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Il mio professore con la sua Puttanella 3


di Membro VIP di Annunci69.it pamyzi1
12.09.2020    |    11.772    |    3 9.6
"Saranno stati i feromoni maschili, ma quell'odore così intenso e carnale mi faceva venire la voglia di fare le cose più porche..."
- Durante uno di quei pomeriggi, raggiungemmo una delle solite zone della precollina, inoltrandoci per una stradina sterrata, immersa tra alberi con una lussureggiante vegetazione ai lati.
Ci fermammo in un piccolo spiazzo protetto da cespugli alti e fitti, era un posto tranquillo, ci si potevano fare le nostre cose in tutta calma al riparo da presenze importune, ci eravamo già stati altre volte.
Si era a fine maggio, la stagione era calda, l'erba già alta e l'inflorescenza selvatica di ranuncoli, anemoni e calendule colorava il terreno e profumava l'aria.
La radio era sintonizzata su una stazione che trasmetteva musica classica, Goffredo disse che si trattava di Chopin, per l'esattezza il Nocturne Opera 9 N°2, un brano delicato e romantico che predisponeva il corpo alla serenità e la mente a pensieri elevati.
Infatti il suo primo pensiero fu di infilarmi una mano nella scollatura del vestitino in cotone a delicato disegno provenzale, di Laura Ashley che indossavo quel giorno.
Il mio seno pieno ma compatto, stava su senza necessità di sostegni, infatti con la primavere avanzata, come facevo di solito, avevo eliminato il reggiseno.
La sua mano poteva prendere liberamente possesso delle mie tette, senza incontrare ostacoli, mi sentivo accaldata e l'epidermide sotto la sua carezza era umida di traspirazione.
L'abitacolo dell'auto, non refrigerato dell'aria condizionata, per via che eravamo fermi, iniziava ad avere una temperatura che mal si conciliava con certe calorose attività fisiche, anche Goffredosentiva caldo e aveva sbottonato la camicia fino alla cintola.
Avendo la fortuna di essere su un auto decapottabile, decidemmo di tirar giù il tettuccio apribile, che immediatamente ci consentì di respirare con maggior agio e riprendere in en plein air il nostro discorso intimo.
Iniziammo a baciarci con la consueta passione, la sua mano correva all'interno delle mia cosce a scostare le mutandine, gli piaceva di frugarmi la fighetta senza togliermele subito, perché così si inzuppavano per bene di succo.
Sbottonai completamente il vestito chemisier che indossavo, lui prese a leccarmi il seno surgendo rumorosamente i capezzoli fino a farli scomparire all'interno della bocca, quando si staccava erano lucidi di saliva e duri da far male.
Mi piaceva quando mi faceva sentire il morso delicato di quei denti perfetti: gli stringevo il capo con le mani perché non smettesse e gli chiedevo di morderli più forte.
Anche io mi davo da fare, gli succhiavo il lobo dell'orecchio, scendevo con le labbra lungo il collo, giocavo con la lingua sul petto e sui capezzoli, percorrevo con la bocca tutto il tronco, arrestandomi sul bordo dei boxer che spuntavano sopra la cintura dei pantaloni che ancora aveva addosso.
Infilavo la mano sotto l'elastico delle sue mutande, e trovavo subito il glande turgido che mi lasciava i suoi umori sulla punta delle dita, gli massaggiavo i testicoli gonfi, frugavo nel cespuglio caldo del suo pube e stringevo l'asta tesa del suo sesso.
Ci piaceva indugiare con preliminari prolungati, senza denudarci subito e passare ai giochi più incandescenti e conclusivi.
Così passavo poi ad estrargli il sesso dai pantaloni e mi calavo a prenderlo in bocca, mentre lui mi penetrava il culo con le dita slabbrandomelo soavemente, mentre col pollice mi stuzzicava il clitoride eretto come un piccolo pene.
Tutto questo accadeva mentre Chopin ci cullava di melodie e tutto intorno risuonava un allegro concerto di grilli e cicale, festeggianti la calda stagione.
Come sempre la fica mi pulsava ubriaca di voglia, ero costretta a levarmi il vestito per non rischiare di macchiarmelo di secrezioni standoci seduta sopra, o che mi scappasse uno schizzo di sperma quando lui veniva alla fine di un pompino.
Non sempre lui si spogliava quando facevamo le cose in macchina, il più delle volte abbassava solo i pantaloni e i boxer, quindi quando lo facevo venire in bocca, dovevo fare molta attenzione a non far cadere una goccia dalle labbra, dovevo bere e deglutire tutto per non rischiare di farlo macchiare. -
- Capisco. – la interruppe Rinoldi – Se no chissà che spesa di tintoria. -
- No professore, non è questione di tintoria, lo sperma ha un potere quasi corrosivo, se poi è su un tessuto scuro va trattato con degli accorgimenti altrimenti ti resta l'alone chiaro. -
La biondina evidentemente non aveva colto la battuta ironica di Rinoldi, riprese a raccontare.
Non sempre era facile, perché venendo mi esplodeva in bocca con la potenza esplosiva di un fuoco d'artificio e mi colmava le guance di sperma: dovevo inghiottire molto velocemente per non rischiare di farlo fuoriuscire dalle labbra o sentirmi annegare nel seme. -
- Devi aver vissuto dei momenti terribili, immagino? -
Rinoldi sembrava aver preso gusto a lanciare frecciatine ironiche di cui lei pareva non accorgersi, forse perché la pressione psicologica di quella confessione piccante l'avevano resa poco reattiva e presente a sé stessa.
- Si professore, vivere quel rapporto clandestino mi procurava continue tensioni e patemi d'animo.
Poi a complicare tutto c'era il sentimento che sentivo nascere verso Goffredo: col trascorrere del tempo lo vivevo sempre meno come l'amico maturo con cui confidarmi di un tempo, ma iniziavo a sentirlo come un amante più vecchio di me, in altre parole me ne stavo innamorando.
- Perbacco, questo si che è un bel problema. Immagino che esercitasse, sulla tua giovane mente, tutto il fascino dell'uomo esperto e vissuto. - commentò il professore.
- Non solo, c'era con lui un'intima comunione mentale e soprattutto fisica.
Avevamo entrambi la stessa sensibilità sul piano fisico, io a esempio impazzivo per l'odore del suo corpo nelle parti intime. -
- Ah! Quindi sei affetta da Olfactofilia, ovvero quella parafilia che prova un piacere sessuale negli odori viepiù corporali.
- Non so di che malattia si tratti, so solamente che adoravo annusare le sue ascelle, soprattutto se aveva un po' sudato.
Poi mi si squagliava la fighetta, quando mi trovavo, magari durante un sessantanove, in prossimità delle sue zone intime. Sarà che laggiù c'è sempre una leggera umidità, fisiologica negli uomini come nelle donne, ma se avevo le narici nello spazio tra l'ano e lo scroto, quell'afrore caldo e maschio mi stordiva. Saranno stati i feromoni maschili, ma quell'odore così intenso e carnale mi faceva venire la voglia di fare le cose più porche.
Un po' come la sensazione che mi dava l'annusare il cannello della peretta con cui avevo subito un clistere, dopo che era stato nel mio culetto. -
- Capisco, devi avere un naso particolarmente sensibile. - aggiunse conciliante il professore.
Si, ma anche lui non era da meno, mi creda. Come dicevo, durante i nostri incontri, non mi levava subito le mutandine, si prodigava a farmi eccitare all'estremo: carezze, leccate, succhiotti, palpeggi estenuanti, in maniera da farmi bagnare fino a quando lo slip era tanto fradicio che si sarebbe potuto strizzare.
La macchia sulle mutandine si allargava sotto tutto il cavallo, dal pube alla metà delle natiche.
Non pago stringeva il tessuto fino a renderlo una striscia e lo tendeva tra le grandi labbra, strusciava orizzontalmente la stoffa sul clitoride turgido, provocandomi una sensazione di voluttuosa lascivia.
Naturalmente stillavo ciprigno come come un acino d'uva spremuto, a quel punto me le sfilava e all'interno, nel mezzo, trovava le mie secrezioni depositate come una patina gelatinosa, iniziava allora a leccarle goloso. Era così porco, avevamo identiche passioni, come piaceva a me.
La cosa più difficile restava la necessità a mantenere il proposito di mantenermi illibata.
- Embè! Non stento a crederlo. - commentò Rinoldi tornando a caricare il fornello della pipa.
- Con tutta quella ginnastica che compivate, è sicuramente un miracolo che tu sia riuscita a tener fede a questo tuo intento. -
La pipa si accese con un corposo sbuffo di fumo che gli avvolse interamente la testa.
Si era davvero difficile, pensi che una delle cose che amava farmi era di strusciarmi il glande, turgido e violaceo per la tensione, proprio sul clitoride. Teneva il sesso con la mano e lo guidava avanti e indietro sulla mia fighetta aperta, scivolando nella mia cremina con quella cappella dura, carezzandomi il grilletto in maniera estenuante, andava avanti anche per mezz'ora senza venire.
Io invece non riuscivo a trattenermi, avevo orgasmi ripetuti arrivando a squirtare come se facessi la pipì, mi sentivo una maiala in calore.
Una variante consisteva nel mettermi carponi sul ribaltabile dell'auto, facevamo lo stesso giochino ma da dietro, muoveva in su e giù, lungo lo spacco della mia vagina, la punta del sesso, fustigando con foga il clitoride e strizzandomi le tette con la mano libera: colavo ciprigno bagnando in maniera vergognosa la pelle del sedile.
Quando ero all'apice del piacere gli chiedevo di infilarmi la verga nel culetto, allora spostava in alto la cappella e affondava tutto il sesso nel mio ano burroso. Venivamo insieme urlando come animali, col suo sesso che singhiozzava sperma nel mio budello: ne versava così tanto che sovente debordava dal buchetto, colando sul sedile su cui ero poggiata, a mescolarsi con le mie secrezioni. -
- Ma se eri così presa da lui, con il quale avevi un'intesa perfetta, non comprendo cosa possa essere accaduto per interrompere il vostro idillio? -
- Purtroppo è così professore, poi le raccontero' il seguito .....................per commenti [email protected]
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