Racconti Erotici > Gay & Bisex > Danilo e Federico - Parte I: Residui (3)
Gay & Bisex

Danilo e Federico - Parte I: Residui (3)


di vgvg91
17.01.2022    |    6.014    |    3 8.7
"Presi il cuscino e vi soffocai il viso, lasciandomi andare a un urlo liberatorio..."
Mi svegliai di soprassalto. La luce del mattino inondava la camera. Girai lo sguardo verso la sveglia: erano le 11 passate. Passai in rassegna con gli occhi il locale. Della bestia non c’era nessuna traccia, come se non avesse lasciato segnali del suo passaggio.
Forse è stato un incubo, mi ritrovai a pensare, ma una sensazione di improvviso dolore mi riportò alla realtà. Provai a mettermi seduto, ma i tessuti del mio ano erano talmente irritati che l’operazione risultò impossibile. Con estrema fatica, mi girai sul fianco e mi alzai con una smorfia sul viso. Guardai il letto: era un campo di battaglia, le lenzuola giacevano alla rinfusa per terra, mentre al centro campeggiava una estesa macchia giallognola. Vi passai la mano: era ancora umida, ma un dettaglio colpì la mia attenzione. Erano distintamente visibili delle striature di un inequivocabile rosso accesso. Mi cedettero le gambe: ricordai che la notte prima avevo cominciato a perdere liquido dal mio ano, ma credevo fosse solo la sborra calda dell’uomo. A quanto pare, il suo passaggio aveva lasciato delle enormi tracce dentro di me, lacerandomi i tessuti fino a farli sanguinare. Provai a passarmi delicatamente un dito sul buco, ma lo ritrassi quasi istantaneamente, come se avessi ricevuto una scossa. Non riuscivo nemmeno a toccarlo, tanto era il dolore.
Come in trance, andai in doccia e provai a lavare via quelle disgustose tracce. Funzionò, almeno in parte. L’acqua tiepida rilassò i miei muscoli e cominciai a provare un leggero sollievo, ma quella zona era ancora inavvicinabile. Chiusi l’acqua, uscii dal bagno, mi rivestii con cura e mi guardai allo specchio con angoscia. Lo specchio rifletteva una immagine pietosa di me. Di lì a meno di 24 ore avrei dovuto affrontare l’esame per il concorso, ma come avrei fatto in quello stato?
Erano appena scoccate le 12 e decisi di scendere al piano terra per ristorarmi con un abbondante pasto. L’ascensore si aprì e mi ritrovai nell’atrio, davanti al banco della reception. Davanti a me, il concierge della sera precedente sollevò lo sguardo e mi rivolse un largo sorriso.
Senza darlo a vedere, riversai su di lui tutto l’odio che avevo in corpo, sperando che lo uccidesse: se non fosse stato per la sua stupida proposta, adesso non mi ritroverei in questa situazione. Rotto sia nell’animo che nel fisico.
«Signor Verucchio, ha dormito bene? Spero che, nonostante l’inconveniente, abbia passato una buona nottata».
Ero sul punto di sputargli in faccia il mio veleno, ricominciare a piangere, affidare a lui la mia disperazione. “Come fa a non accorgersi di quello che mi è successo?”, ebbi l’impulso di urlare. Ma nulla di tutto ciò avvenne: per qualche strana ragione mi sentivo sporco, colpevole, sfinito. Stampai sul mio volto il solito sorriso di circostanza e confermai la splendida dormita, mentre sfilavo verso il buffet.
Il pranzo fu un incubo: non riuscivo a stare decentemente seduto sulla sedia. Tentavo di tenermi sollevato per qualche millimetro, ma la fatica di stare in quella posizione aveva il sopravvento, così strinsi i denti e consumai velocemente il pasto prima di tornare a tutta velocità in camera, che era stata riordinata minuziosamente, come se un colpo di spugna avesse cancellato le tracce della notte precedente.
Chissà cosa avranno pensato nel trovare questo disastro, mi chiesi mentre mi gettavo prono sul letto. Di stare supino non me la sentivo ancora, le pareti dell’ano avevano ripreso a pulsare minacciosamente dopo lo sforzo fatto a pranzo. Avevo premeditato di sfruttare questa giornata per rivedere qualche argomento che non riuscivo a padroneggiare con sicurezza, così aprii il manuale di preparazione e cominciai a sfogliarlo distrattamente.
Dopo 10 minuti passati senza quagliare alcunché, sbuffando richiusi il manuale e presi il cellulare. Erano le 13. Mia madre mi aveva scritto svariati messaggi: sembrava preoccupata, così decisi di risponderle per tranquillizzarla, dicendole che ero impegnato in un ripasso e non avevo avuto modo di controllare i messaggi.
Cominciai a vagare senza meta per i social, scorrendo con inerzia i post su Facebook. Non riuscivo a concentrarmi su nulla. Poi le mie dita si mossero da sole, pigiando sulla barra di ricerca e digitando “Danilo Rinaldi”.
Il profilo che cercavo fu il primo a comparirmi tra le varie opzioni. Lessi rapidamente le informazioni: di Roma, Responsabile marketing presso una nota azienda alimentare. Cliccai sulla foto, che risaliva al 15 agosto scorso: si trovava su una spiaggia dalla sabbia bianchissima e finissima in costume da bagno, delle bermuda a mezza gamba, sfoggiando una abbronzatura invidiabile. Torreggiava nella foto con il suo fisico imponente e un sorriso smagliante. Come avevo bene inteso, i muscoli non erano molto definiti ma solo massicci. Dopo qualche secondo, mi resi conto che in foto non era solo: un suo braccio cingeva delicatamente i fianchi di una splendida donna. Aveva un fisico tonico e asciutto, un bikini nero da capogiro e lunghissimi capelli biondi. La ragazza sembrava al settimo cielo. Cliccai sui commenti, ce n’erano diversi, ma tutti dello stesso tenore: “bellissimi”, “siete una coppia meravigliosa”, “a quando la proposta, Danilo” e così via.
Provai un forte senso di disgusto e, allo stesso tempo, cominciò a montare dentro di me una rabbia incontrollabile. Presi il cuscino e vi soffocai il viso, lasciandomi andare a un urlo liberatorio.
Poi d’istinto cliccai sulla nuvoletta di Messenger e digitai tre semplici lettere: “Ehi”.
Abbandonai il telefono e ripresi a ripassare.
Erano le 15 quando lo schermo del cellulare si illuminò e notificò il messaggio appena ricevuto. Con la coda dell’occhio scorsi che si trattava di Messenger. Col cuore in gola, raccolsi il telefono e lessi la notifica:
“Che vuoi?”.
Sbarrai gli occhi. Il messaggio trasudava menefreghismo e noncuranza. Come si poteva essere a tal punto inconsapevoli? La rabbia tornò a pervadere il mio corpo.
“Come osi rivolgerti a me in questi termini dopo quello che è successo?”. Il messaggio venne immediatamente visualizzato e la risposta non tardò ad arrivare.
“Senti, chiariamo immediatamente le cose. Sono in viaggio da oltre un mese e da altrettanto tempo non vedo la mia ragazza, quindi avevo bisogno di un buco e il tuo era il primo disponibile”.
“Mi fai schifo” risposi e aggiunsi “e mi dispiace per la tua povera ragazza”.
Come se le mie parole non avessero sortito il minimo effetto, rispose di rimando: “Non cominciare a scocciarmi, tra poco devo partire per Venezia. Non ho tempo da perdere con te”.
Non seppi cos’altro rispondere e mi accorsi che si era disconnesso. Quindi abbandonai il telefono e tentai di ripassare un altro po’, profondamente turbato e disgustato.
Tuttavia, il mio ano tornò a far sentire il dolore dovuto alla sua profonda violazione, accompagnato da uno stimolo per nulla piacevole. Corsi in bagno e mi pulii con un pezzo di carta igienica: il tessuto candido era macchiato di sangue rosso vivo. Lavai nuovamente la zona con acqua calda e, fuori di me, scattai una foto alla carta e la inviai senza pensarci due volte in chat, aggiungendo come didascalia: “Ecco cosa mi hai fatto. Dovrei denunciarti, mostro”.
La risposta arrivò dopo 5 minuti: si trattava di un vocale. La voce che udii era inconcepibilmente rilassata e profonda.
«Chiama la reception e chiedi di farti portare del ghiaccio avvolto nella stoffa. Tienilo sulla zona per una mezz’ora, vedrai che il flusso di sangue si arresterà».
Non risposi, ma feci come mi aveva consigliato. Il concierge dopo pochi minuti bussò alla mia porta e, con espressione visibilmente allarmata, mi chiese cosa fosse successo.
«Oh, nulla di grave» risposi con un sorriso fintissimo, «sono stato sbadato e ho urtato il ginocchio allo spigolo della scrivania. La ringrazio infinitamente» e chiusi la porta.
Tornando verso il letto, mi posizionai prono e applicai il ghiaccio sul buco del culo, trovando immediato sollievo dal bruciore incessante. Presi il cellulare e digitai: “Fatto”.
Il cellulare suonò dopo pochi istanti e la conversazione prese una piega inaspettata.
“Come facevi a non sapere come agire prontamente in questi casi?”.
“Perché avrei dovuto?” risposi, aggrottando le sopracciglia.
“Andiamo, avrai sicuramente preso altri cazzi prima, no?”.
“No. Che cosa te lo fa credere?”. Ero sempre più sconcertato.
“Impressioni. Allora dovresti essere più che orgoglioso di te stesso ahahah”.
Non riuscivo assolutamente a cogliere dove quell’uomo volesse andare a parare con questa assurda conversazione, ma non avevo intenzione di mollare la presa, perciò mi feci coraggio e replicai.
“Continuo a non capire, e la tua risata mi sembra assolutamente fuori luogo”. La risposta successiva richiese qualche minuto per arrivare, ma mi fece sbiancare.
Si trattava di una foto, che già dall’anteprima lasciava intendere il suo scabroso contenuto. L’aprii a seguito di una breve esitazione: ritraeva uno dei membri più grossi che avessi mai visto, con tanto di didascalia esplicativa che recitava “Questo è ciò che sei riuscito a fare stanotte, davvero complimenti ahahah”.
Le gambe cominciarono a tremare incontrollabilmente. Non era possibile, era fuori da ogni logica che fossi riuscito a prendere quel mostro enorme. Non solo era lungo, ma anche terribilmente spesso, ricoperto di vene parecchio evidenti.
Deglutii e digitai: “Per quanto ne so, potrebbe essere benissimo una foto presa da internet tanto per spaventarmi”.
“Credi ciò che vuoi, se ti aiuta a stare meglio. Io non ho nulla da nascondere”.
Non replicai mai a quel messaggio, ma mi limitai a riaprire la foto con un gesto spontaneo.
Il mio ano pulsava ancora, nonostante l’effetto del ghiaccio. Era davvero possibile che un culo potesse ricevere un cazzo di simili dimensioni? Per quanto ne sapessi - e ne sapevo davvero poco - poteva superare abbondantemente i 20 centimetri, per non parlare dell’impensabile circonferenza. Non poteva essere, mi rifiutavo di credere di essere stato violato da un mostro del genere. Rapito, osservavo l’immagine che si impresse indelebilmente nella mia testa e, senza che me ne rendessi conto, il mio membro si gonfiò nell’arco di una manciata di secondi. Cominciai a toccarmi istantaneamente e accompagnai ciò che vedevo sullo schermo a quello che avevo vissuto la sera prima.
Arrivai al culmine e venni, contorcendomi sul letto, come un fiume in piena.
Restai in quella posizione, respirando affannosamente, per qualche minuto, mentre il liquido denso gocciolava lungo i bordi dei miei fianchi, fino cadere sulle lenzuola pulite. Le sensazioni che provai erano mai sperimentate prima e non avevo idea di come gestirle.
Sono malato, pensai.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Danilo e Federico - Parte I: Residui (3):

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni