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Lui & Lei

La partita


di Eulalia
25.01.2023    |    17.596    |    33 9.8
"Ha ragione che mi piace essere guardata, che mi piace l’aspettativa di essere scopata, mi piace l’idea di non poter dire di no e quindi essere giustificata..."
Sono arrabbiata come non mai. Ogni tanto mi giro a guardare mio marito che imperterrito fisso la strada davanti a sé. Non ho parole per descrivere la rabbia che mi divora.
“Dai, Giulia, non fare così.”
“Dai Giulia un cazzo! Tu e la tua mania di giocare a poker. Non ti è bastato giocarti i nostri risparmi, la casa al mare, adesso anche casa nostra, E per salvare la casa prometti a quel pervertito una scopata con tua moglie! Manco fossi una vacca al mercato!”
“Ma dai, Franco è una brava persona.”
“Brava un corno! Quale brava persona chiede di scoparsi la moglie del suo migliore amico?”
Certo Franco è un gran bell’uomo e un pensierino ce lo avevo anche fatto. Solo la cautela mi aveva fatto desistere, sia mai che poi fra uomini si facevano le confidenze e ci rimettevo il matrimonio. Ero sempre stata attentissima nelle mie scappatelle. Rigorosamente lontane da casa, occasionali e con uomini che avevano da perdere tanto quanto me. Finora mi era andata bene e avevo sempre soddisfatto le mie voglie, questo però non voleva dire che quel cretino di Ernesto potesse usarmi come moneta per salvare la casa.
Oltretutto Franco pretendeva che Enrico se ne stesse fuori dalla porta così sentiva anche tutto, e come ciliegina sulla torta gli aveva anche prescritto il io abbigliamento.
Ammetto che dopo aver ceduto a questa richiesta, a pensarci bene un pochino mi eccitava l’idea di scoparmi un altro uomo su gentile richiesta di mio marito. Mi piace anche parecchio l’idea che lui sia al corrente di come io sia vestita sotto. Quando mi sono preparata questa sera, bustino nero, reggicalze e calze nere, mutandine di velo sopra, mi stavo rimirando allo specchio e devo dire che il look metteva bene in risalto il mio culo. Anche il seno che occhieggiava dalle mezze coppe aveva un suo perché, confermato dal rigonfio dei pantaloni di Enrico, che mesto aveva commentato:” Sei proprio gnocca.”
Appena Enrico suona, Franco ci fa entrare, prende i nostri cappotti e mostra a Enrico la sedia sulla quale passerà la sua serata prima di riportarmi a casa.

Franco galantemente mi fa strada in salotto e mi offre un bicchiere di vino. Deve essere l’idea di non avere scelta che mi fa eccitare e mi rende anche impaziente. Mi chiedo come vorrá aprire i giochi. Si avventerà su di me? Mi darà degli ordini?
Non riesco ad immaginarmi come funziona in questi casi.
Da perfetto padrone di casa propone un brindisi alla nostra salute, quattro convenevoli su famiglia e lavoro e allunga subito una mano sul mio seno. Lo fa in maniera sfacciata fissandomi negli occhi.
“Permetti, vero?”
“Non credo di potermi opporre.”
“In effetti no. Alzati lentamente il vestito”
Allora è così che si fa, ci si gusta tutto centimetro per centimetro.
Appoggio le mani sulle cosce e molto lentamente faccio risalire la gonna leggera. Sono ben consapevole l’effetto che fanno le mie gambe sui tacchi alti, così mi fermo poco dopo il bordo delle calze.
“Va bene?” gli chiedo
“Continua!”
Il bordo sale al limite della mia gnocca, le cosce imprigionate dalle fettuccine del reggicalze. Franco deglutisce, è come se mi dicesse che sono proprio un bel bocconcino. Tengo gli occhi bassi, così noto anche il rigonfiamento nei suoi pantaloni.
“Girati e sfilati il vestito, voglio vedere il tuo culo!”
Eseguo e lui mi palpa esigente. Mi strizza proprio le natiche e le dita cercano la fessura.
“Sei già fradicia, quindi ti piace essere guardata sapendo quanto cazzo ti darò a breve?”
Sto zitta perché ha ragione. Ha ragione che mi piace essere guardata, che mi piace l’aspettativa di essere scopata, mi piace l’idea di non poter dire di no e quindi essere giustificata per qualsiasi cosa, mi piace che la piccola troia che è in me, col pretesto dell’obbligo, può darsi da fare. Così senza dire niente premo le chiappe sulla sua mano e un dito gli scivola nella mia figa.
Il suo corpo aderisce al mio e sul fianco sento il suo pacco notevole e duro.
“Mi sa che tuo marito non ha capito quanto sei troia.” A queste parole divarico un po’ le gambe, voglio sentirla di più quella mano.
Si dà da fare parecchio, mi palpa tutta, mi tocca, mi strizza, mi penetra e finisce con la sua lingua ad aprire le mie labbra per invadere la mia bocca.
Le gambe mi cedono, non pensavo ci volesse così poco per portarmi a questo punto.
Per mano mi accompagna al divano, si siede sfoderando il suo cazzo duro e ci spinge la mia testa.
Sporgo la lingua, assaggio la cappella, me lo infilerei in gola in un colpo solo, ma non voglio fare la figura dell’ingorda. Temporeggio un pochino con le labbra lungo l’asta lasciando colare la saliva, la impugno e risucchio un testicolo. Alzo gli occhi e vedo come mi osserva concentrato. Questo è il momento giusto, occhi negli occhi appoggio il glande sulle mie labbra e scivolo fino alla radice. Mugola di piacere e se possibile diventa ancora più duro. Deve essere una vera goduria venire sfondata da questo attrezzo. Con questo pensiero in mente mi scopo la bocca con calma, a carponi fra le sue gambe e sporgendo bene il culo. Mi immagino due semisfere candide che sorgono sotto al corpetto, due semisfere che non aspettano altro che le manate di un uomo che ha perso il controllo.
“Cazzo, ma lo succhi proprio bene” Si lascia sfuggire.
“È che ci tengo alla casa” rispondo sbavando sul suo uccello.
“Impalati, forza!”
Non me lo faccio dire due volte. Ho la fica che implora di essere aperta da questo randello.
A cavalcioni calo lentamente sul cazzo, lui mi strapazza i capezzoli. Appena l’ho preso tutto ne approfitto per levargli la camicia e leccare il suo torace muovendomi lenta attorno al palo che ho dentro.
Non credo ci siano parole adeguate per esprimere il senso di pienezza, il piacere che può dare un cazzo di quelle dimensioni. Il mio bacino trova il proprio ritmo, che è una cavalcata in crescendo ritmato dai suoi “Che porca! Che troia! Continua zoccola!”
L’apice si avvicina e non trattengo niente nemmeno l’urlo di puro godimento che mi sfugge.
Credo che Franco adesso si sia perso.
Frenetico mi spinge via, si spoglia del resto, mi mette a pecora e mi pianta il cazzo senza pietà. Si attacca ai miei fianchi per pomparmi meglio, a tratti si aggrappa al mio culo per tirarmi con violenza sul suo cazzo esigente. Mi sculaccia per darmi il ritmo e io mi rendo conto che ne voglio di più, che lo voglio tutto fino al cervello.
Mi scopa così forte che sposta addirittura il divano.
All’improvviso si ferma, passa una mano sulla mia fica devastata e spalma i miei succhi fino al mio ano.
Intuisco quello che sta per fare.
“Il culo no, per favore!” gli dico
“Pensa alla casa” risponde appoggiando la cappella alla mia rosetta.
Uno strappo, un dolore e una colonna di fuoco mi riempie il sedere. Si ferma un momento e io già lo imploro di sfondarmi il culo come se non ci fosse un domani.
Sento degli schizzi caldi che a ripetizione accompagnano il mio orgasmo.
“Diciamo a tuo marito che era la prima rata?”
Mi ero completamente dimenticata di Enrico.

Quando rivestita compaio nell’entrata dove ci stava aspettando, Franco gli dice che questa era la prima rata. Io a occhi bassi confermo.

In macchina mi chiedo come sto. Il tono è un po’ infastidito. Rispondo lamentadomi che mi sento tutta indolenzita, che quasi mi ha spaccato.
Mette la freccia e si ferma in una piazzola.
“Ma la bocca non te l’ha slogata”
Tira fuori il suo cazzo duro e mi ci spinge sopra la testa.
“Apri la bocca puttana!”
Questa non me l’aspettavo. Mi scopa la bocca con cattiveria, pochi colpi ben assestati e mi inonda di sborra. “Bevi tutto fino all’ultima goccia!”
Come faccio a dirgli che questo suo modo di fare mi ha eccitato e sarei pronta per un’ulteriore dose di cazzo.
Forse così: “Amore, se vuoi a casa mi puoi dare una ripassatina!”
“Ripassatina un cazzo! Ti sfondo come si deve!”
Stringo leggermente le cosce a trattenere l’eccitazione, mi aspetta una gran serata!
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