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Lui & Lei

WEEKEND IN CAMPER IN ISTRIA (prima parte: La gatta)


di Membro VIP di Annunci69.it Shoganai65
04.11.2021    |    5.733    |    1 9.9
"E’ vero che lei ogni volta cerca di stuzzicare la mia curiosità e il mio interesse, con abiti e lingerie di ogni tipo, ma quella volta non me lo aspettavo..."
Nei weekend di primavera ci capita spesso di decidere di prendere il nostro mini-camper per trascorrere un paio di giorni, e altrettante notti, in qualche bel posto in mezzo alla natura nella nostra Regione oppure in Austria, Slovenia e Croazia tutti Paesi facilmente raggiungibili in un’ora.

Quel venerdì di metà aprile, rientrato presto dal lavoro, trovai la mia S. in pantaloncini corti e canottiera attillata, dedita ad annaffiare le piante in terrazza. Faceva già abbastanza caldo e vederla leggermente sudata, col culo slanciato, le gambe nude, il seno strabordante e la pompa dell’acqua in mano mi aveva già reso bello duro l’uccello.
“Che ne diresti se ce ne andassimo un paio di giorni al mare in Istria? Potremmo prendere il camper e fermarci dove capita, magari nei pressi di Capo Promontore, tanto in questo periodo non ci sarà nessuno…”

A questa sua proposta, accompagnata da un sorriso malizioso che era già tutto un programma, mi accostai a lei da dietro, le strinsi le tette con le mani, le feci sentire attraverso i jeans l’erezione che mi aveva procurato e le chiesi cosa mi avrebbe dato in cambio se avessi accettato.
“Non sai mai di cosa sono capace e cosa può succedere” fu la sua risposta provocante, di fronte alla quale capitolai volentieri.

Caricammo velocemente un paio di vestiti, i costumi da bagno, due teli da mare e un po’ di viveri sul camper e partimmo alla volta della costa istriana.
Ci volevano un paio di ore per raggiungere Capo Promontore, la nostra meta situata all’estremità meridionale della penisola istriana. Un posto che vent’anni fa, quando c’eravamo andati la prima volta da fidanzati, era selvaggio e poco conosciuto mentre ora d’estate è frequentato da orde di turisti provenienti da tutta Europa.

Per ingannare il tempo S. durante il viaggio pensò bene di provocarmi togliendosi le mutandine e lasciando bene in vista la sua patata bella rasata. Non contenta, appena superato il controllo passaporti al confine croato mi tirò fuori dai pantaloni il cazzo già duro e iniziò a farmi un pompino mentre io cercavo a stento di mantenere il camper in carreggiata. Impresa non facile perché quando si mette in testa di farmi godere non la ferma nessuno. Man mano che lei aumentava il ritmo delle pompate io di riflesso, le spingevo la testa sul membro e pigiavo col piede sull’acceleratore finchè, urlando di piacere e col camper che superava i 130km/h, le venni in gola con una lunga sborrata che lei inghiottì con gusto.

Arrivammo a destinazione al tramonto. Il sole stava per tuffarsi in mare con dei riflessi argentati. Parcheggiammo il nostro camper in una piazzola tra gli alberi, un po’ distante dalla strada e in prossimità degli scogli. In giro non c’era nessuno, solo il silenzio rotto dalle onde che si frangevano a pochi metri da noi. La pace.

Tirai fuori una bottiglia di Prosecco che tengo sempre nel frigobar, preparammo un aperitivo plein air e ci sedemmo a gustarci la nostra quiete e pensando ai bei giochi che avremmo potuto fare quella notte da soli in mezzo al nulla.

Verso le 22, si era fatto oramai buio ed S. andò in camper per cambiarsi… Quando uscì poco dopo restai con gli occhi increduli. E’ vero che lei ogni volta cerca di stuzzicare la mia curiosità e il mio interesse, con abiti e lingerie di ogni tipo, ma quella volta non me lo aspettavo proprio.
Aveva indossato una mascherina da gatta tutta brillantata; un body nero di lattice con inserti semitrasparenti che metteva in risalto, avvolgendole tutte, le curve del suo fantastico corpo; un paio di guanti di raso nero che le arrivavano oltre il gomito; un paio di stivali di pelle neri alti sopra il ginocchio con un tacco 12 che nella semioscurità la faceva sembrare imponente.

Si diresse verso di me con movenze feline. Come una gatta o meglio una tigre in calore iniziò a strusciarsi sul mio corpo alla ricerca di coccole e carezze. Iniziai ad accarezzarle prima i capelli lunghi, neri e selvaggi, poi il collo, scendendo lungo la schiena fino a sfiorarle il culo. Lei mi rispondeva facendo le fusa e avvicinandosi sempre più con tutto il suo corpo di cui sentivo il profumo e percepivo il desiderio. Era calda ed eccitata. Aveva pensato e preparato tutto ed ora voleva dare libero sfogo al suo programma. La lasciai fare.
Con le mani guantate fece uscire dagli slip il mio uccello impaziente. Lo accarezzò per bene dalle palle al glande, fiera di averlo eccitato a tal punto. Non sazia del pompino imperiale regalatomi nel pomeriggio, lo prese nuovamente in bocca leccandolo avidamente. Io la ammiravo mentre continuava ad andare su e giù con la testa sul mio membro ma desideravo restituirle il piacere e dimostrarle la mia gratiduine.

Presi la mia tigre, la sdraiai su un asciugamano che avevamo steso sull’erba e cominciai a baciarla. Le leccavo i capezzoli turgidi sotto la stoffa sottile. Scesi lentamente con la bocca e la lingua lungo il suo ventre teso. Le fusa avevano lasciato spazio a brividi e fremiti di piacere. In mezzo alle cosce il body presentava un’ampia fessura (di cui nel buio non mi ero accorto) che dava libero accesso alla sua vagina. Era umida e volevo assaggiare il suo sapore dolce e profumato. Iniziai un cunnilingus voluttuoso. Partendo dalle grandi labbra, con cerchi concentrici fino a raggiungere il clitoride, alternando leggeri colpetti con la punta della lingua a leccate più lunghe e profonde. Le piaceva da matti, la conoscevo bene. Iniziò a contrarre i muscoli, a schiacciare il mio viso sulla figa, a implorarmi di non smettere finchè con un urlo liberatorio mi godette in faccia riempendomi dei suoi caldi umori.

Nel frattempo era uscita una splendida luna piena. La lasciai calmare per qualche istante ma eravamo tutti e due troppo eccitati da quella situazione e senza porre indugio le chiesi di tornare nel suo ruolo felino, di fare la gatta, di girarsi col culo per aria per poterla prendere alla pecorina. Ubbidì sorridente e si mise in posizione miagolando alla luna.
Presi in mano il mio uccello, compiaciuto di poterlo infilare in quella splendida figa bagnatissima quando dal nulla, o così mi sembrò, si piantarono davanti a noi due poliziotti croati con tanto di manganello…

(continua)




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