la stessa età loro passavano il tempo a difendermi dalle varie ingiustizie che subivo a scuola. Ciò mi fece innamorare ancora di più di Marco, magari avevo qualche speranza?
Non sapete quante seghe mi facevo le notti pensando a lui.
Dopo le lezioni andai nell’aula di disegno dove trovai il prof impegnato a bere un bicchiere di caffè e a leggere un libro.
-Salve, sono qui per le lezioni di disegno.-
-Bene, si accomodi affianco a me signorino J.-
Mi sedetti vicino al prof e ciò mi portò ad un leggero imbarazzo iniziale. Mentre spiegava sentivo l’odore di caffè dalla sua bocca, e pagina dopo pagina sembrava che si stesse avvicinando sempre di più a me. Fino a quando appoggiò una sua mano sulla mia coscia. D’istinto feci un balzo dalla sedia.
-Mi scusi non l’ho fatto apposta. Si risieda tranquillamente.-
Mi sedetti cercando di concentrarmi sulla lettura del libro. Con la coda dell’occhio notai che nei pantaloni del prof si stava facendo sempre più evidente un leggero rigonfiamento.
Feci finta di niente ma allo stesso tempo avevo il cuore che batteva all’impazzata. Lui pose di nuovo la sua mano sulla mia gamba. Ero di pietra e cominciai a sudare freddo. Non so perchè ma non riuscivo letteralmente a muovermi, ma intanto anche il mio pene cominciò a risvegliarsi.
-Stia tranquillo, vede che piace anche a lei? Ci avevo visto bene allora eheh-.
Mi prese la mano e cominciò ad accarezzarla. Poi passò al viso e mi diede un leggero pizzicotto sulle guance. Sorrise. Lui che di solito non sorride mai.
-Sei molto carino lo sai? Ed hai anche una pelle molto liscia. Mi piacciono gli asiatici-.
Mi prese di nuovo la mano e provò ad appoggiarla tra le sue gambe. Cercai di ribellarmi in qualche modo e mi alzai cercando di andare verso la porta
-Guardi, non mi sembra il caso prof, penso di dover andare ora.-
Lui subito si piombò sulla porta che chiuse a chiave.
-Tranquillo, non ti faccio niente di male. E poi so che ti piace, guarda il tuo cazzo com’è duro!- mi mise la mano tra le gambe e ciò mi fece balzare all’indietro.
Mi girò e mi fece mettere a novanta appoggiato alla cattedra. Si appoggiò sul mio sedere e senii il suo grosso pacco strofinarsi su di me.
-Mmmm sii- continuava a stofinarsi avanti e indietro sul mio culo mentre io ero steso per metà a pancia in giù. Ero letteralmente pietrificato, forse avevo un paio di lacrime agli occhi. Volevo urlare ma qualcosa dentro di me mo lo impediva. Il mio cazzo era di marmo.
-Vuoi vederlo?- Non risposi.
-Ho chiesto se vuoi vederlo troietta!-
Ciò mi spaventò ma allo stesso tempo mi mandò ancora di più in calore.
-Si la prego-.
-Bene eheh-. Mi rigirò e mi fece mettere in ginocchio. Pian Piano si slacciò i pantaloni fino a quando un bel cazzone grosso spuntò e mi colpì il naso.
Era il primo cazzo gonfio che vedevo di persona. Era pieno di vene e la cappella mi sembrava enorme. Emanava un forte odore di uomo ed era già bagnato sulla punta. Ero in trance di fronte a quel coso che sventolava di fronte a me.
-Segami su-. lo toccai, era caldo, morbido e duro allo stesso tempo. Cominciai a fare dei gesti lenti e poi sempre più veloci.
-Bene, ora mettilo in bocca su. Leccalo come se fosse un lecca lecca!-
Ogni cosa che mi diceva la prendevo come se fosse un ordine. Finalmente avrei assaporato un cazzo vero.
Iniziai dalla cappella. Era salata, aveva un leggero sapore di urina. Dopo la cappella passai a leccare l’asta e intanto lo guardavo. Sembrava apprezzasse.
-Ora le palle, su piccolo!-. Leccai anche quelle due palle gonfie e pelose che si ritrovava ed iniziai a succhiare.
-Ahhh si troia, ora metti in bocca il cazzo e succhia!- Mi infilò il cazzo in bocca ed arrivò fino in gola. Mi venne un colpo di tosse ma lui non si fermò e cominciò a scoparmi la bocca fino alle tonsille.
-I denti! Sta attento ai denti troia!-. Cercai di non colpire il suo cazzo con i denti ed intanto anch’io incominciai a prendere ritmo. Iniziai a succhiare e fare un leggero lavoro con la lingua e mentre lo guardavo dal basso sembrava che apprezzasse.
I suoi movimenti si fecero improvvisamente più veloci ed il suo cazzo incominciò a tremare.
-Vengo, bevi tutto troia!- Mi bloccò la testa sul suo cazzo e venne copiosamente cercando di non far troppo rumore. Chiusi gli occhi perchè mi sembrava tutto troppo surreale. Tre, quattro o cinque schizzi di sborra mi riempirono la bocca. Aveva un sapore disgustoso, amaro e leggermente aspro. Non so come le attrici dei film porno lo facessero passare come la cosa più deliziosa del mondo. Ma seguì il consiglio del prof e ingoiai tutto.
Prese dei fazzoletti e si ripulì, poi me ne diede uno. Rimasi in ginocchio lì non so per quanto tempo, ancora turbato da quello che era appena successo.
-8 signorino J. Bel lavoro! Ci vediamo settimana prossima ok? E mi raccomando non lo dica a nessuno o metto in giro il video che le ho appena fatto-.
Mi mostrò il cellulare e si vedeva completamente la mia faccia mentre glielo succhiavo. Il prof non si vedeva ma io sì. Ero pietrificato. D’istinto mi venne da piangere ma cercai di trattenere le lacrime il più possibile.
-Alla prossima prof, arrivederci-.
Mi aprì la porta ed io corsi subito verso casa. Fiondai in bagno e mi misi sotto la doccia e rimasi lì per un sacco di tempo. Cercando forse di mascherare le mie lacrime con l’acqua della doccia mi sedetti abbracciando le mie gambe. Mi era piaciuto in fondo e mi iniziai a segare. Fu forse il giorno in cui venni di più in tutta la mia vita. Mi sentivo sporco, ma mi piaceva.
Ogni settimana dopo le lezioni andavo da lui e puntualmente si scaricava dentro di me. I miei voti si stavano alzando sempre di più. La mia troiaggine aveva preso il sopravvento sul senso di colpa e passavo le settimane ad aspettare il venerdì. Marco e Fil avevano capito che c’era qualcosa di diverso in me ma non capivano che cosa. Da un punto di vista erano felici che stessi recuperando, ma da un altro a loro sembravo sempre più assente.
Un venerdì, dopo che il prof mi riempì di nuovo la bocca, mi disse che se avessi voluto domenica sarei potuto andare da lui.
Un po' titubante gli chiesi il perché.
-Senti a me non bastano più i pompini e so che sei una troia affamata. Voglio il tuo buchetto e domenica me lo darai va bene? In più ho comprato qualcosa per te- e sorrise.
Mi diede un sacchetto contenente diverse scatole. Aprii la prima: dei tacchi a spillo. Le altre contenevano una parrucca, dell’intimo femminile e delle calze a rete. All’inizio non compresi subito cosa significasse.
-Domenica sarai la mia troia e mi darai la tua verginità, ok? Ovviamente devi indossare tutte quelle cose, vedrai ci divertiremo alla grande ahahah-.
Rimasi turbato e sorpreso da ciò che i comprò il prof. Mi diede il suo numero ed il suo indirizzo. Non mi ero mai messo roba femminile, ma la cosa mi intrigava.
-Hey, ce ne hai messo di tempo!-. Fil mi stava aspettando al cancello della scuola.
Avendo la testa tra le nuvole mi ero completamente scordato che saremmo dovuti vederci.
-Senti, hai pensato a che cosa regalare a Marco per il suo compleanno?-
Cavolo, domenica sera ci sarebbe stato anche il compleanno di Marco, e me ne ero completamente dimenticato! Ero nel panico più totale.
Cosa avrei dovuto scegliere: la mia troiaggine o il mio miglior amico nonchè il ragazzo di cui ero follemente innamorato?!

Grazie per aver letto la mia nuova serie! So che forse è un po’ particolare, quindi mi piacerebbe ricevere critiche e commenti da parte vostra.
Per favore scrivetemi anche su Kik: jakeb.94 Un grosso bacio a tutti!
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