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(20) Guido e Teo 3: l’albero maestro del marinaio filosofo e il segreto delle dune


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
17.07.2023    |    3.607    |    4 9.8
"I miei brontolano un po’ per la mia lunga assenza ma dopo aver loro raccontato di avere ‘conosciuto’ il custode, il quale si è rivelato un ‘profondo..."
Mancano ancora alcuni giorni alla proposta indecente di Alessia, la collega di Diego, che sbloccherà la situazione alla locanda per il nostro smarrito cameriere-tuttofare, quindi proseguiamo a riportare i racconti altrettanto scabrosi del sedicenne Guido, in vacanza in un campeggio, contemporaneamente ma in tutt’altra località, questa di mare. Dal suo diario del 1978.

Giovedì 6 luglio
Stamattina i miei sono andati a fare la spesa in città. Io mi sono messo in spiaggia e ora scrivo da sotto l’ombrellone.
Sono bello disteso sul lettino, gambe un poco allargate, tavoletta tenuta verticale sulla pancia per sostenere il diario aperto, slip blu con pisello girato sopra le palle, tanto per evidenziare il pacco.
Magari transita qualche fichettina che ha voglia di fare amicizia o qualche bel paparino che ieri sera non ha scopato - ‘perché ci sentono i bambini!’ - e al quale per sfogarsi farebbe giusto comodo un pompinello o una raspetta veloce.

Un po’ come ieri sera in pizzeria: un cameriere ha voluto a tutti i costi tastarmi il culo sotto i pantaloncini e farsi fare una pippa. Per l’esattezza finirgliela perché era arrapato da un’ora, diceva. In cantina, nel tempo di una cacchina lunga o poco più per non destare sospetti con i miei. Da dimenticare: cazzo sporchetto e tre gocce piuttosto acidule.

Prima è anche passato Teo, come al solito da solo, ha salutato con un cenno, dato una malcelata occhiata al mio bugno ed è andato a sedersi con i suoi. Sarà la prossima battaglia, probabilmente difficile.

Devo invece spicciarmi a finire di raccontare la fantastica mattinata con Ernesto, così si chiama il custode della chiesetta sconsacrata al porticciolo vicino al nostro campeggio. A mezzogiorno mi porterà con sé in barca... Dopo la spettacolare trombata di ieri non vedo l’ora, mmmhhhh!
A dire la verità, nel momento in cui ho interrotto la narrazione, la situazione in cui mi trovavo non era propriamente fantastica: mezzo incastrato in una sedia di legno stile Vaticano, chiappe all’aria, una inculata interrotta a metà, mezza schiena adagiata - meglio schiacciata - su un lago di mia sborra spruzzata spontaneamente poco prima.

Dunque esce e chiude da fuori. Che carino, mi vuole solo per lui: mai sia che qualcun’ altro entri per sbaglio e mi voglia scopare!
Abbasso le gambe e mi metto in trepida attesa. Raschio un po’ del mio latte di coglioni che sta raggrumandosi rapidamente.
Mi annoio e decido di usare il mio gingillo come passatempo. Lo prendo alla base sui lati e tiro in giù tutta la pelle per scoprire la cappella. Devo ammettere di averla proprio bella, tonda e regolare.
Il brigante si sta risvegliando per cui lo assecondo, cominciando un lento movimento di su e giù.
Ovviamente questo richiama presto la prima gocciolina trasparente! Con la solita manovra la faccio ingrandire finché non diventa un laghetto all’interno dell’anello formato dal bordo del prepuzio attorno al glande. Ecco, ora ho il mio bicchierino di ambrosia dove intingere la punta dell’indice dell’altra mano, tirare un lungo filo vischioso per portarlo infine sulla lingua: ne vado ghiotto e ne berrei a bicchieroni ma è difficile trovare uccelli che ne producano in abbondanza.

Di là deve essere già arrivato pubblico perché sento vociare.

Non riesco a valutare il tempo che passa, ad un certo momento la serratura scatta. Mi riposiziono mentre il mio nuovo amico appare, fermandosi però sulla soglia.
Mi guarda serio e si tocca la patta.
“Se la gente di là sapesse che il pezzo migliore si trova qui, in questa stanzetta insignificante!”
Fa un passo indietro e richiude.

Altri visitatori. Ridacchio fra me: chissà per quanti di loro potrei essere io l’oggetto ‘artistico’ di interesse!
Effettivamente non c’è tanto da vedere, poche opere e nemmeno di fattura particolare. Quello che affascina è il luogo.

Non so perché mi viene in mente il vicino di roulotte, con il quale abbiamo mangiato ieri sera. Ci ha già provato alcune volte con me però l’ho mandato a quel paese. Non sarebbe un brutto uomo ma ho scoperto che le sue luride manacce hanno il brutto vizio di stoccacciare le intimità del figlioletto di dodici anni, oltre a segarlo e farsi segare. Pure la sorella - una cozza piuttosto stronza e antipatica - ha l’abitudine di farsi menare e muovere ortaggi vari in fica dal fanciullo che comincia a vedere il sesso come qualcosa di orrendo. Vorrei trovare un modo per vendicare il ragazzino, al quale mi sono affezionato e lui a me. Nell’attesa del mio amante ‘maturo’ ho tempo per architettare qualcosa.
Ho appena terminato di sviluppare un piano diabolico per aiutare il piccolino che il mio vecchione dal fisico da urlo torna a farmi visita.

Stavolta si presenta con il pisello barzotto in mano e fuori dalla bottega.
“Se la gente di là sapesse che questo soffre a saperti così vicino e non poterti avere!”

La scena si ripete alcune volte: l’uscio si apre, lui rimane fermo sotto il varco e presenta il randello sempre con una frase sempre diversa, tranne nella tiritera iniziale.
“Se la gente (…) qui un accogliente fodero attende fremente l’innesto di questa spada d’acciaio!”
“Se la gente (…) fra poco in questo luogo due uomini raggiungeranno uno stato d’estasi!
“Se la gente (…) questo attrezzo fonderà due corpi fra loro non solo per il piacere fisico ma sopra ogni cosa per una compenetrazione spirituale!”

La mia voglia sta scemando, anzi mi sto proprio scocciando.
‘Adesso sei tu a doverti far scopare come voglio io! - E per me sono necessari momenti di intime introspezioni!’
Due coglioni, i ‘momenti di intime introspezioni’: mi va bene un po’ di sceneggiata ma ad un certo momento devi quagliare! O sborri o mi dici di ripassare più tardi. È pure mezzogiorno e devo tornare alla roulotte per il pranzo.

Mi alzo con l’intenzione di spararmi una pippa, lasciargli una bella riga bianca sul tavolo e andarmene dall’entrata secondaria.
Comincio a menarmelo con foga - mi manca uno stimolo nonostante cerchi di pensare al culetto di Teo - quando la porta si spalanca di botto, spaventandomi.

“Tu, piccolo diavoletto impaziente e disubbidiente!”

Con un salto mi è addosso: sono terrorizzato.
Invece mi prende dolcemente per le spalle, mi gira e mi guarda con quei suoi stupendi occhi azzurri. Le mani salgono e stringono delicatamente la mia testa, sento le sue labbra appoggiarsi alle mie. Non so se il profumo che percepisco sia il suo - reale - o generato dalla mia mente. So solo che mi lascio andare e rispondo al bacio: non ho mai nemmeno lontanamente pensato di farlo con un maschio.
Le bocche si aprono, le lingue iniziano una danza stretta stretta, scosse si dipartono dal mio cervello e arrivano fino ai piedi.
Ci abbracciamo, sento il suo cazzo durissimo contro il mio ventre.
Mi abbandono alle sue forti braccia e quasi non mi rendo conto di essere supino a terra, sulla fredda pietra del pavimento, sotto di lui, né di avere nuovamente l’intero suo rigido e immenso sesso dentro me.
Inizia a scorrere avanti e indietro quel dardo di legno.
“Ecco, piccolo, fottere senza trasporto è trovarsi uno NELL’altro. Fare sesso fra uomini è essere uno DELL’altro!”
Non riesco a descrivere qui, su questo foglio, quella incredibile ed indimenticabile scopata - no, non posso definirla così, devo usare le sue parole: ‘fonderà due corpi fra loro non solo per il piacere fisico ma sopra ogni cosa per una compenetrazione spirituale!’
Anzi, l’ebbrezza in cui sono stato immerso per un tempo apparentemente infinito mi ha fatto dimenticare i particolari. Ricordo solo la sua pelle perfetta e scurita dal sole scivolare sotto i miei polpastrelli vogliosi, fragrante pur madida di goccioline di sudore, il mio esplorare le sue spalle, il petto, i muscoli delle braccia mentre lui ed io eravamo una cosa sola.

“Ora depositerò il mio seme fra noi affinché tu senta completamente il mio desiderio di te!”
Sono mezzo intontito mentre assesta una serie di colpi secchi e profondi, senza però causarmi dolore o fastidio.
“Aaaahhhhh! Aaarrrggghhh! Aaarrrggghhh! Eccoti il mio dono! Aaarrrggghhh! Aaaahhh!”
L’uomo urla senza ritegno, estrae veloce, appoggia il suo bastone sul mio, i suoi testicoli gonfi contro i miei e, rimanendo scostato solo poco, inizia ad eiaculare nello spazio fra noi. Getti pieni, potenti, poderosi, giungono fino al mio mento.
E mi accorgo solo in quei momenti che anche il mio attributo è teso all’inverosimile. Comincio a spruzzare a mia volta: un altro orgasmo incredibile e improvviso.

Respiri affannati, noi, avvinghiati, rimaniamo così a lungo, assaporando i nostri liquidi regalati l’un l’altro a bagnare le nostre epidermidi aderenti.

Ma tutte le cose belle hanno un termine.
Con la promessa di rivederci il giorno dopo torno al campeggio.

I miei brontolano un po’ per la mia lunga assenza ma dopo aver loro raccontato di avere ‘conosciuto’ il custode, il quale si è rivelato un ‘profondo conoscitore e disponibilissimo dispensatore di arte e cultura’ (ovviamente mentre parlavo ho impercettibilmente separato la sillaba ‘cul’ dalle altre), ho ottenuto il permesso anche per domani.

Dopo il consueto riposo post-prandiale mi reco alla direzione. Trovo Amedeo, il figlio del direttore, sedicenne come me, conosciuto al nostro arrivo. Molto simpatico e carino non mi da però l’idea di essere interessato a giochi ‘particolari’ fra maschietti per cui non ci provo nemmeno - peccato però!
Ora ho da organizzare la vendetta del piccolo Dino, questo il nome del dodicenne angariato da padre e sorella. Riesco a ottenere ciò che mi serve senza grande difficoltà: devo ammettere a me stesso di essere un bravo contrattatore.

Il mio orgoglio mi ricorda di avere una fortezza da conquistare: il sederotto arrapante di Teofilo, detto Teo. Qualcosa mi dice che non è un obiettivo impossibile.
Il piano di attacco: osservare il nemico, studiarlo ed elaborare una strategia.

Rapido passaggio in roulotte per mettermi lo slippino blu da ‘caccia’, poi in spiaggia. Teo non si vede.
Mi piazzo sotto l’ombrellone e mi metto ad immaginare i vari scenari possibili.
Ripenso però anche alla dolcissima e indimenticabile esperienza di stamattina: quell’uomo è veramente speciale. Però anche il sesso fine a se stesso rimane una gran bella cosa!

È ormai quasi l'ora del tramonto quando vedo la mia cacciagione provenire dal varco di accesso al campeggio. Mi tuffo a terra accanto al lettino. Teo guarda verso il mio ombrellone, poi attorno a sé, quindi si incammina sul bagnasciuga.
Non fosse per quell'aria circospetta penserei che voglia semplicemente fare una passeggiata. Mi lancio all’inseguimento passando però dietro le dune, cercando così di non farmi vedere.
Indossa il costumino rosso che mi offre la sublime visione delle sue tonde chiappotte, vagamente sporgenti, nel morbido e conturbante movimento dato dalla rapida camminata un po’ militaresca. Che abbia qualche appuntamento particolare e si sia dato da fare da solo?
Il mio pistolino diventa pistolotto: sarà difficile si trasformi in pistolone, avendo oggi già ‘sparato’ tre volte.

Finalmente si avventura fra le colline di sabbia e ben presto lo vedo sparire in mezzo ad alcuni folti cespugli. Mi appresso in silenzio, lo vedo inginocchiato a terra con un palmo aperto sul purpureo gobbone che ha l’aria di essere già bello gonfietto.
Sfrega per un po’, si ferma ad osservarlo pulsare, poi le dita iniziano a stringere e rilasciare con maggior decisione. Ha gli occhi chiusi e lo sento borbottare qualcosa.

Mi avvicino ancora passandogli dietro e riesco a distinguere le sue parole.
"Ooofffhhh! Ggggnnhhh! Ggggnnhhh! Siii, Guido! Siii! Massaggiami e fammi venire! Siiii! Strusciami addosso il tuo pisello! Ggggnnhhh! È bellissimo! Spruzziamo assieme come l’altro giorno! Oooohhh!”

Decido per l’assalto diretto. Mi accuccio accanto e sussurro:
"Mmmmhhh! Allora l'idea di ritirarti qui ti è piaciuta!”
Il ragazzo scatta spaventato, spalancando gli occhi e togliendo la mano.
“Però potevi avvisarmi! Avremmo rifatto qualcosa assieme!"
Mi guarda, arrossisce violentemente e risponde:
"Fra maschi non si può!"

Agguanto il suo pacco: "Mmhhh! Chi doveva farti venire poco fa? Con chi volevi strusciare il pisello? Assieme a chi hai spruzzato l’altro giorno? Forse la tipetta tettona della canadese davanti al market?”
“Oh che figura! Però ammetto di sì! Stavo proprio immaginando fossi tu a toccarmi!”

Roteo un paio di volte sull’escrescenza consistente, stringo e rilascio delicatamente la punta, quindi abbasso la mutandina.
“Ah! La seghetta vuoi! Mmmmhhh! Sei porcellino!”
Come una frusta il membro scappa fuori, in fase di erezione.
Forma e dimensioni dello scroto nudo, vagamente sostenuto dall’elastico bordo dell’indumento, si confermano importanti ed arrapanti.
Lo avvolgo e soppeso delicatamente.
“Mmmhhh! Sapevo di trovare due belle palle da toro!”
Accerchio la base del pene ormai rigido: non è lungo ma il calibro notevole.
“E anche un bel cannoncino! Mmmhhh!”

Oso appoggiare le altre cinque dita aperte sul prominente culotto, facendolo sussultare.
"Ehi, Guido! che fai?"
Ahi! Questo si concede a rate: tant’è, un tempo le città andavano spesso assediate a lungo prima di riuscire ad espugnarle. Per ora pugnettiamo e basta hahahah!

Inizio a segare la salsiccia e a palpeggiare con libidine le montagnole cicciottelle sul retro.
"Lascia fare! Questo amplifica il piacere!”
La nerchia è veramente piacevole da raspare, piena e sensibile. Masturbo con velocità crescente, dalla punta sgorgano alcune gocce di fluido preliminare che leccherei con gusto, anzi me lo prenderei tutto in bocca ma sento il ragazzo ancora un po’ legato per cui per stavolta soprassiedo.
In compenso uso l’oleoso prodotto per lubrificare e meglio massaggiare i superbi testicoloni.

Ma il pezzo forte è il posteriore: sotto il tessuto sento i glutei compatti, sodi, due sferette fra le quali spero di potere al più presto affondare bocca e lingua. Per assaporare solchetto e buchino, certo, ma soprattutto per sprangargli dentro il mio, di tronco!

“Oooohhh, Guido! Sei bravissimo! Oooohhh! Sto godendo tanto tanto, sai? Mmmhhh!”

Sento i fremiti preparatori dell’orgasmo e accelero.
Brividi scuotono il corpo di Teo, sembra faticare a raggiungere l’apice:
“Ah! Ah! Oh! Oh! Oh! Aaaahhh! Vengo! Vengooooo! Aaahhh! Aaahhh!”
Tiro indietro la pelle esterna sul rigido pene e un primo, violentissimo schizzo si lancia in aria, subito seguito da un altro, un getto ancora più intenso che con ampio arco cade lontano, nella sabbia.
Accompagno i fiotti seguenti fino a rallentare e lasciare il fallo.
“Oooofffhhh! Aaaannnfffhhh! Oooohhh! Guido, sei stato fantastico! Non ho mai goduto così tanto, davvero! Mmmhhh! Però giurami che tutto questo rimarrà un segreto fra noi!"

Annuisco. Ma le mie dita sono inzaccherate di sperma: non è possibile disperdere anche questo nettare per cui mi porto il tutto alla bocca. Lecco, succhio e deglutisco il saporito brodo.
Lui mi guarda sorpreso, anzi interdetto:
“Che schifo, dai!”
Non commento ma capisco di avere fatto bene a non esagerare.
Forse l’obiettivo ‘penetrativo’ si sta allontanando ma non voglio fasciarmi la testa prima di averla rotta, per cui sorrido e non commento.

A cena penso che in questa vacanza mi manca proprio una bella inculata da attivo, nel carniere. Vedremo se sarà il pertugio del ciospetto. Intanto buona notte.

Luglio 2023
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