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(24) Guido 7: accalappiato e sborrato dal Vichingo


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
06.08.2023    |    2.752    |    1 8.5
"” Ancora una emissione, stavolta veramente intensissima..."

Lunedì 10 luglio - dopo pranzo
Una volta richiusa la roulotte della ‘Operazione Manhattan’ - che ha permesso di fare giustizia sui due Ributtanti Degenerati - e sbarrato il cancello, vado alla reception per restituire macchina fotografica e chiavi.
Le consegno ad Amedeo, mio coetaneo, figlio del direttore. Stamattina lo trovo particolarmente carino ed attraente. Gran fisichetto e un pacchetto anteriore non esagerato ma particolare: i costumi da bagno rivelano spesso caratteristiche del ‘contenuto’ altrimenti non facilmente visibili. E questo ha proprio quell’eccitante nonsoché. Lui in più è gentile ed affabile. Anche oggi provo a lanciare qualche sguardino malandrino ma non ricevo alcuna risposta. Pazienza.
E aggiungo: se a 16 anni è già così bello e attraente, chissà come diventerà più avanti!

Arriva un nuovo equipaggio con uno di quei camper ricavati da un pulmino, tipo ‘figli dei fiori’.
Alla guida una moracchiona tutta curve intorno ai 25. Come passeggero un biondo con cipolla sulla nuca e qualche anno in più. È lui a scendere per presentare i documenti, catturando decisamente la mia attenzione: non proprio come i ‘bronzi’ della gita di Venerdì con Ernesto ma una roba assai vicina. Da farci un gran pensierino! Certo, non so se uno così, che si accompagna ad una gnocca del calibro di quella, possa avere interesse per un ragazzino quasi moccioso come me: pazienza bis.
Vedrò di irretire del tutto il ciospetto Teofilo detto Teo nel pomeriggio e conquistare finalmente il suo culetto delizioso.

Tappa obbligata al bar per ricevere i ringraziamenti della ormai ex moglie del Defenestrato ma soprattutto le feste del piccolo Dino che mi salta addosso e mi sussurra in un orecchio: “la mamma mi ha detto che le cose brutte sono finite, che bello!”
Mi fermo a bere un bicchiere di latte ma non vedo il solito cameriere riccio: avrà la mattinata libera e - penso - sarà a caccia di qualche ragazzetto che gli dia corda prima di svenire all’apertura della camera a gas celata dentro i suoi pantaloni a causa del marcescente organo sessuale.

Lunedì 10 luglio - sera
Primo pomeriggio mi sono messo sul lettino in spiaggia a leggere. Non c'è quasi nessuno, è ancora presto.
Dopo ‘Il vecchio e il mare’ è il turno de ‘La coscienza di Zeno’.
Sorrido fra me e me: potrei scrivere anche io un libello dal titolo ‘Operazione Manhattan: Padre Porco con Scrofa Figlia.’ Ma sarebbe più che altro un manuale, con sottotitolo: ‘come liberare la propria casa da maiali & c.’.

La rapida partenza dei due Degenerati è rimasta fortunatamente nell’ambito ristretto dei miei, di pochi altri ed è stata motivata da Francesca come ‘grave problema gestionale dell’azienda di famiglia’. Mi ha comunque rivelato che la ditta è interamente di lei e il Fetente occupa-va soltanto una carica di facciata: in pratica è rovinato.

Sotto l’ombrellone degli zii, Teo non c’è. Spero di ribeccarlo e di riuscire nel mio intento di traviarlo fino a ‘conoscere’ il suo antro, chiuso fra quelle sublimi chiappette che si ritrova, prima di partire. Purtroppo - e nel mio caso è vero – è improvvisamente necessaria la presenza dei miei in uno stabilimento non so dove della nostra società, per cui dovremo recarci là fra qualche giorno, interrompendo la vacanza. Peccato ter.

Intanto mi godo questo clima bellissimo, il mare e attendo. Chissà che non si presenti qualche nuova avventura. Magari più tardi mi spingo a trovare Ernesto alla ex chiesetta per un ‘ripassino’.

Sull’arenile passa il super-biondone della reception. Sembra un vichingo nel fisico e nell’abbigliamento, con un tocco moderno dato dagli occhiali a specchio tipo aviatore: zazzera libera al vento, gambe, braccia e rimanenti forme armoniose in movimento, borsetta in pelle marroncina a tracolla e un gonnellino dello stesso materiale. Anche se questo impedisce di vedere l’area pubica, valorizza e lo rende assolutamente attraente: immagino qualche numero da fare con un pezzo di maschio del genere. Ma immagino e basta: uno così non può che assolutamente, rigorosamente, indiscutibilmente, esclusivamente preferire il solo, unico, sesso femminile!
Peccato quater.
Il mio arnese dà comunque immediati ed evidenti segni di agitazione.

Improvvisamente cambia traiettoria, sembra venire verso di me: non è possibile.
Invece i venti metri di distanza diventano dieci - faccio finta di non averlo visto - ora cinque - giro la testa da un’altra parte - tre, due, uno.
“Ciao bello! Tu sei quello alla reception, stamattina!”
Zero metri: è qui, in piedi, accanto a me.

Da questa angolazione il tipo diventa irresistibile: chioma vagamente riccia, lunga fino alle spalle, barbetta leggera non troppo curata, mascella decisa, muscoli in ogni dove dal collo in giù, di cui una tavola senza soluzione di continuità fra petto e addome. Rispetto alla eleganza e perfezione ‘statuaria’ dei due dell’altro giorno, questo emana una virilità potente ed irresistibile, direi animalesca.
Sotto le mie lenti scure mi permetto di squadrarlo meglio e indugio sul sottanino in cuoio, dal bordo del quale dipartono due stupende cosce scolpite. Cerco di valutare il volume del sottostante attributo, il quale effettivamente spinge a formare una collinetta.
Mi sto arrapando alla grande.
Ma vorrà sicuramente fare solo conoscenza, magari per una partita di basket o simile. E per me sarà una sofferenza!
“Ehm, sì, vi ho visti arrivare!”
Ho l’impressione - sicuramente sbagliata, anzi più una speranza - che anche lui stia sondando la mia gobba, ben analizzabile grazie all’aderente slip bianco ‘da caccia’ e fra l’altro in fase di crescita.
“Raffaello, tu sei?”
Mi presento, lui prosegue:
“Guido! È un personaggio del romanzo che stai leggendo, mi pare di ricordare. Posso mettermi qui?”
Senza attendere un mio cenno, si siede di fronte a me, a cavalcioni dell’altro estremo della brandina. Non ci posso credere, ma ancora non vuol dire.
Del fluido preliminare scappa dalla mia cappella. Spero rimanga come al solito entro il prepuzio chiuso sopra: mi imbarazzerebbe molto se facesse capolino.
Comunque sollevo il tronco, piego le gambe sui bordi del lettino e tiro indietro il bacino per fargli spazio. Diamine! Un’altra emissione! E questo mio movimento ha sicuramente smosso qualcosa, lì sotto. Arrossisco.

Toglie gli occhiali: due pupille, nere come il carbone, contrastano con la cornice chiara della capigliatura e mi ipnotizzano.
“Prima parlavi con Amedeo, il ragazzo dell’ufficio - annuisco - siete amici? - agito la mano a dita aperte ad indicare ‘più o meno’ - Sai, mentre facevo le carte mi squadrava in modo strano.”
La domanda mi scombussola; imbocco la strada della prudenza:
“Strano in che senso?”
“Ma sì, quelle occhiate buttate lì, a casaccio, mentre in verità ti scandagliano fin dentro le mutande.”
Non comprendo se intenda farmi capire - o pensare - che Amedeo sia ‘dell’altra sponda’.

Poi il figaccione alza i piedi appoggiandoli ai bordi del lettino. Il sottanino si ribalta sul ventre, concedendo alla vista quanto sta sotto.
Per me, cultore di prominenze falliche maschili in indumenti elastici, è un colpo basso: un costume azzurro di brillante Lycra, attraversato da una sottile cucitura centrale, avvolge un paccone enorme. Lo scroto tondo, gigante e gonfio all’inverosimile; sopra, in mezzo, una specie di ciliegione: la punta del pisello ripiegato sopra. Vado pazzo per questi spettacoli!
“Vedi, sono un po’ sovradimensionato, per cui, giocoforza, so di fare un certo effetto sulle donne.”
Non contento, si carezza il meraviglioso boccione.
“Ma anche talvolta sugli uomini.”
Ancora una emissione, stavolta veramente intensissima. Il mio tarello cresce ancora ed eccolo lì: il liquidino erompe formando un grosso, limpido gocciolone!
Azzardo una risposta:
“E questo ti disturba.”
Cavolo no: sta puntando proprio lì! Che figuraccia! Vampe di calore percorrono il mio viso. Non posso stringere le cosce perché peggiorerei la situazione. Rimango così, vittima degli eventi.
“Non mi va che un recchione si faccia delle illusioni, tipo il tastarmi i coglioni - la mano avvolge il mega-bolo e vi rotea sopra con evidente voluttà - o palparmi la punta del cazzo!”
Le dita stringono e rilasciano lateralmente la sfera protuberante: cosa vuole questo? Provocarmi o attirarmi in una trappola per sputtanarmi? Perché osserva costantemente il fuoriuscire della mia densa emulsione trasparente senza commentare, senza dare segni di sorpresa?

Prende la sportina, la apre, ne cava un grosso coltello tipo svizzero, sceglie ed estrae il cucchiaio. Me lo porge:
“Mettitelo sotto lì e raccogli! Stai per bagnare il telo, sei uno sporcaccione!”
Pur colto in contropiede, prendo l’attrezzo e lo porto sotto la mia escrescenza per farvi colare dentro il vischioso prodotto. Il desiderio di bere quel nettare mi assale ma non sono convinto di poterlo fare davanti a questo strano personaggio. Al diavolo! Non chiedo di meglio! Tirando un filo colloso sollevo e me lo metto in bocca, assaporandolo appieno.
“Lo sapevo, sei uno schifoso! Adesso ti faccio vedere io! Seguimi!”
Non capisco se sia un gioco un po’ perverso o io debba avere paura.

Si alza e comincia a muoversi a passo sostenuto in direzione del tratto deserto della spiaggia.
Propendo per la prima possibilità e inizio a seguirlo.
Ha un’andatura da marciatore ma riesco a raggiungerlo e portarmi al suo fianco.
“Tranquillo comunque! Con quello all’ingresso ci ho provato ma non ha voluto sentir ragione: se è il tuo ganzo, non ti vuole cornificare! Non con me almeno… Starei attento al cameriere del bar ma con i pantaloni sporchi di sborra e il cazzo puzzolente non credo rappresenti una minaccia. E nemmeno il ragazzotto con quel culotto prominente: è timido e non mi pare abbia le idee molto chiare.”
Sono stupito: in così poco tempo ha già un quadro completo! Ma continuo a non comprendere dove voglia arrivare.
Rallenta un momento per togliersi quella sorta di kilt in versione cavernicola e ripiegarla sopra alla bisaccina a tracolla.
Ora riesco a bearmi della vista di quel pesante saccoccio pieno dei suoi testicoloni e del fallone, elasticamente ondeggiante al ritmo della camminata. Anzi, forse volutamente ritmata per ottenere quell’effetto. Il mio uccello scalpita e continua a secernere fluido che a tratti prelevo e succhio con gusto.
“Lui è bonazzo, più di te, e farà strage di fiche! Tu invece sei solo un finocchio!”
Lo lascio dire: credo stia semplicemente baloccandosi in questo ruolo per rendere il gioco più stimolante.

Arriviamo in fretta ad una curva della costa e una distanza dall’ultimo ombrellone sufficiente a non essere visti.
Decido: mi fermo per arrotolare i bordi della mutandina alla maniera del Reietto. Tipo perizoma per capirci.
Anche lui si arresta, si gira, mi guarda e commenta:
“Fai prendere aria alle chiappette o mi vuoi provocare? Non hai capito che a me i maschi non piacciono?”
Si avvicina e mi assesta una violenta manata proprio lì:
“Non voglio tradire la mia compagna per cui li uso solo per scaricarmi quando sono in sovrapproduzione di broda!”
Sarà, ma le sue dita indugiano malandrine sui miei glutei e il medio arriva addirittura a spingere deciso contro il mio buchino.

Si guarda attorno:
“E oggi sono pieno come una cisterna: inginocchiati!”
Eseguo, lui si mette a gambe larghe, stile ‘Colosso di Rodi’, spinge in avanti il tronco e mi mette in faccia quel poderoso, maestoso, sporgentissimo gibbone color del mare.
Rimango in adorazione per alcuni istanti: il costume aderisce perfettamente alle curve dei cipolloni evidentemente ingrossati e tenuti lontani dal pube da qualcosa come un anello di gomma nera che si intravvede fra bordo e inguine.
“Su, frocetto! Leccami i maroni! Poi fammi un lavoretto di labbra sulla salsiccia!”
Inizio a lappare le sfere, ne saggio dimensioni e consistenza.
Il pene si gonfia vieppiù, fino a prorompere da sopra, diventando un becco adunco. Passo alla cappella che stringo e rilascio più volte.
Improvvisamente un fremito:
“Arrrggghhhhh! Siiii! Ecco la sbobba! Aaaaggghhh! Gggrrrrhhhh! Su, apri la caverna e bevi! Mmmmhhh! Bevi tuttooooo! Aaaaggghhh!”
Stendo la lingua sotto, sento la massa pulsare e un primo fiotto di bianco sperma erutta attraverso la fibra. Il secondo getto sembra quasi più forte, poi altre onde traboccano a diventare un flusso denso e abbondante che accolgo in bocca.
Trattengo quel succo vagamente aspro come piace a me giusto il tempo per gustarlo appieno ed impedire che la saliva lo diluisca, infine lo centellino facendolo scendere in gola.
“Bravo, mai disperdere il seme! Ora rialzati perché siamo solo agli inizi! Andiamo dietro quelle dune!”

Mi distacco da lui e viro verso le colline di sabbia dimenando un po’ il posteriore.
“Non fare tanto il brillante perché ho altre dosi e almeno una te la inietto nel canale!”

Finiamo in una delle conche ben riparate e a me ben note dove scopro che non siamo soli: su un ampio telo di stoffa spessa c’è Teo, in piedi con il costume abbassato alle ginocchia e il cameriere sporcaccione del bar impegnato a segarlo e leccargli il tondo culotto!

Prima di descrivere quanto avvenuto dopo, devo riportare il motivo di quella particolare adunanza, spiegatami successivamente dallo stesso Raffaello.
Lui preferisce effettivamente le donne ma a periodi ha delle cariche sessuali potenti ed irrefrenabili che non riesce a sfogare con la sua compagna. ‘Ripiega’ quindi su maschi più o meno giovani. A casa sua ha un giro di conoscenze che chiama ‘sborratoio’ mentre in vacanza deve ovviamente organizzarlo ogni volta.
Io ero già nel suo mirino da stamattina ma mi ha lasciato a cincischiare con Amedeo - dal quale aveva capito subito non cavare nulla - per cercare nel frattempo qualche altro ‘vasetto da scarico’ disponibile.
Non trovandone adatti in giro per il campeggio né sulla spiaggia e conoscendo già questa zona deserta dagli anni precedenti è venuto qui, frequente rifugio di masturbatori e non solo, solitari o in compagnia. La fortuna ha fatto in modo che Teo e il dipendente del bar - che fra l’altro si chiama Manlio - si fossero ritirati in questo angolo nascosto a pastrugnarsi a vicenda. Caso ulteriore ha voluto che entrambi stessero raccontandosi a occhi chiusi ‘cosa avrebbero fatto con Guido’: la squadretta necessaria allo svuotamento delle sue gonadi era completa! Bastava attirare me nella rete.

Il piccolo Dino piomba in roulotte: i miei e Francesca propongono un gelato e una passeggiata. Interrompo volentieri, riprenderò domani.

Agosto 2023
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