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Lui & Lei

Me la volevo scopare


di Eulalia
12.04.2023    |    11.850    |    33 9.5
"Sporgo la lingua per assaggiarla e incontro la sua, cauta..."
Lei non è certo il tipo da insalatina. Lo si capisce da come mangia il risotto alla milanese. Appena i rebbi toccano la lingua, le labbra si chiudono e la forchetta viene sfilata lucida. Mi chiedo se anche il mio cazzo uscirebbe così lindo dalla sua bocca.
Si chiama Lucia, è una collega di un’altra filiale e ogni tre settimane circa ci troviamo per lavoro.
Ogni volta che la vedo mi colpisce la sua sensualità latente, quasi fosse una caratteristica casuale della sua persona, di cui pare inconsapevole.
Ogni volta che la vedo penso di scoparmela, solo per vedere i suoi occhi che si spalancano stupiti di scoprirsi donna. Anche se trovo che una pecorina le si addica di più. Chissà se le piace?
“Mi piace davvero tanto!” esclama sorprendendomi, sarà mica capace di leggere nel pensiero.
“Carlo, ci sei? Il risotto è davvero squisito. Vuoi assaggiare?” Rifiuto, sollevato che stesse parlando di cibo. Ma il mio cazzo come al solito ha frainteso e alza la testa.
Lucia mi ha sempre affascinato con le sue forme generose, ma un po’ che ci vediamo poco, un po’ le altre colleghe più giovani, più toniche, disinibite e propositive, Lucia è sempre finita in fondo alla lista delle scopabili, soprattutto perché le sono indifferente.
“Guarda, mi sono bagnata tutta!” non può dirmi così con quello sguardo azzurro. Si indica il golfino dove ha versato dell’acqua. Una chiazzetta che si allarga sotto al seno abbondante. Le passo il tovagliolo per tamponarsi e mi godo lo spettacolo della scollatura che scivola a destra e a manca.
Oggi poi che indossa uno dei suoi abiti dalla scollatura a v, non riesco proprio a levarle gli occhi di dosso.
Mentre andiamo a prendere i cappotti, decido che è giunto il momento di sferrare l’attacco. La colpa è del suo passo lungo che la fa ancheggiare in maniera provocante. Sotto al tessuto si intravvedono le forme delle chiappe che ondeggiano da destra a sinistra come un pendolo del sesso. Non mi ricordavo avesse un culo così bello dove peraltro non vedo minima traccia del segno delle mutandine.
Motivo in più per dirle “Senti Lucia, ho dimenticato a casa le proiezioni, ti dispiace se passiamo un momento a prenderle?”
“Certo che no” e siamo già in macchina.
Questa donna non si rende conto dell’effetto che mi fa, mi segue fiduciosa e non da segni di cogliere un secondo fine. Le sue colleghe a questo punto sono afflitte da risatine nervose, sparano battute stupide e le più intraprendenti hanno già la mano sulla mia coscia. Quasi quasi vorrei tornare sui miei passi.
Arrivati per prima cosa si leva il cappotto “No, perché dopo sento troppo freddo.” Si piazza davanti alla libreria e studia i titoli, rilassata come se fosse a casa propria.
Niente sguardi languidi, attorcigliamento di capelli, niente di niente.
Mi rassegno, vado nello studio, stampo qualche foglio, per rendere credibile il tutto e torno in salotto. La trovo senza scarpe con i piedi sul divano, intenta a leggere un libro. Mi attraversa un pensiero come un lampo: sembra fatta apposta per stare lì.
Appena mi sente, scatta, si infila le scarpe, pronta per andarsene. Non c’è nemmeno lo spazio per offrirle un caffè.
Rassegnato alla sua indifferenza, prendo il cappotto e l’aiuto a infilarlo.
“Però mi sarebbe piaciuto rimanere a leggere sul tuo divano.” Lo dice a voce bassa con una sorta di nostalgia sensuale, forse potrei non esserle così indifferente come credo.
Il suo profumo, un misto di agrumi che ricorda le pinete d’estate mi dà alla testa e quasi inconsapevole abbasso la testa sul suo collo per respirarlo meglio. Mi sfugge un bacio, come un riflesso condizionato dalla pelle calda e morbida.
Il mio tempismo è pessimo, non avrei potuto essere più fuori luogo.
Lei si gira, i suoi occhi piantati nei miei a pochi centimetri. Non dice nulla e io potrei morire dall’imbarazzo. Non mi riconosco più, io che sono lo stratega della figa, fare un errore così grossolano con una collega che stimo, per di più.
Prende un respiro, forse vuole dire qualcosa che non voglio sentire o forse si è emozionata.
Mi gioco il tutto per tutto e le tappo la bocca con un bacio delicato. Le labbra ferme le une sulle altre e mi maledico. Sono un cretino col cazzo che scoppia nei pantaloni.
Aspetto lo schiaffo o che mi spinga via, invece un lieve fremito attraversa quelle labbra carnose.
Sporgo la lingua per assaggiarla e incontro la sua, cauta. È un tastare salivoso delicato e lento, niente a che vedere con il frenetico vorticare di altre lingue.
Ci prendiamo le mani, così in piedi uno di fronte all’altro, e indago di più la sua bocca. Lei si offre e mi accompagna, mi soffermo sugli angoli, succhio il labbro inferiore. Trovo un percorso lungo il mento e il collo che termina al bordo della sua scollatura. Non ne ho il coraggio e torno a limonare come un ragazzino con il batticuore.
Non un gemito, non un sospiro, ma nemmeno mi allontana. Sono emozionato come all’oratorio dietro al muretto.
Senza staccare la mia bocca dalla sua le faccio scivolare il cappotto dalle spalle, cammino all’indietro portandola con me, sperando di trovare il divano prima del tavolino e non ci stacchiamo nemmeno mentre ci sediamo assieme.
Continuiamo a limonare mentre esploro il suo viso, la sua spalla, il suo seno.
Lei mi accarezza i capelli, gioca con la mia nuca, segue la linea del mio collo e approda con le mani sul mio petto. Esercita una leggera pressione, mi stropiccia la camicia, finché un suo dito si fa strada fra le asole dei bottoni e trova un centimetro della mia pelle.
È una scarica elettrica, il cuore accelera e non capisco cosa mi succeda.
A questo punto di solito le mie palle sbattono sul mento della conquista di turno mentre spingo il cazzo in gola, e invece io desidero solo appartenerle con tutto me stesso.
Sempre ancora dentro a questo bacio infinito, mi apre la cerniera e mi libera. Potrei godere già solo al contatto delle sue mani calde. Mi spoglio sotto al suo sguardo diretto e non mi chiedo se sono abbastanza. Faccio risalire l’orlo del suo vestito fino a sfilarglielo dalla testa. Rimane in reggiseno e mutandine, le braccia abbandonate sopra alla testa mostrandomi l’ombra dell’ascella. Si offre e io delicato colgo dal suo corpo la biancheria. L’aria è densa attorno a noi, rallenta tutti i miei movimenti, mi permette di studiare l’ombelico, i fianchi tondi, i seni pieni, il monte di venere decorato da una piccola striscia di peluria invitante.
Che numeri farebbe il vecchio me con la lingua e le dita, ma ho voglia di conservare qualcosa per sorprenderla una prossima volta.
Aderisco con tutto il mio corpo al suo e scivolo dentro di lei, un oceano cocente di desiderio. La penetro come tornare a casa.
Lei mi accoglie con un sospiro che contiene l’universo intero e socchiude gli occhi rivolgendosi a sé stessa.
Man mano che mi muovo, tutti i pensieri “godi troia” svaniscono e assieme a loro la fretta, il bisogno di dimostrare quanto sono maschio e non penso nemmeno più che la missionaria sia una posizione noiosa, perché godo dell’arcobaleno di emozioni che passano sul suo viso.
È un sesso fradicio, lento, morbido, è un sesso che mi porta via. È la risacca del mare quella che sento nel suo respiro accelerato, il frangersi delle onde sulla roccia il suo orgasmo.
Una lenta rivoluzione delle carni mi porta sotto di lei. Mi cavalca senza trucco, né inganno, mi cavalca con il viso rivolto al cielo, i capelli che ondeggiano come fiamme. Non mi sazio di questo spettacolo. Cerco il suo clitoride per renderla più selvaggia, per farmi bagnare ancora di più dal suo piacere. Mi lascio usare a suo piacimento, che mi prenda come vuole. Veloce, lenta, solo in punta, strofinandosi come una pazza. Che mi usi e goda ancora e ancora, la mia amazzone.
Sono incantato, non smetterei più di scoparla, baciarla, toccarla, ascoltare i suoi respiri corti e veloci.
Crolla sul mio petto in preda a uno straziante godimento e sento che ancora non le basta.
La aggiro per stringerla da dietro in un abbraccio che mi permette di dedicarmi ai suoi seni e ancora al clitoride inondato dai suoi succhi. Che sapore avrà? Tengo questa curiosità come pretesto per sedurla ancora.
Sporge il culo, la sua fica vibra e si stringe. Il mio cazzo dilata, apre, vìola e affonda come la mia mano nella sua bocca. Non ha scampo e nemmeno io che precipito nel vortice dei sussurri gutturali, incapace di fermarmi, trattenendola con una mano aperta sulla fica, godendo assieme a lei senza un domani e privi di ieri.
La contengo in questo abbraccio di saliva, sudore e sperma; la contengo e mi aggrappo, indagando con arabeschi sulla pelle il suo respiro che si calma, fingendo di ignorare la completezza di questo momento che mi avvolge con il cazzo ancora dentro di lei.
“Non ti muovere, per favore.”
Sono le prime parole che sussurro sul suo collo, le prime sillabe di questa mia nuova vita e in questo nuovo mondo, e capisco che è cambiato tutto. È un mondo meraviglioso, un mondo in cui il sole splende più intensamente e gli uccellini cinguettano felici ogni giorno.

Cazzo!!! Sono fottuto, questa volta mi sono innamorato.







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