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20 anni dopo - Capitolo 7 - Epilogo.


di tongue81
19.01.2024    |    1.878    |    2 9.6
"Inaspettatamente, la principessa Zaffiro mi abbandonò seduto e immobilizzato sulla sedia, tuffandosi tra le braccia di Topina: rimasi qualche minuto..."
Le ultime due sere del viaggio non andarono come avevamo preventivato. La sera della scopata in bagno con Azzurra crollammo tutti e quattro stanchi ed esausti, mentre la successiva, dopo aver partecipato ad un festino collettivo con troppo alcool per la nostra scarsa abitudine, riuscii solo a consumare l'ennesima meravigliosa scopata con Azzurra dopo aver aiutato Topina a smaltire la sbornia e mentre Vanessa si gustava il cameriere mulatto in un'altra stanza.
Rientrammo a casa felici ma ci rimase il pallino di organizzare una piccola orgia, un rituale di conclusione di quei giorni straordinari.

I giorni passarono e il temuto spettro dell'esame di maturità prendeva corpo, obbligandoci a non sottrarci allo studio e alle nostre responsabilità. Nonostante tutto, io e Azzurra continuammo ad essere una coppia, a scopare ogni sabato pomeriggio, approfittando delle uscite e degli impegni dei nostri genitori. Terminate le interrogazioni e le lezioni, ci fiondammo tutti nello studio matto e disperato: il pomeriggio che precedeva la prima prova, Chiara piombò a casa mia mentre ero assorto nello studio di Pirandello, autore spesso gettonato per il tema d'italiano.
"Che secchione! Ormai alea iacta est!"
"Topi, hai ragione ma lo sai. La prof Z mi ha preso di mira da quando sono il bruto che ha iniziato a corrompere la sua principessa senza macchia!"

Fece spallucce e si abbandonò ad una risata sguaiata: "Ste, hai ragione... Sei passato dal 9.5 al 9. Un vero e proprio accanimento!"
"Tu scherzi ma sottovaluti cosa potrebbe significare per me prendere un voto inferiore ad Azzurra!"
"Seeeee.... Prenderete entrambi il massimo! Piuttosto... Senti un po' ... ma se stasera alleggerissimo la tensione pre esame vedendoci?"
Strabuzzai gli occhi, guardai l'orologio e sbuffai: "Effettivamente è già tardi. Forse decomprimere la agitazione potrebbe essere una buona soluzione."
"Ottimo. Ci vediamo alle 21 in piazza!"
"Per andare? Azzurra lo sa? La devo chiamare?"
"Michele, stai diventando una palla, fattelo dire. Vieni e non fare domande! Ora vado perché ho un paio di cose da sistemare!"

Mi presentai in piazza, sotto l'orologio, all'orario stabilito: Azzurra non volle essere venuta a prendere e la cosa mi rese un po' nervoso, stato d'animo amplificato dalla baraonda che mi circondava. Attesi 20 minuti come uno stoccafisso, mandai un SMS alla mia ragazza che rimase lettera morta e poi decisi di prendere una birra al solito bar.
"Buonasera Gianni, una Nastro piccola!"
"Buonasera! Ti pare il caso di metterti a bere la sera prima dell'esame? A proposito, ho una busta per te!"

La aprii immediatamente incredulo per il suo contenuto, un biglietto accompagnato da due chiavi: ringraziai Gianni e accettai il suo consiglio sulla birra, lessi il biglietto e corsi all'appuntamento. Sapevo che la casa della nonna di Chiara era nei pressi della piazza e la raggiunsi in pochi minuti entrando dal portone principale per il quale avrei usato la prima chiave: come indicato dal biglietto, cercai la buca delle lettere associata all'appartamento nell'androne condominiale, sforzandomi per ricordare il cognome della nonna materna, affinché trovassi le nuove informazioni. Tra la corrispondenza accumulata, indentificai una nuova busta dal volume anomalo, la aprii e trovai altre chiavi e un ulteriore messaggio che mi indicava il piano e la scala della destinazione.

Entrai nell'appartamento senza fare rumore, accompagnato dai brusii di fondo delle televisioni e dei suoni della strada, chiusi la porta e attesi: alla mia destra si illuminano le plafoniere del corridoio e, in perfetta sequenza, apparvero Chiara, Vanessa e Azzurra, ciascuna vestita con un tubini di taglio simile se non uguale ma di colore differente, andando a comporre il tricolore.
"Oggi siamo patriottiche, sperando che sia un buon presagio per la nazionale e per la nostra maturità!" esordì Azzurra salutandomi con un bacio languido e passionale. Anche le altre due amiche la imitarono, salutandomi allo stesso modo e incuranti della presenza della mia ragazza.

"La bandiera siamo noi... Tu sei l'asta, amore!"
"Vogliamo chiudere il cerchio?" Domandai iniziando a mostrare il bozzo nei pantaloni, accettando con piacere la provocazione.
"Troppo facile... Devi dimostrare di essere in grado di reggere il peso dello stendardo!"
"Badessa, soffri di amnesie o vuoi una scusa per una bella ripassata?"
"Ste, devi scegliere: sei parte della nostra fantasia ma non ne sei autore, quindi o accetti di farti guidare o le ragazze se ne vanno!"
Rieccola: la principessa Zaffiro, la mia nemesi, era tornata per qualche ora. Autoritaria, decisa, spietata e pronta ad impartirmi ordini per condurre il gioco secondo le sue volontà.
Alzai le braccia in segno di resa incondizionata, chiesi se potevo accomodarmi e sprofondai sulla poltrona che Azzurra mi aveva indicato, la stessa dove pochi giorni prima avevamo scopato.
Chiara si preoccupò di illuminare l'ambiente, accendendo le varie lampade presenti nella stanza e creando un'atmosfera soffusa, Vanessa si preoccupò di arieggiare l'ambiente, spalancando le finestre e sollevando leggermente le tapparelle. Nel mentre, Azzurra prese una delle pesanti ed imponenti poltrone del tavolo da pranzo e la posizionò nel centro della stanza, in controluce rispetto alla piantana che costituiva la fonte più luminosa presente.
Iniziò una lenta processione verso di me: Vanessa si spogliò dell'abito verde e, completamente nuda, venne a strofinare il suo seno sul mio viso. Anche Chiara la imitò e, senza nessun indumento, mi liberò il bastone da pantaloncini e boxer strusciando delicatamente la sua fica sulla cappella.
Dulcis in fundo, fu il turno di Azzurra che sensualmente inizio a succhiarmi il cazzo, dolcemente e impregnandolo della sua saliva. In estasi, non mi resi conto che le altre due ragazze approfittarono della mia parziale mancanza di lucidità per legare braccia e gambe alla poltrona.

"Che sfaccimma state facendo?"
"Quello che desideriamo, amore mio. Vedrai che ti piacerà!"
"Non voglio stare legato come un salame!"
Le mie proteste continuarono ma rimasero inascoltate: le tre ragazze si accomodarono sul divano e iniziarono a riscaldarsi a vicenda lasciandomi incatenato al ruolo di osservatore passivo, mentre tre corpi femminili così diversi tra loro ma ugualmente attraenti si intrecciavano e si toccavano con sempre maggiore passione. Ero relegato al ruolo di un moderno Prometeo, incatenato ed immobilizzato, costretto ad subire le loro evoluzioni a mazza tosta.
Vidi Azzurra stendersi sul divano mentre Vanessa si tuffava tra le sue gambe con avidità e al contempo Chiara si accomodava sul suo viso con le mani protese verso le tette.

I loro gemiti venivano amplificati dal silenzio della casa, le mie proteste cadevano nel dimenticatoio, suppliche inascoltate dalle mie carnefici troppo impegnate a perseguire il loro piacere. Una tortura sottile, terribile ma anche seducente che raggiunse picchi elevatissimi quando la ormai ex Badessa dopo essere stata martorizzata in tutte le sue zone erogene dalle amiche si abbandonò ad un spruzzo impetuoso che arrivò a lambire le mie gambe. Dopo la prima ora, sopraggiunse in me un sentimento di rassegnazione, una consapevolezza di essere relegato al ruolo di fortunato osservatore; esausto e sconfortato, chiusi gli occhi e li riaprii solo nel momento in cui il cazzo venne pervaso da una inaspettata sensazione di calore.

Vidi il seno di Azzurra sfregarsi contro la mia bocca, sentii delle unghie stuzzicarmi le palle e due mani, probabilmente di Topina, che mi accarezzavano il petto. La mia ragazza mi stava cavalcando furiosamente, incurante di una mia preventivabile sborrata: galoppava sulle praterie del piacere come un'amazzone coraggiosa e pronta ad affrontare la battaglia del piacere più intenso. A fatica riuscii a controllare le violente scariche ormonali che torturavano i miei centri nervosi ma la spuntai, trattenendo lo sperma fino a quando la sua fica non rilasciò sul mio cazzo e sulle cosce rivoli di ambrosia.
Inaspettatamente, la principessa Zaffiro mi abbandonò seduto e immobilizzato sulla sedia, tuffandosi tra le braccia di Topina: rimasi qualche minuto interdetto, a cazzo duro, consapevole di dover attendere le decisioni delle tre ragazze.
Il copione fu ripetuto altre due volte, prima da Vanessa e poi da Chiara, e solo quando le smorfie di piacere si trasformarono in fastidio, Azzurra ebbe la clemenza di liberarmi le palle con uno dei suoi magistrali pompini e, dopo aver sborrato, anche gli arti legati.

"Non ce la facevi più, vero Ste?"
"Mi avete torturato!"
"Non fare la vittima... Credo che chiunque avrebbe voluto essere al tuo posto!"
Quella frase pronunciata da Vanessa, con quel sorriso beffardo e provocatorio, mi colpì come un ceffone in pieno viso.
"Sicuramente ma vorrei sapere se anche a voi piacerebbe essere legate ed abusate sessualmente come avete fatto con me!"
"Non fare il pesaturo... Abbiamo giocato e abbiamo gestito al meglio per tutti la situazione!"
La risposta di Chiara mi mandò su tutte le furie: mi rivestii frettolosamente, schiumando rabbia come una belva inferocita, sentendomi tradito e privato di una decisione, di una fantasia che doveva essere collettiva.
Azzurra mi fermò sulla porta afferrandomi la mano sinistra con dolcezza.
"Non volevamo e non volevo che avessi questa reazione!"
"Davvero? E allora perché mi avete escluso da quella che era una nostra volontà?"
"Lo abbiamo fatto pensando di farti piacere..."
"Ci vediamo domani mattina sotto casa per andare a scuola... Ora..."

Il dialogo fu interrotto da Vanessa che mi chiese scusa con sincerità e dispiaciuta per la mia reazione mentre Chiara mi chiedeva di restare, che la notte era ancora lunga e che quel momento avrebbe dovuto essere un ricordo felice per tutti. Restai e parlammo, ridemmo e scopammo nuovamente in totale libertà, senza vincoli, senza l'obbligo di osservare un copione. Due ore di sesso estenuante ma felice, due ore di complicità e affetto, due ore dove si cementificò un legame indissolubile.
Rimanemmo a lungo in silenzio, nudi e felici, osservando un soffitto dove iniziammo a dipingere il nostro futuro e a tracciare ognuno per conto proprio una strada che prima poi avrebbe intersecata quella degli altri.

"Tutti per uno, uno per tutti!" esclamò Vanessa allungando il braccio a mo' di fioretto e venendo imitata da tutti noi, con la promessa di rivederci nuovamente dopo 20 anni.

[Fine]
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