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LA CENA DELLE COUGAR - seconda parte: Monika ed Helena, l'incontro


di Membro VIP di Annunci69.it Shoganai65
28.11.2021    |    6.063    |    1 9.5
"Lei percepì il messaggio e si fece più audace, nei limiti dettati dal contesto..."
Eravamo alla fine luglio. La mia storia con Karin proseguiva alla grande. Praticamente ogni fine settimana andavo a Rovigno, dove lei si era trasferita in pianta stabile e, non avendo più lavoretti da fare nella casa oramai pronta, passavamo il tempo inebriandoci di sesso. Come ci dicevamo spesso: io ero diventato il suo toy boy, lei la mia nave scuola, non fosse altro per i dodici anni di età che ci separavano.

Nel frattempo mia moglie Sabrina a Trieste aveva partorito una bella femminuccia, mora con gli occhi azzurri. Tutto era filato liscio. Dopo un paio di giorni le avevo già riportate a casa sperando di ritrovare con lei un po' dell'intimità perduta durante i mesi di gestazione, ma sua madre si propose subito di venire a darci una mano per farle compagnia, cosicché dopo neanche una settimana mi ritrovai con la suocera accampata in soggiorno.
"A quel punto - pensai - meglio continuare a inventarsi qualcosa da fare a Rovigno..."

Per Ferragosto Karin mi comunicò che aveva deciso di organizzare una cenetta a sei, a cui voleva invitare due sue ex compagne di scuola delle superiori, con i rispettivi mariti. Da ragazze erano inseparabili, mi raccontò, poi, dopo il suo matrimonio, si erano perse di vista ma di recente le aveva ritrovate su Facebook. Chattando con loro aveva scoperto che avevano avuto un percorso di vita parallelo: entrambe sposate poco dopo la maturità, con due uomini molto più grandi di loro, ora vivevano una a Pola e l'altra a Umago. Erano molto simpatiche, disse, e ci teneva a farmele conoscere, a esibirmi come il suo giovane amante.

A Sabrina raccontai che non me la sentivo di rientrare da Rovigno in quei giorni per paura delle code interminabili di auto al confine. Nel frattempo aiutavo Karin a organizzare la serata. Andai ad acquistare il pesce fresco al mercato e poi un cartone di bottiglie di Malvasia presso una cantina di fiducia. In quei mesi avevo imparato ad apprezzare Karin anche come ottima cuoca oltre che splendida amante, e quel giorno non si smentì.

L'invito era per le 21.00. Gli ospiti arrivarono puntuali. Andammo tutti e due ad aprire la porta e a fare gli onori di casa, neanche fossimo sposati.
"Che gnocche!" fu il mio primo pensiero nel vedere le amiche di Karin.
Scattarono subito le presentazioni
Monika era quella che adesso viveva a Pola ma la sua famiglia era di Spalato. Gran pezzo di figa come tutte le Dalmate. Alta, sul metro e ottanta, capelli neri tagliati a caschetto come la Valentina dei fumetti, occhi grandi e verdi, labbra carnose, una quarta abbondante di seno, avvolta in un vestitino nero senza spalline e lungo fino al ginocchio.
Era sposata con Branko, croato, di una ventina di anni più anziano di lei. Capelli grigi tagliati a spazzola. Non doveva essere stato un brutto uomo da giovane ma birra e cevapcici gli avevano gonfiato la pancia oltremisura, spegnendo in lei ogni desiderio sessuale.

La seconda coppia era formata da Helena e Ivan. Lui era sulla sessantina, un po' curvo, aveva da poco subito un intervento al cuore da cui non si era del tutto ristabilito. Era la prima sera che uscivano assieme dopo l'operazione.
Helena invece, pensai con malizia, era stata la vera causa di quell'infarto: era uno schianto! Abbronzatissima, un fisico atletico, capelli castani lunghi sulle spalle nude. Indossava un top rosso che lasciava scoperto l'ombelico e gli addominali scolpiti. Gonna bianca con lungo spacco ad esaltare le gambe toniche e scarpe rosse col tacco 12 che la facevano diventare alta come me.
"Queste tre da ragazze devono averne fatte di tutti i colori - pensai. Chissà se adesso, con i mariti che si ritrovano, sono ancora calde e attive come Karin?..."

Con questo interrogativo ci sedemmo in cerchio a tavola. Uomini e donne alternati: io avevo Karin a sinistra, Monika a destra e Helena di fronte. Per fortuna, vivendo lungo la costa istriana, tutti parlavano bene o male italiano per cui iniziammo a conversare piacevolmente, brindando a questa rimpatriata tra le nostre donne, felici di essersi ritrovate.

Ma si sa che nelle donne, a volte, l'antica amicizia può lasciar spazio alla competizione, la complicità all'invidia, l'ammirazione al desiderio di emulazione.

Fu così che mentre Karin, resa euforica dalla Malvasia, si beava davanti alle ex compagne degli splendidi weekend trascorsi assieme da quando mi aveva sedotto (disse proprio così), del ritrovato desiderio sessuale, della mia capacità di soddisfarla, notai che Monika e Helena avevano lentamente cambiato il modo di guardarla. Lo sguardo nei suoi confronti da benevolo e compiaciuto si era trasformato in uno sguardo di sfida.
"Pensi di essere la migliore qui dentro? L'unica a potersi permettere un amante vent'anni più giovane?". Erano queste le domande che correvano mentalmente tra le tre donne sedute al tavolo. Questa almeno era la mia percezione. Ma ben presto ebbi la prova che non mi stavo sbagliando.

Terminato di gustare il primo, una deliziosa zuppa di pesce, Karin si alzò per andare in cucina. Le chiesi se aveva bisogno di una mano ma mi disse di restare a tavola a intrattenere gli ospiti. Monika approfittò subito dell'assenza di Karin per appoggiare la sua mano sulla mia coscia. La tovaglia lunga celava i suoi movimenti. All'inizio pensai potesse essere semplicemente un gesto amichevole e quindi la lasciai fare, ero curioso di capire dove voleva arrivare. Lei restò per qualche secondo con la mano ferma ma poi, sentendo che non opponevo resistenza si fece più audace e cominciò ad accarezzarmi con le dita la coscia, con dei movimenti impercettibili del braccio per non farsi scoprire dagli altri.
Con Karin io stavo benissimo, era l'amante ideale, sessualmente un vulcano ma il senso del proibito rendeva quella situazione a tavola particolarmente eccitante. Iniziai a rispondere alle carezze di Monika contraendo a scatti il muscolo della coscia, una specie di linguaggio Morse. Lei percepì il messaggio e si fece più audace, nei limiti dettati dal contesto. Prese a scorrere con le dita sempre più su, verso l'interno fino in prossimità dell'inguine e del mio uccello oramai duro, coperto accuratamente dal tovagliolo.

Continuavo a ridere e scherzare riempiendo di vino i bicchieri di Branko e Ivan ma ero completamente eccitato. Helena dall'altra parte del tavolo però doveva aver intuito qualcosa perché mi guardava in modo strano, con due occhi indagatori della serie: "ho capito cosa state facendo, non ti giudico ma voglio giocare anch'io".

Quel primo round durò in tutto non più di 10 minuti, il tempo che servì a Karin per portare in tavola il secondo: degli ottimi branzini al sale con patate al forno.
La serata riprese il suo corso normale tra ricordi del passato e considerazioni sulla vita matrimoniale. Le donne non perdevano occasione per lamentarsi della poca attenzione che i mariti le rivolgevano. A sentir loro nel corso degli anni l'amore, il romanticismo, la passione, la complicità degli inizi avevano lasciato il posto ad una convivenza tuttalpiù amichevole, in cui c'era ancora dell'affetto, sorretto dall'abitudine. Quanto al sesso: un evento raro, per lo più programmato per il sabato sera, e di routine. Una pratica da sbrigare quando ogni tanto più che un atto di piacere.

Il quadro che descrivevano, tra risate e frecciatine agli anziani mariti, era desolante per chi come me era sposato da pochi anni, tuttavia non mancai di cogliere in quelle confessioni la loro malizia nei miei confronti: "Se Karin con te ha trovato la felicità, adesso che sai che siamo nella sua stessa situazione, potresti soddisfare anche noi..." per me il senso del discorso era questo.

Helena confermò questa mia sensazione, approfittando del fatto che Karin si era assentato per accompagnare Monika alla toilette, per regalarmi una serie di sorrisi e sguardi vogliosi cui risposi facendole l'occhiolino.
Fu il segnale che attendeva. Si sfilò una scarpa sotto il tavolo e col piede nudo iniziò a risalire lungo il mio polpaccio. All'inizio non capii ma i suoi occhi mi confermarono le sue intenzioni. Risalì fino alle ginocchia, me lo appoggiò sulle cosce arrivando quasi al mio pacco in ebollizione. Con la mano le andai incontro furtivamente e cominciai ad accarezzargli le dita e la caviglia senza farle solletico. A queste mie sollecitazioni rispose massaggiandomi la patta con l'alluce, continuando a sorridere come se niente fosse.
Nessuno sembrava accorgersi di nulla.

Io mi sentivo in balia di quelle donne, del loro desiderio di conquista, di affermazione. Karin mi aveva voluto esibire ma senza volerlo aveva innescato la sfida ed ora ero diventato senza volerlo la preda di tutte e tre. Volendo ne avrebbero potuti sedurre tranquillamente altri cento con la loro bellezza ed il loro fascino, ma in quel momento il gioco era diventato un duello tra di loro, ed io ero solo il premio in palio.
La cena a quel punto, era servita solo per incontrarsi, conoscersi, tastare il terreno. Era stata solo l'inizio del torneo, la presentazione delle sfidanti. Sicuramente le loro armi migliori le avrebbero sfoderate in un secondo tempo, in gran segreto. Si trattava solo di aspettare.

La cena terminò con un ottimo Tiramisù fatto in casa ed un ultimo brindisi "al piacere della compagnia!". Alla fine ci salutammo con la promessa di rivederci quanto prima e di mantenerci in contatto creando un nuovo gruppo su WhatsApp - suggeri' Monika: era la chiave per poter avere il numero di telefono di tutti senza chiederlo sfacciatamente. Ne avremmo fatto buon uso in seguito.

Rimasti soli iniziai ad aiutare Karin a mettere in ordine.
"Com'è andata la cena? Il pesce era buono?" mi chiese.
"Era tutto ottimo! Hanno mangiato tutto di gusto. Sei stata perfetta come sempre" risposi dandole un bacio e una pacca sul culo.
"Sono felice che ci siamo ritrovate ma ho visto anche come ti guardavano le mie amiche. Ti sarebbero saltate addosso se avessero potuto..."
"Ma cosa dici... Ci vedevano felici assieme e ci avranno un po' invidiato" dissi cercando di sviare il discorso da me.

Le immagini e le sensazioni della cena però mi si ripresentarono sotto forma di erezione. Mi avvicinai a Karin, la abbracciai da dietro, le strinsi il seno, la iniziai a baciare sul collo e, mentre pensavo a Monika ed Helena, cominciai a spogliarla.
"Lo sai che desidero solo te" le sussurrai mentre la spingevo verso il mobile della cucina.
"Si lo so, ma non si sa mai..." disse vogliosa.
La misi a novanta gradi sulla lavastoviglie, le alzai il vestito sopra i fianchi e le allargai le gambe. Mi ero eccitato durante la cena ed avevo l'uccello duro come il marmo.
"Vuoi sentire quanto mi ecciti?" le chiesi sfilandole gli slip.
"Io o le mie amiche?"
Invece di rispondere alla sua provocazione le ficcai il cazzo dentro la figa senza neanche scaldarla. Mi sbattevo Karin con forza ma nella mente si alternavano ad ogni spinta i volti e le fighe di Monika ed Helena, ed ogni tanto anche quello di mia moglie Sabrina: con il suo calo di desiderio durante la gravidanza non sapeva quello che si stava perdendo, le mie monte migliori.

Tutti questi pensieri nella testa mi avevano inebriato. Stavo per venire. Ancora due colpi più decisi e sentii la sborra scorrere dalle palle fino al glande per poi esplodere nella vagina bollente di Karin. La strinsi forte per i fianchi mentre mi svuotavo completamente dentro di lei. Mi sembrava di aver avuto un rapporto multiplo, di averle scopate tutte quante, di averci messo il triplo della forza.

"Se questo è l'effetto che ti fanno le cene vorrà dire che ne organizzeremo più spesso" mi disse sorridendo.

"Attenta a chi inviti..." le avrei voluto dire, ma lo tenni per me, in attesa di sapere come sarebbe andata a finire.

(continua)












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