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Lui & Lei

20 anni dopo - Capitolo 2


di tongue81
02.11.2023    |    6.124    |    1 9.6
"Questa, per me, non è una recita e pensavo che lo avessi capito!" "Davvero? Assolutamente no! Anche perché, come hai detto, dovrò soddisfare..."
La mattina seguente, appena giunsi all'aeroporto, venni accolto da Azzurra e dai suoi genitori come se fossi effettivamente il suo ragazzo: dopo essere stato preso in disparte dal padre che imbarazzato mi fece il classico discorso da genitore, raggiunsi quella che era la mia ragazza, la quale mi abbracciò e intrecciò le sue dita con le mie.
"Ci è andato giù pensante mio padre? Scusami ma credo che un giorno lo capirai: per lui sono la sua innocente bambina che parte con il suo primo ragazzo!"
"Figurati: alla fine è stato affettuoso e paterno anche nei miei confronti."
"Lo so: sia lui che mamma sono felici che al mio fianco abbia scelto un ragazzo come te. Ma la più felice di tutti sono io, libera di stare con il ragazzo di cui sono innamorata da 7 anni!"

Strabuzzai gli occhi manifestando la mia incredulità e smorzai quella reazione spontanea con un bacio tenero, comportandomi come un fidanzato innamorato, ruolo in cui mi calai alla perfezione essendo da sempre attratto da lei.
Ci sedemmo vicini anche in aereo e dopo tante coccole, carezze rubate e baci decisi di prendere in mano la situazione: "Azzurra, non che mi dispiaccia ma questa recita..."

"Allora non hai capito nulla. Questa, per me, non è una recita e pensavo che lo avessi capito!"
"Davvero? Assolutamente no! Anche perché, come hai detto, dovrò soddisfare sessualmente te e le altre due ragazze: di solito, le fidanzate litigano se il proprio ragazzo..."
"Giusto! Ma senza Chiara e Vanessa, forse adesso non saresti mio. Le ricompenso concedendogli di godere della tua prestanza e del tuo cazzo. Ovviamente solo per questi pochi giorni, dopo sarai solo ed esclusivamente mio."
Allungò una mano sul mio cazzo e iniziò a segarlo con dolcezza, approfittando del giubbino appoggiato sulle gambe.
"Diciamo che ti concedo l'ultimo scampolo di libertà, controllando che tu non ti possa innamorare di un' altra!"

Un susseguirsi di baci, carezze e palpatine sempre più intraprendenti caratterizzò tutto il viaggio, che, a causa di avverse condizioni meteo, obbligò il pilota a prolungare lo scalo a Francoforte di oltre due ore: arrivammo in hotel verso ora di pranzo, giusto in tempo per rifocillarci e per fare una doccia, prima di ritrovarci nella hall alle ore 16:30 per la prima visita programmmta. Nell' incredulità assoluta appresi che sarei stato in stanza con Topina, con la Badessa e con la Principessa Zaffiro, condividendo anche un letto matrimoniale.
"Iniziamo a definire i turni del bagno: ovviamente Stefano sarà l'ultimo!" esordì Chiara con fare deciso.

"Sono d'accordo e, forse, per ottimizzare i tempi sarebbe meglio che facessimo la doccia assieme, vero Ste?" replicò Azzurra scatenando battutine molto esplicite da parte dell'amica mentre Vanessa rimase chiusa nel suo solito silenzio monacale, lasciandole pungolarsi a vicenda fin quando non si alzò dalla sedia e iniziò a spogliarsi del maglioncino sformato color cachi: "Dovremmo stabilire anche l'ordine per il cazzo e, se non avete nulla in contrario, adesso ho voglia di scopare!"
Una densa nube di imbarazzo riempì la stanza, lasciando tutti di stucco tranne Vanessa che continuò a denudarsi lasciando intravedere quelle doti fisiche di cui Azzurra mi aveva accennato.

"Pacta servanda sunt!" esclamò dopo essere rimasta in reggiseno e culotte e incassando un cenno di approvazione sommesso dalle altre due ragazze. Con una naturale sfacciataggine che mai le avrei attribuito, si accomodò sul suo letto e mi fece cenno di raggiungerla. "Vediamo se la tua fama è meritata o meno!" affermò con un tono di voce eccitato e iniziando a muovere freneticamente le dita sulla patta del mio pantalone.

"Devo fare tutto da sola? Stefano, vuoi darmi una mano? Spogliati!"
"Scusa...."
Rimossi la felpa, sfilai la maglietta e rimasi a torso nudo nello stesso istante in cui Vanessa riuscì a slacciare cintura e pantaloni, osservando compiaciuta il bozzo a mezza erezione che riempiva i boxer.
Osservò compiaciuta l'addome piatto e definito, iniziò a ad esplorare il mio corpo con le mani prima di sollevare l'elastico del boxer e fare di un sol boccone il mio cazzo che stava acquistando sempre maggiore vigore.

Ripensai che il soprannome affibbiatole dovesse essere rimpiazzato rapidamente perché la "Madre Badessa" era una vera artista del pompino e aveva un'esperienza in questa nobile pratica che poco si addiceva a una monaca: ciò che mi lasciò interdetto ed estasiato fu la sua capacità di riuscire ad insalivare l'asta e bagnarla di quantitativi incredibili saliva in modi che avevo visto solo in qualche videocassetta porno.
Vanessa era una vera professionista del bocchino: senza mai utilizzare le mani, pompava, succhiava e leccava con maestria, padroneggiando il cazzo e sapendo sempre quando rallentare o aumentare il ritmo assecondando le pulsazioni della mia asta e la profondità dei miei gemito.

"Mettiamoci a 69!" annunciò con un filo di voce mentre rivoli di saliva le trasfiguravano il viso: mi ritrovai con la faccia contro la sua fica gonfia e pulsante, pelosa ma curata e vogliosa di essere presa. Leccai avidamente, infilai due dita e iniziai a farla contorcere sin da subito, soffocando i suoi gemiti profondi con il mio cazzo. Venne dopo pochi minuti, abbandonando il uccello per pochi minuti, iniziando a gemere in modo fragoroso tanto da attirare l'attenzione di Chiara che prima ci ammonì a non fare tanto chiasso e poi ci ricordò che il tempo scorreva e avremmo dovuto essere pronti per le 16:00.
"Stenditi" mi ordinò in modo perentorio e con un gesto secco si impalò su di me, iniziando a cavalcarmi come un'ossessa, incurante che il mio viso fosse imperlato dei suoi umori.

Riuscì finalmente a slacciarle il reggiseno e ad ammirare due tettone grandi, sproporzionate rispetto alla sua figura minuta ed esile, le afferrai le natiche e la agevolai nei movimenti.
Era talmente sensibile che venne altre due volte nel giro di quarto d'ora, sempre rimanendo sopra di me e cavalcandomi in modo furioso.
Ma il tempo stringeva e così fui obbligato a disarcionarla, a farla stendere sul letto per iniziare a penetrarla con ancora maggiore foga.

Vanessa assunse una maschera grottesca e oscena, ad ogni affondo una raffica di endorfine le scuoteva il corpo, come una tarantolata, come una posseduta.
"Contiiiiiinuaaàaaaaa! Sfooondaaaaamiiiiii!"
"Abbassa la voce? Se vi sentono siamo fottuti!"
"Zittaaaaaaa. Staaaaseeeraaaa tiii sfooonnndaaaaa ancheeeee aaaa teeee!"
Iniziai a stantuffarla come un coniglio in calore e, dopo un ultimo violento e fragoroso orgasmo, mi sfilai dalla sua fica violacea e madida di umori per schizzare finalmente sulle sue tette gonfie e sui suoi capezzoli irti, facendo attenzione a non sporcare il letto.

Mi accasciai al suo fianco, provato e con le braccia indolenzite: dopo qualche minuto Vanessa si congedò con un bacio e corse in bagno per darsi una doverosa pulita mentre Azzurra mi fece cenno di seguirla in quella che era la nostra stanza...

[Continua]
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