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LA VIGILIA DI NATALE – IL CULO DELLA PORTINAIA


di Membro VIP di Annunci69.it Shoganai65
22.12.2021    |    19.812    |    8 9.9
"Rimango dentro di lei tutto il tempo necessario perché il cazzo si ammosci e venga espulso dalle sue contrazioni..."
Anche quest’anno il turno della vigilia di Natale è toccato a me. D’altra parte sono l’ultimo arrivato in azienda. Mi toccherà restare in ufficio dalle 22.00 fino alle 6.00 del mattino per monitorare se arrivano notizie importanti. Il giornale non chiude mai, neanche durante le festività. Alle 19.00 tutti i colleghi hanno fatto il brindisi assieme e poi se ne sono tornati a casa, dalle rispettive famiglie, alla spicciolata. Non c’è più nessuno nell’edificio, tranne in portineria.

Passando mi è sembrato ci fosse una ragazza, una rossa, una nuova che avevo incontrato poche altre volte. Il personale addetto alla sorveglianza cambia spesso per cui non sempre ricordo le facce ma questa mi sembrava particolarmente carina e giovane. Probabilmente anche lei è l’ultima arrivata e le toccano i turni più sfigati. Magari dopo faccio un salto a farle gli auguri, d’altra parte siamo solo noi due, e la sera della vigilia di Natale è un po’ triste.

Seduto alla mia scrivania guardo un po’ di tv, navigo su internet, scambio un po’ di messaggi con gli amici, invio gli auguri a chi so che ci tiene… insomma cerco di far passare il tempo.
Aggirandomi tra le scrivanie dei colleghi trovo un paio di panettoni non ancora aperti e un paio di bottiglie di Prosecco integre. Quasi quasi ne stappo una e me la scolo da solo. Poi però penso che sarebbe più giusto andare a brindare giù in portineria anche se non conosco la tipa. Sempre meglio che starsene da soli ad aspettare notizie che non fregano a nessuno.

Scendo con l’ascensore al piano terra e arrivando da dietro vedo seduta al suo posto una bella chioma ramata, con capelli lunghi e ondulati.
“Buonasera, anche lei di turno stasera? Le dispiace se facciamo un brindisi assieme visto che siamo gli unici qui dentro” dico avvicinandomi alla sua postazione.
“Buonasera. Si oggi tocca a me. Sa, sono l’ultima arrivata, sono ancora in prova e tutti i miei colleghi hanno famiglia e figli. Comunque non mi dispiace, è una serata come le altre, solo un po’ più tranquilla…” mi risponde sorridendo.
Che bel sorriso e che bel viso! Ha un sacco di lentiggini, gli occhi verdi smeraldo, gli zigomi alti, le labbra voluttuose. Indossa la divisa nera della società di sorveglianza per cui lavora: non è certo eccitante ma comunque non riesce a nascondere il seno prosperoso di cui è dotata. Lo so che non sono pensieri da fare la notte di Natale, ma la situazione si sa fa l’uomo ladro, e certe occasioni non vanno sprecate.
“Allora posso stappare la bottiglia? Mi fa compagnia?” le chiedo.
“In realtà non potrei, sono in servizio” mi risponde.
“Ma chi vuole che lo venga a sapere? Io certo non lo andrò a raccontare a nessuno e non mi sembra ci sia nessun altro nel palazzo” insisto.
“E va bene, ma solo un goccio. Dicono che porti bene” acconsente con un’espressione tenera e dolce che ha l'effetto di sciogliere le mie ultime remore.

Stappo il Prosecco e lo verso in due calici rimediati nell’armadio della mia segretaria.
“Al Natale e soprattutto a noi!” brindo facendo cin-cin con i bicchieri, guardandola fissa e annegando in quegli occhi verdi.
“…A noi allora!” mi fa eco senza peraltro abbassare lo sguardo.
Rotto il ghiaccio iniziamo a parlare del più e del meno.
Mi racconta che ha 25 anni e sta ancora studiando all’università e che per mantenersi ha accettato da poco questo lavoro part-time. Si chiama Rebecca e da tre anni ha un fidanzato che stasera ha deciso di andare a cena dai genitori che vivono fuori città. Le piace andare in palestra, sciare e d’estate fare trekking in montagna.

Io le pongo le domande e la lascio parlare mentre la guardo e cerco di entrare sempre più in empatia con lei. Ogni tanto le riempio il calice che, nonostante la sua riluttanza iniziale, vedo che gradisce non poco. Sarà il Prosecco, sarà il clima confidenziale, o il fatto che siamo soli con tutta la notte a disposizione, decido, porgendole nuovamente il bicchiere pieno, di provare a sfiorarle inavvertitamente la mano per vedere la sua reazione.
Non c’è reazione, anzi, rimane con le dita a stretto contatto con le mie. Sento la pelle calda, un trapasso di energia, una specie di scossa, di vibrazione. Oso un po’ di più, guardandola negli occhi e accarezzandole il dorso della mano con i polpastrelli. Per tutta risposta gira la mano e mi stringe le dita con le sue. La scossa è ancora più potente: siamo sulla stessa lunghezza d’onda, vogliamo entrambi la stessa cosa.

La tiro a me per baciarla e non oppone resistenza. Mi porge le sue labbra che si inchiodano alle mie. Le nostre lingue si incrociano, si cercano, si frullano. E’ calda, sensuale, appassionata. Mi offre il collo e bacio anche quello, colpito dal suo profumo e da quello dei suoi lunghi capelli. Le mani non vogliono stare ferme a guardare. Iniziano ad accarezzarle i fianchi, poi si avventurano sul seno, su quelle tette sode che spingono sotto la felpa nera.

“Spostiamoci da qui” mi dice prendendo l'iniziativa. “Andiamo nello spogliatoio, staremo più comodi”.
Mi prende per mano e mi conduce in una sala di cui non conoscevo l’esistenza. Ci sono alcuni armadietti ed anche una panca per potersi cambiare. Senza dire nulla si siede e inizia a sbottonarmi i pantaloni. La vedo armeggiare sotto quella chioma rossa. Sento la sua mano calda intrufolarsi sotto i boxer ed afferrare il mio uccello che reagisce prontamente al tocco. Lo fa uscire e, dopo averlo segato un attimo, lo prende in bocca. La testa oscilla avanti e indietro mentre il cazzo sparisce nelle sue fauci vogliose. Ci mette passione, desiderio, voglia. Lo lecca, lo bacia, lo mordicchia. Mi ciuccia le palle, lo slinguazza, e poi lo prende di nuovo tra le labbra avvolgenti.
“Mi piace il tuo uccello” mi dice “vorrei me lo infilassi dentro”.

Inizio a spogliarla togliendole la felpa. Rimane col reggiseno e le tette che stanno per esplodere. E’ tanta roba. Le libero da ogni costrizione e ne assaporo i capezzoli turgidi e appuntiti.
“Mmmmmhhh… Ancora..." sussurra incoraggiandomi a proseguire.
Mentre sono impegnato a leccarle le tette le slaccio i pantaloni della divisa e glieli sfilo. Ha un culo grosso ma sodo, bello da toccare, da stringere, da sculacciare.
“Scopami, ti prego!”
“Sarà un piacere” le dico “Sarà il mio regalo di Natale”.
Siccome la panca è piuttosto bassa le chiedo di girarsi e mettersi sulle ginocchia a novanta gradi. Obbedisce senza fiatare. In questa posizione le tettone penzolano come le mammelle di una mucca, mentre mi porge alla vista il bel culo e la figa bagnata. La cosa mi eccita oltre misura. Prendo il cazzo con la mano e lo sento duro e pronto a penetrarla come si deve. Mi piace quando risponde così a queste sollecitazioni estemporanee.

Punto la cappella tra le sue grandi labbra e la sfrego un po’ per lubrificarla. Non ce ne sarebbe bisogno. Quando entro nella vagina è più che bagnata. Glielo infilo lentamente fino in fondo tenendola stretta per i fianchi e tirandola a me.
“Siiii…” urla “mi piace… dammelo tutto…”
Come non esaudire questa sua richiesta la notte di Natale, mi dico.
Comincio a spingere sempre più intensamente mentre sento le sue viscere che si contraggono, i muscoli della vagina che pulsano e stringono il mio uccello in una morsa di piacere.
Accelero ancora il ritmo delle spinte, mi sento quasi prossimo a venire e ad uscire col salto della quaglia, quando mi chiede un favore.
“Senti, col mio fidanzato non ho mai fatto sesso anale, perché dice di non essere pronto e ha paura di farmi male. Io invece ci terrei molto a provare. Mi faresti questo regalo?”

Non potevo sperare in richiesta migliore.
“Non ti preoccupare. Lo farò volentieri e non ti farò neanche male” rispondo.
Per fortuna porto sempre in tasca con me una crema per le mani piuttosto oleosa, adattissima in questo caso. Dopo averle leccato ben bene il buco del culo, verso un po’ di crema sulle dita, sull’ano e sulla punta dell’uccello e inizio a lavorarmelo con calma, cercando di dilatare l’entrata senza farle del male. Dai mugolii che sento mi sembra apprezzare il mio tatto.

“Sei pronta?” le chiedo “E’ quasi mezzanotte e Babbo Natale sta per entrare per il camino” le dico sorridendo.
Lentamente cerco di farmi strada con la cappella che scivola piano piano fino a scomparire dento quel bel buchetto. A questo punto tutto diventa più semplice. Con calma ma senza indugiare penetro un centimetro alla volta sempre più in profondità, fino a toccare con le palle contro le sue natiche.
“Oh siiii… Lo sento dentro, lo sento tutto…” sospira soddisfatta.
“Era il regalo che volevi, vero? Sei stata brava e Babbo Natale ti ha accontentata” le dico continuando a infilarglielo da cima a fondo.

Oramai il buco e tutto il canale sono pienamente lubrificati. Il cazzo vi scivola dentro e fuori che è un piacere. Il poco attrito serve solo a stimolare ancor più il desiderio che, all’aumentare delle spinte, giunge al suo culmine.
“Sborrami dentro, riempimi tutta!!!” è l’ultima cosa che sento di lei prima di esplodere e di svuotare tutto lo sperma che avevo in quel culo benedetto. Siamo entrambi in trance. Rimango dentro di lei tutto il tempo necessario perché il cazzo si ammosci e venga espulso dalle sue contrazioni. Prima di darmi una sistemata le bacio tutte e due le natiche e le do una sculacciata.
“Adesso che la via è aperta, ti auguro di usarla spesso” le dico sorridendo.
“Non potevi farmi regalo più bello. Speriamo che il mio ragazzo sappia apprezzarlo e gustarlo come hai fatto tu” sorride ammiccando.
“...Altrimenti possiamo farci mettere di turno anche il prossimo Natale” suggerisco.
“Natale è solo fra un anno. Mentre la prossima settimana ci sarebbe Capodanno…” risponde con un’espressione biricchina.
“Che dici, diamo la nostra disponibilità?!”

(fine)

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