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Culo da fogna


di maktero
20.07.2023    |    5.943    |    5 8.0
"Sonia si espresse rivolgendosi alla sconosciuta, ma con un tono rivolto a tutte, affermando categoricamente: questo è il maschio sempre dedito ad..."
Mentre Luisa si sta divertendo a sfondarmi il culo con cazzi finti di varie dimensioni.
Arriva lo squillo di un cellulare; Giovanna che si stava piacevolmente masturbando allo spettacolo del mio inculamento, tarda a rispondere.
Poi dopo molti squilli con una mano sempre nella figa prende il cellulare e risponde.
Le parole si fanno dolci; si capisce che a chiamarla è la sua amata Sonia.
Giovanna si masturba sempre più freneticamente facendolo presente a Sonia.
Le frasi tra di loro divengono sempre meno comprensibili, ma sembrano dolci, mentre Giovanna si masturba sempre più appassionatamente.
Evidentemente stanno facendo l'amore al telefono; mentre Luisa, indifferente all'attività di Giovanna, e senza pietà continua a sfondarmi il culo ed io gemo dolorante per i grossi calibri che allargano il mio sfintere.
Ad un certo punto tra un gemito ed un altro mi accorgo che Giovanna, evidentemente sodisfatta, aveva ripreso un dialogo convenzionale con Sonia.
Intanto Luisa, spietata, continuava a provare oggetti più grandi da infilare nel mio culo.
Giovanna disse che tra poco sarebbe arrivata Sonia con una amica che vuole proporre qualcosa di divertente.
Ascoltando quella parola "divertente", supposi che sarebbe stato qualcosa di divertente per le ragazze mentre io sarei stata l'oggetto del divertimento.
La cosa mi attraeva e mi eccitai chiesi alle ragazze di potermi masturbare; loro me lo concessero ed io cominciai a manipolare il mio cazzo.
In quel momento squillò il campanello della porta; Giovanna ben sapendo che si trattava di Sonia, corse felicemente alla porta ed aprì; scoprendo Sonia con un altra ragazza, sapeva benissimo che ci sarebbe stata un'altra, ma Giovanna ebbe un momento di gelosia, guardando l'estranea un pò storto.
Le due entrarono, io nuda mi stavo masturbando in mezzo al salotto; Sonia e la sua amica entrarono con fare altezzoso.
Sonia si espresse rivolgendosi alla sconosciuta, ma con un tono rivolto a tutte, affermando categoricamente: questo è il maschio sempre dedito ad accontentare il suo cazzo.
L'unica cosa che i maschi sanno concepire.
Io sempre più eccitata da quelle parole umilianti continuai a masturbarmi sempre più freneticamente.
Sonia nella sua sensibilità di lesbica, antrofobica, comprese immediatamente il significato della mia accelerazione, e mi rivolse uno sguardo di ghiaccio che scavò a fondo nei miei pensieri depravati comprendendoli.
E quindi consapevole del mio sato di eccitazione depravata, con voce brusca, mi disse senza pietà: arriva subito stronza!
Quell'ordine crudo che veniva dalla piena comprensione della mia anima, mi forni l'ultimo stimolo per arrivare in uno schizzo enorme di sborra; questo mentre le ragazze compresa la sconosciuta si accomodavano sul divano.
Sonia e la nuova venuta ritrassero i loro piedi calzati per non venire coperte dal mio schizzo, Luisa e Giovanna, scalze lasciarono che alcune gocce del mio sperma arrivasserò sui loro piedi.
Luisa crudelmente mi ordinò di ripulire la sborra con la lingua sia dai loro piedi che dal pavimento.
Io esegui e mentre raccoglievo con la lingua la mia sborra; ascoltavo i loro discorsi che del resto ero sicura mi riguardavano.
Sonia presentò la sconosciuta che si chiamava Irene; spiegò che anche lei era una lesbica che odiava i maschi; poi lasciò la parola ad Irene.
Ciao ragazze, disse, sono Irene come ha detto Sonia; e sono una lesbica che odia i maschi.
Non so se sono sadica ma amo vedere i maschi soffrire, essere degradati, personalmente non ho mai seviziato o torturato un maschio.
L'ho visto fare e mi è piaciuto, mi è piaciuto moltissimo.
Ora, io avrei una fantasia estrema, che mi eccita moltissimo al solo pensiero, per umiliare un maschio e Sonia mi ha detto che voi avete un maschio depravato, pervertito disposto a tutto.
Giovanna e Luisa, un pò pensierose risposero quasi all'unisono che io ero un maschio solo perchè avevo ancora il cazzo.
Ma definirmi maschio era eccesivo; guardandosi negli occhi per cercare le parole giuste, parlando sempre all'unisono spiegarono che era difficile definirmi maschio o femmina.
Affermarono che ero essenzialmente un pezzo di carne dotato di un cazzo.
Io intanto avevo finito di raccogliere la mia sborra sia dai piedi che dal pavimento ed, in ginocchio, ascoltavo i discorsi con attenzione; presumevo che quei preamboli avrebbero portato a qualcosa di eccitante.
Sonia, improvvisamente, si accorse del mio interesse per i loro discorsi, e bruscamente disse alle ragazze che non voleva che io sentissi quello di cui stavano parlando.
Giovanna per accontentare la sua amata mi portò via; io a quattro zampe seguì Giovanna che mi tirava per i capelli.
Mi portò nella stanza in cui tenevamo i cani, mentre chiudeva la porta mi disse divertiti.
Io nuda quattro zampe vidi quelle bestie avvicinarmisi e capii che avrei dovuto accontentarli.
Cominciai a spompinare quei cazzi rossi e deformi mentre altri mi inculavano; ma il mio piacere da quella attività era limitato dal fatto che ero tenuta all'insaputa di cosa le ragazze stavano combinando per me; cosa voleva farmi Irene?
Mentre spompinavo l'ennesimo cazzo di cane la porta si aprì e Giovanna mi staccò da quel cazzo e mi portò fuori.
Mi caricarono nel bagagliaio della macchina riempiendomi di calci e di pugni.
Passai i quel bagagliaio soffocante un tempo interminabile venendo sballottata da tutta le parti.
Poi la macchina si fermò, ed il bagagliaio si aprì regalandomi una ventata di aria fresca, che rinfrancò il mio corpo martoriato.
Vidi il volto di Sonia e di Irene che mi dissero di uscire, io eseguì immediatamente; una volta fuori mi indicarono una direzione prendendomi a calci nel culo.
Mi fecero arrivare in un rudere; nel buio non sapevo dire esattamente cosa fosse, sentivo del cemento sotto le mie ginocchia e sotto i miei piedi.
Ero a quattro zampe e mi fù ordinato di rimanere così.
Venne accesa una luce che illuminava ben poco, ad un certo punto sentii infilarmi qualcosa nel culo; sembrava un tubo; mi venne infilato ben dentro nel retto.
Poi avvertii un liquido entrarmi dentro attraverso il tubo; mi stavano facendo un clistere; ma mi chiedevo perchè organizzare tutta quella "cerimonia" per un clistere?
Mi riempirono la pancia e poi mi fecero scaricare; nella semioscurità comprendevo che le ragazze si masturbavano.
Sentivo i loro gemiti ed i loro mugolii, ero contenta di provocarli piacere.
Mi fecero scaricare, mi liberai del liquido mentre sentivo commenti osceni ed offensivi; mi masturbai, e mentre mi lavoravo il cazzo il tubo mi venne infilato ancora nel culo ed il liquido riempì ancora una volta il mio intestino.
Mi accorsi mentre mi stavano lavorando di un rumore singolare come quello di una pompa; pensai che era quella che pompava il liquido nel mio intestino; ma mi sembrava strano perchè utilizzare una pompa?
La procedura durò diverse volte, mi riempivano, io mi scaricavo, poi mi riempivano di nuovo.
L'unica variazione alla procedura erano gli sputi con cui le ragazze mi ricoprivano.
Poi i gemiti, gli urlii i commenti osceni si affievolirono fino ad estinguersi.
A quel punto venni presa per le spalle e portata sul retro della macchina, mi dissero di scaricare l'ultimo liquido che avevo nel culo per non sporcare il bagagliaio.
Io mi sforzai e espulsi tutto quanto mi rimaneva nell'intestino.
Poi mi caricarono nel bagagliaio; e quando esso si aprì vidi che eravamo nel cortile di casa; mi portarono dentro a calci.
Mi sbatterono nuda sul pavimento del salotto; ero sporca sudata; capivo che dovevano dirmi qualcosa.
Mi presero a calci, e mi sputarono addosso.
Poi quando le ragazze si calmarono parlò Luisa; mi chiese sai cosa ti abbiamo fatto; io risposi: certo mi avete sfondata di clisteri.
Ero eccitata e mentre parlavamo, cominciai a menarmi il cazzo davanti a loro.
Luisa con con gli occhi sulla mia masturbazione, mi sputò in faccia e mi mi disse che Irene era una operatrice degli scarichi fognari; lei poteva accumulare nella sua macchina operatrice gli scarichi dei tombini fognari delle case di campagna prive di fognatura,
Da tempo lei voleva vedere un maschio riempirsi di quegli scarichi. Era un suo desiderio, un suo sogno erotico; un sogno che lei credeva impossibile da realizzare, ma quando aveva saputo di me si era fatta avanti.
Era stata assicurata che io avrei subito tutto, ed infatti lei aveva avuto la sua soddisfazione; quindi mi avevano ripetutamente riempito l'intestino degli scarichi fognari delle case di campagna.
Io ero veramente eccitata, sapendo che il mio corpo, il mio intestino, era stato ridotto ad uno scarico fognario, la mia mente provava piacere sia per essere stata utilizzata come una discarica sia perchè avevo dato soddisfazione a qualcuno con questa mia depravata prestazione.
Per l'eccitazione sborrai così violentemente da arrivare quasi al soffitto, vidi le ragazze che con lo sguardo velocemente seguirono la traiettoria della mia sborra; una immagine amabile.










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