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Caratteristiche della degradazione


di maktero
20.01.2023    |    1.811    |    0 9.3
"Il sapore era disgustoso e mi piaceva; sentivo sul palato il sapore salato, ed acre, la consistenza sabbiosa e morbida assieme..."
Dopo essere stata rinchiusa nella gabbia, cominciai ad adattarmi a questa nuova vita.
Attorno a me le gabbie erano piene di cani, che abbaiavano, latravano e si agitavano freneticamente.
Dopo ore ed ore di questo ambientamento, psicologicamente pregnante, sentivo ridursi la mia natura umana e cominciai a considerarmi anch'io una bestia in mezzo alle bestie.
Cominciavo ad abbandonare gli atteggiamenti umani, mi muovevo anch'io come una bestia, sempre a quattro zampe; lontana dal linguaggio umano avvertivo il latrare come una forma di comunicazione; mi stavo imbestialendo.
Mi piaceva questa regressione evoluzionista; mi faceva bruciare la mente e mi eccittava, facendomi sentire disposta a qualsiasi attività lontana dalla morale.

Il fondo della gabbia era un terreno sterrato, putrido, umidiccio e puzzolente, intriso di ogni sporcizia.
Molto eccitante!
Quello schifo mi attraeva tremendamente e cominciai a leccarlo riempiendomi la lingua e la bocca di quella poltiglia putrida.
Il sapore era disgustoso e mi piaceva; sentivo sul palato il sapore salato, ed acre, la consistenza sabbiosa e morbida assieme.
La cosa mi eccittò enormemente e mi masturbai.
Mi adagiai alla recinzione sul retro soddisfatta.

A metà giornata i padroni vennero a portare il cibo e l'acqua ai cani.
Lasciarono anche a me una ciotola di cibo e di acqua.
Mangiavo e bevevo a quattro zampe come i cani attorno a me; ero anch'io una bestia e come tale mi comportavo
La stessa procedura di nutrimento si ripeteva la sera; mangiavo a quattro zampe il contenuto della ciotola raccogliendolo con la lingua; lappavo l'acqua come un cane.

Passarono i giorni, e mentre io mi abbruttivo sempre di più, le mie ferite guarivano.
Nella confusione del canile passavo le giornate leccando la fanghiglia putrida e masturbandomi fino allo sfinimento.
Dormivo senza un orario, non esisteva più il giorno e la notte, le ore d veglia erano tormentate dal latrare dei cani.

I padroni, di tanto in tanto, mi dedicavano qualche attenzione particolare.
Quando il padrone mi faceva uscire per farsi spompinare; quando la padrona mi faceva mangiare la sua merda.
Mi sentivo entusiasta di quelle attività che mi facevano sentire speciale rispetto agli altri cani a cui non erano dedicate quelle pratiche.

Talora i padroni dopo aver raccolto la merda dei cani nelle loro gabbie invece di gettarla via la mettevano nella mia gabbia e me la facevano mangiare.
Ero contenta di come ero ridotta; il mio cazzo era quasi sempre eretto per questa mia condizione bestiale e continuavo a masturbarmi continuamente ossessivamente.

I miei padroni giornalmente curavano le mie ferite; non sò se lo facessero per umanità o solo per affrettare la mia guarigione e potermi utilizzare al più presto.
Dopo molti giorni giorni non sò quanto, visto che ero in uno stato di completo intontimento, le mie ferite erano completamente rimarginate ed io mi sentivo in piena forma.
Mi sentivo pronta per essere utilizzata e non vedevo l'ora di farmi utilizzare.

Con gran gioia in un tardo pomeriggio i padroni si presentarono e mi dissero che ero pronta per passare una bella serata.
Mi sentivo felice, entusiasta alla notizia di quella novità; chissà cosa mi aspettava, la mia mente volava libera nell'aspettativa di chissà quale attività.
Sorridevo contenta mentre mi fecero uscire dalla gabbia e mi portarono al lavaggio dove mi pulirono con la sistola visto che ero sporca da far paura.
Mi fecero entrare nel bagagliaio della macchina; lì mi accorsi di una cosa curiosa, mi resi conto di essere nuda; ero nuda da giorni ma chissà perchè solo adesso la cosa mi imbarazzava.
Il tragitto durò un tempo indefinibile.
Poi il bagagliaio si aprì ed miei padroni mi tirarono fuori.
Mi fecero camminare a quattro zampe per qualche metro fino che non arrivai davanti ad una signora con al guinzaglio un cane nero di media taglia, ma molto peloso.
Sentii la signora che disse "E' questa la troia", i miei padroni risposero di sì.
La padrona mi squadrò, mentre il cane al suo guinzaglio mi annusava.
La signora replicò bruscamente "possiamo incominciare!".
I padroni mi misero un collare con guinzaglio e mi ordinarono di muovermi a quattro zampe.
Accanto a me camminava il cane condotto al guinzaglio dalla padrona.
Uscimmo da un cancello e ci avviammo verso una assolata strada di campagna.
Facemmo molte decine di metri io al guinzaglio come un cane ed il vero cane accanto a me, che felicità!.
Ad un certo punto la bestia si fermò per urinare i miei padroni accortisi della cosa mi ordinarono bruscamente di ingoiare il suo piscio.
Io eseguì immediatamente, per non perdere niente del suo liquido, mi misi sotto il cazzo del cane ed ingoiai il suo schifoso piscio.
Con la coda dell'occhio vidi la signora con gli occhi spalancati; illuminati da quella scena disgustosa.
Poi i miei padroni mi chiesero di prendere in bocca il cazzo del cane.
Io eseguì subito accogliendo in bocca quel caldo pezzo di carne saporito del suo acre piscio.
Mi venne ordinato di farli un pompino ed io cominciai subito ad andare su e giù con la bocca e mulinando la lingua attorno a quel rosso cazzo di cane.
Bastò poco perchè quella bestia mi arrivasse in bocca, ingoiai tutto il suo sperma salato.
Poi mi accorsi che i miei padroni e la signora avevano cominciato a masturbarsi.
Dopo qualche minuto arrivarono; il padrone mi sborrò sul corpo; sborra che il cane provvide subito a leccare.
Sentii la sua lingua calda passare e ripassare sulla mia pelle
I signori chiacchieravano tra loro, con discorsi molto entusiasti sulla mia prestazione.
Riprendemmo la passeggiata; arrivammo in uno spiazzo circondato da arbusti.
La signora disse che nella zona c'erano diversi cani randagi che frequentavano quella radura.
Sarebbe stato divertente lasciarmi lì per la notte per farmi subire le loro esigenze.
I miei padroni si premurarono di sapere se i cani erano pericolosi.
La signora dichiarò che non c'era pericolo.
Si sarebberrò accontentati di farmi e basta.
Contenti i padroni con la signora se ne andarono lasciandomi lì alla mercè dei cani randagi.




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