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Il Tradimento


di Clelia_Rocco_coppia
12.04.2023    |    15.078    |    8 9.7
"Ormai ero in balìa del piacere e di un nuovo orgasmo; mi dimenavo muovendo i fianchi e andandogli incontro, mi torturava il clitoride mentre mi sbatteva, ..."
Questo racconto è il prequel de: "La punizione".
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Dovevo punirti in qualche modo; per l’ennesima volta eri venuto meno al tuo impegno e questa volta mi sembrava proprio una mancanza di rispetto nei miei confronti. Quasi un'umiliazione ed ero sempre più convinta che non lo meritavo di certo!
Adesso si trattava solo di stabilire quale potesse essere il modo miglior per fartela pagare; per farti provare le mie stesse sensazioni di impotenza e di vergogna.
C’era un solo modo per pungerti sul vivo, dovevo solo scegliere il soggetto giusto ed io sapevo già chi era!
Presi il cellulare e contattai Andrea, il mio giovane e aitante macellaio e con una scusa banalissima, peraltro:
-“Ciao Andrea, sono Lena. Avrei bisogno di costolette e della tua salsiccia migliore. Ma mi servirebbe che potessi farmela avere a domicilio e che me la recapiti tu. Puoi?
-Si, certamente, non mi perderei mai l’occasione di godermi i tuoi occhi e… tutto il resto. Entro mezz’oretta sarò da te, preparati.”
Risponde quel gran porco, alludendo senza ritegno. E, visto che le mie idee non sono molto lontane da quello che lui sognerebbe di fare con me, rispondo a tono:
-“Sai che per te sono sempre pronta e disponibile; ti aspetto con ansia”.
- “allora Volo, Lena; subito!”
Chiude così la telefonata.
Andrea è il mio macellaio da anni e, devo dire, che negli ultimi tempi siamo entrati molto in confidenza. È un bel ragazzone, molto più giovane di me ed è stato sempre “usato” nelle nostre fantasie con Piero.
Quindi mi sono detta: "chi meglio di lui avrebbe assecondato oltre alle mie fantasie anche la mia sete di vendetta"? Lo avrei usato non solo per soddisfare il mio desiderio sessuale una volta per tutte; ma anche per dare una bella lezione al mio uomo.
Feci una doccia veloce, mi spalmai della crema profumata su tutto il corpo e misi qualche goccia di profumo proprio mentre suonavano alla porta.
Indossai rapida una vestaglia di seta e andai ad aprire, ritrovandomi il viso sorridente e sfrontato di Andrea che mi guardava voglioso alla vista della mia vestaglia che si apriva sul mio seno e tra le cosce. Lo feci accomodare e gli dissi di seguirmi in cucina per poter pagare la sua consegna. Sentivo il suo sguardo sul mio culo e con quella consapevolezza ancheggiai lentamente e sfacciatamente. Appena in cucina gli chiesi:
-“Andrea, gradisci un caffè o hai fretta di andartene?”
-“come faccio a rifiutare un’offerta simile? Quando mi ricapita di rivederti in vestaglia e godermi il tuo profumo che mi stordisce da quando sono entrato”?
Rispose il mio giovane amante.
Mentre preparavo il caffé slacciai senza essere vista la cintura, mi voltai verso di lui per porgergli la tazzina e la a quel punto la vestaglia cedette, facendo intravedere il mio corpo seminudo. Dal suo sguardo intuii che questa mossa non se l’aspettava e tuttavia dimostrava di gradirla particolarmente. Non finsi e stavolta decisi di fare il primo passo. Appoggiai la tazzina sul tavolo, bagnai appena il dito nel caffè e misi un ginocchio sulla sedia tra le sue gambe. Gli sfiorai le labbra con il dito impregnato di caffè e subito lui apri la bocca, tirando fuori la lingua, prima leccando il dito, poi stringendovi attorno le labbra e succhiandolo avidamente. La sensazione che provai mi provoco dei brividi che dal braccio scesero lungo la schiena fino a procurarmi una fitta in fica.
Sapevo in quel momento di aver oltrepassato il limite e che non potevo più tornare indietro; soprattutto non volevo! Decisi, dunque, di andare oltre. Dopo aver premuto ancora una volta il dito sulle sue meravigliose labbra (troppo carnose per un uomo), non resistetti e lo baciai con passione, infilandogli oscenamente la mia lingua in bocca. La sua e la mia iniziarono a rincorrersi, attorcigliarsi a succhiarsi a vicenda con grande sintonia.
Mi allontanò con garbo, mi tolse la vestaglia, e chiudendo a coppa le sue grandi mani i miei seni, strizzando tra le dita i miei capezzoli, talmente forte da procurarmi un gemito di piacere. Il mio amante abbassò il capo e li prese in bocca, li succhiò, li morse, procurandomi un sottile dolore, ma tremendamente eccitante. Mi godevo quei primi assaggi di sesso e per confermare al mio giovane stallone quanto apprezzassi, iniziai a mugolare in modo sfacciato. A quel punto il suo atteggiamento cambiò e con fare deciso mi prese per la vita, depositandomi sopra il tavolo della cucina; in pochi secondi si liberò dei suoi indumenti, rimanendo del tutto nudo. Non c’era che dire, corpo asciutto e ben muscolato ma la cosa che mi sorprese fu il suo cazzo su cui avevo sempre fantasticato ma che mai avrei immaginato. Non era molto lungo, ma decisamente grosso e il solo vederlo mi procurò delle fitte tra le cosce. Prese una mia gamba e la posizionò sulla sua spalla, iniziando a leccarla lentamente dal piede fino all’attaccatura delle anche, risalendo sul pube, leccandolo e succhiandolo, fino a mordicchiarlo. I brividi di piacere mi facevano già colare copiosi umori dalla fica. Lo ammiravo mentre mi guardava il sesso e annusandolo mi disse:
-“Sei tutta fradicia, piccola troia. Ora dimmi da quanto hai desiderato questo momento?”
Il mio pensiero andò a Piero, il mio uomo, e al fatto che me lo stavo scopando senza la sua presenza, col preciso intento di tradire quel porco bastardo!
Andrea mi leccava con la lingua larga tutta la fessura, poi a punta e infine, succhiandomi il clitoride. Con quella lingua, ci sapeva veramente fare. La mia eccitazione salì alle stelle e sentivo che a breve avrei goduto nella sua bocca, cosa che accadde e che manifestai con un urlo di piacere.
-Ahhhhhaaaa…..siiiiii….godoooooo…ahaaaaaaa!!
-“Che gran puttana che sei, hai già goduto? Devo presupporre che il tuo uomo un po’ ti trascura se dopo qualche colpo della mia lingua mi hai schizzato sul viso come un torrente”.
Mi provocò il porco. Quindi, senza darmi tregua, mi infilò due dita in fica, poi tre e infine quattro, iniziando a muoverle dentro con grande perizia, scavando magnificamente e procurandomi una feroce eccitazione. Iniziai a gemere ad alta voce senza ritegno, lo minacciai di non smettere e per quasi un minuto mosse quella mano dentro la mia fica come un forsennato. Stavo per godere ancora ma senza preavviso si bloccò, mi mise a 90 sul tavolo, le dita di nuovo dentro, ma questa volta con il pollice mi torturò il piccolo buco, infilandolo dentro tutto, favorito dagli umori che erano abbondantemente fuoriusciti dalla mia fica. Ero carne nelle sue mani, pulsante, eccitata, fremente. Il bastardo sapeva come trattarmi e Piero fece ancora capolino nei miei pensieri. Peccato che non poteva assistere al suo capolavoro; la sua donna ora si stava comportando da perfetta troia come lui aveva sempre desiderato. Ma decisi che gli avrei raccontato ogni particolare di quei momenti, facendolo impazzire di gelosia e di eccitazione perché quel porco bastardo si sarebbe eccitato e per questo mi avrebbe punito. Con questa consapevolezza la mia eccitazione crebbe e, infatti, non resistetti a lungo; sentii il mio orgasmo arrivare ed invadermi come uno tsunami.
Inondai, urlando la sua mano e il suo braccio, supplicandolo di scoparmi e sfondarmi come una cagna in calore. Senza farsi pregare ulteriormente, ancora piegata a 90, in un colpo solo mi penetrò la fica, riempiendomi col suo bel cazzo grosso, iniziando a spingere come un toro, tirandomi per i capelli ed insultandomi nel modo più volgare possibile.
“- Troia era questo che volevi? Desideravi essere montata come quella vacca che sei? Vedo che te la stai proprio godendo, puttana. Ti piace proprio il mio cazzo? Dimmelo, cagna!”
Ero un lago di umori, il sudore dei nostri corpi spandeva nell’aria un forte odore di sesso; era tutto così sfrenato, lussurioso e perverso.
“-Siiii!” Gli urlai. “Porco, bastardo! Adesso, però, non smettere, fottimi porco, sfonda questa troia!”
Ripensai a Piero e a ciò che si stava perdendo, ma il piacere che provavo in quel momento non era solo fisico, ma anche il fatto che lo stavo punendo nel modo che più lo avrebbe ferito ed eccitato.
Ormai ero in balìa del piacere e di un nuovo orgasmo; mi dimenavo muovendo i fianchi e andandogli incontro, mi torturava il clitoride mentre mi sbatteva, finché con un urlo liberatorio non mi lasciai andare, godendo ancora e schizzandogli sul ventre un flusso incredibile di umori.
Sentivo ancora il suo cazzo muoversi duro dentro la mia fica e, nonostante fossi esausta, muovevo ancora i fianchi, godendomi quella mazza, mentre andava su e giù per la mia fica.
Non ero ancora sazia quindi ne volevo ancora, ancora e ancora. Da sotto le mie gambe raggiunsi con la mano il suo scroto e lo guidai lentamente nella penetrazione. Lo stavo aiutando a scoparmi, massaggiandogli le palle.
- “Siiiiii! Continua mia magnifica troia; non smettere puttanella!”
Gemeva e godeva, insultandomi; finché non resistette più. Mi inginocchiai davanti a lui e, guidando con la sua mano il suo cazzo, continuai a segarlo fino a sborrarmi in bocca, sul viso, tra i capelli, sui seni, ancora in bocca.
Ormai appagata, raccattai con la lingua dal suo cazzo la sua sborra; con le dita raccolsi dal mio viso le gocce, spalmandole con le mani sui seni e sul corpo. In quel momento sapevo di sentirmi una vera troia. Con le dita ancora intrise del suo sperma gliele infilai in bocca e avvicinai la lingua leccandole e succhiandole insieme a lui. Era estremamente osceno come gesto ma mi faceva sentire trasgressiva, oscena, lussuriosa, puttana! Andrea, spossato mi guardò dritto negli occhi mi abbracciò e mi baciò con passione e io risposi con altrettanta passione al suo bacio. Prima di andar via mi disse:
-“Non so cosa ti abbia spinto a farlo; ma ti sono enormemente grato per avermi scelto!” si tirò dietro la porta e sparì.
Rimasta sola e soddisfatta per il sesso travolgente, ma avevo anche una certa preoccupazione per come Piero avrebbe reagito a questa mia vendetta. Anche se era stato solo sesso, non sapevo se sarebbe bastato, ma dentro di me ero sicura che lui avrebbe trovato il modo per capire e comprendere.
Il mio obiettivo non era solo punire, ma era anche dare una lezione al mio uomo in modo da non fargli ripetere più gli stessi errori.
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