incesto

Profumo


di Membro VIP di Annunci69.it Occhidimare12
31.01.2023    |    1.005    |    10 9.8
""Avrei voluto portarti un regalo ma era tutto già chiuso..."
Tra le miriadi di messaggi in chat fui colpita da questo: "Hai dei piedi bellissimi. Voglio adorarli!". Di solito le parti di me più apprezzate erano state, da sempre, lo sguardo, il seno, le gambe e le mani curate che nelle foto impugnavano spesso oggetti come penne o pennelli nel fermo immagine del dipingere. Nessuno si era mai esposto nell'adorazione dei piedi. I feticisti sono numerosi sul sito e in altri contesti. Gente che acquista mutande e calze usate, peli pubici o ciocche di capelli; lui non mi sembrava tuttavia uno di questi. Decisi di incontrarlo, non so perché. Mi fidai. L'idea mi incuriosiva e soprattutto mi stimolava capire chi avesse occhio per dettagli tanto minuziosi. "Il tuo piede è ellenico, tipico delle statue classiche di Fidia" mi aveva scritto. Sono un collezionista di arte. Amo le statue di Canova e il buon cibo.
Quando aprii la porta mi aspettavo di vedere un uomo sulla cinquantina, distinto, colto, dalle buone maniere. Alto, brizzolato e dagli occhi grigi. Mi sorprese ammirare un ragazzo di trentaquattro anni, moro, capelli ricci e corti, barba di qualche giorno, gli occhi nerissimi come olive, in tuta ginnica rossa. Atletico ma non palestrato. Morbido e rassicurante. Dal sorriso sincero e pulito, come lo sguardo profondo e misterioso che già da una prima occhiata sembrava aver catturato molti particolari di me e della casa. Entrò con passo leggero, discreto ma sicuro di sé. Gli mostrai i miei dipinti. Ne fu entusiasta. "Sei una pittrice. Lo immaginavo!" disse. Non gli chiesi perché. Non mi interessava. Ero solo ansiosa di sapere cosa avrebbe fatto con i miei piedi. Mi sedetti sul divano. La luce irradiata dall' unica lampada era gialla. Anche l'atmosfera era calda. Riecheggiavano dal corridoio le note morbide ed eleganti di John Coltrane. Per una volta ero rilassata. Non dovevo fare nulla. Completamente nelle sue mani. Mani scure dalle dita flessuose, tiepide e asciutte. Detesto le mani mollicce, umide sulla mia pelle. Le sue erano perfette. I miei piedi sarebbero stati in buone mani. Prese il piede destro e sfilò con garbo la scarpa. Décolleté nera, tacco dieci, in raso e macramè. La appoggiò delicatamente sul tappeto e altrettanto delicatamente mi sfilò l'autoreggente. Non aveva l'aria famelica né sembrava troppo interessato a lingerie e calzature. Niente orpelli, solo la mia pelle, le mie ossa, la forma del mio piede sembravano attrarlo. Quando furono libere dal superfluo e scartate come un pacco regalo, le dita del mio piede furono nella sua bocca calda, umida, accogliente. La sua lingua distingueva ad uno ad uno ogni dito succhiato. Non parlava. Mi guardava negli occhi e accoglieva il piede tra labbra e lingua. Vellutate e confortevoli entrambe. Lo stesso piacevole trattamento lo riservò al piede sinistro. Mi eccitò molto la situazione e il suo saperci fare. Immaginavo che mi avrebbe chiesto altro. Speravo quasi che lo avrebbe fatto. Era così capace, abile e controllato che tanto più si concentrava sui piedi e tanto più desideravo che esigesse altro. Il mio seno... lo sentivo scoppiare e la mia vulva era aperta e bagnata come una rosa irrorata dalla rugiada del mattino.  "Adoro i tuoi piedi. Sono rari. Come li avrei sempre voluti. Tu sai di gelsomino. Sai di buono". Mi disse che era lo chef di un famoso ristorante della capitale e che aveva un olfatto spiccatissimo. Pensai al protagonista di "Profumo" e dissi tra me: "Ecco che adesso mi confida di essere un serial killer che uccide le donne per asportarne capelli, ascelle, pube, piedi per ricavarne dodici essenze ideali e formulare il profumo perfetto". Mi disse una cosa più sconcertante: "Ho un cugino qui. Abita dalle tue parti e si chiama...". Conosceva mio fratello. Oddio, non lo conosceva semplicemente. Era suo cugino. Quindi cugino di mio fratello, cugino anche mio. Dio santo, avevo desiderato tutto il tempo di scopare, dunque, non con un semplice adoratore dei miei piedi ma con mio  cugino? Mi ricomposi in fretta e guadagnai il bagno. Lavai il viso e i piedi. Quando mi calmai e accettai l'idea, al limite dell'incesto, per fortuna non concretizzata, uscii per congedarlo. Nell'aria aleggiava il suo profumo. Il divano, le scarpe, le cose erano intrise della sua essenza.
Anche il biglietto che scorsi accanto ai libri, le candele e al piccolo busto di Buddha che campeggiava sul tavolo di cristallo dell'ingresso. "Avrei voluto portarti un regalo ma era tutto già chiuso... perdona la rozzaggine ma ti lascio questi perché tu possa comprare qualcosa di bello e associarlo a me. La bellezza non ha un prezzo ma sempre e solo un valore". Oltre al pensiero scritto, nella busta c'erano trecento euro. La cosa non mi urtò. Stranamente non la ritenni offensiva o materialistica. Il giorno dopo li usai per comprare un profumo dalle note dolci, delicate e persistenti. Proprio come la magia di quel momento vissuto tra eccitazione, desiderio e... aria di famiglia.
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