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Lui & Lei

Scopata dal porco del mio professore.


di Clelia_Rocco_coppia
29.12.2023    |    5.931    |    5 9.9
"Il mio desiderio riprese a crescere ed ero totalmente nelle sue mani..."
Tutto procedeva con spensieratezza. I rapporti con il mio maestro si erano diradati. Solo qualche volta la mia bocca, ancora, lo appagava, regalandomi momenti di eccitante lussuria. Con Piero, il mio ragazzo, avevo fatto credere che tutte le mie esperienze fossero merito suo. Tuttavia, nel mio ultimo anno da adolescente, dovetti fare i conti con i primi compromessi della vita. Il professore Giannini, mio docente, informato i miei genitori del mio scarso profitto, e che, continuando, sarei stata sicuramente bocciata. Abbandonare gli studi e mettermi a lavorare: un dramma alla mia età! Studiai ma con pessimi risultati. Urgeva un’altra soluzione. Tra le tante voci che giravano nella scuola, una diceva che Giannini fosse un porco; dovevo giocare quella carta. Mi presentai a casa sua un pomeriggio di maggio, con una gonna di seta nera a pieghe, camicetta bianca, niente reggiseno e tacchi a spillo. Seduto alla scrivania, rimasi in piedi per potermi lasciare apprezzare; si passò voluttuosamente la lingua sulle labbra, in modo volgare ma pieno di messaggi sessuali.
- Si sieda!
Eseguii e accavallai le gambe in modo da fargli intravvedere la mia fica, non avendo indossato intimo. Diventò rosso, mi fissò i seni e mi guardò intensamente negli occhi.
- Mi dica Simona.
Aveva la voce roca. Dissi che avevo bisogno del suo aiuto per migliorare il mio profitto.
- Studi di più, allora.
Rispose con aria di sufficienza. Obbiettai che ci avevo provato, ma senza successo.
- Non saprei proprio come aiutarla.
Rispose, aspettandosi, però, una mia reazione.
Giocai il tutto per tutto; aprii sfacciatamente le gambe, mettendo in bella mostra la fica depilata.
- Vede, ne ho proprio bisogno.
Aggiunsi, languida. Stava sudando e si agitava sulla poltroncina; immaginavo già il suo cazzo duro che si gonfiava dentro i pantaloni. Mi eccitava usare il sesso per ottenere i miei scopi al punto che sentivo la fica gonfiarsi di desiderio iniziare a bagnarsi completamente.
Decisi di approfittarne e slacciai la camicetta fino all’ombelico tanto che i seni sembrarono esplodere con i capezzoli già gonfi e turgidi.
- Un modo per migliorare i tuoi voti ci sarebbe. Ma devi essere molto disponile.
Abbassò lo sguardo sulle mie cosce e io le allargai ancora di più, mostrando completamente la fica già bagnata. Aveva lo sguardo famelico.
- Venga a sedersi al mio posto, le mostro il programma.
Mi sedetti davanti al monitor. Rimase dietro di me e le sue mani scivolarono sui seni e le dita strizzarono forte i capezzoli già dritti e turgidi. Era molto alto Giannini e il suo cazzo sotto i pantaloni lo sentivo già duro sulla mia testa. Lo massaggiai con la nuca in maniera sfacciata. Girò rapidamente la poltroncina e, sollevò la mia gamba sopra il bracciolo, spalancandomi oscenamente le cosce.
Immediatamente due dita scivolarono veloci sulla fessura già fradicia e insultandomi disse:
- Che gran troia, sei già fradicia!
Subito infilò due dita nella fica, facendomi urlare per il piacere provocatomi. Le ruotò dentro, mulinandole fino ad artigliare la parte superiore della vagina, stimolandola e mandandomi fuori di testa per l’eccitazione improvvisa. Inarcai la schiena, cercando di agevolarlo nei movimenti. Con l’altra mano, liberò il cazzo, una piccola bestia tozza e grossa con una cappella magnifica e lucida. Il suo odore intenso mi arrivò al cervello, amplificando il mio livello di lussuria al punto che tirai fuori la lingua larga e gliela leccai, avvolgendola tutta, dopo avermi intimato di non usare le mani. Finalmente lo presi in bocca, con uno sforzo perché era veramente grosso. Tenni la lingua larga, fuori dalle labbra per poterlo leccare tutto fino in fondo, fino a sfiorargli le palle.
- Brava la mia pompinara!
Quell’insulto lo sentii come un complimento.
Iniziai a succhiare e leccare, ingoiando più che potevo, mettendo in mostra le mie abili capacità di succhiacazzi, come il mio maestro mi aveva definita. Mi afferrò per i capelli e iniziò a scoparmi la bocca. Ora le dita erano tre e mi stavano devastando dal piacere, penetrandomi sempre più in fondo. Sarei esplosa da un momento all’altro, ma Giannini aveva altri piani.
Sempre tenendomi per i capelli, mi costrinse ad alzarmi e a piegarmi sulla sua scrivania; mi sollevò la gonna e in una frazione di secondo mi impalò il suo cazzo dritto in fica già un lago di umori. Nonostante fossi bagnatissima, mi fece male, ma quel tanto che me lo fece così desiderare che il mio urlo di dolore diventò solo di piacere. Ora si muoveva artigliandomi per i fianchi; gli andavo incontro per sentirlo sempre più in fondo. Mi sentivo completamente piena e non vedevo l’ora di godere. Da un cassetto prese una paletta con un lungo manico e un plug anale in vetro, più lungo che largo, che, immaginai, aveva usato altre volte per qualche mia collega non altrettanto fortunata come me. Il primo colpo lo ricevetti sulla natica. Forte e bruciante. Urlai e, prima che potessi prendere fiato arrivò il secondo sull’altra natica, ancora più forte e bruciante. Rimasi senza fiato e mentre i suoi colpi sulle natiche si ripetevano, il suo cazzo mi martellava meravigliosamente la fica. l’insieme di quel dolore e del piacere della sua penetrazione era un mix esplosivo. Iniziai a urlare e a muovermi come un’invasata. Porca, troia, puttana, pompinara, zoccola e altri insulti irripetibili mi arrivavano all’orecchio, eccitandomi ancora di più perché adoravo sentirmi proprio ciò con cui mi definiva. Mi portò il grosso plug anale alla bocca, facendomelo leccare e succhiare; il gusto metallico e freddo in bocca mi rese ancora più lussuriosa e, sapendo cosa voleva farne, feci colare una gran quantità di saliva sulla punta. In breve, lo sentii forzare il mio sfintere e con poco sforzo lo sentii entrare per tutta la sua lunghezza. Il contatto interno tra il suo grosso cazzo e il plug anale mi regalò un piacere indicibile e desiderai che quella sensazione non avesse mai fine. Giannini mi stava facendo impazzire di piacere. Considerai che quello non era poi un gran sacrificio per ottenere dei buoni voti.
I colpi del suo cazzo dentro di me si susseguivano inesorabili.
- Girati, voglio vederti in faccia mentre ti fotto, troia!
Mi ritrovai con le natiche sul bordo della scrivania, appoggiata sui gomiti, le gambe oscenamente aperte e il plug ancora ben inserito nel mio ano. Giannini con la paletta in mano e iniziò a battermi senza violenza i capezzoli, ad ogni colpo dolore e piacere mi provocavano lunghi brividi al centro della fica. Il mio desiderio riprese a crescere ed ero totalmente nelle sue mani. Sentii il primo colpo della paletta sul clitoride, non forte, ma deciso. Urlai e continuai a farlo ad ogni colpo; all’improvviso smise e iniziò a leccarmi. Quel tocco morbido, lascivo e umido della sua lingua mi fece illanguidire e perdere totalmente il controllo. Leccava, succhiava e mordeva il clitoride con le labbra, mentre le sue dita mi trapanavano la fica. Poi sentii qualcosa di grosso che forzava l’ingresso della mia fica. Mi aveva penetrata col suo grosso cazzo e, tenendomi le cosce spalancate, prese a sbattermi con foga, quasi con violenza. Iniziai a urlare:
- Siiiiiii! Sfondami! Più forte! Porco!
Rispose insultandomi, aumentando il ritmo e la violenza dei colpi. Finalmente l’orgasmo mi travolse, violento, intenso, devastante. Il plug nel mio sedere aveva amplificato il piacere; rimasi senza fiato e iniziai a tremare e a sussultare come in preda alle convulsioni, schizzando i miei umori dappertutto. Si muoveva ancora dentro di me senza smettere ed ero prossima a un nuovo e intenso orgasmo; ma lui non me ne diede il tempo, uscì da me, mi prese per i capelli, mi fece inginocchiare e venne nella mia bocca. Eccitata, mi infilai tre dita in fica e ancora una volta l’orgasmo mi colse mentre lui godeva nella mia bocca, sul mio viso, tra i miei capelli e sui miei seni. Leccai e succhiai il suo cazzo, fino a ripulirlo completamente. Quell’anno ebbi i migliori voti di tutta la mia carriera scolastica.
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