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Gay & Bisex

I Liceali (4) - Per sempre insieme


di asian_boy
28.03.2020    |    6.931    |    8 9.4
"- E se ne andò lasciandomi lì, come uno straccio sporco e lurido..."
Nel caso in cui non aveste ancora letto i racconti precedenti a questo ultimo capitolo o vi foste dimenticati ciò che accadde, vi invito vivamente a rileggere le precedenti storie.

Come vi dissi all'inizio della saga, purtroppo, questa non è la classica storia per una sega veloce o che appunto racconta i soliti temi dei racconti erotici.
Molti di voi si staranno probabilmente chiedendo che cosa fosse successo a Fil dopo quell'incidente. Beh, ricordo vivamente che venne subito trasportato in ospedale e che i medici provarono tutto il possibile, ma purtroppo, lui non ce la fece. Giá, non ce la fece... Fil, il mio adorato Fil si spense alla dolce età di 19 anni.
Le storie, sfortunatamente, non hanno sempre un lieto fine come le storie della Disney.

Depressione. È ciò che mi diagnosticarono dopo la morte di Fil.
Dovetti prendere dei medicinali ed andare dallo psichiatra ogni tot giorni. I miei erano molto preoccupati per me, e così lo furono anche mia sorella e Marco.
Con il trascorrere dei mesi smisi con alcune mie tendenze suicide e ciò fu un rilievo per tutti quanti. I giorni mi sembravano non passare mai ed io ogni minuto lo passavo a pensare a quel momento in cui Fil venne investito al mio posto. Ricordo come se fosse stato ieri. Il sangue che gli copriva il volto, i suoi occhi verdi che si chiudevano pian piano e quel suo bellissimo sorriso che mi fece mentre mi accarezzava il viso per l’ultima volta. Lacrime calde mi bagnavano il viso ormai gelido, senza vita.
Trascorrevo i giorni così, a piangere. Smettevo solo alla sera, quando ormai sembrava che il mio corpo si rifiutasse di produrre altre lacrime. L’autunno e l’inverno passarono ma io ero ancora li, sembrava che non ci fossero grandi miglioramenti in me. Il dolore era davvero troppo grande. Avevo perso la mia anima gemella, la mia metà. Mi sentivo vuoto, un dolore pazzesco nel cuore e non solo. Ogni tanto mi svegliavo nel bel mezzo della notte svegliando tutti, urlando, sperando che fosse solo tutto un brutto incubo. Ed invece no, Fil se ne era andato. Mia sorella veniva da me e mi abbracciava. I miei non sapevano di me e Fil, oppure lo sapevano ma facevano finta di niente. Eppure venivano anche loro nella mia stanza e mi abbracciavano tutti insieme. Era l'unica cosa che pensavano potesse confortarmi in quei momenti, e ci riuscivano per un po'. Sapevo quanto dolore provassero per me, io non volevo che ci stessero male, ma non riuscivo a smettere di pensare a lui.
Guardavo le nostre foto insieme, rileggevo i nostri messaggi e pensavo a tutti i nostri momenti felici. Ogni tanto provavo a scrivergli in chat, ma sapevo che purtroppo non mi avrebbe mai più risposto.
Perché te ne sei andato Fil?
Ormai avevo praticamente perso il mio primo anno universitario e Pasqua si stava avvicinando.
Marco e mia sorella avevano deciso di andare in un paesino in Piemonte, a pochi chilometri da Torino. I suoi zii avevano una casa con piscina lì , ma che avevano appunto lasciata a disposizione a Marco per le vacanze.
-Senti J., perché non vieni con noi?- mi chiese Marco con tono molte dolce e preoccupato.
-Giá, almeno cambierai un po' d’aria! Vedrai che ti farà bene-
Avrei voluto subito rispondere di no, ma Marco e poi mia sorella furono molto insistenti. Insistenti a tal punto di farmi addirittura la valigia.
Il giorno della partenza arrivò senza nemmeno che me ne accorgessi.
-Vedrai che ci divertiremo J!- Mi urlò Marco in macchina.
-Si dai! E smettila di fare quella faccia triste! Siamo in vacanzaaa!- Mia sorella era sempre la solita.
Tentai di abbozzare un sorriso al loro entusiasmo, in fondo stavano cercando di aiutarmi. Non so precisamente dopo quanto tempo, ma durante il tragitto mi addormentai.
Mi risvegliai dopo un paio di ore, ed eravamo li, di fronte ad una casa a due piani color panna con le tegole rosse. Non c’era molto attorno, solo alberi ed una piscina.
-Wow! É fighissimo qui, ed è tutto per noi!- disse mia sorella. -Nel caso ci annoiassimo possiamo comunque andare a visitare Torino che è solamente venti minuti da qui!-
-Già! Possiamo andarci domani se vi va, tanto dobbiamo comunque fare la spesa. Andiamo a vedere com’è dentro!- propose Marco entusiasta.
La casa era molto carina, odorava di chiuso e di mobili vecchi, ma dava la tipica sensazione di casa delle vacanze.
Mi rinchiusi nella mia camera, mi sentivo stranamente stanco. Non avevo ancora fatto nessun viaggio da quando era accaduto quella cosa a Fil, e forse il tragitto in macchina e l’arrivo nella casa in Piemonte erano state troppe cose nuove da sopportare, il mio corpo non era più abituato a fare tante cose in un giorno.
Mi risvegliai il giorno dopo con mia sorella che urlava dal piano di sotto di prepararmi ad uscire. Andammo a Torino per fare la spesa e la tarda colazione ad un bar.
I due erano impegnati a litigare su quale fosse la brioche più buona, il bar era pieno di vecchi che commentavano la partita di calcio della giornata precedente. Era un odore misto di brioche, caffè, fumo e vecchi. Era un odore piacevole e che mi ricordava le domeniche mattine che trascorrevo al bar con Marco e Fil quando eravamo al liceo.
Mi mancavano tanto quelle giornate spensierate, e forse quello mi fece fare un sorriso.
-Hey stai sorridendo! J! Stai sorridendo!- Urlò mia sorella
-Lo sapevo che questa vacanza ti avrebbe fatto bene, hey, guadate tutti il mio amico sta sorridendo!- urlò tutto entusiasta Marco.
Provai un grandissimo senso di imbarazzo, avrei voluto zittirli all’istante ma mi sentivo talmente a disagio che provai più che altro a nascondermi.
Mi stavano guardando tutti, un po’ confusi e seccati dalle urla dei due, e fu in quel momento che notai qualcuno che mi sembrava di riconoscere.
Brizzolato, spalle larghe, naso aquilino e camicia a quadretti. Quando incrociammo gli sguardi, lui fece un’espressione totalmente scioccata, spaventata e forse nel panico.
Era il mio vecchio professore di disegno, quel bastardo che mi tolse la verginità quando avevo diciassette anni. E la sua espressione confermò i miei dubbi.
Quando mi vide, preso dallo spavento prese la sua giacca ed uscì. Non sapevo cosa fare, ma quando lo vidi ripensai a tutto quello che era successo con lui. Mi venne duro.
-Devo andare, so come tornare a casa, tranquilli. Ci rivediamo questa sera.-
-E dai, scusa stavamo solo scherzando! Non te la prendere J!- cercò di dirmi Marco mentre stavo lasciando il bar.
Misi il cellulare in silenzioso sapendo che i due avrebbero provato a richiamarmi. La mia testa era solo concentrata a ritrovare il vecchio prof, non sapevo perché ma sapevo che avevo bisogno di rivederlo. Finalmente dopo mesi, non stavo più pensando solo a Fil, mi risentivo di nuovo in vita.
Uscito dal bar intravidi la sua sagoma svoltare un angolo e così provai a pedinarlo. Dopo circa un quarto d’ora vidi che entrò dentro un cinema e così lo feci anch’io.
-Un documento per piacere?- mi disse la cassiera all’ingresso.
Come un documento? Mi accorsi solo pochi minuti dopo che il cinema in cui ero entrato era un cinema porno.
Non ci ero mai stato in un posto simile e non pensavo nemmeno che esistessero ancora. Mostrai il mio documento e pagai il biglietto. Scesi le scale.
Era tutto buio in sala: di fronte a me trasmettevano un film con due neri che si scopavano una ragazza bionda dalle tette grosse.
Appena scostai le tende dell’entrata della sala qualcuno mi prese velocemente il braccio.
-Sapevo che eri tu, troia! Ti manca il mio cazzo eh? Dai ci vediamo tra cinque minuti in bagno. Non farmi aspettare che sto scoppiando- disse il mio vecchio prof.
Mi venne di nuovo duro all’istante. Ma forse, era meglio aspettare prima di andare in bagno, per non destare sospetti. Così scesi le scale e mi sedetti in una delle poltroncine.
C’erano si e no sei persone in tutta la sala, tutte occupate a farsi seghe o pompini a vicenda. E la cosa non mi dispiaceva affatto.
Ero pronto a segarmi anch’io quando all’improvviso un ragazzo si mise proprio accanto a me. Non me l’aspettavo, ero sicuro che non ci fossero altre persone.
-Hey, mi faresti un pompino?- mi disse lui.
Aveva una voce profonda, maschile, aveva un buon odore, forse Axe? Si sentiva che era giovane ed leggermente in imbarazzo. Aveva un leggero accento del sud.
Si tolse i pantaloni e tra le sue gambe spuntò un bel cazzo grosso, forse non tanto lungo ma bello grosso. Aveva una bella cappella e si intravedeva il liquido pre eiaculatorio.
Sembrava davvero gustoso e così non me lo feci ripetere due volte. Erano passati mesi dall’ultima volta che ne feci uno, forse il mio corpo ne sentiva il bisogno ed aveva agito di sua spontanea volontà. Odorava di pulito ed il ragazzo era particolarmente peloso. Appena lo misi in bocca lui fece un bel sospiro e la sua testa si portò all’indietro.
Era caldo, duro e liscio. Mi era mancato il cazzo. Cominciai lentamente a leccare la cappella e pian piano lo misi tutto in bocca. Gli strizzai le palle e lui fece un leggero sussulto.
Feci su e giù con la testa e lui cominciò a tremare. Mi piaceva sentirlo mugolare. All’improvviso mi bloccò la testa e mi cominciò a scopare la bocca. Mi sentivo una troia.
-Adesso vengo- non fece nemmeno in tempo di finire la frase che mi riempì la bocca di quattro, cinque schizzi belli caldi. La sua sborra era dolce e molto densa, come quella di Fil.
Mi ripulii la bocca e mi accorsi che ormai erano passati più di cinque minuti. Mi alzai dalla poltroncina e scappai in bagno.
Quando ci entrai le mie narici erano pervase dal forte odore di urina e sborra. Una delle due lampadine era rotta e si spegneva ogni tot secondi. Era davvero un posto squallido.
Vicino alla porta di uno dei due gabinetti c’era il prof con l’aria abbastanza seccata.
-Mi hai fatto aspettare troppo troia, entra dentro!-
Entrai e all’istante il prof mi mise a novanta.
-Ora ti scopo come si deve troietta, non sai quante volte mi sono segato pensandoti. Per colpa di quel tuo amico me ne sono dovuto andare ma so che ti sono mancato. So che sei malata del mio cazzo!-
Quelle parole mi mandarono in calore. Mi abbassò subito i pantaloni e mi tolse le mutande. Sputò sul mio buchetto e sulla sua cappella. Mi penetrò con forza provando di metterlo tutto dentro in una sola volta. Urlai dal dolore, sembrava mi avesse strappato qualcosa dentro.
-Zitta troia, so che ti piace!-
Non mi piaceva, faceva malissimo. Ma allo stesso tempo mi fece ripensare alla mia prima volta con lui e mi divenne di marmo. Il dolore si affievolì, e cominciai a provare piacere.
Ero in estasi, sentivo il suo palo caldo dentro di me e le sue palle sbattere contro il mio sedere. Farlo in un bagno pubblico era ancora più eccitante. Sentivo il suo sudore cadere sulla mia pelle, i suoi respiri che si intensificavano.
-Ora ti riempio, ora ti riempio!- Sentii degli schizzi caldi scorrere dentro di me, il porco urlava e tremava dal piacere. Dopo qualche secondo si staccò da me e si ripulì con la poca carta igienica rimasta. Dal mio buco cominciò ad uscire la sua sbarra calda, lentamente.
-Sei rimasta troia allora- disse prendendo il mio cellulare. -Questo è il mio nuovo numero. Ho un paio di amici che si vorrebbero divertire questa notte. Ti chiamo io dopo. Ciao.-
E se ne andò lasciandomi lì, come uno straccio sporco e lurido.
Mi ripulii, e cercai di ricompormi. Faceva male ed il mio buco era in fiamme.
Erano successe talmente tante cose che ancora non avevo capito bene cosa avessi appena fatto. Uscii dal cinema.
-Hey te- mi urlò un ragazzo in giacca di pelle che era appoggiato ad un albero di fronte al cinema.
-Mi riconosci? Sono il ragazzo che hai svuotato pochi minuti fa. Ho provato a cercarti dopo che sei scappato ma non ci sono riuscito.- Era sorridente ma allo stesso tempo ancora leggermente imbarazzato. Aveva una pelle olivastra, era alto, riccio ed aveva un bel sorriso. Aveva degli occhi verdi, simili a quelli di Fil. Era proprio un bel ragazzo.
-Si? Scusami ma non sono molto in vena di chiaccherare ora- effettivamente chi lo sarebbe? Eravamo due perfetti sconosciuti ed io gli avevo appena fatto un pompino.
-Beh non hai torto. Comunque io sono Francesco, o puoi chiamarmi Fra. Piacere- mi stese la mano di fronte.
-Piacere, io sono J.- gliela strinsi. Aveva una mano bella grande, ruvida, ed una stretta parecchio forte.
-Che mani lisce che hai, eheh. Comunque io sono nuovo qui a Torino e faccio il cuoco. Mi piacerebbe conoscere gente nuova e te sei molto carino. Sta sera vado in una discoteca con degli amici, se ti va puoi unirti. Anzi mi piacerebbe un sacco che venissi- mi disse Fra facendomi leggermente arrossire.
Presi il cellulare cercando di inventarmi una scusa, ma lui me lo sfilò dalle mani. Scrisse il suo numero e si chiamò.
-Perfetto J, ora ho il tuo numero. Ci vediamo questa sera allora.- Mi diede un bacio sulla guancia e mi fece l’occhiolino. Salì sul suo motorino e ne andò via. Mi scappò un sorriso.
Cosa cavolo era appena successo?
Tornai a casa tra mille pensieri, il prof, Fra, entrambi che mi avevano proposto di uscire, quello che era successo al cinema. Finalmente non stavo più pensando a Fil.
-Dove eri finito?! Eravamo così preoccupati per te!- Mi disse mia sorella appena rientrai in casa.
-E smettila di fargli la mamma, è grande ormai. Dai fra poco si mangia- mi disse Marco facendomi un sorriso.
Mangiammo e li informai che sarei andato a visitare ancora un po’ Torino quella sera. Ci pensai tutta la giornata se rivedere Fra o no, ma lui mi mandò migliaia di messaggi e sembrava parecchio insistente.
-Ve bene, vai e divertiti. Mi sembra così strano che tu abbia voglia di uscire da un momento all’altro! Hai preso i tuoi antidepressivi almeno?.-
-Si si, forse stanno finalmente funzionando- sbuffai a mia sorella.
-J, ti veniamo a prendere con la macchina fra qualche ora al bar di questa mattina ok? Non mi sembra saggio lasciarti andare in giro da solo-
-Si si ok, ci vediamo dopo- Presi la confezione degli antidepressivi con me e mi diressi verso la discoteca che Fra mi aveva indicato.
Fortunatamente l’autobus si fermava proprio di fronte alla discoteca. E Fra era lì all’entrata. Aveva l’aria da cattivo ragazzo, con la giacca di pelle e la camicia bianca un po’ sbottonata dove si intravedeva il petto sodo e peloso. Era proprio carino. Mi venne incontro con quel suo bel sorriso.
-Sei venuto alla fine, dai entriamo dentro a ballare!-
La musica era davvero alta, non sentivo niente. Immagino che quella notte fosse la serata gay visto che era piena di ragazzi che si baciavano sulla pista. Fra provò a presentarmi i suoi amici ma visto che non sentivo niente non capii bene i loro nomi. Mi prese poi per mano e mi diede una pasticca facendomi l’occhiolino.
Non sapevo cosa fosse, ma onestamente non mi importava. Volevo solo divertirmi e cercare di non pensare più a Fil. Mi diede della birra e mandai giù la pasticca.
Mi sentivo confuso, felice, la stanza si muoveva e così anche le mie gambe. Fra mi portò in mezzo alla pista e ci scatenammo per non so quanto tempo.
Dopo un po’ mi strinse a se’ e mi baciò. Le mille luci della discoteca sembravano puntassero tutte a noi. Sembrava tutto al rallentatore ed il mio cuore stava esplodendo.
Sapete quando capite che vi siete presi una bella cotta per qualcuno anche se lo conoscete a malapena? Beh quello era il mio caso. Forse era arrivato il momento di andare avanti anche per me? Una luce illuminò i miei pensieri, ero finalmente felice.
Fra mi disse che doveva andare in bagnò e sparì. Quando mi accorsi che non stava tornando da parecchio, e le mani che mi palpavano il sedere stavano aumentando, mi decisi di andare a cercarlo. Non era fuori e quindi andai in bagno. Tutte le porte dei gabinetti erano occupate tranne quella in fondo da dove si udivano dei mugolii di piacere.
Aprì lentamente la porta e vidi Fra che stava scopando il ragazzo che pochi minuti prima stava ballando sulla pista dietro di noi.
-Hey J, vuoi unirti?- Mi disse tutto sudato accennando un ghigno.
Mi salì la rabbia in testa e cominciai ad insultarlo. Presi le mie cose ed uscii dalla discoteca il più in fretta possibile. Ero arrabbiato, talmente arrabbiato che mi vennero le lacrime agli occhi. Forse ero deluso, avevo finalmente ricominciato a sperarci. Perché dovevo ricevere solo e sempre delusioni?
Il mio telefono cominciò a squillare.
-Hey troietta, noi siamo pronti. Se vuoi ti vengo a prendere. Dove sei?- era il prof.
Gli dissi dove fossi, e poi ingoiai tutti gli antidepressivi che avevo.
Dopo pochi minuti mi venne a prendere con la sua macchina e mi portò in un bosco. Non sapevo dove fosse, non ero molto lucido. A malapena riuscivo a stare in piedi.
-Ma l’hai drogato? Sto qua non sta bene, non si regge nemmeno in piedi ahah!- Disse uno degli uomini di mezza età che era nel bosco. Ricordo avesse una pancia grossa e che fosse particolarmente peloso,
Erano in tre con il prof.
-Era già così quando l’ho preso in macchina, dai divertiamoci!-
Non ricordo molto, ricordo che mi scoparono tutti e tre a turno e che mi vennero poi tutti in bocca. Avevano dei cazzi grossi eppure non mi facevano male.
Poi mi lasciarono lì, uno di loro mi pisciò addosso chiamandomi cagna.
Ero lì, sdraiato e bagnato. Puzzavo, ero sporco. Sentivo freddo. C’era un leggero venticello che creava un dolce suono con le foglie degli alberi. Sentivo grilli ed altri insetti cantare.
Con le mie ultime forze guardai il cielo. Era stupendo, pieno di stelle. Mi ricordava di quando avevo fatto l’amore con Fil sotto quel cielo stupendo di Tenerife.
-Perché mi hai lasciato solo? Mi avevi promesso che saremmo rimasti per sempre insieme e che non mi avresti mai lasciato! Sei un Bugiardo!-
Delle lacrime cominciarono a scendere sul mio viso gelato. Avevo tanto tanto freddo, e così anche tanto sonno.
Il mio cellulare stava vibrando da un po’, provai a prenderlo. Era mia sorella. Le miei mani erano talmente congelate che mi cadde il cellulare vicino al viso. Smise di chiamarmi.
Sullo schermo c’era scritto “otto chiamate perse”. Arrivò un messaggio.
“J, dove sei?! Perché non rispondi? Io e Marco siamo qui vicini al bar. Comunque devo darti una notizia! Sono incinta di più di tre mesi! Aspetto due gemellini maschi, uno lo vorrei chiamare Fil. Comunque ti dico tutto appena ci vediamo, quindi muoviti a venire qui!”
Che ironia. Per mesi fui talmente sovrappensiero che non mi accorsi nemmeno che mia sorella fosse incinta. Avrei davvero voluto vedere i due gemellini. Ricominciai a lacrimare, forse quella volta per la felicità. Sapevo che non li avrei mai visti ma allo stesso tempo li amavo già.
Avevo tanto sonno. Le mie palpebre si facevano sempre più pesanti. Prima che si chiudessero definitivamente sentii il suono di alcune sirene dell’ambulanza.
Forse il prof si era pentito ed aveva provato a salvarmi all’ultimo? Alla fine non era poi così feccia. Purtroppo però non la saprò mai.
So solo che chiusi gli occhi e che quando mi risvegliai qualcuno mi stava portando in braccio. Conoscevo quell’odore, quel calore.
-Ti avevo detto che non ti avrei mai lasciato no?- Quegli occhi verdi, quelle lentiggini e quella voce.
-Ora staremo per sempre insieme-.

Grazie mille a tutti i lettori che hanno seguito questa storia! Chiedo scusa che per l’ultimo capitolo abbiate dovuto aspettare quasi due anni. Spero vi sia piaciuta questa saga e chiedo scusa in anticipo per tutti gli errori grammaticali e sintattici! Scrivetemi su kik (jakeb.94) o qui sotto i vostri commenti e le vostre critiche. E se volete per caso altre storie da parte mia fatemelo sapere. Un grande bacio a tutti! :)
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