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“TATA” SOFIA: LA MIA NAVE SCUOLA


di Membro VIP di Annunci69.it Shoganai65
04.01.2022    |    25.704    |    11 9.9
"Era intenta a raccogliere le lenzuola per buttarle in lavatrice e tra le pieghe del piumone trovò un paio di miei boxer usati..."
Sin da piccolo sono stato abituato ad avere delle "tate" in giro per la casa. Mia madre lavorava per cui nelle faccende quotidiane e nella gestione dei figli si faceva sempre aiutare da quelle che noi chiamavamo “domestiche”, donne delle pulizie, baby sitter, “tate”, a seconda del loro ruolo e dell’età mia e di mio fratello.

Mi ricordo in particolare di SOFIA, che iniziò a prestare servizio presso di noi quando io andavo in quarta Liceo: fu la mia NAVE SCUOLA.
Era stata assunta dai miei genitori per fare le pulizie, la spesa, mettere in ordine la casa e le camere da letto e preparare il pranzo. Il suo orario andava generalmente dalle 9 del mattino alle 17, dal lunedì al venerdì. All’epoca mio fratello frequentava già l’università a Milano mentre io uscivo di casa alle 7.00 e rientravo verso le 14.30, per cui la incontravo solo nel pomeriggio per un paio di ore.

A differenza della signora precedente che aveva una cinquantina d’anni ed era piuttosto grassoccia, Sofia aveva appena compiuto 35 anni, era snella, sfoggiava un bel seno pronunciato ed un bel culetto, sorrideva sempre e sin dal primo incontro si dimostrò molto simpatica. Viveva in un paesino vicino al nostro, era sposata, ma aveva scoperto che non poteva avere figli, almeno era quello che avevo carpito da un dialogo che aveva avuto con mia madre.
Io ero in piena esplosione adolescenziale, con gli ormoni a mille, il bisogno di spararmi almeno tre seghe al giorno immaginando di fare sesso con tutte le mie compagne di classe, le prof, le cuginette e, naturalmente, con la new entry Sofia.

Quando rientravo dalla scuola la guardavo mentre si chinava a raccogliere la spazzatura, o saliva sulla sedia per pulire la polvere dal lampadario del salotto e già l’uccello mi diventava duro. La seguivo con lo sguardo per tutta la casa e i miei occhi radiografavano le sue belle tette, il suo culo, la sua bocca da pompini.
Poi correvo nel mio bagno e la mano partiva veloce per dare una momentanea soddisfazione al cazzo, con schizzi di sperma che arrivavano fino allo specchio.

Man mano che i giorni passavano Sofia diventava sempre più simpatica, dolce, disponibile e questo suo modo di fare riusciva a sciogliere la mia tipica timidezza adolescenziale. Mi chiedeva come andavo a scuola, cosa mi sarebbe piaciuto fare da grande, se avevo degli amici, con chi andavo d’accordo in classe, se avevo già la fidanzatina… Io mi aprivo con lei e le raccontavo tutto (tutto tranne che ero completamente pazzo di lei e che avrei voluto fare l’amore all’istante, ogni giorno, in ogni momento, in ogni stanza della casa…)
Non glielo raccontai ma penso che lei lo capì ugualmente o forse lo aveva messo nei suoi progetti ancor prima di me.

L’occasione capitò un lunedì mattina quando, al Liceo che frequentavo, si ruppe l’impianto di riscaldamento e gli studenti, assieme ai professori, proclamarono seduta stante uno sciopero a sorpresa. Io per un po’ rimasi a manifestare con gli altri davanti alla scuola, poi pensai bene di tornarmene a casa con l'idea di terminare la versione di latino.

Arrivai proprio mentre Sofia stava riordinando la mia camera da letto. Era intenta a raccogliere le lenzuola per buttarle in lavatrice e tra le pieghe del piumone trovò un paio di miei boxer usati. Mi ero dimenticato di buttarli a lavare quella mattina dopo averli usati per pulirmi gli schizzi della prima sega quotidiana. Avrei voluto sprofondare dalla vergogna ma lei non si scompose, anzi.

“Vieni qui ometto” mi disse invitandomi ad avvicinarmi a lei. “Ti sembra questo il modo migliore per sfogare le tue energie?”
Io sentii che stavo diventando rosso dalla vergogna e non fui capace di proferire verbo.
“E sentiamo” proseguì sorridendo “a cosa pensi quando ti trastulli il pisello? Ti capita mai di pensare a me?”
La domanda così diretta non me la aspettavo e in un impeto di sincerità ammisi tutto: “Sì mi capita spesso di sognarti, di pensarti e mi piaci da morire” le risposi con tutto il candore e il senso di liberazione generato dalla possibilità di condividere finalmente questi miei pensieri con l’oggetto dei miei desideri.

“Ma perché non me lo hai detto mai, avrei potuto darti una mano…” disse lei mettendo da parte i boxer usati e facendomi cenno di sedermi vicino a lei sul letto.
Mi sembrava di sognare. I miei genitori erano al lavoro e non sarebbero tornati prima di mezzogiorno ed io ero lì con Sofia pronta a trasformare le mie fantasie erotiche in realtà: non poteva essere vero, non ci credevo.

“Ma tu l’hai mai fatto prima? Sapresti da dove cominciare?” mi chiese accarezzandomi il viso ed i capelli.
“In realtà no. E’, o meglio, sarebbe la prima volta… Ma ho letto diversi libri e fumetti, ed ho visto parecchi video e film… Insomma la teoria l’ho studiata…”
“E’ già qualcosa, anche se la realtà è molto più bella ed avvincente” disse continuandomi ad accarezzare “L’importante è fare le cose con calma, passione e dolcezza” si prese le mie dita e se le mise in bocca provocandomi un brivido lungo la schiena.
Non sapevo come muovermi. Avrei voluto saltarle addosso, baciarla, stringerle le tette, leccarle la figa, scoparla come avevo visto fare su You Porn ma ero come paralizzato, per cui lasciai a lei l’iniziativa.

“Vieni qui e comincia a baciarmi sulle labbra”.
Obbedii.
“Apri la bocca, fai uscire la punta della lingua e comincia a frullarla attorno alla mia, con calma, come stessi assaporando una fragola”
Pian piano iniziai a prendere confidenza e a scaldarmi.
“Bravo, impari subito” mi incoraggiò Sofia “Adesso continua a baciarmi e con le mani accarezzami il viso, il collo, e scendi giù sul seno. Vedi se ti eccita… A me piace da impazzire” mi sussurrò all’orecchio dandomi fiducia e aumentando il mio desiderio.
Mentre facevo quello che mi diceva il mio uccello si era innalzato ed era diventato un palo duro e gonfio che spingeva sotto i jeans.
Sofia se ne accorse perché cominciò a passarci sopra la mano delicatamente.
“Ma cosa abbiamo qui sotto che spinge, un bestione? Forse vuole uscire e divertirsi anche lui, che dici?” mi chiese mentre io già ansimavo sotto i suoi tocchi delicati, incredulo che proprio lei me lo stesse tirando fuori per poi prenderselo in bocca.

A quel punto mi lasciai andare sul mio letto mentre lei iniziava a spompinarmi in silenzio aiutandosi con le due mani. Con una teneva strette le palle alla base e con l’altra tirava su e giù l’asta che scompariva all’interno della sua bocca. Io la guardavo e non potevo ancora crederci. Avrei voluto succhiarle le tette, sentire l’odore della sua figa ma per il momento comandava lei e voleva proseguire nel darmi piacere.
“E’ bello grosso e giovane come piacciono a me” disse passandosi la lingua sulle labbra. “Adesso tocca a te assaggiare la mia passera” così dicendo si sfilò rapidamente i leggins e restò con un tanga rosso che esaltava le chiappe senza coprire quasi nulla. Si posizionò con la figa a cavalcioni sul mio viso, si tolse anche la felpa e mi disse “Leccala e succhiala come fosse un gelato!”
Non potevo sperare di meglio. Lo avevo visto fare centinaia di volte nei video porno che guardavo su internet con mio fratello maggiore e pensavo di sapere come fare. La leccavo e stimolavo con la punta della lingua, poi le davo delle leccate più profonde, cercavo di trovare il clitoride di cui conoscevo più o meno l’esistenza e la posizione, con le mani le tenevo stretto il culo, spingendole il monte di Venere verso la mia bocca. Sembrava le piacesse perché mugolava, gettava la testa all’indietro, con le mani cercava il mio cazzo e me lo stringeva vogliosa. Andai avanti per diversi minuti ad assaporare quello scrigno di umori profumati e deliziosi che reagiva ad ogni mia stoccata.

“Adesso è ora che mi scopi” decise stendendosi col ventre per aria e le gambe larghe, invitandomi a prenderla. “Non avere paura, non sentirai dolore. Non avere fretta di venire, goditi il momento” mi disse con affetto prendendomi l’uccello ed accompagnandolo con la mano verso l’entrata della vagina. “Una volta centrato il buco, entra piano piano, lascia che si inumidisca un po’, sfregamelo all’entrata e poi spingi lentamente finchè lo senti dentro del tutto, comodo, ben accolto”.
Io in realtà fremevo per sbatterla come un attore porno ma seguii i suoi consigli, prestando attenzione a quello che facevo ma cercando anche di pensare ad altro per non venire subito e fare la figura del pivello.

Sofia era nuda sotto di me, con i fianche e i talloni mi dava il ritmo mentre io vedevo il mio cazzo sparire tra le sue gambe, nella sua figa depilata, per la prima volta nella mia vita. Avrei voluto baciarla ancora, succhiarle i capezzoli, ma tutta la mia attenzione, la concentrazione era rivolta al mio uccello, al desiderio di fare bella figura, di darle soddisfazione e di riuscire a sbatterla almeno un po’ come nei film.
Una volta ambientato e preso confidenza con il tepore della vagina, con le sue contrazioni, con la piacevole sensazione di scorrere nel suo interno lubrificato dagli umori caldi, sentii il cazzo durissimo, le vene gonfie, le palle toste che sbattevano contro le sue chiappe, mi sentii padrone della situazione. Non ero il giovincello voglioso di venire che sborra dopo due secondi. Mi pareva di riuscire a gestire il tempo e le mie emozioni, le sue sensazioni ed il mio desiderio.

“Bravo, bravissimo. Adesso puoi aumentare le spinte se vuoi” disse Sofia inarcandosi per sentirmi ancora più in profondità. “Hai un uccello magnifico e se lo imparerai ad usare bene farai felici molte donne “ mi predisse.
Non volevo deluderla. Seguivo alla lettera i suoi consigli cercando di cogliere ogni fremito per capire se stavo andando bene.

“Voglio che tu mi prenda anche da dietro, ti piacerà vedrai…” disse sfilandosi e mettendosi in ginocchio sul letto davanti a me. “Prendi la mira, entra piano e non avere mai fretta. Questa è la lezione numero uno, ricordatela: i maschi in genere si accendono subito e durano il tempo di un fiammifero mentre le donne amano le fiamme, il fuoco lungo, caldo e duraturo”.
Puntai, mirai ed entrai nella sua calda vagina da dietro. Era una visione che lo specchio della mia cameretta mi rifletteva mandandomi in estasi. La stavo montando come avevo sognato mille volte, come avevo desiderato segandomi ogni giorno. Il mio cazzo entrava e usciva da lei facendola ansimare. Le stringevo le tette con le mani, la sculacciavo come nei video e lei mi diceva “Ancora!”

“Accelera, accelera! Continua così… mi fai venire”
A quelle parole aumentai il ritmo e la lunghezza delle mie stantuffate. Lo tiravo fuori quasi del tutto e poi spingevo fino in fondo sbattendo con le palle e poi di nuovo, sempre più veloce sempre più forte, tirandola a me per i fianchi con le mani.
“Vieni, vieni anche tu… vienimi dentro, non ti preoccupare! Vieni con me…”
“Ahhhh… Siiiii... Godooooo…” Mi lasciai andare alla prima sborrata non solitaria della mia vita. Venni dentro di lei come un fiume in piena. Sofia strinse le cosce per tenermi ancora dentro e spremermi fino all’ultima goccia. Il mio uccello non voleva saperne di uscire da lei. Mi accasciai sulla sua schiena baciandole il collo. Ero in estasi. Non ci potevo ancora credere.

“Come prima volta devo dire che ti sei comportato molto bene, sei davvero promettente” mi disse sorridendo “speriamo di non dover aspettare il prossimo sciopero per la seconda lezione…”


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