tradimenti

ELEONORA


di KRL75
26.07.2020    |    18.106    |    7 9.9
"La schizzai sulla pancia, sul seno, sul viso..."
Eleonora è un’amica di vecchia data di mia moglie. Dopo anni in cui si erano perse di vista si erano ritrovate e saltuariamente ci frequentavamo. Una bellissima ragazza, con un fisico spettacolare e un viso di una bellezza particolare.
La frequentazione è continuata anche dopo i rispettivi matrimoni e la nascita dei figli, aiutata dal fatto di avere casa al mare nello stesso villaggio sul litorale romano.
Ed è proprio li che si svolge l’avventura che vi vado a raccontare.
Come dicevo passavamo parecchio tempo insieme, nei fine settimana soprattutto, ma anche nei giorni feriali, quando ci si ritrovava per bere una cosa insieme dopo il lavoro, mentre i bambini si scatenavano negli spazi comuni del villaggio.
Io ed Eleonora non ci eravamo indifferenti, lo avevo capito da tempo. Tra noi in certi momenti si creava un’elettricità che era difficile gestire. Fino a quel momento però, nessuno si era mai spinto oltre qualche sguardo furtivo, troppo rischioso in quella situazione.
Una sera però arrivò il corto circuito.
Al villaggio era stata organizzata una festa. Tutti insieme nella piazzetta a mangiare pizza e a bere birra, musica e balli e i bambini che correvano e giocavano. Dopo la cena regnava un’allegra confusione. Fu proprio in quel momento che Eleonora mi passò alle spalle. Lo spazio era stretto, quindi per passare mi sarei dovuto spostare. Lei invece non mi chiese niente, si appiattì tra me e il tavolo per passare e così facendo fece strusciare il suo corpo contro la mia schiena e fece passare la sua mano sul mio fianco, scivolando leggermente sulle mie costole, in un’impercettibile ma chiarissima carezza.
Colto di sorpresa mi voltai, vedendola allontanare tra la gente e la seguii mentre portava a spasso il suo splendido culo chiuso in un paio di calzoncini.
Quel piccolo contatto mi turbò. Sentivo che non era stato casuale, ma non avevo idea di come dare seguito alla cosa.
L’occasione si presentò qualche minuto dopo. Lei aveva lasciato i figli con i nonni perché sarebbe tornata a Roma per impegni lavorativi. Dopo aver salutato tutti si avviò sul viale che portava all’uscita del villaggio e quindi al parcheggio dove avrebbe recuperato la sua auto. Io con una scusa la accompagnai, dicendo che mi ero stancato della festa e che mi sarei rilassato un po’ nel giardino di casa mia. Arrivati al cancello della mia abitazione, quando già ero rassegnato ad un saluto veloce, Eleonora mi chiese se potevo offrirle un bicchiere d’acqua.
Entrammo a casa e scendemmo le scale per arrivare nella taverna dove c’era la cucina.
Le diedi l’acqua. Io la aspettavo vicino alla scala. Appena ebbe finito venne verso di me. Io avevo spento la luce, eravamo illuminati parzialmente da uno spicchio di luce che proveniva dal piano superiore.
Arrivò sui primi gradini, dove io la stavo aspettando. La penombra ci avvolse. I nostri sguardi si incontrarono a pochi centimetri di distanza. Decisi di rischiare. Le posai le mani sui fianchi spingendola dolcemente verso il muro.
Lei si lasciò adagiare senza opporre resistenza. I suoi occhi erano incollati ai miei. Ci baciammo all’improvviso, quasi con violenza, quasi a volerci mangiare. I nostri corpi spingevano l’uno verso l’altro, quasi a volersi entrare dentro.
Ora il contatto era diventato più violento, quasi una lotta. Le passai le mani sul seno, approfittando della scollatura della canottiera per passarle la lingua sul collo.
Lei mise la gamba sul gradino superiore a quello dove stavamo, permettendo ai nostri corpi di avvicinarsi ancora di più. Ora il mio pacco strusciava esattamente sulla sua fica. Sentì che ero già eccitato e la cosa le piacque, visto che, inarcandosi leggermente, cominciò ad accompagnare i miei movimenti con il suo bacino.
I nostri respiri si erano fatti più serrati, fino a quando sentimmo scattare la serratura della porta del piano di sopra.
Subito ci ricomponemmo, staccandoci e apprestandoci a salire.
Per fortuna erano i bambini che erano entrati per prendere qualche gioco, e che quindi non diedero importanza alla nostra presenza e soprattutto ai nostri visi paonazzi.
Eleonora uscì e andò via, ci salutammo velocemente senza fare accenni a quello che era appena successo.
Mi sedetti su una sdraia in giardino e mi accesi una sigaretta, avevo bisogno di tornare a temperature normali!
Nei giorni successivi non riuscivo a togliermela dalla testa. Ciò che era successo aveva portato allo scoperto sensazioni che per troppo tempo erano rimaste nascoste.
Ci eravamo rivisti un paio di volte, ma sempre insieme ad altre persone e non si erano create le condizioni per tornare sull’argomento.
Finchè un pomeriggio, approfittando del fatto che i bambini erano al mare con i nonni e i rispettivi consorti erano al lavoro, Eleonora mi inviò un messaggio chiedendomi se volevo passare da lei per un caffè prima di raggiungere gli altri al mare.
Arrivai a casa sua. Era splendida. Aveva il bikini e un pareo che le cingeva la vita. Mi diede il caffè e bevemmo in silenzio, un po’ imbarazzati.
Più la guardavo più la voglia di averla diventava ingestibile.
“L’altra sera è stato uno sbaglio”, esordì.
“Abbiamo rischiato troppo e poi è una cosa che non ci può stare tra noi”, continuò.
Io rimasi in silenzio. La guardavo e la volevo. Sapevo che aveva ragione razionalmente, ma il desiderio mi annebbiava i pensieri.
“Non pensi davvero quello che stai dicendo”, le dissi.
Per tutta risposta lei si voltò, appoggiandosi con le mani sul tavolino alle sue spalle, come a raccogliere i pensieri.
Le arrivai vicino e l’abbracciai da dietro.
Sentivo il profumo dei suoi capelli e il profilo delle sue chiappe si scontrava con il mio cazzo, già eccitato e già evidente dal tessuto leggero dei calzoncini.
Le sciolsi il pareo e lo feci scivolare giù, lungo le sue gambe. Cominciai a fare pressione sul suo culo facendole sentire la mia erezione. Lei sussultò e si appoggiò su di me. Le mie mani risalirono sulla sua pancia fino ad arrivare alle sue tette. Scivolai all’interno del reggiseno andando a stuzzicarle i capezzoli già turgidi.
Girò la testa e incontrò la mia lingua alla quale rispose con altrettanta passione.
Scesi con una mano dentro gli slip e la accarezzai, era già bagnata.
“Ti voglio, non fermarmi…lo vuoi anche tu” le sussurrai all’orecchio.
Staccò una mano dal tavolo e la fece passare dietro di lei, fino ad andare ad accarezzare il mio cazzo.
Mi abbassai i calzoncini per facilitarle il compito.
Avevo iniziato a masturbarla ed Ele si stava bagnando ancora di più e i suoi gemiti soffocati mi riempivano le orecchie.
Non ce la facevo più era arrivato il momento di prenderla. Le tirai giù lo slip, lasciando libera la sua fica completamente rasata. Con un piede feci forza sul suo, facendole allargare le gambe. Poi con una mano le spinsi la schiena, facendola piegare quel tanto che mi bastava. Colta di sorpresa lasciò la presa sul mio cazzo e appoggiò anche l’altra mano sul tavolo. Le passai la cappella fra le cosce, fino a trovare il punto che desideravo. Con un colpo di reni spinsi il cazzo verso la sua fica penetrandola.
Eleonora soffocò a fatica un urlo.
Cominciai a spingere dal basso verso l’alto, finche il mio membro fu completamente dentro di lei.
Una volta entrato le mie spinte diventarono subito più violente e serrate. Volevo spaccarla in due, volevo che mi sentisse fino in fondo.
“Si…si….” Cominciò a ripetere.
La presi per i capelli tirandola verso di me. Ora non poteva più muoversi. Il tavolo sbatteva sul muro a cui era appoggiato ad ogni spinta. Da dietro mi godevo lo spettacolo del suo corpo sinuoso che si muoveva per accompagnare il movimento del cazzo dentro di lei. I suoi bellissimi piedi si erano messi sulle punte per facilitarmi l’entrata, ed ogni spinta li vedevo sussultare
Sentivo i suoi umori bagnarmi l’asta e la smorfia di dolore e piacere che vedevo sul suo viso ogni volta che le tiravo i capelli mi faceva impazzire.
Dopo alcuni minuti Eleonora, da animale del sesso qual era, decise di cambiare posizione. Si liberò dalla stretta ai suoi capelli e appoggiò una gamba sul tavolo, sdraiandosi quasi completamente col busto sul piano. Con le mani fece cadere tutti i suppellettili e piantò i palmi sul muro davanti a lei, per resistere alle mie spinte che in quella posizione diventarono ancora più profonde e violente. Io sbuffavo e ansimavo, lei gemeva ad ogni colpo e fu scossa da un orgasmo violento. Vedevo le sue mani delicate fare forza contro il muro, era diventata quasi una lotta.
“Dai, scopami, scopami,,,,più forte, non fermarti”, mi incitava. Il tono perentorio, quasi un comando, mi aveva fatto diventare ancora più voglioso di scoparla e di farla godere.
Ora volevo vederla in faccia.
Uscii da lei la voltai…..aveva la faccia rossa e sconvolta, ma mi guardava dritta negli occhi. Voleva che la scopassi, lo pretendeva!, non era una donna abituata a subire e ci teneva a farlo capire!
Si sedette sul tavolo, lo prese in mano e se lo spinse dentro. Chiuse le gambe intorno a me e mi tirò verso di lei. Io continuavo a sbatterla con tutta la forza che avevo. Il tavolino orami saltava seguendo i nostri corpi. Ebbe un altro orgasmo che sottolineò stringendomi le braccia. Anch’io ero quasi arrivato al culmine.
Intensificai le mie spinte. Lei capì che stavo per venire.
“Vienimi addosso, voglio che mi sporchi…..”
Lo tirai fuori, mi segai per qualche secondo, lei mi guardava rapita. All’improvviso esplosi. La schizzai sulla pancia, sul seno, sul viso. La guardai stremato e con il viso sconvolto. Era fantastico vedere la mia sborra colare sul suo corpo.
Ci baciammo…poi senza dire altre parole, cominciammo a sistemare il tavolo e a raccogliere i vestiti. Qualcuno sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro….
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