Racconti Erotici > Gay & Bisex > (21) Guido 4: il vecchio e il mare, il ragazzo e i bronzi
Gay & Bisex

(21) Guido 4: il vecchio e il mare, il ragazzo e i bronzi


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
22.07.2023    |    7.979    |    9 9.5
"Mi spoglio e mi sdraio supino in mezzo ai due..."
Estate 1978. Mentre un giovane cameriere di nome Diego, scoperte da poco le delizie di amplessi e altri giochi da praticare con uno o più uomini, indeciso se diventare o meno una sorta di prostituto attende gli eventi, a molti chilometri di distanza, in un campeggio sul mare, il sedicenne Guido scatena e soddisfa i propri bollori su più fronti.
Tenta innanzitutto di circuire un ragazzotto timido con grosso pacco davanti e grazioso didietro, dispensa una spagnola ad una troietta in erba e una sega ad un cameriere poco amante dell’acqua, oltre ad incontrare un ultrasessantenne sessualmente e mentalmente assai attivo anzi travolgente. Prepara infine una ancora non meglio descritta ‘vendetta’ a tutela di un fanciullino divenuto suo protetto.
Torniamo quindi alle annotazioni del suo diario.

Venerdì 7 luglio – alba
Non vedo l’ora che arrivi mezzogiorno: ho appuntamento con Ernesto, il vecchio custode della chiesetta del porticciolo per un giro con la sua barca.
Spero di poter ripetere - magari in modo migliore - il fantasmagorico amplesso di ieri, durante il quale quel magnifico uomo mi ha insegnato la differenza fra il semplice sesso ludico fra maschi in verde età e l’unione di corpo e anima praticata spesso dai più maturi. Diciamo che la seconda è ben altra cosa ma a sedici anni si ha ancora tanta voglia, semplicemente, di giocare. Io ne ho 16 ma gli adulti non mi dispiacciono, anzi! ‘Due gusti sono meglio che uno’! Ah che idea! Dovessi da grande fare il pubblicitario, potrei proporre questo slogan, magari per un gelato, sempre che non sia troppo scemo. Lo slogan, intendo.

Venerdì 7 luglio – sera
Pagina epica questa, dovrò indicarla con un segno particolare.

Preparato lo zainetto con tutta l’attrezzatura, mi incammino con ampio anticipo sulla spiaggia per evitare eventuali - anche se improbabili - dietrofront da parte dei miei.

Ore 12 e poco più, le porte dell’edificio un tempo dedicato a San Sebastiano vengono chiuse e con il mio nuovo amico ci portiamo al molo dove è attraccato il suo piccolo e vetusto peschereccio di legno, peraltro tenuto a puntino.
Dopo averlo aiutato a salpare mi porta con sé nella cabina di guida, posta verso prua, facendomi accomodare su una specie di strapuntino accanto a lui.
Il motore si avvia rumorosamente, le glabre, nerborute braccia governano con perizia la ruotona del timone e ben presto puntiamo verso il mare aperto.
Oggi il mio marinaio sembra voler tenere coperto il suo fisico bestiale, indossando una larga maglietta a maniche corte e un ampio bermudone lungo fino alle ginocchia, di un tessuto piuttosto pesante. Non riesco quindi a vedergli i possenti muscoli, tantomeno alcun segno della presenza del biscione, probabilmente a riposo. Ciò mi delude un po’: speravo che al solo vedermi potesse andare in pressione.
È anche piuttosto taciturno.

Mi guardo in giro e sul tavolino da carteggio vedo, sopra le carte nautiche, un libro con la copertina tutta consunta. Si legge a malapena il titolo: ‘Il vecchio e il mare’. Due curiose coincidenze. La prima: ho finito di leggerlo ieri. Per la seconda parlo:
“Ernesto, da ora ti chiamerò solo ‘Vecchio’.
“Ed io solo ‘Ragazzo’”, risponde ghignante. Poi silenzio.
Mi godo comunque il caldo, la brezza e il mare, oggi quasi piatto, attraverso i finestroni quadrati aperti su tre lati, al contrario di quelli verso poppa, coperti da una sorta di persiane.

Siamo in navigazione da una mezz’oretta e finalmente alcune parole sgorgano dalla sua bocca:
“Vai dietro, in coperta, bevi qualcosa e stenditi fra i due cuscini che troverai.”
Non capisco ma ubbidisco.
Esco dal casotto e rimango basito da ciò che vedo: il vasto telone bianco - che al nostro arrivo copriva la parte centrale del ponte - è ora sollevato a formare un ampio tendone. Sotto un vero e proprio salottino all’aperto con i controfiocchi: armadietto adibito ad angolo bar, due grandi specchi su rotelle, un enorme materasso di candida finta pelle e sopra… due maschi… nudi! Girati su un fianco, l’uno di fronte all’altro, paiono dormire.
Due corpi magnifici, atletici, sembrano quasi quelle statue rinvenute, se non ricordo male, circa sei anni fa, in mare ad alcuni metri di profondità.
La pelle liscia è abbronzata uniformemente ovunque, le barbe e i capelli neri appena lunghi e ricci. Le anche, leggermente piegate in avanti, quasi perfettamente simmetriche fra loro, coprono i sessi ma danno ai glutei una forma a dir poco ideale. Inutile dire che la mia bega - pardon, in questo frangente pisello - si sveglia rapido.

Ammiro per un po’ quel quadretto altamente eccitante, con il sottofondo del ritmico e asmatico respiro del Diesel, infine decido di eseguire l’ordine ricevuto: ‘stenditi fra i due cuscini che troverai’.
Mi spoglio e mi sdraio supino in mezzo ai due. La mia verga svetta rigida e già rorida di lucide gocce.
Sento presto delle dita calare dolcemente su entrambe le mie cosce, risalire in sincronia verso le palle, sfiorarle e proseguire sul ventre per carezzarlo.
Vedo i loro volti avvicinarsi - sempre all’unisono - al mio petto, le labbra aprirsi attorno ai miei capezzoli e le lingue cominciare a picchiettarvi sopra. Mi sto ubriacando.

A questo punto allungo le mani, passando sui ventri piatti e solidi, cerco i membri che incontro senza fatica, caldi e duri. Non sono i soliti iperdotati dei fumetti in bianco e nero: sono solo e semplicemente perfetti. Passo con gli indici sulle cappelle gonfie, avvolgo i testicoli relativamente piccoli ma sodissimi e senza pelo. Non mi sento ancora di masturbarli, è bello accarezzarli dolcemente, passare con l’indice sui crespi boschetti alla base.
Ed è incredibile farlo allo stesso momento su due organi diversi ma uguali fra loro!
Impugno infine quei bastoni che promettono scintille e comincio a segarli.

Nel frattempo il motore rallenta, tossisce e si ferma.
Silenzio rotto solamente dal leggero sbattere dell’acqua contro lo scafo e dai nostri mugolii appena sussurrati.
Le due meraviglie mi arrapano sempre più occupandosi di me - ed io loro.

Il capitano fa capolino dal casotto e rimane a guardarci per un po’.
Poi appare completamente nudo e si allunga su di me. Il suo pisellone preme sul mio, come d’istinto le nostre quattro lingue si puntano fuori dalle bocche e si toccano.
“Gggglllhhh! Gggglllhhh! Gggglllhhh!”
Lascio i falli - che subito si appoggiano ai lati delle mie cosce per strofinarvi umidamente sopra – e abbraccio colui che mi sta conducendo per queste nuove strade di voluttà.

I due si allontanano per lasciarci letteralmente abbrancare l’uno all’altro in un bacio profondo, appassionato, quasi violento.
Poi Ernesto si libera e siede sul bordo del letto, con entrambi i tronchi verticali: uno è il magnifico scettro di avorio del re di questa ammucchiata al largo.
Sorride:
“Preparazione della cerimonia! Ragazzo, in piedi, il fondoschiena in faccia a me!”
Eseguo, sento le sue dita carezzarmi le natiche, allargarle un po’, la testa avvicinarsi, un soffio sul mio buchino. Poi, decisa, rapida e ruvida una linguata che mi fa trasalire.
Mentre i due adoni, sempre muovendosi in parallelo, come sacerdoti di quel rito orgiastico, si inginocchiano davanti al Vecchio e con abili, lenti movimenti gli spalmano un denso olio sull’intera asta, Ernesto affonda la bocca fra le mie sode colline per iniziare una vera tempesta di leccate, punzecchiate e risucchi.
Sto impazzendo: il mio sesso è un pennone talmente teso da darmi quasi dolore. I due gemelli appoggiano le labbra semiaperte ai lati della mia cappella, ovviamente alla stessa altezza e con la stessa pressione, per cominciare, con la stessa velocità e la stessa escursione a masturbarmi.
Il cunnilinguo al mio culetto prosegue profondo, bagnato, avido. Scosse violente attraversano ogni mia fibra, ogni nervetto, devo sborrare ma resisto, resisto, resisto!
Uno schiaffetto ad un mio meloncino sembra essere un segnale per i miei segatori labiali i quali stringono alla base, tirando in basso la pelle del prepuzio. Basta, la diga si rompe ed esplodo: sento il primo fiotto percorrere il mio dotto interno e liberarsi in aria come un siluro bianco.
“Aaaaaggggghhhhhh! Aaaahhh! Eeeeeaaaahhhh!”
Un tripudio di getti poderosi mi tiene bloccato per un tempo imprecisato. Non so da dove arrivi tanto succo!

“Ora il brando è pronto e la tortura può avere inizio!”
Qualche brivido ancora ma capisco subito cosa intende: mi piego allargando le gambe e poggio il mio ano alla punta del suo dardo unto. Faccio sgusciare il glande oltre l’anello e inizio a scendere ma con un netto e violento colpo di reni il pennone mi sfonda:
“Aaaaahhhhh!”
Mi tiene fermo per la vita e fa aderire il suo petto contro la mia schiena per mantenerla verticale.
I due uomini - identici - sono ora in piedi, come in posa uno accanto all’altro, si tengono per le mani e quelle gambe muscolose, leggermente piegate in avanti, danno l’ulteriore impressione di appartenere a sculture bronzee, non fosse che stanno limonando e hanno i tarelloni in piena erezione!
“Ti presento Stefano e Giuseppe! I tuoi carnefici!”
Capirò più tardi cosa intende…

Le due stupende creature vengono avanti, fianco a fianco, presentano le loro cappelle unite - ciascuna con una stilla di limpida rugiada al centro - alla mia bocca che si spalanca nel tentativo di accoglierle entrambe. Spingono, superando la debole resistenza opposta dalle labbra, ed entrano. Inizio a succhiare, la lingua raccoglie il nettare per poi saettare sui frenuli e quanto vi è attorno.

Negli specchi ammiro i due deretani: due più due cupole di forma ideale.
Appoggio le falangi dietro un ginocchio di ciascuno e risalgo con falsa lentezza: in realtà non vedo l’ora di arrivare a quelle lucide chiappe, anche se devo ammettere che pure le sode cosce - dietro - presentano motivo di notevole appagamento tattile.
Alfine giungo alle bramate forme. È veramente difficile descrivere l’armonia delle curve, la compattezza, la setosità della pelle. Le carezzo, le massaggio, le impasto e i fratelli evidentemente apprezzano, intensificando il pompaggio ormai senza pietà né difficoltà nel mio cavo orale.

Il Vecchio ed io, pur rimanendo apparentemente fermi fra noi, stiamo scopando: la trave di carne e il mio canalino pulsano assieme, donando l’un l’altro una piena sensazione di movimento. Sento il suo petto e gli addominali sfiorare la mia pelle, donandomi ulteriore delizia e foia.
Non avrei mai pensato di raggiungere una tale sintonia con un uomo.
Faccio mente locale: sono seduto su un arbusto di quercia affondato in me, contemporaneamente succhio una coppia di favolosi uccelli e ne palpeggio le terga perfette.
Tanto per completare, una galeotta mano del marinaio scivola ad avvinghiarsi al mio cetriolo in fase di nuovo risveglio.

È una scena incredibile: quattro maschi, uniti variamente tramite i loro organi sessuali, alla brezza di un caldo pomeriggio d’estate, si scambiano piacere e voluttà infiniti, infiniti come l’azzurro del cielo e del mare.

A un cenno del comandante, i soldati si separano dal torturato. È il tempo di cambiare supplizio.
“Ragazzo, hai mai giocato con barchette e trenini elettrici?”
Intuisco di dovere intuire una sua diavoleria. E l’intuizione diabolica arriva:
“Certo, Vecchio! Una volta ho anche visto una nave con un treno intero a bordo e mi sono chiesto se non si potesse riprodurre in altro modo!”
“Sei veramente un piccolo degenerato, Ragazzo!”

Uno dei due gemelli è già appoggiato, in piedi contro una parete, con le braccia sollevate e le gambe leggermente divaricate. Quella posizione aumenta ancor la bellezza di quel culo spettacolare: il mio organo, già eretto, approva con un guizzo.
Ernesto gli si pone a lato, gli allarga le montagnole e mi guarda.
L’altro maschio mi spalma della crema sull’asta, mi spinge verso il fratello, guida la mia cappella ed io affondo: solo un tremore e un mugolìo appena accennato.
Un attimo dopo sento il manico dell’altro spingere e penetrarmi.
“Oooooffffhhhh! Siiiiii!” È il mio commento.
I due si allontanano un po’, ora tocca a me condurre il gioco, muovendo avanti e indietro il bacino per far scorrere le due spade nei rispettivi foderi. La terza viene presa in consegna dalla caldaia della vecchia locomotiva: intendo con questo ovviamente la bocca dell’anziano marinaio, inginocchiatosi davanti al primo.
Negli specchi si riflette l’intero ‘convoglio’, variegato e colorato: i due corpi bronzei - per colore e bellezza - il mio ancora bianchiccio in mezzo, con tanto di fascia chiara all’altezza del bacino, la testa canuta impegnata nella ‘trazione’ del tutto.

Sto vivendo veramente una esperienza indimenticabile. E ciò che più mi eccita e soddisfa è questo perfetto equilibrio fra sesso di corpo e di anima, di sensazioni fisiche ma anche mentali.

E non è finita!
Tornati al materassone, i due fratelli si adagiano sulla schiena incastrando parallelamente fra loro le gambe, portando così i loro scroti a premere fra loro. A questo punto è palese quale sia la prossima pena che mi attende.
L’anziano sacerdote di questa celebrazione di sesso sodomitico ricopre di abbondante unguento i due banani e li accerchia alla base per unirli fra loro.
“Ragazzo, scendi!”
Mi divarico le chiappe e mi calo fino ad appoggiare l’orifizio alle cime di quei due cannoni. Temo il peggio, li sento enormi.
Invece mi accorgo di desiderarli oltremodo, mi rilasso e le due ogive entrano senza eccessiva difficoltà, per cui mi abbasso per accoglierli interamente: ho due cazzi in me!
Il saliscendi inizia - pur di estensione relativamente ridotta – e mi ritrovo presto un terzo nerchione davanti agli occhi. È ovviamente quello di Ernesto, nel frattempo ripulito e profumato di un aroma speziato.
Troppo appetitoso: imbocco all’istante. Ora sono tre e a questo punto avrei ancora posto per altri due…nelle mani! Ma tant’è, mi accontenterò di usarle per tamburellare i coglioni del Vecchio.

“Non creda l’agnello sacrificale di essere giunto al termine! Ora inizia la prova più impegnativa: il mare in tempesta!”
È ovviamente lo straordinario marinaio-custode-maestro di arti orgiastiche a dirigere il successivo rituale.
Per la verità sarà una serie di scopate singole, alternando i rigidi e instancabili martelloni dei due statuari maschioni ma nelle posizioni e variazioni più diverse, alcune a me ancora sconosciute: missionario, pecorina, cucchiaio, smorzacandela - seduti o distesi, di fronte, di lato e di schiena -, altalena, in piedi, incrociati e intrecciati nelle maniere più strane.

Il Vecchio provvede - ad ogni cambio di toro - a ripulire e profumare il batacchio libero perché prenda posto fra le mie fauci. Non soddisfatto, estrae un cronometro e stabilisce che ogni 45 secondi debba avvenire un cambio.
“Così impari a visitare luoghi con quei minuti di anticipo!”
Non so dire quanti quarantacinque in culo e in bocca ho ricevuto, so solamente che ricorderò quel pomeriggio parafrasando una nota canzone:
‘Un’orgia sul mare
Il mio sederino friggeva
I bronzi ballavano dentro di me
E tu ,Vecchio, vicino a me’

Esausto, sfinito, assaporo la doccia del terzetto: atto e dono finale. Naturalmente doccia di sperma che i gemelli mi spalmano abilmente addosso mentre Ernesto ed io ci scambiamo un lunghissimo e profondissimo bacio.

Sulla via - anzi le onde - del ritorno, guardo verso costa. Vedo la spiaggia del campeggio dove i miei mi immagineranno a chiacchierare di arte e cul-tura con il vecchio strambo della chiesetta mentre Tullio sarà probabilmente dietro a qualche duna a segarsi pensando a me, non sapendo che il mio obiettivo sta sì sotto i suoi slip ma dietro.
Il cameriere zozzone sarà a caccia di qualche avventore per farsi raspare e almeno così staccare qualche crosta di sporco dal cazzo.
E il piccolo, innocente, indifeso Dino, vittima delle depravazioni del padre e della sorella? Per i due schifosi ho pronta la seconda parte del piano di vendetta, prevista per domani con il motto: ‘conosci il nemico per batterlo meglio’.

Dimenticavo. Mi sono lavato solo prima di cena: come strascico di quella impresa ho voluto tenermi addosso il liquido seminale dei tre il quale, asciugandosi, si è raggrumato facendo tirare tutta le pelle. Naturalmente me lo sono prima leccato ampiamente via!

Ho trovato un foglio di carta rosso. Appena a casa lo pinzerò a questa pagina.

Luglio 2023
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per (21) Guido 4: il vecchio e il mare, il ragazzo e i bronzi :

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni