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Lui & Lei

Tra amore e passione


di Membro VIP di Annunci69.it Occhidimare12
23.01.2023    |    1.877    |    19 9.6
"Tutti, tranne Olga, sempre sobria ma ebbra d'amore, a cui si spezzò il cuore..."
L'amore accende, la passione brucia. L'amore chiude gli occhi, la passione ti apre il petto ad ogni sguardo furtivo. L'amore necessita di tempo, la passione è fulminea. Per amore tremi, per passione fremi. Esistono uomini e donne amore e uomini e donne passione. I primi progettuali, i secondi navigano a vista e ogni giorno inventano un nuovo modo per anelare, desiderare e non darsi mai pace. L'amore richiede di essere coltivato, la passione coltiva te e ti cuoce a fuoco lento e fiamma d'inferi. Vorresti smettere di ardere e ci provi ma è lui che comanda ogni fibra del tuo corpo. Olga e Dario erano stati un uomo e una donna amore. Tanto ne avevano creato e dato ai loro rispettivi coniugi, alle loro famiglie. Create con l'intento di dare forma alla propria esistenza. Una forma che, seppur ti pare originale, è pur sempre una forma
di omologazione ad una prassi che garantisce stabile continuità alla specie umana e alle diverse forme di società primitive o evolute. A cinquant'anni ogni devianza dal protocollo sociale viene additata come crisi di mezza età mentre invece si tratta di pura rinascita. In cui, stavolta, ci si partorisce da soli.
La passione è per gente che non si addomestica e che soprattutto vive ogni momento con rinnovato interesse verso il gorgo. Quello nero che ti risucchia e che ti spinge a vagolare con l'anima persa. Appesa ad un solo e unico pensiero. Lui. Lei.
La passione è un gatto che non obbedisce. L'amore è il cane fedele che ritorna sempre indietro a consegnarti l'oggetto lanciato. Si erano incrociati gli sguardi come spade, in una libreria del centro mentre fuori diluviava. "Piovimi addosso che io ti cielo!" le aveva sussurrato lui avvicinandola in  coda alla cassa. Lei alzò gli occhi e sorrise.
Pagò i suoi tre saggi di filosofia, lui il suo manuale di cucina sous vide. Uscirono sotto la pioggia coprendosi il capo con le rispettive pubblicazioni acquistate, contenute in sacchetti di carta ecologica, spappolatasi sotto le gocce grosse e fredde come monete antiche. Avventurarsi là fuori, insieme, sotto tuoni e lampi che illuminavano a giorno la città, era parsa una prima avventurosa prova di bizzarra unione sodale.
"La mia macchina è vicina!" urlò Dario afferrandole la mano scivolosa.
Entrarono sgusciando come lumache bavose nell'abitacolo. Erano zuppi ma al riparo. Al riparo dal temporale ma non da loro stessi. Dario si tolse la giacca e la camicia frettolosamente lasciando ciondolare il suo piccolo crocifisso di diamanti sul petto glabro. Accese il motore del suv e partì mentre Olga si tolse le scarpe cercando di asciugare le copertine dei libri con un lembo della camicia di lui che odorava di stiratura e muschio. "Dove mi porti?" gli chiese. "A perderci" rispose lui guardando il suo seno che traspariva perfettamente dalla blusa color sangue di bue, aderita alla pelle come risucchiata da un potente vortice attorno ai capezzoli. Si ritrovarono sotto il muro di cinta di un monastero abbandonato, in aperta campagna. I fulmini illuminavano le grosse pietre avorio dell'intero complesso diroccato. I cipressi triangolari ondeggiavano come spettri al vento. "Non ho paura di te. Né di questa atmosfera gotica", disse Olga.
"Ah, lo so bene, per questo ti ci ho portato. Ricordo perfettamente quando dopo le lezioni all'università fuggivi al cimitero dei poeti inglesi per trovare la tua pace". "Ricordi questo?" chiese lei incuriosita. "Questo e molto altro. Che eri strana, diversa da tutte e bella come nessuna".
"Diversa lo sono ancora!" ribatté lei con un ghigno scherzosamente demoniaco.
"Anche bellissima, cavolo se lo sei ancora e molto di più!".
Si guardarono negli occhi e stettero in silenzio come d'abitudine quando da giovani avevano condiviso gli studi umanistici e si ritrovavano sul sagrato di santa Maria maggiore a parlare dei Nirvana, di Mallarmé e di Kant.
Un bacio, solo un bacio giocando con gli amici al gioco della bottiglia si erano dati ma entrambi lo custodivano ancora a fior di labbra.
"Certo che diventare mamma ti ha giovato!" disse Dario indicando il seno.
"Sempre stata intelligente, affascinante ma con la doppio zero di tette eh. Invece ora guarda qui che fioriera!".
"Uhm, che simpatico. Non hai perso il tuo umorismo british!" ironizzò lei.
"E chissà se invece il tuo canarino magari è diventato almeno un merlo!" continuò sghignazzando con la malizia femminile che le donne sanno tirare fuori quando hanno qualcosa da obiettare ad un uomo. Si amavano in gioventù. Lo sapevano entrambi, Dario, però  era diventato un ragazzo padre e a ventidue anni si era trasferito all'estero seguendo la giovane ragazza olandese dell'Erasmus che era rimasta incinta dopo una festa da cui uscirono tutti ubriachi. Tutti, tranne Olga, sempre sobria ma ebbra d'amore, a cui si spezzò il cuore.
Sposò, anni dopo, un uomo bellissimo da cui ebbe figli stupendi che ora vivevano all'estero.
"Ti sono sempre piaciuti gli uomini belli. Io non lo ero" disse lui abbassando lo sguardo.
"Alle donne non piacciono gli uomini belli ma quelli che le fanno sentire belle" soggiunse lei.
"E poi, tu sei bello!" gli disse accarezzandogli i capelli castani, sottili come fili di ragnatela che le trattenevano le dita.
Lui alzò la testa e con uno slancio felino la baciò. Si scambiavano la saliva come da adolescenti i chewingum. Era dinamico e intraprendente, molto cambiato dal ragazzo timido e impacciato che era stato, ora era un uomo realizzato, sicuro di sé e molto sexy. Olga lo tirò a sé, lui le strinse il seno e succhiò avidamente ogni parte di lei. Le sue labbra erano carboni ardenti sulla sua pelle, sui capezzoli, sul pube... Olga lo sentì entrare ed uscire con spinte sempre più veloci e il suo getto oltrepassò i poggia testa. Lui urlò come un ciclope accecato dal piacere. Lei si raccolse e rannicchiata tra le sue braccia stette in silenzio aspettando che il respiro di lui si calmasse.
Anche il tempo si calmò, Olga scese per respirare l'odore della terra dopo la pioggia. Dario si accese un sigaro.
"Olga, voglio che tu sia solo mia. Che stia con me! Per sempre" disse Dario baciandole i capelli e stringendola da dietro.
"Ahia, difficile" rispose lei.
"Guardami, io sono qua ora. Non andrò più via" disse lui.
"Lo so. Ne sono certa ma ora sono andata via io!" disse lei.
C'ho messo una vita per dimenticarti. Per fare la moglie, per far crescere i miei figli...
E ora, voglio essere solo mia!".
Continuarono a vedersi per anni, per sempre. Lui in attesa di lei. Lei, libera. Scopavano magnificamente. Ogni volta che tuoni e fulmini si abbattevano sul monastero tra i cipressi e la livida luna.
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