Puoi scegliere... (tutto il profumo del sesso)

„Puoi scegliere di farmi quello che vuoi.“ gli aveva scritto.
Una frase ambigua che apriva mille opzioni nella sua testa, mille idee su come farsi trovare da lei che sarebbe arrivata a breve.
L'unica certezza era la sua erezione sotto al piccolo asciugamano.
Due colpi leggeri alla porta ed eccola. Vestita semplice e ariosa, ma sempre ancora troppo coperta rispetto a lui.
„Scelgo di spogliarti.“ dice e le sfila l’abito estivo lasciandola in intimo. Sgancia il reggiseno accompagnando le coppe con una carezza. Segue la spina dorsale con la bocca fino a sfilarle gli slip.
Ecco adesso erano pari, tranne per i sandali con i sottili tacchi dorati.
„Scelgo che ti chini a toccare le punte dei piedi“. Lei esegue senza fiatare.
Finalmente lui può osservare con agio la sua fica e poco più in alto la rosetta più scura dell’ano. Con le mani divarica le natiche tonde e sode per guardare meglio e nota il velo di umidità lungo la fessura. Vorrebbe passarci la lingua, infilarci le dita e anche il cazzo, sente tutta l’urgenza di possederla.
Ma vorrebbe anche prolungare questo gioco, godersi l’aspettativa di questo incontro inaspettato fino all’ultimo.
„Scelgo che ti sieda sulla mia scrivania con le gambe spalancate.“
Si mette in piedi fra le sue gambe senza toccarla, i corpi si sfiorano e lui chinandosi su di lei si avvicina quanto basta per parlarle sottovoce all’orecchio.
„Potevo scegliere subito la tua bocca, la fica o il culo. Invece scelgo che tu stia ferma come sei.“
Lentamente con la punta della lingua scava come un bulino il contorno del collo, la clavicola, un seno, poi le morde il capezzolo. Lei si muove inarcandosi verso di lui.
„Ferma ti ho detto“ e si scosta per guardarla bene.
Il suo sesso adesso è lucido di umori con le grandi labbra ancora chiuse. L’idea di aprirle e penetrarle di colpo col suo cazzo gli fa pulsare le tempie.
Riprenda da dove ha lasciato.
Stringe fra i denti il capezzolo per poi accarezzarlo con la lingua e continuare la sua discesa lungo il ventre caldo di lei, che si alza e abbassa con il suo respiro.
Cerca la via più breve per arrivare alla sua fica. Si ferma a respirare sul clitoride per sentirla rabbrividire prima di appoggiare la lingua piatta e strapparle il primo gemito. La muove lentamente, la lecca come un bambino goloso farebbe con un gelato,
con una leggera pressione dischiude le grandi labbra e inserisce la punta della lingua.
Il suo è un lavoro lento. Si ferma ad ogni gemito. La guarda aspettando un suo piccolo cenno di preghiera e poi continua.
Sente il sapore della sua eccitazione, del desiderio crescente di godere e di essere riempita. Lui la conosce bene, sa che è solo con un enorme sforzo di volontà che lei riesce a rimanere ferma. Gli pare di poterle leggere il pensiero, di vedere proiettate sulla parete a specchio le immagini di lei che gli afferra il cazzo per impalarsi duramente con le orbite degli occhi rovesciate, urlando come una spiritata.

La sofferenza di lei è diventata la sofferenza di lui, che non desidera altro che affondare con tutto sé stesso in questo lago profondo di piacere.
Risalendo, strofina il suo petto su tutto il corpo di lei.
„Scelgo che tu mi chieda quello che vuoi“ lo sussurra col cazzo appoggiato al suo pube, sentendo tutta la tensione nel corpo di lei, percependo il suo lieve inarcarsi per offrirsi completamente aperta.
„Scopami“. È la voce rotta dalla voglia che lo rende vulnerabile ai desideri di lei.
Si scosta come a prendere la rincorsa, appoggia la punta del cazzo alla sua figa e trattenendola per le natiche inizia a spingere deciso ma senza fretta.
Immediatamente è avvolto da un calore liquido e da un gemito che sembra provenire dal centro della terra. Un gemito che lo accompagna fino in fondo al suo essere in questa vertigine di carne torrida e senza fine capace di spegnere tutti i suoi pensieri.
Fermi per un lungo istante si guardano negli occhi, una piccola pausa per scambiarsi i messaggi subliminali più spinti, come quelli che sono diventati il leitmotiv delle loro ultime chat come: „Troia, girati che adesso ti sfondo“, con lei che risponde: „Si porco, dammi il tuo cazzo incula la tua troia“.
Così scatta un inferno lastricato di pessime intenzioni, aggrappate al seno di lei con le unghie piantate nella schiena di lui, sottolineate da pompate nella carne tremula talmente profonde, che sembra che anche la scrivania sia sul punto di cedere e
godere. Una frenesia bagnata e incontrollabile, una tempesta che schiaffeggia furiosamente le rocce, una sinfonia di gesti nel suo precipitando di morsi e leccate, mani a stringere il collo, gemiti e rantoli bestiali fuori controllo fino a raggiungere
l’adagiassimo del centro della tempesta.
Ed eccoli lì, nudi esamini, quasi impauriti. Galleggiando sulle note di questo larghissimo che esplode nelle viscere, che sparpaglia carne, anima e pensieri nell’universo per farli ritrovare sudati e grondanti di umori, ancori lì, in bilico, forse come le loro vite, sul bordo di una scrivania maltrattata.
Non c’è bacio né carezza o salvezza che tenga rispetto a questo scambio atavico privo di confini e convenzioni morali, lo sanno entrambi.
Le labbra si sfiorano impercettibilmente in un ultimo bacio, mentre lei si riveste e uscendo, senza dire una parola, si porta via tutto il profumo del sesso.