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(19) Guido e Teo 2 – Vecchia cappella: il visitatore viene visitato


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
15.07.2023    |    4.659    |    6 9.9
"Decisamente speciale il vecchione: l’esperienza ha il suo perché..."
Proseguiamo la pubblicazione di alcuni brani estratti dal diario tenuto dal nostro lettore Guido, relativi all’estate 1978, in attesa di poter svelare il futuro del cameriere-tuttofare Diego.

Martedì 4 luglio - alba
Ieri non ero dell’umore per finire di raccontare quanto accaduto dopo la battaglia spermatica fra il mio sacco fallico e quello di Teo.
È stato sicuramente un episodio indimenticabile per entrambi.
Io ho potuto soddisfare un mio feticcio come raramente accade - cioè giocare in due con gli slip addosso - addirittura con orgasmo e in quella magnifica, calda ambientazione fra le dune.
Per il giovane - al quale sarebbe bastato ‘trovare una femmina che glielo prendesse in mano e gli tirasse una bella sega invece di dover fare da solo’ -, vivere una prima volta ben diversa da quanto sognato e soprattutto con qualcuno del suo stesso sesso deve essere stato uno choc non da poco. Vedremo eventuali sviluppi.
Recupero oggi la narrazione.

Dopo avere sborrato come un fiume in piena dentro il costume blu, contentissimo di avere ottenuto un simile risultato con un altro maschietto, dal cui gobbone ho visto uscire onde e onde di bianca crema, avevo pensato di poter concludere strofinandoceli ancora un po’ a vicenda, assaporando la vista e gli effetti dati dai nostri fluidi mischiati e magari leccarci reciprocamente, mmmhhhh!
Invece è andata come è andata: Teo è scappato, per quale motivo non so.
È stato comunque buffo vederlo sollevarsi, rimanere fermo qualche istante per orientarsi e poi partire, con gli sfilacci di vischioso seme che pendevano dal suo pacco svolazzare qua e là nell’aria e cadere nella sabbia.

Io sono rimasto a godermi il momento, le chiappe appoggiate nella sabbia caldissima, il sugo che colava sui testicoli e il pisello che si ritirava.
Poi ho puntato un indice sulla cima e ho iniziato a pattinare sull’intera collina grazie all’oleosa pellicola sulle trame, premendo qua e là sui coglioni, sulla cappella e lungo il pisello ormai moscio ma comunque sensibile.
Ho poi spalmato il tutto con l’intero palmo, giocando ad allontanarlo e appoggiarlo, beandomi di quella ulteriore sensazione e della visione dei filetti che si tiravano fra la mia pelle e la tonda superficie.
Certo non è la prima volta che vengo dentro le mutandine - lo faccio anzi spessissimo - ma stavolta la dose era particolarmente abbondante, doppia e prodotta assieme alla mia ultima conquista. Che non si è rivelata tale. Ma si vedrà.
Ovviamente, non volendo lasciare sporco il luogo, prima di alzarmi ho raccolto tutto il cremoso prodotto delle nostre ghiandole riproduttive, provvedendo a raccoglierlo in bocca, girarlo un po’ sulla lingua e infine ingoiarlo. Slurp!

Sono tornato al campeggio deluso ma senza grandi sensi di colpa: quel ragazzotto ha bisogno di essere un po’ svegliato, da maschio o femmina che sia.
Certo, anche io sono un pipparolo seriale ma vivo questo stato senza problemi. Anzi, mi piace poter incontrare spesso la mia proboscide e farla divertire con me stesso, sognando i giochi sessuali più incredibili, visto che le occasioni di farlo sul serio fra maschietti non sono così frequenti.
Chissà, forse in futuro, un giorno, verrà inventato qualcosa che permetterà di organizzare incontri fra persone con gusti sessuali simili ma lontane o costrette al segreto come me.

Martedì 4 luglio - sera
Oggi solita vita di spiaggia.
Ho visto Teo giocare a bocce con i suoi parenti. Non ho osato avvicinarlo né lui ha dato segni di farlo verso di me. Ho anzi avuto l'impressione che cercasse di evitarmi. Boh.

Nel pomeriggio visita di amici di famiglia noiosi con smorfiosetta figlia quattordicenne a carico. Però due gran belle tette dure dentro un bikini piuttosto ridotto. Con la scusa della passeggiata me la sono portata fra le dune, glielo ho messo in mezzo e spruzzato sotto il mento mentre lei si sditalinava. Ha detto che la prossima volta lo vuole in culo. Per rimanere vergine. Diventerà una gran troia.

Ho un tarlo che mi scava in testa da tutto il giorno. Ed è quell’altare barocco al porticciolo qua vicino. Non mi dispiacerebbe rivedere quelle ‘forme scultoree’ che Domenica non ho potuto ammirare con la dovuta attenzione. Certo non intendo solo quelle del puttino di marmo bensì e soprattutto una sorta di ‘colonna’, probabilmente assai legnosa, celata sotto un tessuto beige.

A cena ho ottenuto dai miei il beneplacito di tornare domani mattina a visitare quella chiesetta. Con plauso per questi mei interessi ‘cul-turali’ ho pure il permesso di andarci da solo, visto che è a meno di mezz’ora di cammino lungo la spiaggia!
Spero proprio di ritrovare il custode - visto che il sito è sconsacrato - per vedere se sia possibile ottenere una visita più approfondita. Non meramente turistica ovviamente.

Mercoledì 5 luglio
Che avventura! Teo può farmi un baffo!
Vado con ordine.

Fatta colazione preparo lo zainetto dove metto l’attrezzatura per la ‘pesca d’altura’ di oggi.
Innanzitutto quei fantastici slippini di un tessuto incredibilmente sottile ed elastico, regalati da un amico di famiglia al quale non stanno più. Sono due: uno blu e l’altro bianco. Aderiscono e sottolineano le mie forme su entrambi i lati - patta e culetto -, così da poter gettare l’esca adatta al ruolo del pesce da catturare. O entrambi, ovviamente.
Non li metto subito, non li voglio rovinare perché sono veramente strepitosi quando mi massaggio e ci spruzzo dentro. Deciderò all’ultimo momento se e quale usare, a seconda della situazione che spero si verrà a creare per tirare a bordo la rete piena.
Fanno ovviamente parte dell’equipaggiamento una maglietta bianca di quando avevo circa 10 anni, ancora larghetta ma piuttosto corta in vita, a lasciare bene in vista il ‘piano nobile’, un pacchetto nuovo di fazzoletti di carta e la fedelissima crema da corpo semiliquida.

Intorno alle 9 arrivo al porticciolo e comincio ad aggirarmi nei pressi della chiesetta per esplorare il territorio.
L’apertura è alle 10 per cui dovrò eventualmente pazientare.
Invece, da dietro un muro lo vedo: sta pulendo il piccolo sagrato con una grande scopa di saggina. Gioco mentalmente e maliziosamente con la definizione dell’oggetto che sta utilizzando, confrontando il sostantivo con il relativo verbo. E quest’ultimo - già da me praticato in entrambe le sue forme - a 16 anni sono già un depravato - lo ‘coniugherei’ volentieri come futuro passivo, ovviamente con quel fantastico esemplare di maschio.

Ammiro il fisico scolpito da marinaio, ben visibile grazie alla larga canottiera che non occulta i muscoli, tutti al posto giusto e in eccitante movimento, la pelle perfettamente abbronzata e ancora liscia, nonostante l’età sicuramente almeno quattro volte la mia, infine quella sottile pellicola di sudore che la rende quasi luccicante.
Mi nascondo dietro un provvidenziale chiosco votivo e decido di indossare l’esca candida per attirare nella mia rete quel superbo pesce.
Sopra la ridotta maglietta in tinta.

È sparito, dannazione!
Però noto che c’è un ingresso laterale che pare semiaperto. Mi avvicino lentamente, spingo, si schiude senza rumore. Mi trovo in una stanzetta - probabilmente la sagrestia -, al centro un tavolone in legno di sobria fattura, alcune sedie dello stesso stile con robusti braccioli squadrati e alto schienale pieno - stile cardinale insomma -, oltre a vari scaffali di legno. Vuoti ma perfettamente puliti come tutto il resto.
Attraverso una porta spalancata passo nell’unica navata, deserta, silenziosa e in penombra. Sarà uscito ma almeno per l’apertura dovrà tornare!
Mi porto davanti all’altarino con il puttino che l’altro giorno mi ha fatto tanto fantasticare su Teo e i suoi attributi.

Dovrei essere arrapatissimo ma al contempo il cuore mi batte a mille per quello che sto per fare: sedurre un uomo che potrebbe essere mio nonno.
Il pisello mi sta tirando ma solo poco. Forse è il caso di disporlo orizzontalmente e non come al solito ripiegato sopra le palle: dovesse svegliarsi del tutto potrei dare un segnale inequivocabile alla mia preda. Lo aggiusto e gli do anche qualche colpetto di sega per svegliarlo.
Ho una strana sensazione.
Giro la testa e ‘lui’ è dietro di me, mi sta osservando con un sorrisetto mefistofelico. Diavolo e acqua santa. Ma la seconda non lo è affatto… santa!
Mi volto del tutto.
Le sue grandi pupille azzurre sondano, scavano e scoprono, nel fondo delle mie, la perversa lussuria che mi ha spinto fin lì. Dovrei essere spaventato, agitato e provare tanta vergogna, invece un senso di pace mi pervade.
Poi lo sguardo scende lento, lentissimo, mentre il mio uccello diventa duro, durissimo. Quando l’uomo arriva lì, l’erezione è completa e una goccia di fluido preliminare sguscia dalla cappella. La mia cappella, hahahah!

“Questo luogo, pur non essendo più destinato al culto, per essere visitato richiede un abbigliamento consono a momenti di intime introspezioni e unioni spirituali! - Indica con un lieve cenno la mia zona bassa - Inoltre non sono appropriate determinate reazioni fisiche, più adatte invece, per un maschio adolescente, a luoghi frequentati da ragazzine dotate di umidi pertugi atti a placare determinati bollori! Sei in aggiunta penetrato per una via normalmente non consentita senza attendere l’apertura dell’ingresso, prevista fra 45 minuti.”

Quelle parole, dette con apparente tono freddo e tagliente, probabilmente scelte con cura e precisione, non deludono il mio intento: suonano al contrario come una serie di sottintesi e quindi un invito. Devo però capire subito quale sia il margine di movimento: vorrei eventualmente soddisfare subito - del tutto o in parte - la focosa libidine che mi brucia dentro nel poco tempo a disposizione prima dell’apertura.
Dovessi tornare a mani vuote - o meglio buchetto - saprò come rimediare per conto mio dietro le dune o ritentando un attacco al ciospetto del campeggio.

Sorrido ammiccante, ruoto nuovamente con il corpo ma continuando a rimanere con la testa girata verso di lui, porto l’indice alla bocca per carezzarlo voluttuosamente con le labbra e comincio a dirigermi, ancheggiando vagamente, verso l’uscio della sagrestia. Entro e appoggio una mano al bordo del tavolo, l’altra su una natica coperta dal candido slip.
L’uomo si ferma sulla soglia e continua a seguirmi con gli occhi.

Mi carezzo un po’ il sedere.
“Pensavo l’abbigliamento fosse consono, mi sono sbagliato! Lo toglierò!”
Abbasso dolcemente il bordo, liberando le mie tonde chiappe di cui posso senza falsa modestia andare fiero e lascio cadere a terra l’indumento.
“Sono venuto apposta 45 minuti prima per momenti di introspezioni ed unioni più intime e meno spirituali!”
Allargo leggermente il gluteo per offrirgli la vista del solchetto centrale.
“I luoghi frequentati da ragazzine non mi procurano reazioni mentre ne ho quando non devo penetrare io ma esserlo, per via normalmente non consentita.”

Un cilindrone ha cominciato a premere sotto il bermuda chiaro del mio bramato.
Non c’è tempo: niente preliminari, niente preparativi, lo voglio subito in culo!
Velocissimo, poso lo zainetto, estraggo la crema, ne spalmo un po’ sullo sfintere, sfilo e getto via anche la maglietta, infine mi appecoro su una di quelle sedie particolari.
Allargo le natiche, offrendogli spudoratamente e in tutta evidenza la mia rosellina.
Lo incito ulteriormente:
“Non sono venuto con l’intenzione di visitare, al contrario di essere visitato. Con uno di quegli oggetti cilindrici utilizzati per riti tipici di una certa cul-tura! Non ne ho visto nessuno! Ne ha forse uno occultato da qualche parte?”
Il suo attrezzo spinge ormai sfrontato sotto il tessuto.

Mi squadra, forse pietoso davanti a quel degradante spettacolo di un ragazzino sedicenne implorante una sodomizzazione ad un uomo probabilmente quattro volte più anziano di lui. Passano vari secondi poi un guizzo.
“E va bene, piccolino! Avrai la tua candela! Ma attento che scotta!”
La cintura si apre, il pantalone cala fino al pavimento assieme a un mutandone bianco e la poderosa mazza svetta finalmente libera in aria. Una bestia incredibile e - sotto - due palle da toro perfettamente lisce e glabre.
Viene dietro a me, io abbraccio l’alto schienale e mi preparo.
Non lo sento cercare, nemmeno appoggiarsi: mi entra direttamente nello sfintere. Quella trave - contemporaneamente di carne e di legno - scorre raggiungendo subito il fondo. Accolgo senza fiatare.
“Ecco il cilindro che cercavi! Ne è rimasto uno ma rovente. Ora godi!”
La verga rimane ferma in me, la sento enorme ma nello stesso tempo meravigliosamente perfetta per il mio canale. Comincia a pulsare, onde dalla base alla punta, come un serpente.
Non ce la faccio. Dal mio tarello, teso all’inverosimile e pendente nell’aria, parte un getto di seme che vernicia letteralmente la seduta sotto di me. Non mi sono nemmeno accorto dell’orgasmo in arrivo!
Eiaculo altri abbondanti fiottoni, provocando a mia volta movimento ai miei muscoli interni attorno al bastone.
“Bravo, porcellino! Sento che stai apprezzando!”
“Siiii, siiii! È bellissimo! Bellissimo! Oooofffhhh!”
Le onde di piacere si esauriscono progressivamente.
“Mmmhhhh! La tua reazione è avvenuta! Adesso proseguiamo la visita e vediamo se svuotando le palline hai anche esaurito la foia!”
Scuoto il capo e penso: ‘no di certo! Una tega così non mi stanca mai!’

Le sue grandi mani calde mi cingono in vita, il fallone si muove verso l’esterno e, appena la cappella arriva all’anello, torna a riempirmi.
Comincia uno stantuffamento ampio e regolare.
Con un lieve uggiolare gli faccio capire che gradisco.
La cadenza sale, sempre perfette le escursioni: non appena il glande arriva quasi fuori dall’ano lo riapre e riaffonda. Forte e delicato al tempo stesso.
Commenta: “La via normalmente non consentita risponde bene, pare!”
Il mio apprezzamento è sottolineato da altri gemiti sommessi.
La velocità cresce ma il mio burello accompagna ancora agevolmente il pompaggio.
“Era questo che cercavi con tanta cupidigia? Un solido batacchio nelle tue viscere?”
La mia voce si rompe un po’:
“Ah, ah,ah! Sì! Sì! Sì! Solido e profondo! Uh, uh, uh! Fino in gola! Ah, ah, ah!”

Il ritmo aumenta ancora, diventa quasi un martellamento.
“Teh, teh, teh! Te lo faccio diventare incandescente, così impari a snobbare quello umido delle ragazzette! Teh, teh, teh!”
Assesta anche alcuni sonori schiaffi alle mie chiappe.
Ho capito il suo gioco: vuole portarmi a chiedergli di rallentare ma non sa che pur giovane sono ben avvezzo alle cavalcate più estreme.
“Finché il toro non spruzza, la vera mucca non si spezza!”

Si ferma, sfila:
“Alzati e siediti!”
Mi abbasso, appoggiando il sedere nel mio stesso lago di eiaculato - mmmhhh! - e la schiena al fondo. Lui prende le mie ginocchia, le alza e fa così scavalcare le gambe oltre i braccioli.
Accovacciato in quella posizione ginecologica gli sorrido. Non ricambia, anzi,
Serio e senza apparenti emozioni si inginocchia, appoggia la cappella al mio orifizio ma non entra.
“Fin qui ti ho sbattuto come immagino tu volessi! Adesso sei tu a doverti far scopare come voglio io!”
Si rialza in piedi, indietreggia di un paio di passi, raggiunge le braghe sul pavimento, ci mette dentro i piedi e le rindossa, intimo compreso.
“E per me sono necessari momenti di intime introspezioni! Ora attenderai che io ritorni: per un po’ la nostra unione sarà solo spirituale! Potrai sederti ma appena mi vedrai rientrare dovrai subito riprendere questa posizione - Un sorriso sornione - Andrai via da qui soddisfatto, non ti preoccupare!”
Esce.

E devo uscire anche io perché stasera si va in pizzeria con i vicini di roulotte.
Domani il seguito. Decisamente speciale il vecchione: l’esperienza ha il suo perché.

Luglio 2023

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