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Lui & Lei

Il collezionista


di Eulalia
22.02.2023    |    8.555    |    11 9.8
"E già lì, lui aveva capito tutto..."
"Il problema delle donne della nostra età è che il corpo invecchia, ma lo spirito no, e assieme allo spirito anche la voglia di cazzo rimane tale. Bisogna sperare quindi nei momenti di grazia, in cui si incontra la persona giusta, con la chimica giusta che è in grado di soddisfare queste voglie."
Mentre faccio queste confidenze alla mia amica, non mi rendo conto che al tavolo accanto c'è un signore distinto che ascolta tutto il discorso. Lo avevo visto, perché era un gran bell'uomo. Mi sembrava immerso nella lettura del suo libro.
Adesso però, aveva cambiato posto e si era messo schiena a schiena con me, era impossibile che non avesse sentito le mie confidenze. Quindi avevo aggiunto:" Questo in via del tutto teorica, anche se ammetto che qualche amica mi ha fatto delle confidenze in questo senso."
Così almeno mi ero tirata fuori dai giochi. Luisella invece, che non si era resa conto di niente, ci mette subito il carico da novanta "Teorica perché? Non hai voglia di cazzo o non trovi nessuno? Perché se fosse la seconda, io avrei trovato un servizio di gentiluomini. Costano un po', ma gli fai fare quello che vuoi, quando vuoi. Li scegli un po' come al ristorante. L'ultimo che ho preso, e l'ho preso parecchie volte, era un esperto linguista, non so se mi capisci: molto, molto dotato, della durata adeguata all'assegno che ho staccato."
"Ti prego Luisella!"
"Ma che fai, ti scandalizzi? Parliamoci chiaro: qualche scopata la rimedio ancora, ma non sai mai chi ti porti a letto. Ci sono certi poi che non sanno nemmeno dove sta di casa il clitoride, figurati se gli affido il mio culo. Invece così, trovi giovanotti esperti che sanno esattamente dove mettere il cazzo per farti godere."
Non so più da che parte girarmi per l'imbarazzo. L'uomo alle mie spalle sembra scivolare sulla sedia per sentire meglio, e io voglio solo sprofondare.
Non riesco proprio ad arginarla.
"Dai Agata, non fare quella faccia da suora di clausura come se non sapessi di cosa parlo. Ti ricordi quella volta a Riccione? Quel bagnino era veramente un mago della fica."
"Scusa Luisella, ma adesso devo andare, davvero. Ho un appuntamento con l'estetista."
La fuga è l'unica soluzione. Un conto è quando ci scambiamo le confidenze a casa, ma non al bar dove tutti possono sentire. Non sono affari di nessuno quanti cazzi ho preso e quanto mi piaccia prenderne ancora. Basta un momento per passare come la troia di turno e addio Dr.ssa Agata di qua e di là. Fossimo uomini passeremmo come grandi conquistatori, ma noi donne rimaniamo zoccole anche fuori dal letto.
Bisogna selezionare con chi condividere certi passatempi, devono essere gran maiali a letto e signori insospettabili fuori. Forse Luisella non aveva tutti i torti affidandosi ai professionisti del sesso: qualità garantita, niente implicazioni, ma soprattutto discrezione. Questa era la parola d'ordine.
"Permette, signora"
Mi spavento tanto da cascare quasi dai tacchi. Mi prende al volo, è l'uomo del bar.
"Prego, cosa desidera."
"Quello che desidero è marginale, volevo solo rassicurarla: i segreti suoi e della sua amica con me sono al sicuro. Mi piace sentire donne che parlano chiaro tra di loro, ma le assicuro che da parte mia non correrà alcun pericolo."
Sorride sornione. Sarà, ma io diffido.
"Si, si, va bene. Grazie." Cerco di trarmi d'impaccio sgusciando lungo il muro, altrimenti davvero arrivo in ritardo dall'estetista.
"Però signora" dice affiancandosi a me lungo la strada," manca la sua parte di racconto. Ho fantasticato su ciò che avrebbe potuto dire lei, ma ha mantenuto il riserbo."
"Deve essere che non c'è niente da dire." la butto lì nella speranza di scoraggiarlo.
Non demorde e prosegue: "Vede, proprio le persone più riservate hanno da dire più cose, hanno fatto più esperienze e chissà, magari lei ha voglia di raccontarle a me, per la mia collezione erotica."
"Collezione erotica?"
"Si, sono un collezionista. Raccolgo storie di donne. Certo non storie di qualsiasi tipo, bensì le loro storie erotiche. Se non ne hanno, vanno bene anche i loro desideri e le loro fantasie. Sa quelle a cui si pensa quando si è da sole e si cerca un po' di soddisfazione."
"Ma lei sta scherzando, vero?"
"Affatto. Arrivo addirittura a regalare alcune delle mie storie a quelle donne che avrebbe potenzialità, ma la cui fantasia è morta nella posizione del missionario due volte alla settimana. Dovrebbe sentirle queste donne, al loro risveglio sono delle bombe!"
"Ma quindi da me cosa vuole?"
"Vorrei che lei mi regalasse una delle sue storie o al massimo una fantasia. Potremmo andare a casa mia, così mi posso segnare tutto e non saremo disturbati da nessuno."
"Non se ne parla proprio. Mi fa sentire in imbarazzo, e poi chi la conosce."
"Ma è proprio questo il punto. Non ci conosciamo, quale garanzia migliore di riservatezza. E poi agli estranei si può dire di tutto, è come non averlo detto a nessuno."
Era intrigante questa cosa del raccontare le storie o addirittura le fantasie. Non saprei però quale storia scegliere, quale fosse così memorabile da affidarla a questo sconosciuto.
"D'accordo, vengo a raccontarle una mia storia. Quando?"
"Se le andasse bene, signora, potremmo fare questo pomeriggio sul tardi. Che ne dice?"

Il giroscale è pieno del solito puzzo di minestrone freddo, è senza ascensore e devo arrivare fino all'ultimo piano in bilico sui tacchi. Non so perché, ma mi sono messa in tiro. Addirittura, ho indossato il mio bustino preferito, come se l'abbigliamento potesse ispirarmi meglio mentre racconto. Mille immagini di amplessi passati mi turbinano in mente e ancora non saprei quale scegliere, quale è stato il più eccitante? Quale saprei trasformare in parole senza sminuirlo?
Ma soprattutto dove partire con il racconto? Direttamente a letto? Oppure prima quando si stava configurando la possibilità di essere scopata? Quali dettagli? Tutti, ma proprio tutti, tutti?

Suono e il signore mi apre la porta. Mi fa accomodare sul divano che mi pare comodo, ma poi preferisco mettermi in poltrona, mi sembra più stabile, meno pericoloso. Mi sento come un'attrice prima del ciak. Un leggero nervosismo pervade il mio corpo, come un leggero solletico alla pancia.
"Posso offrirle un aperitivo?", indica un vassoio pieno di tartine di ogni genere. "Cosa beve?"
"Un gin tonic?" esito, non è detto che abbia tutto in casa.
"Ma certo! Ne preparo una caraffa. Era la bevanda preferita degli ufficiali della marina inglese. Alcolico, ma non troppo e forse anche tonificante."
Parla e parla, mentre mescola gli ingredienti e mi sento un pochino più a mio agio, ma non troppo.
Brindiamo con i bicchieri pieni.
Mi balena un pensiero preoccupante: io mi eccito a ripensare alle mie storie. E dopo che faccio qui eccitata e in bustino? Lo guardo mentre richiude il quaderno?
Che a guardarlo bene, ha delle belle mani e anche la bocca, carnosa ma decisa allo stesso tempo è piuttosto attraente. A dirla tutta un giro me lo farei.
"Allora signora, le propongo quanto segue. Lei mi racconta la sua storia, e io la scriverò per la mia collezione, se per lei va bene. È tutto molto semplice."
"D'accordo."
"Prego inizi pure."
"Non saprei da dove"
"Pensi a un uomo che vorrebbe rivedere oppure a una sensazione che le è rimasta particolarmente impressa e poi parta dal principio."

"Quello che mi ha colpito per prima cosa era l'odore di pulito che emanava la sua camicia. Ero da sola in un ristorante affollato quando un uomo solo mi ha chiesto se potesse accomodarsi al mio tavolo. Un bell'uomo, elegante, sembrava essere anche educato. Gli ho detto di sì e ho continuato a leggere il mio libro. Anche lui si messo a leggere il proprio. Volevo sapere a tutti costi cosa stesse leggendo e così gli ho rivolto la parola. Da lì abbiamo iniziato a parlare del più e del meno."
"Ma lei pensava già al sesso?"
"A dire il vero un pensierino l'avevo fatto. L'aspetto, la voce, tutto così gradevole. Poi parlando di letteratura siamo arrivati a parlare delle 50 sfumature di grigio. Abbiamo fatto qualche battuta sulla pessima qualità del libro, però non avrei disdegnato rifare qualche scena del libro con quell'uomo."
"Quindi era già bagnata?"
"No, quello è successo al dolce. A un certo punto avevo mangiato troppo, ma c'era la panna cotta che avrei voluto assaggiare a tutti i costi. Quindi gli ho proposto di prenderne una e fare a metà. Per caso ci siamo sfiorati con le mani, erano calde e asciutte, quel tipo di mani che mi piace sentirmi addosso. Per me era stata una piccola scarica elettrica, ma non capivo se anche lui avesse percepito qualcosa. Arrivato il dolce lo mettono davanti a lui. Lo vedo prendere il cucchiaino, e un po' ci rimango male, perché mi aspettavo che mi offrisse di fare il primo boccone. Invece affonda quel cucchiaio fissandomi negli occhi e leccandosi lievemente le labbra, e poi allunga il braccio per imboccarmi. Appoggia il cucchiaino alle mie labbra premendole leggermente verso il basso, e poi man mano che apro la bocca lo infila piano."
"Per lei come è stato?"
"Posso essere esplicita?"
"Certo"
"Usare anche parolacce?"
"Ma ovviamente, è questo che dà sale ai racconti"
"Mi sentivo come se mi stesse infilando in bocca il suo cazzo, e mi piaceva da morire. Mi ha chiesto se mi piacesse il dolce, che a lui già stava piacendo parecchio. E poi di punto in bianco se ne esce con un -Spero che tu non ti offenda, ma ti scoperei qui seduta stante. - Più che offesa, ero preoccupata dell'esplosione di calore fra le mie cosce, perché di fatto mi sarei fatta fottere su quel tavolo di ristorante davanti a tutti, e lui l'ha capito. Non mi sono nemmeno resa conto di come abbia pagato il conto per tutti e due, obnubilata dalla voglia di sesso, mi sono fatta sospingere una mano sui miei fianchi fino alla sua macchina. E già lì, lui aveva capito tutto."
"Cosa c'era da capire? Voglio sapere i dettagli."
"Che sono zoccola fino in fondo e sensibile alle parole. Mi ha messo una mano sul ginocchio mentre guidava verso casa sua e mi raccontava tutto quello che mi avrebbe fatto, come me lo avrebbe fatto e che avrei dovuto chiedere per favore. Non ci stavo più con la testa, ero bagnata fradicia e ogni parte del mio corpo pareva urlasse dalla voglia di cazzo."
"Beva ancora un sorso signora, che mi sembra abbia il fiato corto, ma non tralasci nulla della troia."
"Arrivati nel suo garage, appena scesa dalla macchina, ha appoggiato il suo notevole uccello sul mio sedere premendo con una mano sul mio pube per farmelo sentire bene. Si è solo strofinato, ma in un modo così sexy che stavo per svenirgli addosso. -Non vedi l'ora di succhiarlo, vero? - ed era vero. Avevo la bocca già piena di saliva per accoglierlo meglio.”
“Con la mano non premeva sul pube, ma sulla sua fica fradicia, dico bene signora. Non tergiversi.”
“È vero: fica fradicia e pulsante. Nell'appartamento mi sono trovato in ginocchio in men che non si dica, davanti agli occhi questo cazzo nerboruto che avevo paura nemmeno ci stesse nella mia bocca."
"Non racconti ad occhi chiusi, mi guardi mentre parla.”
"Mi ricordo solo che ho sporto la lingua, l'ho leccato dalla radice alla punta, pensando a come mi avrebbe aperto la fica. Con una mano tenevo i suoi testicoli e con l'altra guidavo la sua cappella tra le mie labbra. Leccavo e succhiavo, era completamente bagnato di saliva. Io morivo di voglia. Quando mi ha messo la mano sulla testa per tenermi ferma a farmi arrivare la sua asta fino in gola, non ce l'ho più fatta e ho iniziato a toccarmi. Le mutandine erano bagnate, nel parossismo mi torturavo il clitoride che mi sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro. Finalmente con questo cazzo in bocca ero riuscita a spostarle e ad infilarmi due dita. Il sollievo era talmente grande che ho goduto subito. Per tutta risposta lui mi ha fatto alzare in piedi, mi ha chiesto di sollevare la mia gonna e di andare verso il tavolo da pranzo e di appoggiarci le mani. Mi ha divaricato le gambe e ha iniziato a sculacciarmi riconoscendomi per quella troia che ero, castigandomi che avevo goduto senza nemmeno chiedergli il permesso, e che una così andava fottuta in ogni dove. Ero ancora mezza vestita, ero talmente accaldata che mi sembrava di andare a fuoco. Mi bruciava il sedere sculacciato, ma le sue dita entravano e uscivano dalla mia fica e mi stavano portando in paradiso. -Adesso dillo che vuoi il mio cazzo e non dimenticarti per favore. - e io l'ho detto."
"Anche se le si spezza la voce, mi dica cosa ha detto per l'esattezza?"
"Dammi per favore il tuo cazzo!"
"L'ha detto con questa voce roca, come ora?"
"Si"
"Si sta eccitando mentre racconta, signora?"
"Si."
"Va bene, prosegua e rimetta le mani sui braccioli, per cortesia."
"Appena l'ho detto il suo cazzo è entrato in un colpo solo nella fica fino a farmi sentire i testicoli sbattere. Mi ha preso per i capelli e ha iniziato a pompare. Non saprei come altro descrivere questo palo che entrava e usciva dalla mia carne. Ero annichilita dal piacere e appena mi spostavo di un millimetro mi rimetteva a posto con una sculacciata schioccante."
"Signora, le ho detto di tenere le mani sui braccioli. Continui, prego."
"Mentre mi scopava così furiosamente, non so come, ma ci siamo spogliati. -Adesso, mi chiedi di incularti- Non l'avevo mai fatto, e la cosa mi spaventava. - Hai il culo vergine? Rispondi! - Mi è toccato dirgli di sì. - Allora chiedimi di sfondarti il culo con gentilezza. - e così ho fatto. Un misto di paura e aspettativa mentre sentivo che mi sputava sull'ano. Pensavo alle mie amiche che mi dicevano che era un piacere senza pari, e che bastava rimanere rilassate. Ma quando ha iniziato a spingere direttamente col suo uccello, a dire il vero mi faceva male e basta. -Rilassati zoccola, o te lo spacco davvero. - Feci un grande respiro e lui spinse di più, all'improvviso era dentro tutto. Mentre lui mi diceva che un culo così stretto era una rarità, ha iniziato a muoversi e al dolore si è mischiato un delizioso piacere. Quando ha iniziato a massaggiarmi il clitoride, il piacere era straordinario e mi è sfuggito un -Spaccami tutta! - non se lo fece dire due volte. Mi ha montato come un animale, io mi aggrappavo al tavolo, mi sembrava di essere un naufrago e allo stesso tempo avevo paura che avremmo distrutto tutto con i colpi che mi dava. Sentire come si svuotava nel mio il culo è stato causa dell’ennesimo orgasmo."
"Quindi le piace essere trattata da troia?"
"Si"
"Capisco. E poi."
"E poi non ne avevo abbastanza, e gliel'ho detto. Siamo andati in doccia, e sotto l'acqua abbiamo ripreso, e quando era fredda ci siamo trasferiti in camera da letto. Lo aspettavo con le gambe spalancate e gli ho ordinato di leccarmela fino a farmi godere. Credo di avergli spruzzato direttamente in bocca. E poi l'ho cavalcato senza pietà alternando fica e culo, perché mi sarebbe piaciuto che di cazzi ne avesse due quell'uomo. Quando ne ho avuto abbastanza, l'ho riportato al tavolo, mi ci sono sdraiata sopra lasciando pendere la testa dal bordo e gli ho offerto la mia bocca. Si è aggrappato ai miei seni infilandomi il cazzo fino in fondo alla gola e mi ha scopato la bocca. Ho bevuto tutta la sua sborra sotto i suoi occhi e così finalmente ero soddisfatta."
"Davvero zoccola, cara signora, e non è stata ai patti. Ma da una troia vogliosa c’era da aspettarselo.”
“Ma ho raccontato tutto!”
Ripone il quaderno delle storie, si mette alle mie spalle, mi passa la lingua sul collo per fermarsi poco prima del mio lobo.
“Tranne che il cazzo lo vuoi anche adesso, possibilmente subito.”
Chiudo gli occhi mentre queste parole raggiungono la mia fica per direttissima. È come se mi avesse infilato due dita succhiandomi contemporaneamente il clitoride. Quando li riapro è di nuovo sul divano, ma con il cazzo grosso e duro in mano. Tremo dalla voglia.
Mi sbottono la camicetta e appena mi alzo, lascio cadere gonna e mutandine. Rimango in bustino e tacchi. Mi concentro per muovere quei pochi passi, guidata da una voglia incontenibile.
Vedo le prime gocce sulla sua cappella, mi abbasso per succhiarle via, gli permetto di scivolare a fondo nella mia gola un’unica volta.
“È troppo tardi per un pompino” gli spiego mentre calo sul suo cazzo godendomi ogni centimetro che mi entra. Riparto dall’inizio, voglio risentire la cappella che si fa strada fra le piccole labbra. Mi piace quella prima parte: così lo cavalco solo in punta sempre più frenetica ed egoista, piegando leggermente le ginocchia. Mi prendo il mio piacere sotto ai suoi occhi inondandolo col mio orgasmo.
“Dammi la bocca subito!” Accolgo il mio sapore sul suo uccello bagnato, mi fodera la bocca col primo schizzo e poi trova la strada della gola.

Mi fissa e sono imbarazzata mentre mi rivesto. Non doveva andare così. Oltretutto ho un appuntamento che mi fa scappare via, e invece avrei voluto prendere ancora un po’ di questo uccello. Quando mi prende la voglia, non ho più il controllo, è davvero vergognoso.

“Signora, la ringrazio della sua visita, torni presto. Magari la prossima volta saremo così intimi da dirci come ci chiamiamo.” Mi dice ridendo “Ma torna davvero.”




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