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Lui & Lei

Chi dice...


di Eulalia
15.02.2023    |    6.391    |    19 9.9
"Modestamente io sono un maestro in quest'arte e visto che mi tira spesso, lo esercito principalmente su donne di mio gradimento, possibilmente inconsapevoli..."
... che il potere non faccia tirare il cazzo, mente sapendo di mentire.
Dipende dal tipo di potere.
Essere eletti da qualche milione di pecoroni certamente non é eccitante, nemmeno firmare assegni a nove zeri mi arraperebbe. Avere il potere su una persona questo si che me lo fa venire duro.
Facile, pensano in molti, minacciare o ricattare qualcuno e obbligarlo a fare ciò che si vuole. Ma non è questo.
Il potere non è fatto di espedienti, il potere si nutre della volontà altrui di aderire ai desideri del potente. È fatta dalla paura di non essere all'altezza mista alla certezza di saper fare di meglio, impregnata dalla curiosità di indagare i propri limiti.
Modestamente io sono un maestro in quest'arte e visto che mi tira spesso, lo esercito principalmente su donne di mio gradimento, possibilmente inconsapevoli della troia che alberga in loro.
Al momento mi sto occupando di una terza abbondante sormontata da una bocca disegnata per stare attorno al cazzo, seguita da un culo che, come dice il mio amico Beppe, parla. La donna in questione è sopra i quaranta, un divorzio alle spalle, due figli, insegna religione alle medie e fa la catechista all'oratorio. Una vera sfida.
La signora ha un punto debole: le scarpe.
Le cambia spesso, ne ha di ogni foggia: con e senza tacchi, da ginnastica, nere, blu e marron, ma anche rosse o verdi.
Quello é stato il mio gancio.
Sono partito con un "Ma lo sai che le scarpe parlano della personalità di chi le porta?" proseguendo con " Devi avere un certo numero di personalitá segrete a vedere le tue scarpe." È vero che questi discorsi li abbiamo fatti sempre da soli davanti a un caffè, lontano dagli occhi delle sue amiche bigotte. Tanto che timidamente mi aveva chiesto "Che ne pensi di queste?" due cose marroni con un mezzo tacco inguardabile "Soffocano la tua vera personalitá, cara." era stata la mia laconica risposta.
Addirittura, quelle poche volte che ci sentivamo al telefono, le chiedevo "Oggi che scarpe indossi?" e lei mi rispondeva abbassando la voce "Quelle color crema col tacco a rocchetto." segno che la piccola zoccola latente in lei, pur non potendo ancora esprimersi, si stava svegliando.
Ogni tanto osava: "Ma tu, tu non mi hai ancora mai detto quali sono le tue preferite?" Sorridevo sornione "Non sei ancora pronta per la mia risposta!" Rideva come se fosse lo scherzo del secolo, ballando sull'orlo dell'abisso.
E oggi è il gran giorno, oggi eserciteró il mio potere, seduto fuori orario alla mia scrivania di prof di tecnica.
Infine aveva ottenuto l'informazione piú ambita "Le mie scarpe preferite sono quelle che ancora non hai indossato e forse nemmeno comprato, quelle che corrispondono alla tua personalitá segreta.Sono quelle scarpe che non ti metti per paura di essere riconosciuta." Pochi giorni dopo via whatsapp mi arriva la foto di sandali rossi laccati tacco dodici, scarpe da letto, come le chiamo io. E poi durante un innocente dialogo nei corridoi, la fatidica domanda "Secondo te quando li posso indossare, ma soprattutto con cosa?"
Avevo una risposta a tutto, ma mi limitai a un "Quando sarà il tempo, te ne accorgerai. Ma sei pronta per accogliere questa tua nuova e segreta personalitá?" Un si esalato per quella volta doveva bastarmi. Sentivo già la sua fica vibrare alla ricerca di cazzo.
In seguito è stata tutta una strada in discesa, le ho prescritto come vestirsi, alcune cose gliele ho regalate io, avvolte nella carta velina. Nella sua mente si faceva strada l'idea che quei sandali si indossavano solo ed esclusivamente per e con il cazzo.
Bussano alla porta. Entra il mio capolavoro.
Senza proferire parola chiude a chiave la stanza. Fissandomi lascia cadere l'abito che indossa di fianco alla borsa poggiata in terra. Fa un passo avanti.
Il bustino con reggicalze incornicia un attraente triangolino di peli. I capezzoli duri sporgono dal bordo superiore. Gira lentamente su se stessa mostrando il culo esaltato dalla sfilza di gancetti che risalgono la spina dorsale. Le calze hanno la riga perfettamente diritta, due parallele che portano dritte alla sua fica.
Ora il primo passo incerto verso di me.
Non sono certo i sandali rossi da troia che le impediscono di camminare, ma la mia promessa sussurrata di ieri:"Quei sandali sono da vera zoccola e li puoi mettere solo con una persona che li sappia apprezzare davvero, una persona intenzionata a scoparti senza pietà, una persona che vuole conoscere tutte le parti di te, che le vuole violare e tenere per sé. Domani alle 18.30 nel mio studio a scuola, queste sono le istruzioni."
Obbediente si ferma davanti a me, si china sulla scrivania e mi offre figa e culo in un colpo solo divaricando quel tanto necessario le gambe
"Sei bagnata?"
"Si" risponde col fiato corto. Controllo, passando la nocca sulla sua fessura: gronda.
Faccio il giro della scrivania, assieme alla mia cerniera a lampo si apre la sua bocca pronta ad accogliere il mio cazzo. Non si dimentica nulla, sporge la lingua guardandomi negli occhi, non osa toccarmi, ma se lo lascia scivolare fin dove decido io, fino al primo conato. Allungo una mano e pizzico il suo capezzolo come se fosse un chicco d'uva maturo. rabbrividisce ma tiene botta.
"Ti sei mai chiesta se sei clitoridea o vaginale?" Non puó rispondere con la bocca piena. Infierisco "Nel senso che appaga di più un cazzo oppure una lingua?"
Da come si contorce senza essere ancora toccata, posso immaginare la sua sensibilità alle parole.
Sfilo la verga piena di saliva "Non parlare."
Mi prendo il tempo di osservare la sua figa, che pare pulsare, incastonata fra le cosce lucide di umori. Una strizzata alle grandi labbra causa una contrazione al buco del culo, che pare stretto, ma proprio per questo ancor più invitante.
Con molta lentezza appoggio il mio cazzo alle grandi labbra, spingo ed entro in questo canale rovente.
Le scappa una a, ricambio con una sculacciata.
Quando l'ho piantato bene fino alla radice, lei è incastrata fra me e la scrivania, ma c'è abbastanza spazio per la mia mano. Appoggio il palmo piatto e friziono il suo clitoride gonfio.
Quanto è porca questa catechista, come si muove per prenderlo meglio. Le do il permesso di parlare:
"Fottimi! Stronzo muovi il tuo cazzo, fammi godere!"
Non c'è piú bisogno di nulla, la catechista vuole quello che voglio io, e gliene do tanto da arrossarle la fica, da aprirle il culo e fargliene desiderare ancora.
In ginocchio davanti a me mentre mi svuoto nella sua gola, vedo il cambiamento nei suoi occhi. Dopo aver bevuto e leccato tutto fino all'ultima goccia mi dice: "Quand avró i sandali rossi, tu mi dovrai scopare ovunque io sia a qualsiasi ora."
Annuisco mentre stanchi ci rivestiamo sul divanetto di finta pelle che danno a noi dirigenti.
Si leva le scarpe e prima di uscire si volta " Ciao, Gino, ci vediamo per gli scrutini."
"Ciao, Marisa."
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