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La cagna sul treno.


di Clelia_Rocco_coppia
30.10.2023    |    30.299    |    46 9.6
"Sul sedile di fronte c’è un uomo sulla cinquantina..."
Non so ancora perché l’ho fatto, ma so che me la sono cercata.
Ho appena finito il mio turno di lavoro e sono sul treno che mi riporta a casa. Il mio vagone è quasi deserto. Sul sedile di fronte c’è un uomo sulla cinquantina. Non un bel tipo, anzi un po’ rustico con un leggero addome, ma molto possente, maschio.
Mi guardo riflessa sul vetro e mi vedo insulsa, con i lunghi capelli legati a coda e un abito anonimo che nasconde le mie belle forme. So di essere bella, ma sembro averlo dimenticato.
Mi chiedo: sto effettivamente vivendo o sopravvivendo? So che mi resteranno solo i rimpianti o meglio rimorsi. All’improvviso mi rendo conto di essere la moglie perfettina, mamma perfettina, donna morigerata tutta casa, lavoro e famiglia. Mi chiedo se è davvero possibile farsi prendere dalla voglia di fare qualcosa di sbagliato! Mi sento sola. Vuota. In uno squallido treno.
In fondo ho un buon lavoro, un marito perfetto, e due figli deliziosi. Eppure, ho dentro un “mostro” che da un po' di tempo mi ghermisce, vuole uscire, ma non vuole abbandonarmi. Sono sola con uno sconosciuto seduto di fronte a me. Lo fisso, ci guardiamo; almeno, io lo faccio, lui ha mi ha appena sbriciato il seno alcune volte in modo fugace, quasi gentile. Sciolgo i capelli, sbottono ancora di piú l’abito sul seno e so che sto per fare qualcosa di sbagliato, una sonora bastardata. Il problema è che io non voglio essere brava. Non in questo momento. Voglio essere donna. Femmina, cagna, animalesca.
Mi alzo e mi siedo di fianco quell’uomo. Sussurro, sapendo che può sentirmi: “Mi chiamo Anna. Non voglio sapere nulla di te, voglio solamente essere chiavata da uno sconosciuto che non sia mio marito. Uno senza nome, un prete, un ladro o un assassino non m’importa. Voglio solamente un cazzo dentro di me, per provare a me stessa che non sono solo una brava persona. Vuoi aiutarmi?”
Quelle parole le ho dette senza pensare, di getto. Il silenzio dell’uomo mi provoca il panico, Mi guarda fisso e mi dice: -“La prossima fermata è lontana, andiamo nell’altro vagone, è totalmente vuoto.”
Annuisco e penso che di non aver mai tradito mio marito; ma non voglio negare i miei desideri. Seguo lo sconosciuto, appena entrati nell’altro vagone porto la sua mano sul seno. Mi palpeggia, lo spreme fuori dal mio reggiseno, gioca con i miei capezzoli, facendomi gemere. Tiro giù la zip dei pantaloni, non porta altro. Il suo cazzo mezzo duro è a mia disposizione. Lo afferro. Inizio a segarlo. C’è un che di liberatorio nel segare un cazzo che non appartiene a tuo marito, in un vagone del treno vuoto, mentre il proprietario di quella mazza ora mi succhia un seno, massaggiandomi l’altro. In breve, è completamente in tiro.
Un paletto duro e tozzo. Largo, pieno di vene, la cappella violacea è congestionata e tesa. Proprio quello di cui ho bisogno. Lo lascio andare, lo sconosciuto alza il volto dalle mie tette arrossate e mi fissa. Non c’è bisogno di parlare. Mi metto a cavalcioni su di lui, mi tiro su la gonna con una mano, scanso le mutandine umide e mi calo su quel gran cazzo a mia disposizione. La mia fica è già dischiusa e gonfia di umori. Scivolo su quella carne pulsante, infilandola dentro.
Finalmente ho quello che mi merito. Quello che desidero con tutta me stessa.
Vorrei che qualcuno che mi conosce che salisse ora su questo treno; che potesse vedere la brava donnina di famiglia cavalcare il magnifico cazzo di quest’uomo che non è mio marito.
Vorrei che ci fosse anche lui, perché possa sentire sua moglie gemere, vederla impalata su questo meraviglioso cazzo, il cui proprietario le lecca il collo, i seni, il viso, come si fa con le cagne. Perché questo sono adesso: una grandissima cagna in calore.
Vorrei che capisse che l’ho preso tutto dentro come una vacca. Vorrei che guardasse fra le mie cosce per scoprire che quel palo sconosciuto che mi penetra tutta senza ritegno con le poderose e nude natiche che mi stantuffano il suo cazzo in fica, senza pudore, è l’unica cosa che ho desiderato.
Vorrei che fosse qui ad osservare come godo e sborro mentre stringo quel cazzo dentro di me, gemendo, godendo e urlando per il piacere.
Vorrei che sentisse mentre lo imploro: -“Sono una troia...fottimi tutta, fammi male...Lo desidero con tutta me stessa.”
Vorrei che lo vedesse mentre mi afferra per i fianchi e inizia a spingere con forza, colpi secchi e rudi, cattivi; mentre respiro il suo odore, sudore, di uomo, di maschio, animalesco.
Vorrei che vedesse colare i miei umori dalla fica mentre lui sgroppa sotto di me, sfondandomi la fica.
Vorrei che mi sentisse urlare ancora, quando il suo grosso dito me lo conficca a secco nel culo, fino in fondo.
Vorrei che tutto venisse ripreso con un video anche il momento in cui afferro il passamano e, facendomi forza, mi tiro su, iniziando a dimenarmi come un’invasata, raggiungendo un secondo orgasmo, scopata a sangue da un maschio che mi morde brutalmente un capezzolo, quasi a marchiarmi.
Vorrei essere chiamata troia, zoccola, puttana, vacca, succhiacazzi, femmina, dea, intanto che lo sento esplodere in caldi getti dentro di me, riempiendomi come una vacca.
Ma più di tutto, una volta a casa e al sicuro, vorrei che mio marito si accorgesse che qualcun altro mi ha slabbrato la fica col suo cazzone; la stessa che ora gli stringe il cazzo mentre mi monta da dietro come una cagna, aperta, fradicia e piena di sborra del mastino sul treno.
Infine, vorrei che sapesse che la sborra che lui esploderà nella mia fica andrà a mescolarsi con quella che ho ricevuto in un sudicio vagone di uno squallido treno, sguazzandoci dentro il cazzo.

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