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Prime Esperienze

I TRE LUPI e le DUE PORCELLINE


di Membro VIP di Annunci69.it Shoganai65
10.01.2022    |    10.186    |    2 9.6
"C’era il mondo, come ogni anno..."
Eravamo giovani e pieni di ormoni. Giravamo sempre in tre per feste, discoteche, sagre. Dividevamo tutto: i soldi per la benzina, i cazzotti presi e dati, le poche avventure e le tante cazzate. Io, Max e Tony eravamo amici, amici veri, un po’ bulli e un po’ coglioni.

Una sera d’estate andammo ad una rinomata sagra paesana, famosa per le sue leccornie e gli stand gastronomici. C’era il mondo, come ogni anno. Mangiammo tanto, bevemmo di più, andammo a ballare un po’ brilli. Incontrammo due ragazze del nostro paese, più giovani di noi, che conoscevamo di vista. Ci dissero che erano venute in compagnia di altre amiche le quali però, siccome non si stavano divertendo, se n’erano andate e le avevano lasciate a piedi. Tra i fumi dell’alcool e due salti in pista le rassicurammo dicendo che non c’era alcun problema: le avremmo riportate a casa noi, ma a sagra finita.

Ballammo assieme per un bel po’. Ogni tanto andavamo al banco a ordinare uno shottino e una birra per tenerci a livello. Anche le due ragazze ci tenevano testa, non mollavano.
Si chiamavano Mary e Rosy, avevano 18 anni (così ci dissero). Non erano male, anzi. Mi ricordavo di averle viste in giro per il paese quando erano ancora due adolescenti alle medie, poi io ero andato all’Università fuori Regione, e me le ritrovavo davanti adesso alte, con due belle tette, un culo a mandolino, due sorrisi magnetici e uno sguardo da porcelline. Erano simpatiche, di compagnia, stavano allo scherzo e rispondevano per le rime alle nostre battute sconce.

L’alcool aveva contribuito a stemperare le nostre inibizioni e lubrificare le lingue consentendoci di vincere la timidezza, essere audaci, tastare il terreno, provarci. Certo noi eravamo in tre e loro solo in due, e come sempre ci sarebbe stata un po’ di sana competizione per cercare di non essere quello tagliato fuori, per riuscire a portare a casa la preda. Ma come già detto eravamo soliti dividere tutto, non ci sarebbero stati problemi.

Le ragazze d'altra paret non sembravano avere delle preferenze chiare: sorridevano e scherzavano con ognuno di noi, si lasciavano abbracciare, si strusciavano maliziosamente, facevano le finte timide, aumentando la nostra eccitazione e il desiderio di ognuno. Fosse stato per me mi sarei limonato una delle due (non importava quale) anche lì sul posto, ma in giro c’era ancora troppa gente delle nostre parti e non era il caso.

Fu Max che a un certo punto la buttò lì:
“E se andassimo a farci una spaghettata a casa mia, i miei non tornano fino domani e possiamo starcene tranquilli. Che ne dite?”
La proposta era azzardata: se le ragazze avessero detto di no ci saremmo giocati la serata, in caso contrario però si sarebbero aperti nuovi scenari...
“Io ci sto!” rispose Mary senza pensarci un attimo.
Rosy la guardò con sguardo interrogativo. Non era molto convinta della decisione precipitosa dell’amica. A quel punto la guardai con la faccia da angioletto implorante e anche lei acconsentì:
“Va bene… però cucinate voi”.
Wow! Bravo Max! Spostiamo la partita tra le mura amiche e senza tanto pubblico curioso a distrarci. Il resto si vedrà.

Ci dirigemmo tenendoci tutti e cinque sottobraccio, cantando e saltando, verso l'auto di Tony, una vecchia Panda che ne aveva viste di tutti i colori. Per fortuna dei tre era quello che aveva bevuto un po’ di meno e i chilometri da percorrere erano solo una ventina.
Io presi posizione sul sedile posteriore con Rosy mentre Max si sedette davanti con Mary in braccio.
Già durante il viaggio iniziarono quelle grandi manovre represse durante tutta la serata. Io cominciai subito a limonare con Rosy, a baciarle il collo, le tette, a cercare di spogliarla. Lei mi lasciava fare fino a un certo punto, ma guai a toccarle la cerniera dei jeans.
“Aspetta” mi diceva “non avere fretta…”
Fretta? Io avevo il cazzo in fiamme, pronto, duro, voglioso… Ma dovevo continuare a tenerlo a bada.
Davanti a noi, con la coda dell’occhio, vidi Mary che seduta comodamente sulle palle di Max gli stava baciando con passione il collo mentre però, con la mano destra, massaggiava la patta di Tony che guidava con aria estasiata.
“Però! Vedi la porcellina…" pensai tra me e me "Così magari lo aiuta a stare sveglio finchè arriviamo”

Finalmente giungemmo nel garage della casa di Max. Durante il tragitto le nostre camicie erano volate chissà dove (una addirittura fuori dal finestrino…) e i reggiseni delle ragazze erano appesi ai nostri colli. Ci ricomponemmo un po’ prima di scendere ma l’atmosfera era bollente, ci aspettava una notte da ricordare.

Entrammo in salotto dove si trovava un ampio divano ad angolo con penisola. Eravamo particolarmente su di giri.
“Io vado a mettere su l’acqua ed il sugo per gli spaghetti, chi mi aiuta?” disse Max.
“E io invece verso da bere a tutti, chi mi aiuta?” rilanciai euforico.
“E io sto qua a farmi una sega! Chi mi aiuta?!?!” urlò Tony ridendo come un pazzo…
“Io mi fermo con Tony” sospirò Mary “non ho voglia di cucinare…”
“Bene, allora io vado a controllare che la pasta di Max non sia CORTA e SCOTTA…” aggiunse ridendo maliziosa Rosy sculettando verso la cucina.

Visto che per il momento ero stato messo in panchina iniziai a preparare qualche cocktail improvvisato con i liquori che avevo trovato nel frigobar. Pozioni ad alto tasso alcoolico che nelle mie intenzioni ci avrebbero fatto sballare alla grande.
Dalla cucina intanto giungevano gemiti e sospiri che nulla avevano in comune con la preparazione di una spaghettata al sugo.
Sul divano Tony era rimasto a petto nudo e con i pantaloni arrotolati alle ginocchia mentre Mary era sdraiata su di lui impegnata a succhiargli il cazzo e a leccargli le palle. Ci metteva passione e desiderio. Tony aveva l’aria strasognata mentre l’uccello, stretto tra le mani di Mary, spariva nella sua bocca avida e accogliente. Li guardai per un po’ mentre sentivo il mio arnese diventare sempre più duro. Era eccitante osservarli ma anch’io ero pronto per scendere in campo, per dare una mano: mi bastava un cenno.

“Che ne dici di venire a fottermi invece di stare là impalato” mi invitò Mary quasi mi avesse letto nel pensiero.
“Non aspettavo altro” risposi togliendomi in un attimo scarpe, calzini, pantaloni e boxer, mettendo in bella vista il mio cazzone che, non per vantarmi, ma superava di ben 7 centimetri quello di Tony. Mary quando lo vide ne rimase entusiasta ed un po’ impaurita.
“Facciamo che prima mi infilo nella figa quello di Tony mentre io prendo bene le misure del tue con la bocca” mi propose cambiando posizione e calandosi lentamente sull’uccello di Tony che nel frattempo non si era mosso.

Mi sistemai in piedi di fronte al suo viso e le porsi il membro e le palle da succhiare. Piantata saldamente sul cazzo di Tony mi guardò ammirata e cominciò a leccarlo in lungo e in largo aiutandosi con le mani. Con le labbra baciava il glande, poi cercava di introdurlo in bocca, lo riempiva di saliva rendendolo scivoloso, aumentava la presa, lo lasciava e poi lo riprendeva. Ogni tanto Tony le dava una pompata più forte che le faceva perdere il ritmo, ma ci sapeva fare e lo ingoiava in profondità.

“Ti sei allenata abbastanza?” le chiesi gentilmente alzandole il viso “Che ne dici se te lo infilo nella figa mentre Tony va a controllare che la pasta sia al dente”.
Non ci fu bisogno di parlare. Tony uscì per il momento soddisfatto e si avviò con intenzioni bellicose verso la cucina mentre Mary si posizionò a pecora sul divano.
“Fai piano” mi sussurrò allargando le gambe e mostrandomi l’entrata della vagina già ben lubrificata dal lavoro del mio amico.
Puntai la grossa cappella viola e piano piano introdussi il mio arnese nei meandri della sua figa calda ed invitante.
“Oh siiii…” fu la sua reazione a quel primo impatto. Era giovane e di cazzi non doveva averne visti molti, certo non grandi come il mio.
Cominciai ad andare avanti e indietro sempre più in profondità e più velocemente mentre la figa si adattava sempre meglio alle mie dimensioni e l’uccello entrava ed usciva perfettamente, senza sbavature, come il pistone nel cilindro di un motore Ferrari!
Aumentavo i giri e sentivo che lei stava impazzendo.
“Siii… Scopami, scopami!!! Siii, mi piace…”
Era un piacere vederla così partecipe e soddisfatta che rispondeva alle mie pompate inarcando la schiena e venendomi incontro col suo culetto d’oro.

Forse incuriositi dai nostri gemiti e dalle urla di Mary anche gli altri tre poco dopo ci raggiunsero in salotto, completamente nudi e scapigliati.
“L’acqua bolle ed il sugo è pronto” dissero “però prima di buttare la pasta noi pensavamo fosse meglio terminare assieme questi “antipasti”, voi due che ne dite?”
“Mi era venuta esattamente la stessa idea. Venite c’è posto, accomodatevi” risposi.
Mary sorrise complice a Rosy che si posizionò come lei, a pecora, al suo fianco.
Io uscii dalla figa allargata di Mary che venne occupata dal cazzo più normale di Tony e mi avvicinai a quella dell’amica che nel frattempo aveva ripreso a ciucciare l’uccello di Max il quale però passava con disinvoltura dalla bocca di una a quella dell’altra.

C’era armonia, sinergia, complicità tra di noi. Desiderio e tanta passione. Voglia di scopare e divertirsi. Provammo tutte le posizioni che ci vennero in mente e le ragazze ci lasciarono fare, anzi ci diedero spunti e ampliarono le nostre fantasie. Si baciarono tra di loro mentre noi le guardavamo nei momenti di recupero; leccammo vogliosi le due passere portandole più volte a gridare di piacere; ci concessero anche i loro culetti, a patto che io fossi l’ultimo ad entrare col mio uccello extralarge; sperimentammo le prime doppie alternandoci a turno, prima davanti e poi dietro…

Alla fine, quando oramai il vicino campanile batteva le sette del mattino e le energie di tutti erano oramai al lumicino, Rosy e Mary si misero in ginocchio una accanto all’altra con le bocche spalancate, e ci sfidarono, stimolandoci, a venire un’ultima volta, sborrando all’unisono sui loro visi, le lingue protese, le facce stanche ma felici ed appagate.
Come noi d’altronde.


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