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Diego 16: il ritorno alla Locanda - 3 / batacchio del Don e latte rancido nel bus


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
04.07.2023    |    3.444    |    5 9.5
"Il retrogusto di rancido lo avrebbe accompagnato per le ore successive..."
Ancor più malauguratamente si aprì un varco fra i maschietti raccolti davanti a loro per assistere alla scena e apparve…
…una figura alta e snella, stretta in un abito nero: don Luigi, l’accompagnatore di quel variegato e alquanto vivace gruppetto di scout.
Dietro a lui il secondo autista, quello obeso e baffuto, con una sigaretta accesa in bocca.
Diego, impalato sull’occhialuto Mariolino in piena fase eiaculatoria – cioè seduto sul ragazzo con il relativo cazzo ancora sborrante piantato verticalmente in culo -, sollevò il bacino sfilando il pisello, dal quale uscì ancora qualche zampillo di candido liquido.
A parte questo movimento, la sorpresa bloccò tutti i presenti.

Il primo a riprendersi fu il dipendente della società degli autobus il quale, guardandosi attorno, scoprì che qua e là, soprattutto per terra ma anche su schienali, sedute e pareti erano chiaramente visibili - se non ancora presenti - rivoli, gocce e fili di una bianca e viscida sostanza che nessuno - lettori compresi - avrebbe faticato a riconoscere.
Nel capitolo precedente l’autore si è dimenticato - o forse ha volutamente tralasciato, per dare più enfasi a questo momento, non si sa - di raccontare cosa era accaduto attorno a Diego mentre era impegnato nelle sue varie prodezze manuali, orali e anali: alcuni ragazzi, davanti a quel vero e proprio spettacolo degno della miglior pornografia, si erano dati da fare - sia in proprio che, alcuni, reciprocamente -, giungendo all’eruzione finale senza troppo riguardo all’arredamento interno. Detto in parole semplici, assistendo alle scene, molti si erano lanciati a spararsi delle gran seghe - da soli ma anche a vicenda -, spruzzando infine dove capitava.
“Non siete solo scriteriati, siete anche dei gran maiali! Avete scambiato la corriera per una sala per baccanali e sborratoio? Don Luigi, guardi che devastazione! Questi debosciati si sono divertiti a cannoneggiare qui attorno il loro schifoso liquido seminale! Neanche volessero giocare ai pompieri che spengono un incendio!”

Il sacerdote guardò severamente i suoi accoliti che si ricomposero e silenziosamente si ritirarono per sedersi ai loro posti.
“Con voi faremo i conti in istituto - si girò verso il corpulento controllore - concordo con lei essere questa sozzura indecente ma si potrà sempre pulire, anche considerando che le condizioni di partenza non mi sembrano eccellenti! Oltre alla cenere che lei sta spargendo ovunque sul pavimento! - I suo occhi infuocati si puntarono poi in quelli spalancati e atterriti di Diego - E lei! Lei! Si rivesta all’istante e poi venga da me!”

Il nostro brunetto si rimise a posto, indossando stavolta la braghetta dono del vecchietto dell’autostazione - minimale anch’essa ma sempre meno provocante del boxer bianco -, tolse ovviamente l’anello attorno allo scroto e si incamminò verso la testa dell’automezzo, pronto a ricevere la sua ramanzina.
Si accorse che Ful e Ric, dispostisi qualche fila più avanti, lo stavano osservando con un ghigno fra il cinico e il canzonatorio mentre parlottavano con l’uomo del bus appena intervenuto.
Il religioso, subito dietro al guidatore, lo attendeva in piedi e lo fece accomodare alla propria sinistra, accanto al finestrino.

Diego era frastornato, non sapeva se e come scusarsi oppure almeno tentare di trovare una spiegazione all’ignobile e perverso episodio. Probabilmente quell’uomo in abito talare si aspettava da lui una sorta di ‘confessione’, anche se laica.
Invece, fu sorprendentemente il servitore di chiesa a svuotare la propria coscienza.
Raccontò di essere tutore di quel gruppo di ragazzi ospitati in un collegio - di fatto un orfanotrofio in quanto parecchi erano senza famiglia o con situazioni particolari. Vi era stato assegnato contro la sua volontà, poiché avrebbe volentieri evitato un contatto così stretto con tanti maschi - oltretutto giovani - in quanto omosessuale.
Viveva quindi questa situazione quasi come una prova di resistenza a tanta tentazione. Anche temendo di essere tenuto sotto osservazione dai propri superiori, ci era sempre riuscito, nonostante accadessero periodicamente episodi di giochi sessuali più o meno spinti come quello appena avvenuto, dai quali si era sempre tenuto lontano. Lo spirito di ricerca e di sperimentazione anche fisica, tipica di quell’età, contribuivano non poco ma la presenza di un elemento particolarmente turbolento e malizioso amplificava il tutto. Lui stesso non sapeva come arginarlo, anche perché ricattato da costui.
A Diego sfuggì quasi involontariamente un nome:
“Ful?”
“Esatto! Immagino sia stato Fulvio - questo il nome completo - a convincerti ad iniziare quella sarabanda!”
Il moretto raccontò brevemente quanto accaduto nel bagno della stazione poco prima della partenza - rivelando di essere stato a sua volta costretto ma tralasciando il particolare del compenso in danaro - e successivamente a bordo del torpedone.
“Quello è un vero furfante matricolato! Millanta un rapporto sentimentale con il cugino Riccardino il quale in verità lo sfrutta a sua volta per farsi procacciare uomini preferibilmente adulti ed avere con essi rapporti intimi. E solo con questi, perché pare che il biondino rifiuti ogni contatto fisico con Fulvio. Questo - dall’altra parte - pare non molto interessato all’aspetto sessuale bensì sfrutta economicamente la situazione, pretendendo danaro in cambio delle prestazioni dell’altro, il quale ovviamente è consenziente e ne approfitta a sua volta.
Insomma, una situazione intricata, sordida ed immorale dalla quale al momento non so proprio come uscire! E il peggio è che i genitori del primo - zii del secondo -, ricchissimi, si disinteressano quasi totalmente di loro. Una rara azione concreta è stata l’adozione di Riccardino dopo la perdita di entrambi i genitori, per cui i due sono cugini di sangue ma legalmente fratelli.”
Diego ascoltava con attenzione e anche una certa compassione: quello era un brav’uomo impigliato in una rete assai poco piacevole.

“È un vero calvario! Stare vicino a quei ragazzi e vederli fare quelle cose attizza terribilmente anche me ma non posso evidentemente partecipare! Né posso bloccarli, con il rischio di essere denunciato da quel mezzo criminale!”
Il nostro cameriere-tuttofare notò il prete carezzarsi fugacemente in corrispondenza dell’inguine, dove uno strano gonfiore sollevava il tessuto. Notò anche gocce di sudore sulla sua fronte e decise:
“Ehm, lei ha bisogno di sfogarsi, in qualche modo! Posso darle una mano io?”
Il povero, tartassato maschio in abito nero - perché in fondo di quello si trattava, con le sue pulsioni e desideri naturali - lo guardò. Poi chiuse gli occhi e annuì, assentendo. Calò una mano sui bottoni in corrispondenza del pube e ne aprì alcuni.
Il brunetto si intrufolò con la sinistra, superò lo spacco di quelle che parevano delle mutande piuttosto larghe e giunse al sesso: una vera mazza, durissima e trepidante.
Per Diego un piacere, amplificato anche dalla situazione, nonostante tutto molto intrigante.
Per l’altro evidentemente altrettanto, sentito il mugolio faticosamente trattenuto, subito seguito da un sussurro:
“Oooohhh siiiii! Stupendo! Ohhhhh! Ora segami, ti scongiuro, segami! Era anni che nessuno me lo toccava! Uuuufffhhh”
Il giovane iniziò a masturbare con ampie escursioni.
“Mi dica lei se vado bene! Più veloce?”
“Nooo, nooo, sei perfetto! Aaaafffhhh! Continua a smanettare così! Ooofffhhh!”
La pugnetta proseguì con soddisfazione di entrambi, sottolineata dagli ansimi del sacerdote, coperti dal rumore di fondo del mezzo in movimento e dal gracchiare della radio di bordo.
Il giovane mise tutto il suo impegno e la sua sensibilità in quel lavoretto manuale, rallentando ogni tanto, interrompendo per carezzare i gonfi e pelosi testicoli o stringere alla base il turgido e fremente manico.

Poi l’ecclesiastico estrasse da una tasca un fazzoletto.
“Aaannnfffhhh! Aaannnfffhhh! Oooohhhh! Mettimi per favore questo davanti alla cappella per non sporcarmi! Aaaaaahhhhh! Ci sono! Ci sono! Accelera un po’, piccolo! Aaannnfffhhh!”
Diego, ormai pronto ad ogni frangente, ebbe un’idea tanto sfrontata quanto eccitante:
“Ci penso io! Nel buio non ci vede nessuno e l’altro autista qui di lato sta dormendo!”
Estrasse il batacchio dallo spacco del vestito, si piegò per infauciarlo e cominciare subito a spompinarlo avidamente.
Sentì una mano accompagnare delicatamente la testa in movimento e un’altra scivolare a carezzargli una chiappa.
“Ah! Ah! Ah! Oh! Oh! Oh!”
Solo questi monosillabi preannunciarono l’orgasmo liberatore che esplose in bocca al nostro moretto con densi e abbondanti fiotti. Diego ne contò cinque di particolarmente intensi, seguiti poi da altri in attenuazione.
Il lascivo giovane risucchiò il pastoso e saporito eiaculato - ingoiandolo ovviamente tutto con sommo gusto -, rilasciando il tarello praticamente ripulito.

Sollevando il capo ebbe l’impressione di essere stato furtivamente osservato dal baffuto controllore seduto nella fila opposta ma non vi diede importanza.
“Uuuufffhhh! Sono venuto come una mitragliatrice! Uuuuugggghhhh! Sei stato fantastico! Oooohhhh! Fantastico, siiiii! Oooofffhhh!”
Le parole di ringraziamento di don Luigi sembrarono non avere termine mentre Diego assaporava il retrogusto rimasto sulla lingua.
I due chiacchierarono ancora per un po’, raccontandosi a vicenda.

Intorno alla mezzanotte la corriera raggiunse la località dove era situato il collegio. I ragazzi, rimasti fin lì silenziosi e tranquilli, scesero in fila indiana e a testa bassa dal mezzo. Solo Fulvio, passando accanto a Diego, gli fece un segnale con una mano, posta davanti alla bocca semiaperta a cerchio come a imitare un pompino, indicando poi il Don. Aveva forse visto qualcosa? Ovviamente non ci fu risposta a questo dubbio.

Ripresa la marcia, il nostro brunetto tornò in fondo al bus, stavolta con l’intenzione di stendersi sui sedili dell’ultima fila, ora rimasti liberi.
Non fece a tempo a disporsi che - dentro una grande voluta di fumo - apparve in avvicinamento l’ingombrante e impacciata figura dell’autista baffuto.
Arrivatogli di fronte estrasse dai pantaloni un grosso fallo ancora barzotto che gli mise davanti al viso.

“Eh, ti sei fatto sbattere da metà truppa e verniciare di sborra dall’altra! Quel ragazzo mi ha detto che fai il recchione a pagamento. Quindi, in una sera hai fatto le marchette di una settimana?
Però, che spettacolo ragazzi! Ho ancora una mezz’ora prima del cambio guida! Ciucciami la nerchia ché poi te la ficco in culo! Niente soldi però: conosco sia il prete che vari genitori di quei ragazzi e sai, fra una frase e l’altra, durante questi lunghi viaggi, qualcosa può sempre scappare! Oltre alla norma che vieta espressamente attività di meretricio sui nostri mezzi! E potrebbe anche essere che il collega ed io dovremo giustificare questa strana ‘riverniciatura interna’ qui attorno!”
Buttò la sigaretta ormai al termine per accenderne subito un’altra presa da un pacchetto verde e iniziare a fumarla tenendola volgarmente fra le labbra.
“Aaaahhh! Queste cicche al mentolo mi eccitano sempre! Mmmmhhhh! Ora fammi un bel soffegone!”

Diego non volle aggiungere altri problemi a quel già disastrato viaggio.
Spalancò la bocca e accolse l’intero membro che l’uomo gli spinse dentro, prendendogli poi la testa fra le mani.
Appoggiando la lingua sotto il pene in fase di indurimento si rese conto che l’ultimo contatto di questo con del sapone doveva essere avvenuto parecchie ore prima e, inspirando dal naso, il folto pelo pubico rivelò essere piuttosto sudato.
Richiamò quanta saliva possibile e, mentre quello cominciava a pompare, ripensò alle parole del camionista Renato, dopo la sua ‘iniziazione’ nell’8. episodio:
“Devi scegliere con attenzione … non sempre è il massimo ma davanti ad una mancia consistente puoi anche considerare di chiudere gli occhi!”
In questo caso non aveva scelto lui e la mancia non era prevista: la ‘prestazione’ era praticamente estorta, ma il moretto decise di resistere e assecondare.

L’attrezzo, gonfiatosi parecchio anche se non troppo lungo, stantuffava con tale velocità e forza che la cappella urtava spesso la glottide, causandogli dei conati.
Ma il figuro - proseguendo imperterrito e continuando a fumare intensamente - prese anche a fermarsi ogni tanto, spingendo l’organo fino in fondo, pressando con un palmo dietro la nuca per arrivare quasi a ostruirgli la gola.
“Oooohhh! Oooofffhhh! Cos’è, hai iniziato alle elementari a ciucciare cazzi per essere tanto esperto? Oppure è perché ne lavori tanti al giorno? Mmmmhhh! Uuuggghhh! Quanto prendi per un golino a soffocamento come questo, eh? Dimmi quanto ti fai pagare, mestierante lussurioso! ”

Improvvisamente accelerò, assestando alcuni colpi più decisi.
“Aaaaahhhh! Aaaaggghhh! Aaaaggghhh! Ho cambiato idea, ti riempirò di broda questa caverna da invertito depravato! Uuuuggghhh! Aaaaaafffhhh!”
Arrestò il movimento e - con il voluminoso attributo di carne totalmente affondato nel cavo orale del ragazzo - lo bloccò in quella posizione per parecchi secondi.
“Mmmmhhh! Buono così, puttanello! Buono così, mmmhhh! Assapora tutto il salamone che ora... ora… mmmhhh! - La verga pulsò e iniziò ad emettere onde di sperma che in breve inondarono tutti gli spazi fra palato, interno guance e lingua - Ooooohhh! Non buttarla giù! Non buttarla giù! Aaaafffhhh!”
Il cilindro perse lentamente consistenza e solo allora l’uomo lo estrasse lentamente.
Si avvicinò con il viso e disse:
“Mmmhhhh! Bello! Adesso alza il mento, apri le fauci e fammi vedere il bianco laghetto nel gargarozzo! - il giovane eseguì - Fantastico! Mia moglie e le troie non vogliono mai bere il succo dei miei coglioni perché dicono che è aspro e fa schifo! Tu invece, da bravo frocetto, saprai apprezzarlo! Ora farai un po‘ di gargarismi per poi lasciarlo scendere in gola goccia a goccia! Mmmmhhh!”
Diego ubbidì suo malgrado: fece come ribollìre per un po’ il liquido, infine lo deglutì lentamente. Quel seme si rivelò acidissimo, decisamente stomachevole, assai più di quello di Rudi, ricordando il suo primo pompino con ingoio del 5. capitolo di questa storia.
Il retrogusto di rancido lo avrebbe accompagnato per le ore successive.

Il ciccione si risollevò.
“Mmmmhhh! Brava, checchina, brava! Ora puoi tornare a fare la troia dove vuoi. Ma se ti ribecco su uno dei miei bus, sappi che dovrai darmi il culo. Gratis, ovviamente! Mmmmhhh! Ora puoi metterti giù a dormire! Ti farò avvertire quando sarai arrivato. Ah, il lattino era così terribile?”
Diego lo guardò sorridendo e rispose:
“No, solo andato a male da vari giorni!”
L’uomo si allontanò nella sua cortina di nebbia tabagista.

Stavolta - finalmente o forse no - nessuno apparì all’orizzonte per cui il giovane si allungò finalmente sui sedili di fondo, sfinito.
I suoi pensieri turbinavano in testa, avrebbe desiderato riordinarli, soprattutto in funzione del suo immediato futuro ma decise di mettere tutto da parte.
Riuscì così ad addormentarsi.

All’alba sarebbe stato svegliato educatamente dal primo autista per scendere dal mezzo con in mano la busta contenente le prove di quella allucinante avventura, al contempo di piacere e rivoluzione interiore: il provocante boxerino, la cinghietta di pelle per il pisello, un dildo di plastica, oltre ai mitici e galeotti jeans rossi macchiati di sperma - in fondo causa e origine del tutto.
La locanda e il suo lavoro lo attendevano. Quale lavoro esattamente non era ancora dato sapere, sentendo in tasca il peso di un certo portafogli.

Giugno 2023
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