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LA CENA DELLE COUGAR- quinta e ultima parte: Helena e suo marito


di Membro VIP di Annunci69.it Shoganai65
02.12.2021    |    6.834    |    4 9.4
"Indirizzai la cappella sempre più gonfia verso il buco che oramai conosceva perfettamente e la infilai piano piano..."
Oramai quella fantastica estate era terminata. Eravamo già a metà ottobre. A Trieste c'era la Barcolana, con tutto il casino di gente ed il traffico che ne consegue. Io ne avevo approfittato per lasciare mia moglie, la bimba e la suocera a godersi lo spettacolo delle mille barche dalla terrazza e venire un'ultima volta a Rovigno a preparare la casa per l'inverno: chiudere il gas, l'acqua, mettere un po' di lenzuoli bianchi sui mobili, tirare su i materassi in modo che non prendessero l'umido... Nel frattempo ripensavo ai bei momenti vissuti in quei mesi appena trascorsi.

Con Monika, dopo il nostro splendido weekend di fuoco, ci eravamo scambiati ancora qualche messaggio ma in quei giorni era impegnata col lavoro.
Karin invece aveva dovuto sottoporsi ad altre visite mediche ed era più di un mese che, suo malgrado, non riusciva a tornare a Rovigno.
Helena, la terza cougar di quella famosa cena di Ferragosto, non l'avevo più sentita. Karin mi aveva detto al telefono che il marito era stato male un'altra volta, era finito anche in ospedale ma poi era tornato a casa e lei doveva accudirlo a letto. Una situazione non proprio ideale per una donna ancora giovane. Forse per questo si era un po' isolata.

Verso le due del pomeriggio, avevo appena terminato di mangiare un piatto di pasta al pesto, avevo finito di pulire la cucina e il bagno, e stavo per lasciare la casa e mettermi in auto quando (guarda a volte le coincidenze o la forza del pensiero) mi arrivò un messaggio: era proprio di Helena.
"Ciao, ho appena sentito Karin. Era da diverso tempo che non la chiamavo. Ci siamo raccontate un po' di cose e mi ha detto che saresti andato un'ultima volta a Rovigno questo weekend. Mi piacerebbe poterti salutare prima che torni a Trieste…".
La sua richiesta era ancor più inaspettata del suo SMS. Ricordavo ancora il massaggio all'uccello che mi aveva fatto con il piede sotto la tovaglia qualla volta a cena, e gli sguardi vogliosi che mi aveva lanciato e ci eravamo scambiati, ma poi era sparita. Forse voleva veramente solo farmi un saluto ma quei tre puntini di sospensione potevano nascondere qualcos'altro mi suggeriva il mio innato ottimismo.
"Ciao Helena! In effetti stavo giusto per tornare a Trieste ma se hai tempo e voglia possiamo bere un caffè assieme, farebbe piacere anche a me" le scrissi restando abbastanza sul generico.
"Purtroppo ho mio marito a letto e non posso lasciarlo solo, però visto che per tornare a Trieste devi passare per Umago, la mia casa sarebbe di strada. Il caffè potrei preparartelo io…". E dai con quei tre puntini che potevano dire tutto o niente.
"Ho saputo di tuo marito, per quello non vorrei disturbare…" questa volta i puntini alla fine li aggiunsi io.
"Nessun disturbo, anzi anche lui è d'accordo 😉".
'Azz… La forza degli emoticon. Quell'occhiolino buttato là iniziava a mettermi in moto strani pensieri che risvegliarono anche il mio uccello. Non volevo illudermi per poi sbagliarmi ma quando l'antenna del radar si alzava e diventava dura significava che c'era della figa in vista: bisognava andare a vedere.
"Va bene. Allora mandami l'indirizzo e le coordinate di casa tua, e dammi il tempo di arrivare. Sono già in auto".

Umago da Rovigno non dista più di un'ora. Mi fermai per strada a prendere dei fiori e qualche pasticcino, e verso le 16.00 parcheggiai davanti casa di Helena e il marito Ivan, se non ricordavo male il suo nome.
Si vede che lei mi stava aspettando perchè mi venne incontro a braccia aperte e con un sorriso caldo ed accogliente.
"Ciao! Ben arrivato! Sono proprio contenta tu abbia deciso di passare, non vedevo l'ora" mi disse baciandomi con trasporto sulle guance.
Mi ero quasi dimenticato di quanto fosse sexy. Non mi aspettavo certo di vederla vestita da casalinga con tuta e pile con orsetto, ma nemmeno tirata da battaglia com'era: con leggins in similpelle nere, scarpe rigorosamente col tacco, camicetta rossa aderente, e trucco da manuale. Sembrava pronta per andare a ballare invece mi invitò ad entrare in casa.

"Come stai? E' tanto tempo che non ci vediamo. In queste settimane ho pensato molto alla nostra cena di Ferragosto… Avrei voluto chiamarti prima, incontrati ma ho avuto dei problemi con mio marito e solo oggi mi sono decisa. Avevo paura che da qui alla prossima estate ti saresti dimenticato di me" mi disse guardandomi negli occhi e accarezzandomi il viso con dolcezza e malizia.
"Anch'io ti ho pensata e mi sarebbe piaciuto scriverti ma non volevo disturbarti. Ho saputo che tuo marito è stato di nuovo male".
"Purtroppo sì, Ivan ha subito un altro intervento che lo ha debilitato ulteriormente. Adesso sta sempre a letto, è come se fosse invecchiato improvvisamente di altri vent'anni. E' anche per questo che oggi ti ho cercato".
"In che senso?"
"In questi giorno ho parlato molto con lui. Gli ho cercato di spiegare che io, con i miei 40 anni, sono ancora una donna giovane, piacente, che ho bisogno di scaricare le mie energie, le mie pulsioni sessuali, e che lui in questa fase della sua vita non può più essermi d'aiuto. Io gli ho promesso che per quanto mi sarà possibile continuerò a stargli vicino e a prendermi cura di lui ma a patto che mi dia la libertà di trovare qualcuno con cui fare sesso, la possibilità di soddisfare i miei istinti, le mie esigenze e le mie fantasie erotiche. Ivan non è stupido, ha capito perfettamente ed ha accettato la mia proposta".
Rimasi sorpreso e stupito da questa sua confessione.
"Gli ho accennato al fatto che oggi mi sarebbe piaciuto invitare proprio te e non ha fatto storie. Si ricordava della cena e in quell'occasione gli eri piaciuto. Mi ha detto che potevo fare quello che volevo ma a una condizione: vuole essere presente e guardarci dal suo letto. Ti crea imbarazzo?".
A questa domanda, una serie di immagini, tutte osè, si sovrapposero nella mia mente prima che riuscissi a dare una risposta di senso compiuto.
"Non credo. Se lui è d'accordo e posso rendere felici contemporaneamente tutti e tre, non vedo l'ora di iniziare" dissi cercando di trattenere il mio entusiasmo.
"Sapevo che non ti saresti tirato indietro. Vieni, ho già preparato tutto" e si avviò tenendomi per mano verso il piano superiore dove si trovavano le camere da letto. Inutile dire che avevo il cazzo a mille che spingeva sotto i boxer.

La camera era molto ampia. Al centro c'era un letto matrimoniale vuoto mentre Ivan giaceva su un letto ad una piazza e mezza accostato al muro, vicino alla finestra. Se ne stava leggermente sollevato, appoggiato a tre cuscini. Mi vide entrare e mi fece un cenno lento con la mano, a mo' di saluto o di benedizione. Da quando lo avevo conosciuto due mesi prima era invecchiato molto. Capii perchè Helena gli aveva parlato così apertamente al fine di trovare una soluzione che potesse preservare i sentimenti di entrambi e i desideri legittimi di lei.

"Mi sono dimenticata di chiederti un'altra cosa: ti dispiace se accendo la telecamera e lascio che filmi tutto quello che accadrà tra di noi? In questo modo potrò condividere questi momenti con Ivan anche quando te ne sarai andato".
Domanda bizzarra ma la situazione stava diventando talmente assurda e allo stesso tempo eccitante che avrebbe potuto chiedermi tutto quello che voleva ed avrei accettato.

Schiacciò il tasto ON e venne verso di me.
All'inizio non sapevo se guardare in camera, Ivan o concentrami su di lei ma l'incertezza durò un attimo. Non appena cominciò a baciarmi il collo e le orecchie provai dei brividi intensi. Iniziò a sbottonarmi la camicia per avventarsi sul mio petto. Usava la lingua per stimolarmi i capezzoli, le mani per accarezzarmi la schiena.
Passai al contrattacco usando le stesse tecniche e le sfilai la camicetta lasciandola cadere sul pavimento. La lucetta della telecamera era sempre rossa. Ivan, dalla sua scomoda posizione, non ci toglieva gli occhi di dosso. La presi in braccio e la adagiai sul lettone. Le baciavo l'interno delle braccia, le leccavo le ascelle, prendevo in bocca le sue tette sode e i suoi capezzoli attraverso il reggiseno. I leggins non sono comodissimi da togliere ma vennero via in un istante lasciandola sdraiata davanti a me con addosso solo l'intimo.
Era una Venere!

Il mio uccello spingeva per uscire subito dalla gabbia. Lei se ne accorse e con abile mano mi slaccio cintura e bottoni e mi spogliò completamente. Guardò la mia asta con ammirazione, leccandosi le labbra dal piacere. Fece partecipe anche Ivan della sua scoperta mostrandogli come la prendeva in bocca a favore della telecamera. Dopo tanto digiuno aveva una gran voglia di mettersi alla prova, di mostrare a me, a lui e a se stessa che poteva ancora far godere un uomo, che quel riposo forzato non le aveva fatto perdere lo smalto. Io avevo avuto la fortuna di trovarmi nel posto giusto al momento giusto e ora godevo di quelle sue voglie. Mi spompinava con maestria. Mugolando si infilava il mio cazzo in fondo alla gola. Andava in apnea e dopo lo lasciava libero per riprendere fiato. Se lo sbatteva all'interno della guancia, lo insalivava, lo leccava, lo baciava come fosse il suo gelato preferito. Ogni tanto incrociavo il suo sguardo soddisfatto che poi rivolgeva anche al marito immobile nel suo letto.

Stando sdraiato la presi per le natiche e posizionai la sua figa calda sul mio viso per poterla leccare mentre lei continuava a spompinarmi. Il 69 è una delle posizioni più spettacolari in video pensai, immaginandomi loro due davanti alla TV a rivedere tutta la scena. Cosa che mi eccitò ancor di più.
Presi a leccare con ancor maggiore accuratezza. La lingua scorreva lungo le sue grandi labbra, disegnava cerchi concentrici avvicinandosi alle piccole labbra e poi sempre più vicino alla clito. Andavo delicato, di punta, mentre lei oramai aveva preso le misure del mio cazzo e vedevo solo la sua testa salire e scendere su di lui. Anche le mie attenzioni però stavano facendo effetto. Vedevo i suoi umori caldi fuoriuscire dalla vagina sempre più umida e bagnata. Le ficcai un paio di dita all'interno per capire quanto elastica era e a che punto di cottura si trovava. Questo la face trasalire.

Decise che era venuto il momento di prendersi il premio tanto atteso. Si girò mostrandomi le tette, prese il cazzo con le mani e, mentre si calava su di me, lo accompagnò dentro la figa calda ed accogliente. All'inizio la sentivo strettina, segno che era da un po' che non ne prendeva, ma pian piano si adattò alle dimensioni del mio uccello e lo avvolse perfettamente come un guanto. Io dal basso rispondevo alle sue spinte dall'alto ma era lei che dettava il ritmo. La tenevo per i fianchi, le palpavo le tette, la sculacciavo sul culo, guardavo il cazzo sparire dento quel pertugio paradisiaco. Ogni tanto, per cercare di durare di più, guardavo Ivan: ero dispiaciuto per lui ma da lontano lo vedevo comunque partecipe e sereno, felice del compromesso raggiunto con Helena. L'amore in fondo è anche e soprattutto questo: cercare in ogni situazione e col dialogo di far prevalere la felicità dell'altro sui nostri egoismi.

Dopo avermi cavalcato per un bel po' Helena si voltò nuovamente e si mise a pecora.
"Prendimi da dietro, ti prego" mi implorò.
Nel vederla girata con quel magnifico culo per aria non mi feci pregare. Indirizzai la cappella sempre più gonfia verso il buco che oramai conosceva perfettamente e la infilai piano piano. Per farla impazzire adottai la tecnica del 9:1, ovvero nove colpetti infilando solo i primi 3 centimetri di cazzo e poi un affondo completo. E poi si continua a proporzioniinverse: 8:2 e così via. Avevo visto da poco un tutorial su you tube in cui una sex coach spiegava che con questo tipo di penetrazione la donna impazzisce e Helena mi stava dando la conferma di quanto fosse vero. Stava godendo a cascata, sentivo le sue contrazioni, i suoi fremiti, le pareti della vagina che si stringevano attorno al mio cazzo che oramai era dedito solo agli affondi completi. Stavo per esplodere anch'io. Un ultimo colpo e poi con un salto all'indietro uscii per lasciare libero sfogo a tutta una serie di schizzi di sperma che finirono sulla schiena, i capelli, il viso di lei.

"Grazie, sei stato un tesoro. Erano anni che non godevo così" mi disse baciandomi sul viso e pigiando il tasto OFF.
Guardai Ivan che non si era perso un secondo del nostro rapporto. Con uno sforzo sollevò la mano destra e mi fece il pollice alla Fonzie, annunedo lentamente con la testa. Avevo avuto anche il suo placet, la cosa mi diede serenità.

Avrei voluto fermarmi ancora un po', prendermi anche il lato B, ma avevo giurato a mia moglie che sarei tornato a Trieste per cena. Salutai a malincuore Helena con la promessa che se avesse voluto ci saremmo potuti vedere ancora, ma non successe più.

Quell'inverno lo trascorsi a casa con Sabrina e mia figlia che diventava ogni giorno più forte e impegnativa. L'estate successiva andammo tutti e tre nella casa di Rovigno e passammo le giornate sotto l'ombrellone tra sonnellini, bagnetti e pannolini. Finalmente mi godevo la mia famiglia anche se ogni tanto i ricordi dell'anno prima riaffioravano prepotenti.

(Fine)
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