Racconti Erotici > bdsm > il Sig.Lorenzo mi punisce con sorpresa
bdsm

il Sig.Lorenzo mi punisce con sorpresa


di Membro VIP di Annunci69.it pamyzi1
14.03.2020    |    18.155    |    7 9.4
"Per associazione di idee, questa, dato il bieco proprietario, non si differenziava da quelle..."
La casa del signor Lorenzo, era nello stile dei piccoli chalet svizzeri a un solo piano, aveva un esterno molto grazioso: possedeva tutto intorno un piccolo giardino curatissimo, frutto della sua attività principale di giardiniere del collegio, una fitta siepe di ligustro ne contornava il perimetro.
Vivaci cespugli di rododendro, azalee, camelie, coloravano il prato rasato all'inglese, una cascata di bougainville rampicanti, di un lilla squillante, adornava un lato della casa
A vederla ti portava alla mente le casette, vezzose e ingannevoli, di tante favole infantili, sovente abitate da temibili orchi. Per associazione di idee, questa, dato il bieco proprietario, non si differenziava da quelle.
Dal patio si accedeva direttamente alla sala che fungeva da soggiorno e cucina: aveva un pavimento a listoni lignei color miele scuro che davano un tono caldo alla stanza, l'arredo era molto spartano: l'unico elemento di impronta moderna era rappresentato dall'angolo cucina, attrezzato di cappa filtrante e frigorifero a due piani.
Per il resto, lo sguardo elencava una vecchia madia, un tavolo con relative sedie in legno naturale di gusto svedese, un grande tappeto Rya, dai colori pastello, che donava luminosità all'ambiente.
Una parete ospitava un caminetto, sopra il quale era posto l'unico complemento decorativo presente nella casa: un quadro, copia di qualche tela settecentesca, mostrava la scena bucolica di un fauno che inseguiva una giovane ninfa. Sarà stato casuale, ma le sembianze del fauno, col grosso corpo irsuto, le zampe caprine e la barba fulva intorno al mento, ne facevano un perfetto ritratto del signor Lorenzo.
Una poltrona e un massiccio divano in pelle bruna, davanti al camino, chiudeva quel modesto elenco di suppellettili.
Al fondo della stanza, una scala in legno portava al piano superiore, sotto essa una porta, presumibilmente di un bagno. Nel sottoscala trovava posto la cuccia di un cane: la bestia che dormiva al nostro arrivo, sollevò la grossa testa osservandoci con poco interesse, poi riprese a sonnecchiare.
- Quello è Kraus, non aver paura, è tranquillo. -
Non avevo timore dei cani, ero abituata ad averne uno fin da piccola. Si trattava di un magnifico esemplare di alano blu. Il mio labrador retriever era di grossa taglia, ma questo era un mastodonte, a occhio e croce, avrà superato la sessantina di chili.
- Il mio Kraus è un campione, possiede un pedigree selezionatissimo, proviene da un allevamento di Francoforte, in Germania. - Aggiunse con orgoglio il signor Lorenzo.
In effetti, non potevo che condividere la sua soddisfazione, era un animale di straordinaria eleganza e bellezza.
- Bene puttanella, e ora veniamo a noi. - Il suo sorriso maligno mi procurò un brivido sinistro.
- Per cortesia, posso rimettermi le mutandine, signor Lorenzo? - chiesi titubante.
Rise divertito. - No! Non ti servono adesso troietta, anzi, consegnamele. -
A malincuore le sfilai dalla tasca e gliele porsi: le annusò con gusto, poi le poggiò su un lato del tavolo alle sue spalle.
Non perdeva occasione per mostrare la sua natura di porco, potevo giurarci che avrebbe fatto quel gesto sconveniente: se il buongiorno si vedeva dal mattino, non eravamo che all'inizio.
- Hai sempre un odore che fa rizzare il cazzo. - Disse rozzamente, sistemandosi il pacco inguinale con un gesto volgare. Il bozzo sui pantaloni testimoniava che dicesse il vero.
- Togliti il vestito! - aggiunse secco.
Con gli occhi bassi, gli voltai le spalle e iniziai a sbottonare la cintura della gonna.
- Perché ti sei voltata? -
La gonna era già scivolata ai piedi, le natiche nude erano esposte al suo sguardo.
- Mi vergogno signor Lorenzo, lei mi guarda. - Uno schiaffo violento mi colpì i glutei.
- Non fare la verginella con me ragazzina. Sei abituata a ben altro, girati! -
Riluttante mi voltai e presi a sbottonare la camicetta. - Muoviti che facciamo notte. -
Gettai la camicetta sulla poltrona lì accanto, sganciai il reggiseno e lo lanciai sulla camicetta: restai nuda con solo le autoreggenti. Mi chinai per sfilarle, ma lui mi bloccò.
- Quelle tienile, mi piaci con le calze, ti danno l'aria da troia. -
Ero rossa in viso, umiliata dalla mortificazione che stavo subendo.
Kraus che fino a quel momento aveva dormito nella cuccia, si levò e lemme lemme ci raggiunse, dimenando allegramente la coda.
Visto in piedi appariva davvero maestoso, un'altezza di otre settanta centimetri al garrese, la grossa testa superava il piano del tavolo.
Attratto dalle mie mutandine sull'orlo del tavolo, sporse il muso avanti e prese ad annusarle.
- Piace anche a te l'odore della nostra troietta, vero Kraus? - chiese divertito Lorenzo.
Notai solo ora che il cane portava alle zampe delle specie di moffole: erano di un panno spesso e imbottito, fermate intorno al garretto con una lingua di velcro.
Sorpresa da quella stranezza mi venne spontaneo di chiedere: - Come mai ha alle zampe quella sorta di guanti? -
- Glieli metto quando sta in casa, perché non graffi, con le unghie, la vernice del parquet. - rispose Lorenzo.
Il cane dopo l'ispezione al mio indumento, ebbe un attimo di indecisione, poi si voltò puntando verso me. Vederlo così deciso mi fece sobbalzare: feci d'istinto un passo indietro.
- Ahahaha! - Lorenzo rise di gusto - Non spaventarti, Kraus non ti farà niente, se ti comporti bene e stai ferma.
Il cane si posizionò con la testa davanti al mio pube, il grosso, umido, tartufo nasale si incollò alla mia vagina: iniziò ad aspirare profonde sniffate.
- Ahahah! Sprcaccione, preferisci sentire l'odore direttamente alla fonte. intenditore come il padrone questa bestia. - trovava la scena spassosa.
Infastidita da quella intrusione nelle mie intimità, mi scostai per sottrarmi al suo contatto: una bassa e profonda ringhiata seguì il mio gesto, restai impietrita come una statua di sale.
- Lo faccia smettere, la prego signor Lorenzo. - Lui parve non sentire neppure cosa dicevo. La bestia ci aveva preso gusto: non si contentava solo di annusare, sentì la sua lingua insinuarsi tra le grandi labbra.
- Cazzo! Signor Lorenzo, lo richiami. Mi sta leccando la topina. Mi fa impressione. -
- Non fare la stupida puttanella, vuole solo sentire che sapore hai. -
Provai nuovamente ad allontanare il bacino dal muso umido, ottenendo una ulteriore dissuasiva ringhiata.
- Aveva detto che era tranquillo e non dovevo averne timore. - mi lagnai rivolta a lui.
- Infatti è un cane tranquillo. Ma se gli piace qualcosa non è consigliabile cercare di sottrargliela. Quindi fossi in te, per non innervosirlo, non mi muoverei troppo. - rispose conclusivo.
A Kraus cresceva l'eccitazione: le sue bave mi avevano intriso il cespuglietto della sinfisi pubica, con colpi di lingua rapida e salivosa, mi impastava le mucose vaginali.
Era difficile restare immobile, ma non avevo nessuna voglia di provare le sue zanne sulle mie parti intime.
Guardavo implorante il signor Lorenzo, sperando che stanco dello spettacolo vi ponesse fine: ma sembrava non avere nessuna intenzione di intervenire, perverso come era, la cosa gli dava sicuramente gusto.
Il cane, non pago, mi girò intorno e infilò il muso fra le mie natiche.
Si fece largo nel solco tra i glutei: la lingua, calda e insinuante, spaziava dall'ano alla vagina, ero ormai fradicia di saliva. La foga era così violenta che dovetti scostare le gambe per mantenere l'equilibrio, questo favorì ulteriormente il suo impeto invasivo: la lingua dischiuse interamente le grandi labbra e mi fustigò, con energia, il clitoride.
Lorenzo a quel punto fece sentire la sua voce: - Kraus! Stehe und sitz! -
Al secco commando in lingua tedesca, il cane si arrestò mettendosi seduto, io tirai un sospiro di sollievo.
Fermo davanti a me il signor Lorenzo sbottonò la patta dei pantaloni: - Tiralo fuori, muoviti, che ho voglia di quella bocca da pompini che hai. -
Ecco che eravamo arrivati al dunque. Sapevo da subito cosa avrebbe voluto da me, probabile che se lo avessi fatto sfogare, non si sarebbe accanito ulteriormente nel tormentarmi.
Infilai la mano nella patta, portava dei boxer, il grosso membro in erezione era già fuori dall'apertura dell'indumento, lo impugnai estraendolo insieme ai testicoli.
Avevo già avuto modo di conoscere bene il suo sesso, ma al rivederlo mi parve più grosso e animalesco di quanto lo ricordassi.
Mi inginocchiai, poggiai le mani sulle sue cosce per sostenermi e mi chinai ad accoglierlo in bocca: la peluria folta e rossiccia del pube, da cui si ergeva il membro, era umida di sudore e l'odore forte della sua intimità aggrediva le narici.
- Ingoialo tutto puttanella. - disse mentre mi teneva la testa fra le mani, guidandola nel movimento del pompino.
Si fermò solo un attimo, il tempo di prendere una delle sedie accostate al tavolo di fianco e sistemarsi comodamente, poi mi ricacciò il pene in bocca, come si fa con i bambini che perdono il ciuccio.
Il glande, congestionato e violaceo come una grossa prugna, mi costringeva a spalancare la bocca a dismisura, lui andava e veniva nel mio cavo orale come se stesse scopando una vagina.
Il rumore dei miei versi scomposti, del suo respiro infoiato e quello, liquido, del sesso orale, creavano una cacofonia di suoni carnali.
Il fallo aveva un sapore salmastro, come di certi mitili mangiati crudi, nel toccare il fondo della gola stimolava i riflessi di rigetto, dovevo sforzarmi di contenerli per non interrompere l'atto: la saliva traboccante che producevo gli irrorava il pube e colava, con fili di bava candida, sul mio mento e sui suoi testicoli.
- Brava puttanella, ingoia e succhia. Mi piace vedere il mio cazzo che sprofonda nella tua bocca fino alle palle. -
Nella posizione in cui stavo, non potevo vedere l'espressione lasciva del sui viso, ma ero certa che fosse una maschera scarlatta di dissolutezza, l'icona incarnata del vizio, ben più sfrenato del satiro nel dipinto sul camino.
- Lo vedi quanto è grosso il mio cazzo? Pensa che fra poco lo sentirai slabbrati il culetto. E' da tanto che ho voglia di allargartelo, come feci alla tua compagna di stanza quella mattina: ti ricordi troietta? -
- nel parlare spingeva con più veemenza il sesso nella mia gola.
- Voglio riempirti di cazzo il budello, incularti fino a farti urlare, poi colmarti di sborra calda e quella che colerà dal buchetto dovrai leccarla tutta. -
Ricordavo bene la scena di Marika, penetrata bestialmente da Lorenzo nella nostra camera, vedevo come ora, quel grosso arnese ricco di rilievi venosi che affondava con violenza nell'ano della mia amica.
Avevo ancora nelle orecchie i suoi gemiti di dolore e piacere: guaiva, mentre lui le devastava lo sfintere con quel maglio di carne, allo stesso tempo, quella puttanella, si bagnava come una porca. Ricordavo la lingua di lei sulla mia figa, la sua bocca calda che divorava il mio sesso, mentre subiva quella sfrenata sodomia, poi gli orgasmi concatenati di tutti e tre, l'odore inebriante del sesso che impregnava la stanza.
Ricordavo tutto e succhiavo con voracità il si sesso madido di quel grosso porco che avevo davanti, mi ero eccitata con quei ricordi incandescenti, sentivo stillare i primi succhi dalla mia vagina.
Lorenzo dovette avvertire che qualcosa in me era mutato: lo percepì nel ritmo dei miei risucchi e delle voluttuose leccate che gli donavo, partendo del glande e scendendo lentamente fino allo scroto, soffermandomi a prendergli in bocca con delicatezza i testicoli, per poi ringoiare a fondo la sua virilità turgida.
- Toccati, mentre mi succhi il cazzo piccola viziosa. -
Obbedì e mentre oscillavo con la testa sul membro, portai la mano tra le cosce e divaricai le grandi labbra della fica.
Le dita scivolarono morbide in quel lago di secrezioni viscide, iniziai un movimento rotatorio sulla bocca del mio sesso, premevo sul rilievo gonfio del clitoride e affondavo nella voragine delle mucose calde.
Acceleravo la frequenza del pompino, avevo preso gusto a quel cazzo in bocca, alle bave che colavano, ai rumori osceni che si creavano: era da troppo che non facevo sesso con un vero membro di maschio, mi sentivo piena di voglia e di cose sporche da fare.
- FARAUS! - gridò secco Lorenzo rivolto al cane e quello, che era rimasto immobile, bloccato dal precedente ordine, scattò levandosi sulle zampe: la sua lingua, da dietro, prese rapida a leccare nuovamente il mio succo di fica.
- Ooh! No!. - esclamai, rischiando di soffocarmi col cazzo dell'uomo........continua..................per commenti [email protected]

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.4
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per il Sig.Lorenzo mi punisce con sorpresa:

Altri Racconti Erotici in bdsm:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni