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Come sono diventata piu' Cagna e Puttana


di Membro VIP di Annunci69.it pamyzi1
31.08.2020    |    16.210    |    5 9.7
"Quelle foto sprigionavano una sensualità senza pari..."
Il lusso dell’ingresso che precede la business room del mio datore di lavoro non ha eguali. Anche quel giorno prima ancora di varcare la soglia dell’ufficio del cav. Leonardi avvertii, come le altre volte, il netto senso d’inferiorità che quell’elegante sontuosità è deputata a trasmettere. Quella volta però la mia inquietudine era maggiore. Non mi aspettavo quella convocazione improvvisa e non riuscivo a immaginarne la ragione.
Leonardi mi ricevette, dopo un’attesa non breve, dietro una massiccia scrivania di legno nero. Accanto a lui la sua splendida, giovane e raffinata segretaria, elegantemente vestita con una camicetta e una gonna bianca attillata lunga fino al ginocchio.
– Vieni, accomodati ‘ mi disse ‘ scusami se ti ho fatto aspettare ma ho dovuto mettere insieme alcune cose che voglio mostrarti.
Aprì dei grossi registri che erano sul tavolo e li girò verso di me.
– Ecco, guarda. Questi sono i registri degli acquisti impianti e altri beni strumentali della nostra società. Ti ho chiamato perché so che li conosci bene, dato che il settore acquisti beni strumentali lo gestisci tu. Ci sono alcuni punti che non mi sono chiari. Queste cifre, in particolare, sono un po’ alte rispetto al normale e non riesco a capire perché.
Questa richiesta di chiarimenti così brusca, senza convenevoli preliminari, mi colse del tutto alla sprovvista. Nel mare dei registri contabili della nostra grossa società, che ogni anno acquista beni per svariati milioni di euro, il cav. Leonardi mi stava sottoponendo, evidenziate in giallo, le poche cifre che il mese precedente mi ero permesso di gonfiare di qualche migliaio di euro per pagarmi una ‘tredicesima’ personale. Da tempo sapevo che i miei colleghi facevano altrettanto, peraltro in modo molto più smaccato, senza essere scoperti. E mi sembrava incredibile che il cav. Leonardi si fosse preso la briga di eseguire dei controlli su importi così modesti. Tentai una debole difesa, ma il cavaliere mi stoppò quasi subito.
– Prima che tu dica qualcosa di cui poi potresti pentirti ‘ caro Guido ‘ ti voglio precisare che ho già fatto verificare queste cifre dal nostro ufficio ragioneria e dai riscontri effettuati è risultato che sono inesorabilmente falsificate. Si, certo, non si tratta di alterazioni molto significative, hai sottratto in tutto poco più di duemila euro, ma è più che sufficiente per licenziarti.
Non mi pareva vero. Un quarto d’ora prima ero alla mia scrivania a lavorare pensando a cosa avrei fatto il week-end e ora stavo per essere licenziato. Iniziai a sudare freddo. Non sapevo cosa fare. Mi sembrava che qualunque cosa avessi detto o fatto avrei peggiorato la situazione.
– Io sono qui da molti anni ‘ balbettai ‘ ho sempre lavorato sodo, senza risparmiarmi. Credo che lei l’abbia capito, perché altrimenti non mi avrebbe promosso più di una volta in questi anni.
– Si, lo so ‘ m’interruppe Leonardi ‘ anche se questa non è una buona ragione per rubare, anche solo qualche spicciolo. Quando mi è stato confermato quello che hai fatto non volevo crederci, tanto più che stavo per promuoverti di nuovo.
A queste parole seguì un lungo silenzio durante il quale mi sentii sprofondare. Maledissi la mia incredibile stupidità.
– Tra l’altro ‘ proseguì Leonardi con un accenno d’ironia ‘ sei costato all’azienda più di controlli che per ciò che hai fatto. Perché quando sei stato scoperto abbiamo dovuto accertare se c’era dell’altro, se le annotazioni alterate non fossero la punta di un iceberg. Anzi ‘ aggiunse ‘ mi dispiace dirtelo, ma abbiamo dovuto invadere un po’ la tua privacy, verificare i tuoi contatti, i tuoi spostamenti. Abbiamo anche temuto che potessi venderti i segreti industriali della nostra azienda.
– Sono stato spiato e pedinato? ‘ chiesi con uno stupore un po’ indignato, come se cercassi di recuperare delle posizioni sottolineando la violazione che avevo subito.
– Si. E a lungo anche ‘ rispose Leonardi imperturbabile ‘ Per tua fortuna non abbiamo scoperto niente più di quello che già sapevamo. O meglio, qualcosa abbiamo scoperto. Forse abbiamo capito perché negli ultimi tempi hai sentito il bisogno di avere in tasca qualche soldino in più. Qualche extra di cui non dare conto a nessuno, neppure a tua moglie. Guarda qua!
Da un cassetto della scrivania Leonardi sfilò un incartamento con dentro delle foto. Le vidi. Ero io con Monica, una collega d’ufficio, in un ristorante. Ci tenevamo per mano. In una foto ci baciavamo appassionatamente, mentre in altre ancora eravamo in macchina, di giorno, in un posto isolato. Dalla posizione dei nostri corpi s’intuiva che stavamo facendo l’amore.
– Come vedi la lista dei tuoi peccatucci si allunga ‘ disse Leonardi. Certo, queste sono cose che non mi riguardano. Ma non c’è dubbio che se tua moglie vedesse queste foto, difficilmente ti perdonerebbe, tanto più se dovesse perdonare un marito rimasto senza lavoro.
Mi sentii precipitare in un baratro. Ero paralizzato dallo stupore e dalla paura. Leonardi mi fissava immobile senza dire nulla. Il suo sguardo che non trasmetteva rancore era ancora più inquietante, perché pareva aver già scritto una sentenza di condanna senza appello. A un tratto si alzò e venne verso di me.
– Vieni qui ‘ disse ‘ sediamoci sul divano. Sei molto scosso. è comprensibile. Hai bisogno di bere qualcosa.
– Vedi Guido ‘ mi disse mettendomi un braccio intorno alle spalle ‘ io ho fondato questa società oltre trent’anni fa e in tutti questi anni questa bella creatura è cresciuta così bene perché ho sempre saputo scegliere le persone che mi stanno intorno. Prendi per esempio Anna. è la mia segretaria da cinque anni, conosce ormai i segreti dell’azienda quasi quanto me, eppure questo non mi preoccupa per niente, perché io so di potermi fidare ciecamente di lei.
Il cav. Leonardi si voltò verso la segretaria. Avvertii tra loro un impercettibile sguardo d’intesa. Silenziosamente Anna s’avvicinò a noi e si fermò in piedi accanto a Leonardi.
– Anna è molto bella ‘ disse ‘ ma soprattutto è molto devota. Io so di potermi fidare di lei perché lei è mia. Capisci questo concetto?
Leonardi mi fissò e mentre mi guardava le infilò con naturalezza una mano in mezzo alle cosce. Vidi il suo braccio scomparire lento sotto la gonna. Immaginai la sua mano indugiare sulle parti intime della segretaria. Attraverso la stoffa leggera s’intuiva un movimento, lieve e costante, proprio all’altezza del ventre.
– Vedi ‘ mi disse ‘ Anna non porta mai mutandine, né collant, per mio ordine. Il suo sesso dev’essere sempre pronto e disponibile, oltre che perfettamente depilato. Eppure guarda il suo viso. Vedi com’è sereno, com’è gioioso e pulito? Nessuno direbbe che in questo momento ha due dita immerse nella fica. Questo risultato non si ottiene in due giorni e neppure in due settimane. Ci vuole tempo. Tempo e passione.
Assistevo alla scena stupefatto. Non mi ero ancora ripreso dalle rivelazioni di un attimo prima e non sapevo dove Leonardi volesse arrivare con quello strano discorso. Tuttavia, quella mano sotto la gonna, affondata nell’intimità della bellissima e imperturbabile segretaria, era estremamente eccitante.
– Ti piace Anna? ‘ mi chiese a bruciapelo. Potrebbe anche essere tua se solo lo volessi.
– Non mi permetterei mai ‘ risposi esitante.
– Fai bene. Ma sarei io a offrirtela. A me piace Anna, ma non mi dispiace vederla con altri. D’altronde, anche a me piace cambiare. Conoscere delle ragazze più giovani, delle belle fanciulle ancora in fiore. Ad esempio, da qualche mese ne ho in testa una bellissima, che mi attrae in modo particolare. Voglio fartela vedere.
Non capivo cosa stava accadendo. Mi sentivo molto confuso. Sul tavolino accanto al divano comparvero senza ch’io capissi bene come alcune foto di una ragazza molto bella di cui s’intravedeva appena il profilo del viso. Erano foto fatte negli spogliatoi di una palestra. La ragazza era nuda. Alcune foto erano scattate mentre lei era sotto la doccia, girata di spalle. Era splendida. Le immagini nitide permettevano di ammirare due cosce tornite e un meraviglioso sederino sodo. Dalla freschezza della pelle s’intuiva che doveva essere piuttosto giovane.
– Cosa te ne pare? ‘ mi chiese. Non è incantevole? Guarda che corpicino sodo! Deve fare molto sport. Forse fa danza perché ha delle coscettine muscolose.
Leonardi mi mostrò altre foto. Erano zoomate sul ventre. Un ciuffetto di peli rasi e insaponati si stagliava su una pelle candida, nascondendo solo in parte la linea delle labbra esterne della vagina. In alcune immagini s’insaponava, ma dall’insistenza delle mani nel solco delle labbra del sesso sembrava quasi che si stesse toccando.
– Allora, non ti sembra che abbia un fichino delizioso? A me pare che stia approfittando della doccia per masturbarsi. Magari pensando al suo istruttore di ballo. Tutte le ragazze di quell’età finiscono per innamorarsi del loro insegnante di danza.
Leonardi osservò compiaciuto i segni del mio turbamento. Quelle foto sprigionavano una sensualità senza pari.
– Ora dimmi, caro Guido, sii sincero. Te la faresti? Ti piacerebbe prendere questa graziosa e disinibita signorina e sbatterla senza pietà?
Rimasi ammutolito. Prima la segretaria Anna, ora le foto di questa ragazza. Leonardi stava giocando con me come il gatto con il topo, senza che potessi capire cosa c’entrava tutto questo con il mio lavoro in bilico e la scoperta della mia relazione adulterina con Monica.
– Forza, perbacco! ‘ mi esortò ‘ Dì qualcosa! Non hai ancora capito che al mio fianco voglio persone che dicono quello che pensano e non persone che fanno cose che non dicono.
Quella frase mi tolse ogni inibizione.
– Si ‘ risposi convinto ‘ è senz’altro una bella troietta, se potessi me la farei senz’altro.
– Bravo, così ti voglio. Finalmente un po’ di sincerità. Anch’io da quando ho visto queste foto non desidero altro. E sono molto contento che la pensi come me, perché tu puoi aiutarmi a riuscirci.
– Io? ‘ replicai interdetto con aria interrogativa ‘ E come potrei?
– E’ semplice. Basta che dai un’occhiata a quest’altra foto.
Leonardi si accostò alla scrivania, prese un’altra foto dal cassetto e me le porse. Ora il viso della ragazza si vedeva bene. Rimasi pietrificato. Era mia figlia. Sollevai la testa. I nostri sguardi s’incrociarono. Un lampo d’odio uscì dai miei occhi.
– Su su, non fare quella faccia! ‘ mi disse ‘ Lo so, ti ho giocato un brutto scherzo. Ma, credimi, ho dovuto farlo, altrimenti non avresti capito. Avevo bisogno che saggiassi sulla tua pelle quant’è desiderabile tua figlia. E la tua pelle ha reagito bene. Dal rigonfiamento che avevi fino a un attimo fa direi che quella del tuo membro fosse alquanto tesa.
Aveva ragione. Quelle foto mi avevano procurato una poderosa erezione. Arrossii violentemente. Il piano di Leonardi iniziava a divenirmi chiaro. Aveva organizzato tutto per ricattarmi, per costringermi a cedergli mia figlia. Che bastardo! Avrei preferito morire piuttosto che piegarmi a un simile ricatto. Leonardi me lo lesse negli occhi e mi prevenne.
– So cosa stai pensando ora ‘ mi disse ‘ che sono uno stronzo che vuole farsi tua figlia con un vile ricatto. Beh, t’invito a riflettere, forse le cose non stanno esattamente così.
Fece una pausa.
– Vedi, Guido, tu hai preso i miei soldi e hai usato l’orario di lavoro per corteggiare Monica, riducendo la produttività di entrambi. Così facendo, in modi diversi, hai rubato. Certo, potresti offrirti di restituire il maltolto, magari aggiungere qualcosa. Ma non sarebbe sufficiente. Ripagheresti il danno economico, ma non mi restituiresti la fiducia in te, che è la condizione essenziale per restare qui. La fiducia non si può comprare. Tu l’avevi e l’hai persa. Ora, se vuoi riottenerla, devi darmi una prova di fedeltà. E la prova che ti chiedo è che tu mi faccia conoscere tua figlia.
– Ma lei è pazzo! ‘ ebbi il coraggio di dire.
– No, non sono pazzo. E non ti sto domandando nulla che tu non possa fare. Non ti sto chiedendo di convincere tua figlia Martina a venire a letto con me. è sufficiente che la porti a cena da me la settimana prossima. Per farla venire le dirai che vuoi presentarla a un produttore cinematografico. Non è una balla. C’è un regista di mezz’età mio amico, poco noto perché ha diretto quasi solo fiction e telefilm, che ha ottimi contatti nell’ambiente. Non è detto che non trovi davvero un lavoro per tua figlia. Questo è tutto, non ti chiedo altro. Soltanto la possibilità di trascorrere una piacevole serata insieme a te e tua figlia.
Ascoltai con la massima attenzione. Leonardi era molto abile nel trattare con le persone. Aggiunse:
– In ogni caso la decisione finale spetta solo a te. Puoi scegliere di tenerti i miei soldi, conservare il tuo lavoro, salvare il tuo matrimonio e avere anche la mia bella Anna in cambio di questo piccolo favore. Oppure puoi rifiutarti di farmelo, ma in questo caso devi accettare l’idea di perdere tutto il resto. Pensaci. Ti lascio qui a riflettere, in compagnia di Anna, che in quanto donna è più saggia di me e di te.
Leonardi si allontanò. Io giacevo inerte, accasciato su una poltrona di pelle. Sentivo il mondo crollarmi addosso. La sua proposta era oscena, per quanto avesse cercato di renderla più accettabile. Ma tirarmi indietro significava la fine. Non avrei avuto più il mio lavoro, avrei perso la faccia con tutti, mia moglie mi avrebbe senz’altro lasciato perché non avrebbe voluto accanto un marito ladro e infedele. Avrei perso le mie abitudini, il mio tenore di vita e molti dei miei amici. Probabilmente avrei perduto anche la stima di mia figlia Martina. Insomma sarei stato un uomo finito. Queste riflessioni generarono in me un senso d’impotenza mai provato prima.
Ero lì lì per piangere quando sentii due mani posarsi sulle spalle. Era Anna. Quasi avevo dimenticato la sua presenza. Percepii il tocco di dita lunghe e sottili. D’istinto chiusi gli occhi. La sua voce risuonò nella stanza.
– Non devi vedere tutto nero ‘ mi disse ‘ Leonardi non è cattivo. è un bell’uomo, colto e raffinato. Una persona che potrebbe insegnare molto a chiunque. Tanto più a una ragazza diciottenne appena diplomata. L’ha vista in foto, gli è piaciuta e ora vuole solo conoscerla, non certo violentarla. Non devi avere timore, non c’è nulla di male che possa accaderle.
Le dita affusolate di Anna sulle mie spalle mi stavano procurando una gradevole sensazione di sollievo. Sentivo i muscoli distendersi e il respiro divenire meno affannoso. Mi venne davanti fissandomi con aria dolce. Allungò una mano per carezzarmi il viso. Per la prima volta notai il suo seno prosperoso spuntare dalla camicetta sapientemente sbottonata. Quella vista e il suo odore intenso e sensuale m’inebriarono.
Senza distogliere lo sguardo da me, s’inginocchio tra le mie cosce, poggiò la mano sulla patta dei pantaloni e restò in attesa che quella delicata pressione facesse il suo effetto. Il mio membro non si fece attendere. Anna aprì con lentezza la cerniera dei pantaloni, sfilò il mio membro già quasi completamente eretto e iniziò a masturbarmi con sapiente maestria. Aveva un tocco meraviglioso. Non ero mai stato masturbato così bene. Sapeva perfettamente come dosare i movimenti e quando cambiare ritmo. La sua mano si era già impadronita del mio piacere. Quando accelerò i movimenti capii che stavo per venire. Ma a un tratto squillò il telefono e Anna si fermò di colpo. Senza lasciare la presa, allungò l’altra mano per rispondere. Mi disse:
– E’ Leonardi. Vuole sapere se tu e Martina potete andare a cena la lui venerdì prossimo. Gradirebbe avere una conferma.
La mano di Anna stringeva con forza la base del pene mentre mi guardava fissa negli occhi con aria sicura. Il glande era rossissimo, sembrava stesse per esplodere. Esitai un istante. Poi annuii. Un ampio sorriso le si sciolse sul viso.
– Hai fatto la scelta migliore ‘ mi disse. Vedrai, non te ne pentirai. Ora però non pensarci più. Pensa solo a liberare la tua tensione nella mia bocca.
La mano di Anna riprese il suo irresistibile movimento, mentre la lingua si muoveva intorno al glande. Prese il pene tra le labbra e iniziò a succhiarlo. Pochi secondi di quel trattamento furono sufficienti a farmi salire dentro un orgasmo fortissimo e irrefrenabile. Un attimo dopo tre, quattro, cinque fiotti di sperma le invasero la bocca. Smisi di contarli. Fu una sborrata interminabile. Anna serrava il cazzo tra le labbra, aspettando che mi svuotassi completamente. Quando ebbi finito si staccò piano e mi sorrise. Aveva già inghiottito tutto.
– Sai, hai proprio un buon sapore ‘ mi disse ‘ E’ stato un drink diverso dal solito. A metà mattinata prendo sempre qualcosa da bere.

La residenza di Leonardi era una bellissima villa con un grande parco intorno. All’ingresso incontrammo Julius, la guardia del corpo di Leonardi. Un ragazzo sui venticinque anni di colore, alto e muscoloso, dai lineamenti molto marcati. Appena entrati fu Leonardi stesso a riceverci.
– Ben arrivati ‘ disse ‘ vedo che avete già conosciuto Jiulius, la mia ombra. Io a volte lo chiamo scherzosamente il Negro. Tanto non si offende, non è razzista lui ‘ aggiunse con tono ironico.
– Ma veniamo a noi. Finalmente ho il piacere di conoscere Martina, la nostra attrice in erba.
– Molto lieta ‘ disse mia figlia stringendogli la mano, mentre arrossiva leggermente per quell’appellativo inatteso.
– Il mio amico regista, il dott. Conti, non è ancora arrivato. Ma direi che è un bene, visto come ti sei vestita ‘ sentenziò Leonardi rivolgendo a mia figlia uno sguardo di affettuoso rimprovero.
– Perché? ‘ chiese Martina un po’ sorpresa.
– Perché i registi vivono d’immagini, di colori. Vanno stupiti. Non puoi presentarti a lui in jeans e maglietta. Devi mostrarti come se fossi già sul set. Prepararti come potrebbe essere il suo personaggio preferito.
– Ma non preoccuparti ‘ aggiunse ‘ avevo previsto questo problema e ho già pensato a tutto. Ti affido nelle mani di Anna. Lei ha quel che occorre per trasformarti nella ragazza dei sogni del nostro regista.
Anna prese per mano Martina e la condusse fuori dalla stanza. Rimasti soli, ben presto anche Leonardi mi congedò spiegandomi che aveva ancora del lavoro da svolgere. Mi disse che nell’attesa ero libero di fare ciò che volevo: visitare la villa, il giardino, oppure trattenermi nel salone a leggere e a bere qualcosa.
Quella solitudine improvvisa generò in me un turbinio di pensieri. Avevo portato lì Martina perché non potevo farne a meno e adesso l’avevo lasciata con Anna, che l’avrebbe resa elegante e sensuale per compiacere i desideri di Leonardi. Come potevo aver fatto questo?
Per cercare di non pensarci scesi in giardino. Era immenso e perfettamente curato. Lunghi viali s’inerpicavano tra alberi enormi e una vegetazione lussureggiante. In quel pomeriggio d’estate passeggiai quasi un’ora prima di accorgermi di averlo visitato tutto. All’improvviso mi sentii chiamare. Era Anna.
– Ah, sei qui! ‘ mi disse ‘ Ti ho cercato dappertutto. Martina sta finendo di prepararsi. Vieni, per la cena c’è ancora un po’ di tempo, voglio farti vedere una cosa.
La seguii. Era splendida. La carnagione chiara lasciava intravedere alcune vene in trasparenza che le conferivano una vulnerabile sensualità. Mi portò in una zona isolata del parco, lontana dalla villa, dove nel mio girovagare avevo già notato una piccola baita in legno al termine di un sentiero.
– Questo è il mio rifugio ‘ disse ‘ Qui vengo quando ho bisogno di stare sola. Vieni, entriamo!
L’interno della baita era molto carino. C’era anche un piccolo camino di fronte a un grosso divano. Sulle pareti erano appesi articoli in rame e altri utensili che davano all’ambiente un aspetto rustico. Mi soffermai a guardare alcune simpatiche statuine in legno intagliate a mano.
– Allora, ti piaccio?
Mi voltai di scatto. Anna era nuda. Senza che me ne accorgessi si era completamente spogliata. Rimasi ammutolito. Era senz’altro la donna più bella che avessi mai visto. Il fisico snello, la pelle chiara e i grossi seni le conferivano un erotismo regale, che contrastava con l’impudicizia del ventre, così oscenamente rasato. Si avvicinò a me. Posò le labbra sulle mie. Le nostre lingue s’intrecciarono in un bacio lento e passionale. Mi disse:
– Abbassati! Voglio che tu mi dia un giudizio estetico.
Mi chinai. Ora il mio viso sfiorava il suo sesso. Vista da così vicino la vagina di Anna aveva un potere quasi ipnotico.
– Spero che ti piaccia così depilata. Sai, adesso anche quella di Martina è così. Le ho fatto un bel lavoretto. è così liscia che sembra che non abbia mai avuto un pelo in vita sua. Ho usato una crema speciale, che la rende glabra come un glande.
Ebbi un sussulto. Mia figlia era stata depilata.
– Non ti spaventare. è una cosa che non fa male. Anzi, si è divertita. Mi ha detto che da tempo avrebbe voluto radersi, ma che non sapeva come fare a non irritarsi.
Anna mi sorrise maliziosa.
– Quando siamo così belle depilate ‘ proseguì ‘ ci assomigliamo un po’ tutte lì sotto. Ma devo dire che la micetta di tua figlia è davvero speciale. è piccola, con le labbra sottili e l’interno roseo. Un vero piccolo bijou.
Sentendo la descrizione del sesso di Martina non riuscii a celare il mio turbamento. Anna se ne accorse.
– Ti eccita sentir parlare della fica di tua figlia non è vero? Non devi mica vergognartene. Ti confesso che anch’io mentre la depilavo quasi quasi ci ho fatto un pensierino. Per quanto mi piacciano gli uomini, non so resistere all’armonica bellezza di un corpo femminile.
Anna si aprì le labbra della vagina con le dita di entrambe le mani.
– Su, leccamela adesso. Ho voglia di sentire la tua lingua dentro di me.
Obbedii. Affondai la lingua in quell’anfratto godurioso con la foga di un cane impazzito dinanzi al suo boccone più prelibato. La sentivo ansimare mentre m’immergevo in quella carne lasciva facendo la spola tra le pieghe della vagina e il buchetto plissettato dell’ano.
– Vieni sul divano ‘ mi disse ‘ non resisto più. Voglio il tuo cazzo.
Fu una scopata memorabile. Anna si muoveva con la sensualità di una regina e l’abilità di una troia. Affondavo dentro di lei con spinte sempre più poderose, montandola selvaggiamente. Sentivo l’eccitazione salire e l’orgasmo avvicinarsi. Ero a un passo dal venire, quando Anna mi bloccò. Si sfilò da sotto e si mise a cavallo su di me. S’inserì di nuovo il cazzo nella vagina e restò così, ferma, senza muoversi.
– Adesso facciamo il gioco della verità caro il mio paparino. Prima non mi hai risposto. è vero che ti sei eccitato quando ti ho descritto la fica di Martina? Dì la verità, non negare. Altrimenti mi arrabbio e ti lascio così, con il pisello duro.
– No, ti prego ‘ la supplicai.
– Allora rispondi! Ti sei eccitato o no?
– Si ‘ dissi ‘ mi sono eccitato da morire.
– Bravo il mio paparino, che si arrapa pensando alla fica della figlia. Chissà cosa proverai tra poco allora, quando la vedrai vestita per la cena di stasera. Le ho fatto indossare un abitino nero, corto e scollato e dei sandaletti a tacco alto. Niente intimo. Né reggiseno, né mutandine. Le ho detto che il vestito era troppo sottile e attillato per poter mettere qualcosa sotto senza che si vedesse.
– Allora ‘ proseguì ‘ cosa ne pensi? Cosa ne pensa questo papino depravato di sua figlia vestita come una troietta da stupro? Quando Leonardi e il dott. Conti la vedranno se la mangeranno con gli occhi. Faranno fatica a non saltarle addosso. E mi sa che anche questo papino avrà qualche difficoltà a contenersi.
Mentre diceva questo Anna aveva ripreso a muoversi sopra di me con studiata lentezza. Le sue parole unite ai suoi movimenti mi stavano facendo morire dal desiderio.
– Il tuo cazzo è diventato di marmo. Lo sento dentro di me. Ti eccitano questi discorsi brutto maiale? Ti piace pensare che stasera tua figlia verrà scopata senza ritegno? Su, rispondi, porcello! Ti eccita pensare che dopo cena le daranno una bella sistemata? Leonardi ha un bel cazzo, scommetto che l’aprirà per bene. Per non parlare di Julius. Ha un cazzo enorme. Se Martina finisce fra le sue mani l’allargherà a dismisura.
A quel pensiero non seppi resistere. L’immagine di Martina presa da Julius mi fece esplodere in un’eiaculazione violentissima. Anna continuò a muoversi su di me finché il mio cazzo non smise di pulsare nella sua fica. Poi si alzò in piedi, si rimise le mutandine e si rivestì senza neppure andare in bagno a lavarsi.
– Forza, andiamo ‘ mi disse ‘ si sta facendo tardi e a Leonardi non piace aspettare.

Quando giungemmo alla villa il dott. Conti era già arrivato. Trovammo tutti ad attenderci nel salone prendendo un aperitivo. C’era anche Martina. Quando la vidi trasalii. Era ancora più sensuale di come Anna l’aveva descritta. L’abito nero aderente, corto e un po’scollato, metteva in risalto le sue forme e soprattutto delle bellissime spalle. Quando si girava, si poteva ammirare la sua schiena, atletica e lievemente muscolosa come quella di una giovane danzatrice. Le unghie laccate rosso vermiglio e le décolletées a tacco alto le davano poi un aspetto decisamente provocante. Conversava amabilmente con il regista e con Leonardi senza apparente imbarazzo.
La cena fu squisita. Da cultore dei piaceri della vita Leonardi aveva organizzato un banchetto memorabile. Il servizio e la presentazione delle portate rivelavano una cura maniacale. Mangiammo e bevemmo per oltre un’ora. Martina assaporò tutto di gusto e dietro le insistenze di Leonardi assaggiò anche un po’ di vino.
La sala da pranzo era progettata per inspirare nei commensali una serena eleganza, ma dentro di me covava un misto di frenesia e eccitazione. Di tanto in tanto incrociavo lo sguardo di Anna, che mi lanciava delle occhiate sfrontate. Arrivati al dolce, Leonardi chiese a Martina di avvicinarsi. M’irrigidii.
– Vieni qua, Martina ‘ disse Leonardi ‘ siediti un po’ qui, vicino a me, sulle mie gambe.
Martina esitava.
– Su, non temere ‘ aggiunse ‘ con l’età che ho potrei essere tuo padre.
Pronunciò quelle parole senza guardarmi, ma l’allusione fu sufficiente a farmi sentire male.
– Allora Martina, tuo padre mi ha riferito che sin da piccola dicevi che volevi fare l’attrice. è vero?
– Si ‘ rispose Martina.
– è senz’altro un bel mestiere. Non c’è nulla di meglio che fare della sublimazione di un istante la propria professione. Certo, nel mondo del cinema bisogna sapersi muovere. è un ambiente dove il confine tra la realtà e l’immaginazione può diventare molto sottile a volte. Ma anche questo ha il suo fascino non ti pare?
Martina annuì incerta, senza capire bene il significato di quelle parole.
– Ma proprio per questo ‘ continuò Leonardi ‘ se vuoi lavorare nel cinema devi tenere sempre i piedi per terra. Non perdere mai di vista la differenza tra la realtà e la finzione.
Martina lo guardò interdetta.
– Ti faccio un esempio, così sarò senz’altro più chiaro. Guido mi ha detto che hai un ragazzo giusto?
– Si ‘ rispose Martina ‘ da circa un anno.
– E credo che con questo ragazzo tu faccia anche l’amore ogni tanto, no?
Martina restò in silenzio.
– Dai, non c’è niente di male. Non credere che Guido non lo sappia. Stai tranquilla che tuo padre se lo immagina bene.
Leonardi non perdeva occasione di stuzzicarmi.
– Beh, insomma ‘ proseguì ‘ diamo per scontato che l’hai fatto. Ora, dimmi, ti è mai capitato qualche volta di fingere durante i momenti d’intimità?
– No ‘ rispose Martina dopo una lunga pausa di silenzio.
– Bene! Questo ti fa onore. Ecco, se fossi su un set cinematografico dovresti fare esattamente l’opposto. Dovresti fingere di provare il più forte orgasmo della tua vita anche se non avverti alcun piacere. Pensi di esserne capace?
– Non saprei ‘ rispose Martina visibilmente imbarazzata.
– è normale che tu non lo sappia ‘ replicò Leonardi ‘ Ma è proprio quello che dobbiamo scoprire. Nella parte che il dott. Conti ha pensato per te c’è una scena d’amore con un giovane uomo di colore. Te la senti di provarla qui, adesso, con Julius?
Martina era ammutolita. Un visibile rossore le colorò le gote.
– Hai ragione a non sentirtela ‘ proseguì Leonardi con tono paterno ‘ qualunque ragazza 18enne s’inibirebbe a recitare una scena d’amore dal vivo con il padre presente. Facciamo così. Io, te e il regista abbiamo parecchio lavoro da fare stasera. Dobbiamo provare questa scena, qualche altra e vedere insieme le parti del copione dove recita il personaggio che il dott. Conti ha pensato per te. Quindi, adesso è meglio che tuo padre se ne vada a casa, mentre noi, belli tranquilli, ci mettiamo all’opera. Quando avremo finito puoi dormire qui, tuo padre verrà a riprenderti domattina.
Detto questo Leonardi si alzò dalla sedia e s’accostò al mio lato del tavolo.
– Guido ‘ mi disse ‘ è stata una bellissima serata. Anna ti accompagnerà alla porta. Domattina vieni a riprendere Martina quando vuoi. La troverai a dormire tra quattro guanciali. Noi ci vediamo domani in ufficio, oppure qui a colazione. Buona notte.
Il suo tono era molto cordiale, ma non ammetteva repliche.
Mentre parlava, Anna s’era già avvicinata. Mi prese sottobraccio e mi condusse fuori dalla stanza.
– Non posso lasciare mia figlia qui ‘ le dissi una volta fuori dalla sala ‘ non me la sento. Cosa penserà di me?
– Su forza, non essere sciocco ‘ replicò Anna ‘ cosa deve pensare? Tu credi che sia ancora una bambina ma non è così. Se ora tornassi dentro a riprendertela e le facessi perdere quest’occasione, lei te lo rinfaccerebbe per tutta la vita. E poi non devi mica andartene, è sufficiente che lei l’abbia creduto. Seguimi.
Anna mi condusse in un corridoio dal quale attraverso una porticina entrammo in una piccola stanzetta buia con le pareti dipinte di nero. Sembrava una camera oscura d’altri tempi. Dentro non c’era nulla tranne una sedia posta proprio al centro della stanza. Senza accendere la luce Anna si diresse verso il lato della stanza dal quale trapelava un lieve chiarore. Con delicatezza, senza fare rumore, tirò una tenda nera che scorreva lungo l’intera parete. La stanza si rischiarò. Dietro la tenda, al posto del muro, c’era un vetro che dava sulla sala da pranzo. Quello che di là sembrava solo un enorme specchio era in realtà una finestra invisibile che permetteva di spiare dalla camera accanto. Rimasi sbalordito.
– Ecco qua ‘ disse Anna ‘ come vedi, da qui hai il pieno controllo della situazione. Ti ho fatto mettere anche una sedia per stare più comodo. Goditi lo spettacolo! Quando vuoi andar via, l’uscita e di là.
Mi sedetti. Al di là del vetro si vedeva tutto e potevano anche sentirsi abbastanza distintamente le voci. Nella sala era entrato Julius, il Negro, come lo chiamava Leonardi. La sua guardia del corpo. Parlava animatamente con Martina. Forse le stava spiegando la scena, pensai, oppure avevano già iniziato a provare. Gli altri si erano riuniti tutti dall’altro lato del tavolo, compresa Anna che era appena rientrata. Dopo alcuni minuti Julius afferrò Martina per le braccia e la baciò appassionatamente sulla bocca. La differenza di altezza tra i due era notevole. La sollevò quasi da terra con le sue braccia forti. Si baciarono un tempo che mi sembrò lunghissimo. Decisamente troppo per qualunque scena d’amore.
A un tratto Juilius si staccò, rivoltò Martina su se stessa e la piegò a novanta gradi sul tavolo. Lei sembrava sorpresa, ma non fece resistenza. Iniziò a toccarla in mezzo alle cosce. Martina cercò di rialzarsi e di girarsi, ma Julius con l’altra mano la schiacciò contro il tavolo, impedendole di muoversi. Vedevo le sue dita nodose immergersi nella vagina di mia figlia e ravanare dentro tra la soddisfazione degli astanti. Dopo essersi divertito ad esplorare per bene le profondità di Martina estrasse le dita e si abbassò la lampo. Anna non aveva esagerato: aveva un membro enorme. Lo puntò contro il sesso di mia figlia e senza tanti riguardi iniziò a spingere con forza. Martina gridava e si dibatteva come una farfalla trafitta. Julius aveva un sesso gigantesco per qualunque donna. Tanto più per il fichino delicato di mia figlia. Immaginai le pareti della sua vagina dilatarsi fino allo spasimo nel tentativo di accogliere dentro di sé quello smisurato palo di carne.
Dopo molti sforzi e molte urla di mia figlia Julius riuscì a entrare. Allora diede un colpo di reni poderoso e le infilò il cazzo fino in fondo. Martina emise un urlo acutissimo. Quel cazzo sproporzionato che le stava perforando il ventre mi richiamò alla mente un disegno erotico surreale che avevo visto a una mostra alcuni anni fa: ritraeva una donna urlante presa da un sauro con sembianze umane il cui membro era così enorme da trapassarle l’intero corpo e fare capolino dalla sua gola.
Mentre Julius squassava il corpicino di mia figlia scopandola senza sosta, Leonardi si avvicinò alla testa di Martina riversa dall’altro lato del tavolo.
– Allora ‘ disse prendendola per i capelli ‘ cosa te ne pare di Julius? Non ti sembra proprio un bravo attore? Certo, forse non ha ancora ben chiara la differenza tra i reality e le fictions e si è spinto un po’ oltre. Ma in fondo ha superato il confine della finzione di appena una trentina di centimetri. Quelli che adesso ballano nel tuo pancino.
Detto questo Leonardi aprì la cerniera dei pantaloni. Un cazzo perfettamente eretto svettò davanti al viso di Martina.
– Forza ‘ proseguì ‘ ora apri la boccuccia puttanella. Con Julius stai facendo la brava. Vediamo come te la cavi con due cazzi insieme.
Leonardi l’afferrò per i capelli, le tirò la testa all’indietro e si conficcò nella sua bocca. Adesso Martina era costretta a subire l’invasione di due membri. La vista di mia figlia utilizzata in quel modo mi eccitava da morire. Iniziai a masturbarmi senza quasi rendermene conto.
I membri di Julius e di Leonardi penetravano Martina all’unisono. Leonardi si divertiva a tenerle ferma la testa e ad affondarle il cazzo fino in gola, dandole appena il tempo di respirare. Il Negro si compiaceva di farla ansimare, dandole spinte sempre più brutali. Martina era divenuta un mero strumento di godimento.
– è un piacere abusare di questa giovane troia ‘ esclamò Leonardi. Chi l’avrebbe mai detto che la figlia di Guido fosse così puttana? Forza Julius, facciamole capire cosa significa una vera sborrata. è arrivato il momento di regalare a questa puttanella una bella dose di sperma.
A quest’incitamento il Negro rispose accelerando ancora di più i suoi movimenti, mentre Leonardi usava la bocca di Martina come se fosse una seconda vagina. Dopo pochi secondi Julius emise un grugnito liberatorio. Stava eiaculandole nella fica. Allora Leonardi tirò fuori il cazzo e iniziò a menarselo, mentre con l’altra mano teneva la testa di Martina schiacciata contro il tavolo. Quando fu sul punto di venire s’inserì di nuovo nella cavità orale di Martina e ci restò finché non si fu svuotato del tutto.
– Bevi, Martina, bevi ‘ disse Leonardi ‘ alla tua età lo sperma fa bene. Una cura intensiva di seme maschile è proprio quello che ci vuole per aiutarti a crescere sana. Sana e troia.
In tutto questo tempo Anna e il dott. Conti erano rimasti seduti ad assistere allo spettacolo sempre più visibilmente eccitati. Quando Julius ebbe finito, il regista s’accostò alle spalle di Martina.
– Diamine Julius ‘ esclamò il regista ‘ non si può dire che tu ti sia risparmiato. Hai trasformato la fica di questa povera ragazza in uno sborratoio. Non si sarebbe ridotta così neppure se Leonardi l’avesse fatta montare da un cavallo.
A riprova di quanto affermava il dott. Conti affondò due dita nella vagina di Martina e le ritirò gocciolanti.
– Non mi va di fotterla qua dentro ‘ disse il regista ‘ più che una fica sembra diventata un canale di scolo.
– Hai ragione ‘ intervenne Anna, la quale nel frattempo gli si era accostata accanto ‘ ma forse ho la soluzione al tuo problema. Aspettami un attimo!
Uscì dalla stanza. Quando tornò aveva in mano un tubetto di gel. Si avvicinò a Martina, che giaceva riversa sul tavolo e fece colare un po’ di gel sul suo buchetto posteriore. Con le dita cominciò a massaggiarle l’ano come se volesse spargerle una crema emolliente. Dopo un po’ iniziò a esercitare una pressione sempre maggiore.
– Credo che tu possa essere accontentato ‘ disse Anna ‘ il culetto di Martina sembra abbastanza cedevole. Ancora qualche minuto di questo trattamento e la tua apertura preferita sarà pronta.
Anna si versò dell’altro gel sulle dita e riprese il suo lavoro. Infilò il dito medio nel culo di Martina e lo tenne fermò dentro per un buon minuto, in attesa che i muscoli dell’ano si decidessero a rilassarsi. Poi iniziò a muovere il dito con lenti movimenti circolari, al fine di convincere il culetto ad allargarsi ancora. Continuò questa paziente operazione per diversi minuti. Adesso nel sedere di Martina si riuscivano a inserire anche due dita senza problemi.
– è pronta! ‘ esclamò Anna soddisfatta, rivolgendosi al regista ‘ Non ci è voluto molto in fondo. è probabile che questa zoccoletta non sia vergine neppure qui dietro. Il fidanzato deve averle già fatto il culo qualche volta.
– Bene! ‘ replicò il dott. Conti slacciandosi i pantaloni.
– Vacci piano però ‘ disse Anna ‘ anche se l’ho dilatata abbastanza, il tuo cazzo resta di dimensioni notevoli per il culetto di una 18enne.
Il regista appoggiò la punta del cazzo contro l’ano di Martina e spinse con delicatezza. Vidi il suo membro sparire centimetro dopo centimetro nella carne ansimante di mia figlia. Quando fu entrato del tutto cominciò a muoversi con spinte lente e regolari. Dalla calma con cui si muoveva sembrava che quella sodomizzazione dovesse durare un tempo infinito. E così fu infatti. Il dott. Conti non aveva alcuna fretta. Sembrava potesse continuare per ore. Inculava Martina artigliandole i fianchi in modo fermo, pacato e deciso. Ogni tanto estraeva il cazzo e restava immobile a contemplare il lato posteriore di mia figlia, soddisfatto del fatto che il suo ano aveva ormai rinunciato a richiudersi, come se il cazzo che l’arava si fosse impresso nella sua carne.
– Forza ‘ proruppe Leonardi un po’ spazientito ‘ non puoi passare lì dentro tutta la notte! Datti da fare perbacco!
A quest’esortazione il regista cambiò ritmo. I suoi colpi si fecero più forti e decisi. Adesso si poteva sentire il rumore sordo delle palle che sbattevano contro il culo. Martina, che fino a quel momento era rimasta quasi inerte, iniziò a gemere. Per la prima volta mi resi conto che stava chiaramente godendo. Inarcò la schiena per offrirsi meglio alle spinte del regista, che sembrò apprezzare molto questo gesto di sottomissione. Diede una serie fortissima di colpi e si sciolse in un urlo liberatorio. Era venuto. Immaginai l’intestino di mia figlia allagato dallo sperma di quel grasso maiale.
– Fantastico! ‘ disse Leonardi rivolto al regista ‘ Credo proprio che a questo punto Martina si sia guadagnata la parte. Quella di reginetta delle cagne senz’altro. Adesso però basta restare qui. Se vogliamo continuare dobbiamo trasferirci in un posto più comodo. Anche per la povera Martina, che è su questo tavolo da circa un’ora.
– Anna! ‘ chiamò a gran voce Leonardi ‘ Abbiamo qualcosa per incoronare Martina reginetta delle cagne?
– Abbiamo questo ‘ rispose Anna consegnandogli una striscia di pelle nera borchiata lunga circa quaranta centimetri.
Leonardi la prese. Vidi che trafficava vicino alla testa di Martina. Quando si scostò capii. Le aveva messo un collare.
– Ecco ‘ disse Leonardi sorridendo ‘ ora sembri proprio quella cagnolina tenera che ho sognato tanto quando ho visto le tue foto la prima volta. Vieni, mettiti per terra. Imparare a camminare a quattro zampe non è difficile, basta solo andare un po’ indietro con gli anni.
Leonardi prese Martina e l’adagiò sul pavimento. Poi infilò un dito in un anello laterale del collare e tirò leggermente.
– Su, Martina! ‘ disse ‘ Forza. Andiamo!
Martina si mise carponi per seguirlo. Percorsero così tutto il lato lungo del tavolo da pranzo. Venivano verso di me. Giunti davanti allo specchio Leonardi si fermò, si girò verso lo specchio e sorrise. Sapeva che ero lì, al di là della parete di vetro. Ora potevo vedere mia figlia da vicino. La fica e il culo erano completamente imbrattati di seme. Dovevano averne riversato in lei una quantità incredibile, che le sue aperture non riuscivano a contenere. Infatti stava colando. Leonardi se ne accorse.
– Cosa fai, Martina? ‘ le disse ‘ Ti sembra bello sporcare un pavimento di marmo così lindo e pulito? Guarda che chiazza che hai fatto!
Leonardi la prese per il collare e con la mano le spinse a terra la testa per farle vedere da vicino le gocce di liquido seminale finite per terra.
– Su forza, pulisci! ‘ la esortò, facendole capire che avrebbe dovuto usare la lingua.
Alla vista di Martina che ripuliva il pavimento dallo sperma che le era fuoriuscito dalla fica e dal culo non riuscii a trattenermi e venni anch’io sul pavimento, assalito dall’incontenibile desiderio di rendermi in qualche modo partecipe di quello sperma che mia figlia stava leccando a terra a pochi centimetri da me.
Mentre ero ancora sprofondato sulla sedia, scosso dai sussulti dell’orgasmo, vidi Martina allontanarsi a quattro zampe con Leonardi.
– Vieni ‘ le diceva Leonardi ‘ non abbiamo ancora finito. Andiamo in camera da letto.
Uscirono dalla sala seguiti da tutti gli altri. Io invece restai lì, seduto, con il pene ancora parzialmente eretto e una grossa chiazza di sperma ai miei piedi. La solitudine improvvisa e l’allentamento della tensione successivo all’orgasmo mi riportarono alla realtà. Un lungo brivido di terrore mi gelò il sudore nelle spalle. Dovevo essere completamente impazzito per essermi comportato così. Mi ricomposi in fretta e fuggii dalla villa a gambe levate. Erano circa le 11:00 quando trovai la forza di ripresentarmi davanti al cancello d’ingresso della villa del cav. Leonardi. Percorsi il viale alberato che conduce alla villa. Dinanzi al portone c’era Anna ad attendermi.
– Ti aspettavo ‘ mi disse ‘ Martina sta ancora dormendo. Dopo stanotte è comprensibile. Ma sta bene, non preoccuparti, è solo stanca. Stanca ma felice ‘ aggiunse ammiccando.
Mi condusse dove Martina stava riposando. La stanza era in penombra. Entrammo. Martina giaceva sul letto supina, coperta solo da un lenzuolo che le lambiva i seni. Anna s’avvicinò e con delicatezza fece scivolare lentamente il lenzuolo fino a renderla completamente nuda. Sebbene la sera prima l’avessi vista in pose più oscene, l’immagine di quel corpo così inerme mi fece salire il sangue alle tempie. Anna percepì il mio desiderio e s’accostò al mio orecchio per sussurrarmi qualcosa.
– Stamattina all’alba, quando abbiamo smesso di divertirci, il cav. Leonardi le ha impedito di lavarsi. Credo l’abbia fatto perché intendeva fartela trovare così, ancora tutta imbrattata di seme. Guarda qua!
Anna m’indicò una chiazza di forma irregolare che si era formata proprio in mezzo alle cosce di Martina.
– Se vuoi puoi toccarla ‘ mi esortò Anna ‘ stai certo che non si sveglierà. Non dopo quello che ha passato stanotte.
Esitai. Sapevo che era una follia, ma il desiderio di sfiorare il suo tenero corpo era troppo forte. Allungai una mano e le carezzai delicatamente le labbra della vagina. Il contatto con la pelle di Martina mi provocò un brivido. Indugiai. Insinuai pian piano l’indice nel solco delle labbra. Era molto bagnata. Pensai a quanto doveva essere stato abusato quel passaggio perché il dito potesse affondare così, senza incontrare alcuna resistenza.
– Se vuoi puoi esplorarle anche l’altro ingresso ‘ disse Anna con tono malizioso ‘ credo che lo troverai nelle stesse condizioni.
La guardai spaventato.
– Allora usciamo ‘ mi disse.
Anna mi portò nella camera dove la sera precedente si erano riuniti quando io ero fuggito dalla villa. Al centro della stanza c’era un grande letto ancora disfatto. Si avvertiva odore di sesso. Anna mi spinse sul materasso morbido e si distese accanto a me.
– Sai – mi disse – credo che tua figlia abbia la stessa passione che ho io, perché ha una vera e propria adorazione per il membro maschile. Ieri, quando sei andato via, il cav. Leonardi ci ha sbattute sul letto e mi ha ordinato di leccarla. Ripuliscila mi ha detto, ma non ingoiare nulla. Allora ho capito cosa voleva e mi sono data da fare. Non vedevo l’ora che la pelle soda di quel corpicino finisse tra le mie mani. Ho iniziato a leccarla con cura. Ho aspirato lo sperma dalla fica e poi dal culo, stando ben attenta a trattenere il seme in bocca. Poi Julius le ha tirato i capelli all’indietro, io mi sono accostata al suo viso e le ho risputato tutto in gola. Poverina! Con Julius che le teneva fermi i capelli all’indietro ha dovuto bere tutto senza fiatare.
Quindi ci siamo baciate. Le nostre lingue vischiose si sono intrecciate in un bacio languido e sensuale. Quando mi sono staccata ho visto che Julius aveva di nuovo il cazzo eretto. Allora il cav. Leonardi gli ha fatto un cenno e lui s’è avvicinato a Martina da dietro. Ho capito che Leonardi gli aveva silenziosamente ordinato d’incularla. Essere presi lì da Julius è un’esperienza che non si dimentica. Per quanto il sederino di Martina fosse già stato dilatato dal regista, ho temuto che non sarebbe riuscita ad accogliere quel palo sproporzionato. Allora ho cercato di farla rilassare baciandola e carezzandola. In un primo tempo Julius è stato molto attento a procedere con cautela per timore di lacerarla. Ma il cav. Leonardi si è innervosito. Devi incularla senza pietà gli ha detto. Voglio sentirla strillare e dibattersi come una cagnetta che sta per partorire. Allora Julius ha rotto gli indugi e si è messo a premere con forza il suo cazzo poderoso contro l’ano di Martina, che ha cominciato a piangere e a strillare. Più si dibatteva più Leonardi incitava Julius. Devi sfondarla gli diceva, voglio che dopo stanotte non sia più la stessa. Martina tremava e piangeva. Ho temuto davvero che la spaccasse. Ma per fortuna tua figlia è proprio una troia e quando una donna è veramente puttana non c’è membro che non riesca a prendere. Così, pian piano, le urla di Martina si sono affievolite e la sua carne si è adattata a quell’assalto possente.
Mentre raccontava queste cose Anna aveva iniziato a massaggiarmi il membro sulla stoffa dei pantaloni. Il suo tocco, unito al racconto che stavo ascoltando, me lo fecero diventare durissimo. Allora lo tirò fuori per masturbarmi.
– Sei proprio un papino depravato. Ti ecciti come un porcello nel sentire questi discorsi. Tua figlia è una vacca ma tu sei un maiale. Pensa che a un certo punto mentre Julius la inculava Leonardi ha deciso di prenderla nella fica. Le è salito sopra e le è entrato dentro senza tanti riguardi. Non credevo che riuscisse a sopportare anche questo, invece lei ha allargato per bene le cosce e si è fatta montare. è lì che ho capito la natura di tua figlia, il suo desiderare il cazzo più di ogni altra cosa. Leonardi e Julius l’hanno scopata selvaggiamente prima d’inondarla di sperma. I loro cazzi si contendevano ogni centimetro di quella carne, scontrandosi attraverso la sottilissima parete che divide la fica dall’ano. Pensa che anche il regista, che l’aveva inculata poco prima, non è riuscito a trattenersi. Si è avvicinato al viso di Martina e ha iniziato a strusciarle il cazzo contro la guancia. Poi le si è conficcato in gola, sfruttando l’ultimo ingresso rimasto libero.
Mentre diceva queste cose Anna mi masturbava vigorosamente, facendomi ansimare.
– Ti ecciti eh! Che porco che sei! Scommetto che piacerebbe anche a te riempire di sperma quella puttanella in calore di tua figlia. Che ne dici? Rispondi, maiale! Tanto, anche se resti in silenzio, il tuo cazzo parla per te.
– Voglio confessarti una cosa ‘ proseguì Anna ‘ tu non lo sai, ma in parte il tuo desiderio si è già avverato. Quando ho smesso di leccare Martina, prima che Julius la prendesse ho preteso che mi ricambiasse il favore. Mi sono messa a cavalcioni sulla sua faccia e l’ho costretta a baciarmela. Ma mentre si dava da fare mi sono ricordata che dopo il nostro incontro frettoloso nel casolare non mi ero lavata, per cui la mia fica era ancora piena del tuo sperma. L’idea che Martina bevesse il tuo seme colante dalla mia fica mi ha eccitato moltissimo, al punto che le sono venuta in bocca.
Quelle parole mi fulminarono. Non aveva smesso di parlare che venni anch’io all’istante nella sua mano.
– Quanto sperma ‘ disse Anna ‘ Peccato solo che Martina non sia qui, altrimenti avrebbe potuto assaggiarlo bello caldo, appena sgorgato dalla sorgente. Non hai idea quanto sia piacevole per una donna ricevere un fiotto bollente dritto in gola.
Per dare concretezza a quelle parole Anna si portò la mano alla bocca per nettarla. La guardai. L’immagine di quella mano dalle dita lunghe e affusolate, con le unghie scarlatte contrastanti con il candore degli schizzi di seme era l’essenza dell’aristocratica sensualità di Anna.
– Bene! Vedo che qui ci stiamo divertendo!
Mi voltai di scatto. Sulla soglia della stanza era apparso Leonardi. Dietro di lui una donna. Era mia figlia. Trasalii. Cercai disperatamente di ricompormi prima che entrassero, ma ogni tentativo di assumere un aspetto decente era vano. Mi coprii il membro floscio con un lembo del lenzuolo con la stessa goffaggine di un adolescente sorpreso a masturbarsi dai genitori. Leonardi aveva previsto tutto. Aveva organizzato tutto, compreso quell’ingresso teatrale affinché mia figlia potesse vedermi nel peggiore dei modi, precludendomi ogni tentativo di spiegazione.
Martina si avvicinò a me. Cercò di guardarmi negli occhi ma io non riuscii a sostenere il suo sguardo neppure per un istante. Poi dopo un lungo silenzio prese la parola.
– Non volevo credere che ieri sera mi avessi davvero lasciata qui, deliberatamente, in mezzo a questi porci. Ma ho dovuto arrendermi all’evidenza. Prima, quando sei entrato nella mia stanza, ti ho sentito frugare con le dita nella mia intimità. E ora ti ho visto venire mentre ascoltavi il racconto degli abusi che ho dovuto subire stanotte per colpa tua.
– Papà! ‘ esclamò Martina dopo una pausa ‘ Sei un maiale! Molto più di loro.
Ero paralizzato. Il peggio del peggio era accaduto. Non riuscivo a pensare a nulla che avesse senso dirle per migliorare la situazione.
– Ci sono delle cose che non sai ‘ trovai la forza di rispondere.
– Cosa non so? ‘ replicò Martina rabbiosa ‘ che hai tradito mia madre con una collega di lavoro? Che hai rubato alla tua azienda falsificando i bilanci? Che ti ha convinto a portarmi qui la mano di Anna serrata attorno al tuo membro? La stessa mano che ora è impiastricciata del tuo sperma?
Leonardi le aveva raccontato tutto. Ero perduto.
– Io non so più chi sei papà. In poche ore ho capito che non l’ho mai saputo. Mi sento stranita. Mi rendo conto soltanto del fatto che non voglio più tornare a casa. Io ho deciso, resto qua.
– Ma cosa stai dicendo? Sei impazzita? Per fare cosa?
– Ora che ho preso il diploma ‘ disse Martina ‘ mi aspetta l’estate più lunga della mia vita. Immaginavo che sarebbe stata anche la più spensierata. Ora so che non sarà così. Ma il cav. Leonardi mi ha invitato a trattenermi qui, in questa bella casa con la piscina, i cavalli e tutto il resto. Preferisco mille volte restare che tornare a casa per avere davanti agli occhi un padre che non riconosco. Un padre che passa il suo tempo a fantasticare di fottermi.
– Non esiste che tu resti qui! ‘ replicai ‘ Nonostante quello che è successo non puoi decidere di punirmi così. Se non vuoi più vedermi me ne andrò io via di casa, ma tu devi tornare da tua madre. Lei non ti permetterà mai di trasferirti qui, neppure solo per quest’estate. Anche se hai 18 anni sei ancora una bambina.
– Io non sono più una bambina. Non lo ero prima di venire qui e non lo sono certo ora. A convincere mamma devi pensarci tu, a meno che non vuoi che le dica come stanno realmente le cose. Io non voglio farlo perché soffrirebbe troppo. Ma se non fai come ti dico non avrò scrupoli a raccontarle tutto, perché in questo momento non m’importa più di niente, salvo che di non tornare a casa per nessuna ragione al mondo.
– Ora parli così perché sei infuriata ‘ dissi ‘ e hai mille ragioni. Ma un giorno ti pentiresti di questa scelta che fa male soprattutto a te stessa. Devi venire con me.
– Io non vengo da nessuna parte ‘ disse Martina ‘ E se mi tocchi con un dito ti denuncio. A casa verrò stasera ma solo per salutare mamma e prendere la mia roba. Quindi, vedi di prepararla alla notizia perché quando arrivo non voglio storie: se cercherai di convincermi davanti a lei le dirò tutto all’istante. Non so se faccio male a me stessa, ma preferisco farmi del male da sola piuttosto che sia tu a farmene. E adesso me ne torno a letto, perché chissà per quale ragione mi sento un po’ stanca.
Martina si girò su se stessa e si allontanò seguita da Leonardi. Rimasi solo con Anna. Mi facevo schifo. Più di quanto sia umanamente possibile esprimere. Anna lo capì e non disse nulla. Mi rivestii e mi allontanai lentamente verso la porta. Uscii senza voltarmi.
Trascorsero quasi due mesi senza rivedere mia figlia. Tramite mia moglie, con cui di tanto in tanto si telefonava, seppi che era partita per Formentera assieme al cav. Leonardi, che lì è proprietario di un resort. Poi era tornata alla villa. La stessa davanti alla quale giunsi trafelato, tremante al pensiero di ciò che avrei potuto trovarci.
Martina aveva chiesto espressamente di vedermi. Anch’io lo desideravo, ma avrei preferito mille volte non essere costretto a rincontrarla in quella casa maledetta. Mi aprì il giardiniere, un vecchio piegato in due dal lavoro che m’indicò la direzione da percorrere. A quell’ora ‘ mi disse ‘ probabilmente avrei trovato tutti in piscina. M’incamminai tra i vialetti dell’ampio giardino. La frescura degli alberi e un leggero venticello non erano sufficienti a neutralizzare l’ansia e il sudore. Dopo un po’ mi resi conto di essere giunto in prossimità della piscina. Sentivo il vociare degli ospiti che d’estate frequentano la villa di Leonardi e il suo padrone. Rallentai il passo fino a fermarmi. Il cuore batteva forte. Sapevo che a distanza di pochi metri c’era mia figlia e il mondo che me l’aveva portata via.
Mi addossai all’ultimo albero del vialetto prima dell’ingresso della zona piscina e sbirciai. Era lì, distesa a bordo vasca, intenta a prendere il sole molleggiando un piede nell’acqua. I miei peggiori timori si materializzarono alla vista della sua silhouette sensuale e sinuosa. Era nuda e aveva qualcosa che le brillava tra le labbra del sesso. Probabilmente un piercing. Giocava a scalciare l’acqua della vasca con il piede, incurante di esporre il rigonfiamento del pube e la fessura del ventre alla vista di tutti. Sarei voluto scappare via subito, ma le gambe erano inchiodate al terreno e lo sguardo ipnotizzato da quel corpicino così meravigliosamente indecente.
Mentre giacevo inebetito mi sentii chiamare. Era Leonardi che, avendomi adocchiato, fece segno di avvicinarmi. Un istante dopo anche Martina si voltò verso di me. Mi sentii perduto. Mia figlia si alzò di scatto e mi corse incontro. La vista mi si annebbiò di colpo. Sentii la pelle fresca e bagnata del viso di Martina contro la mia guancia e le sue braccia stringermi forte.
– Oh papà! ‘ esclamò ‘ Che bello rivederti! Non sai quanto sono felice!
Quell’abbraccio caloroso e inaspettato mi travolse. Avrei voluto sciogliere tutte le tensioni accumulate in un pianto dirotto. Ma ero in territorio nemico e dovevo cercare di fare ogni sforzo per non far trapelare ulteriormente la mia fragilità. Rimasi quindi impassibile. Avevo pochi istanti per decidere se adirarmi per la nudità di Martina, oppure fare finta di nulla. Ma i suoi capezzoli irrigiditi dalla brezza settembrina che strusciavano contro la stoffa leggera della mia camicia non mi lasciavano lo spazio per riflettere. Avvertivo il desiderio fisico di mia figlia salirmi dentro e impadronirsi di me. Probabilmente Leonardi se ne accorse perché mi guardò compiaciuto.
– Su, vieni papà! ‘ mi scosse Martina ‘ Non restare lì impalato! Ti voglio presentare i miei nuovi amici.
Martina mi trascinò presso il lato della piscina dov’era radunata la maggior parte degli ospiti della villa. Rideva e scherzava con tutti. Sebbene fosse l’unica a essere interamente nuda, la cosa appariva a tutti assolutamente normale. Mi sembrò una situazione surreale. Dopo un quarto d’ora di chiacchiere vuote con persone a me sconosciute Leonardi si accostò e mi chiese di seguirlo. Mi condusse all’interno della villa, nel suo studio.
– Come sai, non ti ho fatto venire qui solo per darti modo di rivedere tua figlia ‘ mi disse ‘ Ci sono anche alcune questioni delicate di lavoro che dobbiamo affrontare.
– Certo! ‘ replicai con aria zelante ‘ Ho qui il piano industriale dell’azienda con tutti gli allegati.
Discutemmo a lungo. Si trattava di un’operazione molto importante da cui dipendeva buona parte del futuro della società di Leonardi. Su molti punti il cavaliere appariva perplesso e pretendeva spiegazioni dettagliate. Mi trovò preparato.
Era trascorsa circa un’ora quando sentimmo bussare alla porta. Era Martina. Non era più nuda. Ora indossava una t-shirt che le arrivava poco al di sotto del pube. Ma quando si girò per richiudere la porta capii che non aveva altro sotto. Conciata così, era ancora più sensuale.
Non sapevo come reagire. Dopo quello che era accaduto due mesi prima, se l’avessi rimproverata per il suo abbigliamento sarei apparso ridicolo. Ma non riuscivo neppure a rimanere indifferente alla vista di quel corpo che mi turbava.
– Vieni Martina ‘ la esortò Leonardi ‘ tuo padre ed io siamo a buon punto. Mi deve solo illustrare qualche altro aspetto finanziario e abbiamo finito. Mettiti qui bella comoda!
Martina fece il giro della scrivania e andò a sedersi sulle gambe di Leonardi. Sentii il sangue salirmi alle tempie. Non potei fare a meno di ricordare che così era cominciato tutto quella malaugurata sera in cui Leonardi era entrato per la prima volta nella vita di Martina. Pensai che almeno allora lei indossava un vestito da sera, mentre adesso aveva solo una t-shirt che appena si fu seduta le salì al di sopra del ventre, scoprendolo del tutto. Quella posa così brutalmente sconcia mi lasciò esterrefatto. Non mi sembrava possibile che mia figlia fosse diventata tanto spudorata!
Cercai di riannodare i fili del discorso per recuperare un po’ di dignità. Ma non tardai ad accorgermi che Leonardi, senza indugiare troppo, aveva intrapreso quello che ormai sapevo essere uno dei suoi passatempi preferiti: trastullarsi con la vagina delle donne che si accomodano sulle sue cosce. L’abbigliamento discinto di Martina m’impediva di sottrarmi al supplizio dello spettacolo del mio datore di lavoro che giocava con le labbra del sesso di mia figlia. Di tanto in tanto le inseriva un dito o due nella fica, rigirandole dentro con ricercata lentezza. Martina restava tranquilla, impassibile. Subiva quell’invasione senza il minimo sussulto. Mi risuonarono in testa le parole che pronunciò Leonardi quando lo vidi fare la stessa cosa con Anna: ‘Guarda il suo viso. Vedi com’è sereno, com’è gioioso e pulito? Nessuno direbbe che in questo momento ha due dita completamente immerse nella fica. Questo risultato non si ottiene in due giorni e neppure in due settimane. Ci vuole tempo. Tempo e passione’. Già. Tempo e passione pensai. Almeno del primo non ce n’era voluto molto. Mi resi conto che Leonardi mi aveva fatto tornare alla villa solo per mostrarmi la metamorfosi di Martina. Voleva farmi assistere al suo completo e definitivo trionfo.
Ad un tratto Leonardi distolse lo sguardo da me per incrociare quello di mia figlia. Le carezzò amorevolmente una guancia. Fu un gesto intenso, ma anche un segnale convenuto. Martina scivolò lungo il corpo di Leonardi e s’inginocchiò tra le sue cosce. Udii il suono della zip dei pantaloni. La scrivania che mi separava da loro era piuttosto alta, ma ciò nonostante ogni tanto la testa di Martina spuntava al di sopra del bordo del tavolo con un movimento inconfondibile. M’interruppi. Leonardi mi redarguì.
– Su, continua! ‘ mi disse ‘ Non distrarti! Devi ancora chiarirmi quali garanzie pretendono le banche per finanziare l’operazione.
Essere costretto a discutere di piani industriali mentre la propria figlia succhia l’uccello del principale era una tortura che non avrei mai pensato di dover subire. Così come non avrei mai potuto immaginare che l’umiliazione di quella vista avrebbe prodotto in me un così profondo senso di eccitazione. Solo allora capii fino in fondo quanto desideravo che mia figlia diventasse una troia. E capii anche che volevo, in modo altrettanto intenso, espiare il senso di colpa generato da quel desiderio immondo mettendo a nudo la mia meschinità.
Leonardi posò una mano sulla testa di Martina per costringerla a trattenere il membro in bocca e ingoiarlo in profondità. Anche allora Martina non fece alcun cenno di protesta, ma lasciò che Leonardi si divertisse a usarla come meglio gradiva.
– Sei stato lungimirante a portarla qui ‘ sbottò Leonardi, squarciando di colpo il velo d’ipocrisia che c’era stato fino ad allora ‘ Quando Martina è arrivata in questa casa era solo una ragazzina viziata e confusa. E non c’è da stupirsi, perché, sia detto senza offesa, le ragazze per crescere hanno bisogno di figure forti e autoritarie e non di un padre rammollito e segaiolo come te.
– Guardala adesso invece! ‘ proseguì ‘ Vedi com’è rispettosa! In soli due mesi l’ho educata più io di quanto tu non abbia mai fatto!
Nel dire questo Leonardi le sollevò la testa, afferrandola per i capelli. Martina ansimava, era in debito d’ossigeno. Leonardi le passò tre dita sulle labbra. Poi le conficcò il pollice in bocca. Martina s’affrettò a leccarlo, rigirandogli la lingua attorno più volte, mentre fissava Leonardi negli occhi con uno sguardo adorante.
– Guardala! ‘ disse Leonardi ‘ Guarda quant’è bella quando tira fuori la sua linguetta e mi fissa come una cerbiattina gioiosa! Anzi, gioiosa e golosa! Sai Guido, al termine di una dura giornata di lavoro non c’è niente di meglio che liberarsi delle tensioni accumulate durante il giorno.
Martina capì dove Leonardi intendeva scaricare le sue tensioni e abbassò la testa per portare a termine il suo lavoro. Dovetti assistere in silenzio alla scena di Leonardi che ansimava mentre mia figlia si adoperava per farlo venire. Quando le mise una mano sul capo e un’altra sulla nuca, capii che stava per raggiungere l’orgasmo. Poco dopo il suo corpo fu scosso da cinque, sei, sette fremiti. Pensai a Martina immobilizzata lì sotto che per ogni sussulto doveva ingoiare un altro fiotto di sperma. Poi Leonardi si staccò da lei, si prese il membro in mano e prima di congedarla se lo ripulì strusciandoglielo su entrambe le gote. Ammirai rapito le scie di sperma che solcavano quel viso che, nonostante tutto, riusciva ad apparire ancora un po’ innocente. Leonardi notò il mio sguardo voluttuoso e mi sorrise.
– Quando le spruzzo il seme in gola ‘ mi disse ‘ lascio sempre che qualche goccia le ricada sul viso, perché anch’io adoro vedere il suo faccino schizzato. Ora vai a lavarti e a riposarti! ‘ proseguì rivolto a Martina ‘ Stasera, come sai, c’è molto da fare.
– Guido! ‘ disse poi girandosi verso di me, mentre Martina si allontanava dalla stanza ‘ io adesso devo assentarmi. Ma per stasera ho organizzato una cena con pochi affezionati amici e anche tu sarai mio ospite. Dopo cena è previsto anche uno spettacolino teatrale. Quindi, al mio ritorno mi aspetto di ritrovarti qui; cerca di non deludermi.
Il suo tono di voce era perentorio. Dopo avermi ammonito, si alzò e uscì. Anche stavolta era accaduto tutto all’improvviso, come quella prima sera. Mi accasciai sul divano lì accanto privo di forze.
Ero immerso in un sonno profondo quando sentii scuotermi.
– Mi scusi, signore. Mi perdoni se la sveglio, ma il cavaliere mi ha chiesto di avvertirla che di là stanno servendo l’aperitivo.
– Che ore sono? ‘ chiesi in stato di dormiveglia.
– Le venti e un quarto signore.
– Cribbio! ‘ esclamai ‘ ho dormito su questo divano per oltre due ore.
Il cameriere restò in silenzio.
– Può indicarmi un bagno per cortesia? ‘ chiesi mentre tentavo di farmi forza sulle gambe.
– Certo. L’accompagno.
Mi recai in bagno per cercare di riprendermi in fretta. Qualche minuto dopo ero diretto verso la sala allestita per la cena. Dalle parole di Leonardi avevo già capito che si sarebbe trattato di una cosa tra pochi intimi, ma restai comunque sorpreso quando, una volta entrato, vi trovai solo Leonardi e altre due persone.
– Vieni Guido! ‘ esclamò il cavaliere nel vedermi ‘ Dovevi essere davvero molto stanco se hai dormito tutto il tempo che sono stato via. Voglio presentarti una coppia di carissimi amici di vecchia data: la contessa Eleonora S. e suo marito Riccardo.
– Molto piacere ‘ dissi sfoggiando un grande sorriso in modo da celare il mio sguardo ancora in parte assonnato.
Il cameriere mi versò da bere e iniziammo a conversare amabilmente. La contessa era una donna poco oltre la quarantina, molto piacente, che da giovane doveva essere stata splendida. Indossava un tailleur nero estivo senza calze e dei sandali a tacco alto. Il marito invece era un uomo sulla cinquantina, alquanto panciuto e dall’aspetto decisamente più trasandato. Pensai che se lui era più vecchio, più brutto e meno nobile doveva essere senz’altro molto ricco............................continua .......................
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