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Don Diego


di Membro VIP di Annunci69.it Occhidimare12
25.06.2023    |    445    |    12 9.6
"Con Don Diego era tutto semplice..."
Ludovica era bravissima nell'avere tutto e non avere niente contemporaneamente. Aveva un fidanzato che non vedeva mai. Una famiglia lontana e un lavoro intermittente da restauratrice. Con quel senso di precarietà indotto dal suo carattere ci conviveva bene, però. Era talmente forte che non aveva bisogno di troppe certezze. I cambiamenti le piacevano e li affrontava sempre con molto entusiasmo. Le vacanze le faceva quando gli altri lavoravano e lavorava quando gli altri si divertivano. Aveva dei ritmi suoi e una vita diversa e divergente dalla massa. Una domenica pomeriggio prese le chiavi dell'antica chiesetta di Santa Maria del Campo, i colori, i pennelli e se ne andò in aperta campagna a iniziare il lavoro che le era stato commissionato a fine maggio. Restaurare gli affreschi della volta e terminare entro fine settembre l'impresa che la stimolava come poche cose in quel periodo. Si pensava libera mentalmente e desiderosa di fare cose. Belle cose. E poteva, magari, iniziare da lì. Riccardo non era mai stato disposto a lasciarla andare. Il loro era un rapporto blando ma che durava da anni. "Mi sento come messa sott'aceto. In attesa perenne. Non viene mai ma non vuole che lo lasci" confidò ad Oscar, il suo migliore amico gay. "Eh, comodo lui. Ti vuole ma ti trascura. È tossica una situazione così, lo sai, vero?" le domandò senza giri di parole. Ludovica annuì. Forse era giunto il momento di cominciare a recidere i rami secchi. La chiesetta era un vero gioiello che si stagliava tra i campi di grano appena falciati e gli alberi di acacie che circoscrivevano il territorio della piccola frazione di campagna. Una fontana dinanzi il piccolo sagrato le dava l'idea che lì avrebbe avuto tutto ciò che desiderava. Acqua fresca, arte, ombra, silenzio e solitudine per ricominciare. Le impalcature scricchiolavano al suo passaggio e il loro cigolio era l'unico rumore in quell'ambiente sacro ma libero. In cui pensare, sì ma anche pensare di liberarsi di tutto. D'istinto inviò un messaggio su WhatsApp a Riccardo che faceva l'ingegnere al Nord. "Non riusciamo mai a vederci. Questa cosa mi pesa e io non voglio avere pesi. Mi merito di essere amata totalmente o di essere lasciata libera. Consideralo un addio. Non è per paura che te lo scrivo in un messaggio ma per semplice opportunità. Non mi va di trovare del tempo quando avrai tempo tu per parlare". Riccardo era in linea ma non lesse. Almeno non subito. Così lei spense il cellulare e si mise al lavoro. La Madonna era stata ricoperta da strati di tempo e polvere. E a fine estate avrebbe dovuto brillare di nuovo, finalmente. "Mia dolce Maria, ti farò bella come non mai, vedrai!" disse Ludovica indossando i guanti di lattice e guardando il volto della Vergine sulle cui tempie ricadeva un velo color magenta. Diversa da come appare nella classica iconografia cristiana. Più contemporanea. Meno mesta. "È bellissima, non trova?" disse una voce da lontano. Ludovica si voltò di scatto. Una figura alta e longilinea proiettava la propria ombra sul pavimento musivo della piccola navata centrale della chiesa. "Mi scusi, non volevo spaventarla. Sono Don Diego". "Non mi ha spaventata. Più sorpresa, direi. Piacere, sono Ludovica e mi occupo del restauro degli affreschi" precisò col solito piglio deciso. "Lo so bene. Ho voluto io questo restauro. E perché fosse possibile ho messo da parte i miei personali compensi di sacerdote della parrocchia di Sant'Anselmo dove celebro Messa e risiedo" puntualizzò Don Diego avvicinandosi e svelandosi in tutta la sua bellezza atipica. Più che un sacerdote sembrava un surfista australiano. Non indossava la tonaca ma dei semplici jeans scoloriti e una camicia di lino bianca arrotolata sulle maniche. Alto almeno un metro e ottantacinque, biondo con la barba chiarissima e gli occhi verde erba. Ludovica scese con agilità dai ponteggi per presentarsi in tutta la sua fresca e appassionata mini statura. Un metro e sessantacinque; bello ogni centimetro del suo essere nel mondo. Occhi grandi verde acqua, sotto un viso triangolare e un caschetto chiaro ondulato che non superava la mandibola. Sorridente e determinata a farsi strada tra centinaia di colleghi restauratori uomini. "Ho voluto io che fosse lei a restaurare Maria. Una donna ha più conoscenza e più rispetto dei tratti del volto femminile" le disse. "Grazie per la fiducia" ringraziò lei. Trascorsero almeno tre ore a parlare di arte, di pittori e di visi di madonne, in special modo. "Ora devo andare per la celebrazione del vespro ma ci rivedremo". Da quella domenica iniziarono, infatti, a vedersi quasi ogni giorno.
Con Don Diego era tutto semplice. Era un uomo pieno di interessi e curiosità. Non si nascondeva mai e ogni cosa la faceva alla luce del giorno. Un giorno aveva addirittura presentato sull'altare Ludovica. "Alla nostra comunità si è aggiunta una persona speciale. Si chiama Ludovica e si sta prendendo cura dell'immagine della madonna nella nostra chiesa del campo. A settembre sarà di nuovo splendente". I parrocchiani avevano accolto Ludovica con gentilezza e fiducia e stranamente quando la vedevano a passeggio, a cena o addirittura stesa sulle sponde del laghetto a chiacchierare con Don Diego non ne parevano particolarmente toccati. "Qui sono tutti gentili e accoglienti. Sono venuto cinque anni fa. E mi sento finalmente come a casa" le confidò un giorno. L'estate stava per finire, così anche il lavoro di restauro e la permanenza di Ludovica nel locale adibito ai campi scuola tenuti da Don Diego e che lo avevano visto protagonista di partite di calcio notturne, giochi atletici vari e persino ballerino di salsa. Fu proprio dopo la serata dei balli latini che Don Diego condusse Ludovica in un luogo strano. "Questa sera ho bevuto troppo!" disse lei, non pensavo di divertirmi così durante un soggiorno professionale. "Io lo reggo bene l'alcol, con tutte le messe che celebro!" esclamò Don Diego aprendo la porta della rimessa. Crocifissi, chiodi, corde, fruste, panche e banchi di legno erano ammassati dietro un apparente sipario nero. Un luogo lugubre illuminato da tre ceri rossi che qualcuno aveva acceso prima del loro accesso in quel posto lontano dalla festa salsera. "Cos'è questo luogo? Mi fa paura" sussurrò Ludovica. "Ci sono io, non devi avere paura!" le sussurrò Diego avvicinandole la bocca all'orecchio e quasi bisbigliando. "Mi gira la testa. Voglio uscire" disse lei con un filo di voce mentre lui le si incollò addosso da dietro. Ludovica sentì distintamente qualcosa di grosso e di duro premerle contro. "Sotto la tonaca non indosso mai i boxer né le mutande, te lo confesso" le disse portando la mano di Ludovica sul suo membro. "Lo senti? Diventa così quando ti vedo. Ed è una tortura perché dopo devo per forza segarmi e non sempre questo mi è possibile, lo capisci, vero?". Ludovica abbassò il mento e sentì una mano che afferrava la sua testa e la spingeva in basso. Verso quel membro enorme che Don Diego aveva scoperto sollevandosi la veste. Rimase in piedi sulle gambe nervose. Saldo in una sorta di postura da crocifisso. Ludovica si aggrappava alle cosce ricoperte di peli biondi, per non perdere l'equilibrio mentre lo succhiava. Forte, sempre più forte e velocemente come le suggeriva la spinta della mano del prete dietro la nuca. "Non sei la prima che porto qui. Ci vengono tutte le parrocchiane. Ma nessuna mi eccita quanto te!". Don Diego le raccontò che poteva obbedire, mantenere il voto di povertà ma non poteva non fare sesso. "Non saranno le scopate a farmi meno bravo come sacerdote. Il corpo può forse essere impuro perché gode? E poi, è l'anima che deve salvarsi. Non questo petto, queste braccia, questo cazzoooooo!" nel pronunciare quella parola, non si trattenne e venne copiosamente sul seno che Ludovica aveva opportunamente scoperto. Si sedettero entrambi su una panca di legno. Don Diego esausto, confusa e bagnata Ludovica. "Spogliati!" le intimò lui. Lei obbedì. Appena nuda si sentì accarezzare tutto il corpo voglioso. Due mani le afferrarono i capezzoli. Una bocca la baciava mentre sentiva entrare nella fica qualcosa di duro e tiepido. Il rito della candela era in corso. Officiato dalle parrocchiane che Don Diego aveva fatto accorrere nella "rimessa della passione", quel luogo dove ogni notte si ritrovò l'intera congrega di donne che Don Diego sottometteva. Ludovica ne entrò a far parte e insieme con esse sperimentò diversi giochi di potere sulla carne, ispirati agli antichi riti orgiastici pagani. Maria fu di nuovo esibita al pubblico e la chiesetta tornata ad essere frequentata. L'estate era passata ma Ludovica tornò altre volte in quel posto dove in speciali notti ci si riuniva per darsi piacere. Il vero piacere della trasgressione.
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