Lui & Lei

Ramirez


di Eulalia
06.02.2023    |    5.568    |    26 9.9
"La lingua al caffè gioca lieve nella mia bocca, sulle mie labbra, mi aggancia e mi trascina nella sua di bocca..."
Appoggio la scopa al muro e mi guardo allo specchio. Alzo piano la maglietta a scoprire i miei seni pieni. Non male, così chiusi dentro al reggiseno color carne. Molto peggio l’elastico della tuta che mi taglia la pancia facendole fare un rimborsino. Magari smetto di guardare che mi intristisco. Capita poche volte di essere a casa da sola da quando Lucio è in pensione. Abbasso i pantaloni alle caviglie. Compresso fra le cosce carnose e la pancia abbondante si intravede il triangolo delle mutande. Calo anche quelle. Esplode un ciuffo ribelle di peli brizzolati: sono proprio vecchia. Per completare il quadro, libero i miei seni che si appoggiano morbidi alla pancia sporgente. Come vorrei essere un quadro di Botero. Le donne lì sono tonde e sode, danno l’idea che ci si possa rimbalzare, sono grasse e sexy sotto ai veli che indossano.
Mi rivesto veloce e riprendo a fare le pulizie. Non riesco a far pace con i cambiamenti del mio corpo e nemmeno Lucio, tanto che da quando sono in menopausa nemmeno mi guarda più. E dire che non è vera la questione del calo del desiderio e della secchezza della vagina; anzi l’idea di non rimanere più incinta mi ha fatto venire tanta più voglia sesso. Rimane vero, almeno per me, l’ingrassamento ormonale, praticamente impossibile da far sparire. Eppure, non mi rassegno, continuo a sognare leggendo romanzi d’amore dove i protagonisti si odiano, si baciano per sbaglio e scoprono di essere fatalmente attratti per finire a scopare nei posti più improbabili. Certo alla mia età non sogno più l’uomo della mia vita, ma vorrei fare ancora tanto sesso prima di morire.
Certe mie coetanee l’hanno appesa al chiodo, solo a pensarci mi viene una tristezza infinita.
Dire che nell’appartamento sotto al nostro abita Ramirez, un signore della nostra età, tanto gentile e vivace. Sono messa così male che l’abbraccio che ci siamo scambiati per gli auguri di Natale, mi ha rimescolata tutta e me l’ha fatto vedere con occhi nuovi. Lui è proprio grasso, ma la sensazione è stata di avvolgente morbidezza accompagnata da un profumo che mi ha dato alla testa. Era l’odore della sua pelle che sapeva di pulito e di primavera speziata, che mi è scesa fino in basso. Avrei voluto trattenermi di più fra quelle braccia senza fare niente, ma c’era Lucio che aspettava di stringergli la mano e mi sono dovuta staccare. Peccato. Davvero un gran peccato quello che avrei voluto commettere con lui.
Comunque sia ho deciso di andare dall’estetista a depilarmi l’inguine. Le ho detto che davanti volevo un triangolino curato e tutto il resto doveva sparire. “Anche dietro?” Mi ha chiesto la signorina. “Si, pure lì.” Ho confermato io. Sentivo l’impellente spinta a giustificarmi, come se non avessi il diritto a farmi bella pure io, come se non ci fosse una buona ragione per curarsi. Molto più facile andare dal parrucchiere.
“Ma cosa stai a spendere tutti questi soldi, che tanto fai solo le pulizie nel giroscale!” è stato il commento di Lucio, che non avrebbe mai saputo che avevo ristrutturato anche la gnocca.
Ammetto che sentire tutta quella pelle liscia e glabra, è davvero gradevole. Mi accarezzo molto più spesso e adoro sentire tutto il bagnato che si diffonde sulla pelle rendendola setosa.
Pulisco sempre un pochino più del necessario davanti alla porta di Ramirez, e lui, puntuale, esce a salutarmi e ultimamente mi invita a bere il caffè. Mi piace immaginarmi che sia come farmi un pochino la corte, anche se so che per le donne come me è solo illusione.

Finisco di preparare la valigia di Lucio, prima di andare a pulire le scale. Parte, va a trovare i suoi. Un viaggio breve, solo un finesettimana, ma già pregusto l’appartamento vuoto e gli orari irregolari privi di impegni.
Anche oggi Ramirez mi invita a bere il caffè, chiede di Lucio e del suo viaggio. Come al solito questa pausa caffè passa troppo in fretta, vorrei rimanere ancora in questa cucina a ridere e scherzare, ma Ramirez si alza e mi accompagna alla porta.
Si ferma, ci pensa un momento, si gira e mi bacia. E che bacio!
È un bacio che finisce dritto tra le mie cosce, un bacio delicato ed esigente. Sono stretta fra le sue braccia, appoggiata ad un’infinita morbidezza. Le sue mani scendono lungo la schiena e impastano il mio sedere. La lingua al caffè gioca lieve nella mia bocca, sulle mie labbra, mi aggancia e mi trascina nella sua di bocca. Potrei non smettere più questo gioco di umide ruvidezze che si strofinano. Ma alla fine richiude la sua bocca, indugia sulle mie labbra. Sono inebriata dal suo odore, ma lui fronte contro fronte mi dice: “Simona, lo desideravo da moltissimo tempo. Non volevo essere inopportuno. Se vuoi, fai come se non fosse successo niente, per favore.”
Scappo via con le guance in fiamme, mi vergogno come una ladra. Ma come posso anche solo immaginare di andare oltre a quel bacio? Si è pentito subito e gentilmente mi ha fatto capire che non ci può essere altro. Chissà cosa si aspettava? Dovevo forse essere più disinvolta e toccargli il pacco, come a segnalargli che lo volevo?
Non avrei saputo cosa fare talmente ero sorpresa. Ero troppo impegnata a godermi quel bacio con tutta me stessa.

Accompagno Lucio alla macchina e lo guardo partire. Adesso ho davanti tutto un finesettimana melanconico dove riflettere su cosa devo cambiare nella mia vita per essere baciata ancora così, ma poi anche desiderata e scopata.
Ramirez mi aspetta sulle scale.
“Simona, ti posso invitare ad un aperitivo stasera per farmi perdonare?”
Gli dico di sì, così almeno risolviamo questa cosa e nessuno deve sentirsi imbarazzato. I rapporti di buon vicinato sono fondamentali.
Per le sei sono pronta nel mio vestito più carino. Di profilo si vede la pancia tagliata a metà dalla mutanda, ma credo che a Ramirez non interessi.
In piazza scegliamo un tavolino e decido di bere un negroni che mi da subito alla testa. Anche questa una cosa che non facevo da anni. Sono un po’ brilla, ma riesco ancora a trattenermi dal chiedergli che cosa c’è che non va. È l’età? L’aspetto? Il fatto che non un culo a mandolino? Forse è semplicemente il fatto che le donne quando non sono più sode e toniche perdono il diritto al cazzo. È un pensiero che mi fa ridere. Ordino un altro negroni, e mentre chiacchiero con Ramirez, mi immagino manifestazioni di donne che urlano: “Più cazzo per tutte!” adesso rido proprio.
Il gentile Ramirez mi invita a casa sua a mangiare qualcosa per assorbire l’alcol, perché in questo stato non se la sentiva di lasciarmi sola.
Ma certo che ci torno a casa sua, tanto quello che doveva succedere, era già successo. Al massimo sarei tornata sobria e depressa.

Accomodata sul divano del suo salotto mi chiede se voglio dell’acqua. Se mi sento bene e presente.
No, acqua, si, presente, ma tanto rilassata e di buon umore. A occhi chiusi reclino la testa sullo schienale.
Piccole impronte di labbra risalgono il mio collo una mano sul ventre ascende verso il mio seno e ci arriva esattamente quando la sua lingua di nuovo si fa strada nella mia bocca.
Mi deve essere sfuggito qualcosa. Ma non importa, conta solo il palmo della mano sopra al mio capezzolo. Allungo una mano sulla gamba di Ramirez, lui la prende se la appoggia sul cazzo. E che cazzo! Duro e ragguardevole
” Simona, basta che tu dica di no e mi fermo.”
Figurarsi se dico di no, nemmeno respiro per preservare questo momento magico.
Riprende a baciarmi come un adolescente e fruga tutto il mio corpo. L’orlo del vestito ormai scopre le mie cosce che lui allarga. Le sue mani sono tanto calde e scivolano sul mio corpo come se fossi fatta di seta. Non mi accorgo nemmeno di essere seminuda, con i denti mi strazia un capezzolo. La sua testa scende e trova il mio clitoride da succhiare. Non ho il coraggio di dire niente, nemmeno che ho tanta voglia di cazzo. Ho paura di fare brutta figura, ma divarico al massimo le mie gambe.
Mi godo tutti questi momenti in silenzio, un sospiro qua e là. Poi mi sale, inaspettato sulla punta delle sue dita un orgasmo devastante. Mi sento bellissima come non mi sentivo da anni.
Ci guardiamo e lui sorride beato con il volto bagnato.
Cavolo, adesso devo ricambiare! Sarò ancora capace di fare un pompino come si deve?
Invece lui risale e riprende a baciarmi. Il mio sapore sulla sua lingua mi eccita tantissimo, ma ancora di più il suo cazzo che si fa strada in me.
Come faccio a dirgli che ne voglio di più, che voglio essere sbattuta fino allo stordimento.
Ma non devo chiedergli nulla, mi monta senza alcuna pietà, frenetico ed esigente. Non so da quanto tempo non vengo scopata così bene e a fondo.
Siamo venuti assieme, sento lo sperma che mi cola fra le cosce. Un fantastico tepore rilassante pervade il mio corpo e mi sento bene come non mai.
Ascolto il suo respiro e cerco di capire cosa si fa adesso. Non saprei cosa dirgli se non: rifacciamolo!
Rischiando di passare per sfacciata esordisco:” Ramirez?”
“Dimmi, mia sorprendente vicina di casa” Accompagna ogni parola con una carezza lungo il mio corpo.
“Possiamo rifarlo?”
“Oggi? Domani? Tutte le volte che vuoi.” Lo sussurra nel mio orecchio mentre ha ripreso a strapazzarmi la fica. Mi sembra di sciogliermi in quella mano.
“Non sai quante cose devo ancora scoprire di te. Dovrai dirmi come ti piace prenderlo.”
Vorrei tanto rispondergli di si che va bene, ma mi esce solo un rantolo di liquido piacere.
“Girami le spalle, Simona, così ti prendo da dietro e posso anche confessarti una cosa.”
Mi giro, il suo corpo aderisce per pomparmi meglio. Non capisco più niente, desidero solo che non finisca mai, voglio essere cavalcata fino allo sfinimento.
Quando tira i miei cappelli mi rendo conto di essere perduta. È come se con quel gesto avesse risvegliato la giovane troia che alberga in me. “Fottimi!” gli urlo con una certa urgenza.
“Ecco, dov’è la zoccola che vedevo nei tuoi occhi.” Mi scopa con rinnovato vigore dandomi il ritmo con certe sculacciate che mi pare di aver trovato il paradiso. Mi perdo nei suoi affondi per ritrovarmi sdraiata sotto di lui sul suo divano. Siamo nudi, pelle a pelle, volto gli occhi e vedo vestiti sparsi per tutto il soggiorno. Credo di essere tornata sexy, arrapante e scoperei per giorni interi.
Ma sento di dovermene andare, di dover tornare al piano di sopra, alla mia casa, alla mia normalità.
La biancheria la metto nella borsetta, mi infilo l’abito tutta indolenzita e felice.
“Cosa volevi confessarmi, Ramirez?”
“Ti scoperei dalla mattina alla sera, mi piacerebbe frugare ogni tuo anfratto, vorrei averti a disposizione in ogni momento.„
Davanti ai miei occhi passano le immagini di tutto quello che dice. Mi vedo calvalcarlo, succhiargli il cazzo e ingoiare tutto, mettermi a novanta pretendendo che mi sfondi senza pietà. Sono di nuovo fradicia, la fica che mi pulsa, pronta, o forse meglio, bisognosa di un’ulteriore ripassata: ho così tanto tempo da recuperare. Inavvertitamente la mano scivola sul pube e l’attrito con il tessuto è tanto gradevole da farmi socchiudere gli occhi. Ma quanto sono ridicola a strofinarmi il clitoride appoggiata allo stipite della porta.
“Sei certa di volertene andare? Non vuoi che ti dia una mano?”
È già vicino a me, tre dita che mi stantuffano. Stringo la borsetta a due mani, come a darmi un contegno; mi mordo il labbro per non urlare l’ennesimo orgasmo.
Con le dita ancora piantate nella fica mi sussurra dolce:” Sei davvero ingorda e avida di sesso, ma soprattutto sei bellissima e mi hai rubato il cuore.”
“Quindi posso tornare?”
“Puoi anche rimanere.”



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