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Attesa prima dell'incontro con la dogsitter


di maktero
15.04.2023    |    1.237    |    2 8.3
"Luisa prese un dildo, mi umidificò un poco il culo con un pò della sua saliva e poi mi spinse delicatamente l'oggetto nel culo; io mi dimenai lievemente un pò..."
Dopo la lunga telefonata Luisa salutò Sonia e mise giù il telefono.
Rimase a lungo immobile pensierosa imponendo i suoi piedi sulla mia schiena.
Chissa cosa stava pensando.
Poi si alzò si diresse verso il cassetto dove tenevamo le viti e i dadi ne prese una ampia manciata e la fece cadere sul pavimento in angolo della stanza, poi mi ordinò alzarm di montare sui quei triboli di acciaio.
Io mi diressi velocemente verso quel suplizio, appoggiai le piante dei piedi su quelle dure e spigolose punte, provando un piacevolissimo dolore..
Luisa prese un dildo, mi umidificò un poco il culo con un pò della sua saliva e poi mi spinse delicatamente l'oggetto nel culo; io mi dimenai lievemente un pò a destra ed a sinistra mentre quell'oggetto allargandomi lo sfintere anale si introduceva nel mio intestino.
Prese dei morsetti e me li appllico ai capezzolli, gemetti di piacere quando quelle crudeli morse strinsero quella mia carne sensibile; che piacere sentire quel morso, il mio cazzo si sollevò stimolato da tutta quella sofferenza che stavo provando.
Luisa visto quel fenomeno mi agguantò il cazzo stringendolo forte nella sua mano, io emisi ul lungo ma flebile gemito, anzi un sospiro di piacere; sentivo la sua calda mano premermi il cazzo e duramente risalire sulla cappella, il bordo della mano prossimo al glande mi procurava un grandissimo piacere, cominciai a dimenarmi.
Ero molto eccitata, troppo eccitata.
Luisa mi disse se volevo venire; certo che lo volevo, ma poi, sarei stata fredda e avrei sofferto di più per la condizione in cui mi trovavo.
Ma chi se ne frega, urlai a Luisa di fami arrivvare, non ne potevo più.
Lei allora cominciò a muovere la mano sul cazzo, un pò bruscamente, straziandomi il prepuzio; ma io ero oramai talmente eccitata che arrivai dopo pochi colpi errompendo in uno schizzo violento che imbrattò il muro davanti a me.
Non era certo il primo schizzo di sborra che sporcava il muri di casa nostra, ma osservando quella gelatinosa sostanza che colava lentamente lungo il muro, ebbene mi sembrava l'emblema della nostra depravazione.
Luisa che non percepiva questa implicazione morale, o forse che la percepiva quanto e meglio di me, mi obbligò a leccare quella colatura, l'ingoio di quella traccia di sborra diventava simbolicamente l'incarnazione della perversione nel mio corpo.
Per realiizare al meglio questo sentimento, leccai quello sperma goccia a goccia, per far entrare dentro di me la perversione lentamente, invadendomi e degradandomi un poco alla volta.
Intanto Luisa invasa da cosittanto stimolo si masturbava furiosamente.



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