Racconti Erotici > bdsm > Mia sorella mi affitta a quattro sadici
bdsm

Mia sorella mi affitta a quattro sadici


di maktero
03.04.2024    |    210    |    3 7.0
"Loro sberciavano sconvolti dall'alcool e per tormentarmi di più presero un accendino e cominciarono a bruciarmi i capezzoli ridacchiando sguaiatamente..."
Mia sorella sempre in cerca di guadagno passa molto tempo al telefono a contrattare la mia vendita.
Non fa altro che contrattare, stabilire tempi, chiedere dettagli sul mio utilizzo, per il quale devo esserle grata esclude amputazioni ed altre pratiche che potrebbero menomarmi.
E' molto selettiva di fronte alle richieste, non vuole ne svendermi ne farmi massacrare.
Non so se rifiuta certe richieste per una delicatezza parentale o perché poi diverrei difficilmente utilizzabile o perché il compenso è troppo basso.
Comunque siano i suoi sentimenti verso di me; amo essere l'oggetto del suo guadagno, adoro la sua indifferenza verso le sofferenze e le umiliazioni che subisco per farla contenta.
Questo perché in fondo, in fondo mi piace subire questa situazione.
Sono appunto inginocchiata in salotto mentre lecco i piedi di mia sorella impegnata nelle sue lunghe telefonate.
Parla, chiede, stabilisce, impone, contratta; chiude una comunicazione e ne inizia un'altra.
Discute chiude e poi ricomincia.
Poi finalmente, finalmente per lei e per me, mia sorella conclude un accordo.
Ponendo il telefono con degli occhi brillanti ed un sorriso ampio mi dice "Ho trovato un gruppetto di froci sadici e pervertiti che pagano bene; verranno a prenderti nel tardo pomeriggio".
Aggiunse "Non importa che tu ti faccia un clistere perché alle persone a cui ti ho venduto non importa".
Io mi sento tutta entusiasta un nuovo incontro che si prospetta molto schifoso.
Percependo la mia eccitazione mia sorella mi disse finisci di leccarmi i piedi se ti fa piacere e fatti una sega perché poi non so quando potrai godere ancora.
Io mi affrettai a menarmi il cazzo per godere il più velocemente possibile mentre mia sorella, conoscendo bene le mie debolezze, mi infilava in bocca un suo piede.
Ero così su di giri che arrivai in poco tempo; mia sorella mi obbligo a pulire con la lingua le mie chiazze di sborra che avevano sporcato il pavimento del salotto.
Io eseguii e poi mi adagiai sognando ad occhi aperti la nottata che mi aspettava.
Poco prima dell'incontro mia sorella mi getto quella lurida, lercia e sdrucita maglietta che era l'unico indumento che da mesi indossavo di tanto in tanto quando era necessario.
Ci avviammo in macchina sul luogo dell'appuntamento.
Uno splendido tramonto estivo accompagnò il nostro viaggio, mi sentivo intenerita da quel momento così romantico e mia auguravo di trovare delle persone così crudeli da farmi dimenticare quei dolci momenti.
Arrivammo in uno spiazzo, mia sorella mi ordinò di scendere e di inginocchiarmi nel bel mezzo di una pozzanghera.
Godetti nell'adagiarmi in ginocchio in quell'acqua lurida che bagnava i mie piedi, le mie gambe; mi sentivo veramente bene.
Dopo qualche minuto arrivo una macchina che si avvicinò a noi.
Ne scesero quattro tizi dall'aria inquietante, compresi che sarebbero stati i miei seviziatori, sembravano dei selvaggi ed ebbi un brivido di piacere immaginando che da lì a poco sarei stata nelle loro mani crudeli.
I tizi si presentarono e mia sorella si presentò a loro, e presentò me.
Umiliamente inginocchiata in una pozzanghera, vestita con uno straccio e con uno sguardo anelante al piacere, mi sentivo veramente una deliziosa merda.
Il desiderio che qualunque depravato avrebbe sognato, ero al settimo cielo, e la mia mente non capiva più niente di razionale, mi sentivo una stella!
I quattro mi guardarono con attenzione, poi si consultarono brevemente tra di loro.
Terminata la consultazione uno di loro affermò che andavo bene, diede a mia sorella del denaro e poi due di loro mi presero per le ascelle e mi caricarono brutalmente nel bagagliaio della loro macchina.
Il tragitto fu breve, il portello del bagagliaio si aprì, delle robuste braccia mi tirarono fuori e mi trascinarono in un ambiente buio scaraventandomi sul pavimento.
Vennero accese molte candele, mentre qualcuno mi tolse lo straccio che indossavo e mi legò per i polsi appendendomi la soffitto.
Mi trovai appesa, nuda con i piedi che non toccavano per terra; intanto i tizi rischiaravano l'ambiente accendendo altre candele.
Mi resi conto in quella semioscurità di essere in un rudere sporco e scrostato.
Intanto i ragazzi mentre continuavano ad accendere altre candele, cominciavano a tirare fuori da certe bose oggetti e cose che non vedevo bene.
La mia posizione da appesa cominciava a farmi male ed il mio cazzo stava eccitandosi ulteriormente sollecitato dalla prospettiva che quei cattivi ragazzi mi davano una sensazione di crudeltà e che senz'altro mi avrebbero fatto soffrire molto.
I ragazzi cominciarono a tirare fuori delle bottiglie e cominciarono a bere.
Mentre si scaldavano cominciò ad arrivarmi qualche pugno; al momento non erano molto forti; forse era solo l'inizio; mi aspettavo di meglio.
Qualcuno cominciò a toccarmi passando le sue manone sul mio corpo nudo.
Mi piaque quell'attenzione soprattutto quando quelle mani scesero sue mie natiche e poi invasero il mio buco del culo con delle dita.
L'atmosfera si stava scaldando, i ragazzi avevano cominciato a bere abbastanza ed a utilizzare altre sostanze per stimolarsi.
I discorsi ed i commenti su di me proliferavano; il più gentile degli appellativi era "troia".
Mi toccavano, ogni tanto sentivo arrivare qualche pugno.
Mi sentivo entusiasta per questa attenzione e per il mio protagonismo ed incitavo i ragazzi a fare di meglio.
Cercavo di scaldarli il più possibile.
E poi finalmente si cominciò a fare sul serio, uno dei ragazzi disse agli altri di allontanarsi.
Ed un istante dopo arrivò il primo dolore, prodotto da una frustata violenta,
Inizialmente non gridai, gemetti solamente, cominciai a gridare solamente dopo il terzo o quarto colpo quando i colpi si fecero più terribili.
Chi mi stava frustando si doveva proprio divertire perché urlava parole sguaiate di contentezza e soddisfazione mentre io mi contorcevo e strillavo sotto i suoi colpi.
Ci sapeva fare, devo riconoscerlo, non avevo mai sofferto tanto per una fustigazione; forse, dalle sensazioni dolorose che sentivo usava un nerbo metallico.
Cioè una astina flessibile in acciaio; cercai di guardare cosa usasse mentre mi massacrava e mi sembrava proprio una astina flessibile di metallo.
Il tizio infoiato invitò anche gli altri frustarmi, quelli dopo pochi istanti presero altre fruste e cominciarono a picchiarmi selvaggiamente.
Mi ritrovai sommersa da una gragnuola di colpi che arrivavano da tutte le parti; mi contorcevo disperatamente per i dolore urlando e strillando come una matta.
I ragazzi ci sapevano fare i mio cazzo si ingrossava e quelli vedendo la mia erezione mi colpivano senza pietà su quell'organo.
Urlavo e piangevo per il dolore ma quei sadici si eccitavano sempre di più per le mie urla; e nella convulsione vedevo i loro cazzi divenire sempre più duri.
Poi mi accorsi che alcuni di loro troppo eccitati si fermarono e cominciarono a spompinarsi tra di loro.
Gli altri due guardando la scena mi calarono facendomi arrivare in ginocchio davanti ai loro cazzi eretti.
Io tremolante per i dolori della fustigazione cominciai a spompinare i miei seviziatori.
Gli diedi il piacere facendoli arrivare, prima uno poi l'altro.
Poi mi accasciai esausta, gemendo e agitandomi per il dolore.
Mentre ero in quella condizione sentii delle mani manipolarmi le chiappe e poi un cazzo che mi entrava nel culo.
Non so chi fosse, ma il tizio mi inculò finché non mi arrivò dentro.
Poi mentre mi stavo riprendendo mi arrivò addosso una gragnuola di calci e pugni; venni presa di peso e gettata lungo la parete della stanza.
Mi arrivarono altri pugni e calci, non capivo più niente, se non il dolore che tormentava il mio corpo frustato.
Poi qualcuno dei ragazzi mi mise ai capezzoli dei morsetti a vite e cominciò a stringere, cominciai ad urlare perché il dolore di quelle viti che mi straziavano i capezzoli era tremendo mi sembrava che mi stessero spaccando la carne dei capezzoli.
Mi sentii infilare un cazzo in bocca e dovetti cominciare a spompinarlo mentre continuavano a maciullarmi i capezzoli.
Avrei voluto stringere i denti per il dolore , ma dovevo rispettare il cazzo del violentatore che me lo aveva messo in bocca.
Fu una prova dura; mentre mi straziavano i capezzoli riuscii a fare un delicato pompino ad uno dei ragazzi.
Loro sberciavano sconvolti dall'alcool e per tormentarmi di più presero un accendino e cominciarono a bruciarmi i capezzoli ridacchiando sguaiatamente.
Io urlavo e mi agitavo come una pazza mentre mi facevo bruciare i capezzoli, per il dolore agguantai i loro cazzi stringendoli disperatamente.
Quelli offendendomi oscenamente, continuarono a tormentarmi mentre io gli masturbavo; erano così eccitati dallo strazio che mi provocavano che arrivarono dopo pochi tocchi delle mie mani.
Alla fine quelli esausti per il godimento sessuale e per l'alcool per quanto avevano assunto finirono per addormentarsi.
Io mi sentivo veramente male, il mio corpo bruciava per le frustate; i miei capezzoli erano ridotti a delle masse di carne sanguinolente.
Mi masturbai per quella situazione di dolore e sottomissione.
Poi mi adagiai a terra nel tentativo di riposare, ma i dolori erano troppo forti e non riuscii ad addormentarmi.
Passai il tempo a gemere ed a manipolarmi il cazzo.
Ad un certo punto i quattro cominciarono a svegliarsi; erano un pò intontiti.
E quando si ripresero mi dissero che a festa era finita.
Era l'ora di ritornare a casa mi dissero.
Mi dissero di vestirmi che mi avrebbero portato via, io cercai la mia maglietta, che trovai più sporca ed infangata che mai; indossai quell'indumento che coprì il mio corpo piagato.
Mi caricarono nel bagagliaio della macchina; il viaggio fu breve mi scaricarono dal bagagliaio mi misero in ginocchio ai lati della strada e mi presero a calci.
Erano bravissimi sapevano come farmi male ed io piegandomi per il dolore ringraziavo per ogni sublime colpo che mi davano.
Poi tirarono fuori i loro cazzi e mi pisciarono addosso; fui innondata dalla loro urina, e cominciai a masturbarmi, a quel punto mi diedero un calcio per farmi precipitare nel fosso di drenaggio a lato della strada.
Io rimasi lì mentre loro se ne andarono.
Finii di masturbarmi mentre mi trovavo nel fosso.
Con il corpo straziato, immersa nel liquame del fosso speravo che loro avrebbero avvertito mia sorella per venirmi a recuperare.
Oppure sarei dovuta uscire dal fosso e cercare la strada di casa.
Comunque sia ero sfinita e rimasi lì inconsapevole e seminconsciente, adagiata in quella melma per ore.
La mia testa non capiva più nulla, il dolore mi sconvolgeva, e pensavo che sarei morta in quel fosso.
Poi sentii il rumore di una machina ed una voce che mi chiamava, era la voce di mia sorella che mi chiamava.
Mi feci sentire, mia sorella mi trovò e mi fece salire in strada dal fosso.
Poi mi fece salire in macchina e ci avviammo verso casa.














Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 7.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Mia sorella mi affitta a quattro sadici:

Altri Racconti Erotici in bdsm:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni