Racconti Erotici > Lui & Lei > ROBERTA: SESSO AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
Lui & Lei

ROBERTA: SESSO AL TEMPO DEL CORONAVIRUS


di Aleppe
10.05.2020    |    8.644    |    4 7.9
"Ed è così che mi venne in mente di cogliere l’opportunità che non si sarebbe più ripresentata: fare sesso in ufficio! Lei si dimostrò subito entusiasta della..."
Disclaimer: mettiamo in fila gli avvertimenti. Questo è un racconto porno frutto della fantasia, quindi qualsiasi riferimento a persone o cose esistenti è del tutto casuale. Come tale inoltre, non è necessariamente realistico, altrimenti sarebbe inutile avere il dono della fantasia. Ci sono scene di sesso, per nulla estreme, tuttavia la protagonista vive una sorta di umiliazione. Se questo vi disturba, vi supplico, astenetevi dal proseguire la lettura. Grazie

Roberta ed io ci siamo conosciuti al lavoro. Stesso datore di lavoro, stesso piano, uffici diversi. Non so se sia la più bella tra lo stuolo di impiegate che riempiono gli uffici, ma a me piaceva lei. Le sue forme rotonde, le sue espressioni, la capacità di attrarre l’attenzione di tutti … in tempi di coronavirus gli uffici si sono vuotati, tutti siamo a casa in telelavoro. Ed è così che mi venne in mente di cogliere l’opportunità che non si sarebbe più ripresentata: fare sesso in ufficio!
Lei si dimostrò subito entusiasta della mia proposta. Dal momento che il palazzo era vuoto le diedi appuntamento nel lussuoso ufficio di un dirigente dove mi recai in anticipo. «Buonasera dottoressa …», «Buonasera dottore», rispose lei con fare sornione, accettando la mia proposta di giocare ai diligenti impiegati aziendalisti. Era arrivata puntuale, indossando un tailleur grigio su camicia bianca, gonna grigia e scarpe rigorosamente col tacco a spillo. Ammetto che io non ero stato altrettanto attento nella cura di certi dettagli.

«In qualità di responsabile del personale di questa azienda l’ho fatta chiamare per consegnarle questa lettera che sono certo sarà di suo gradimento”, dissi consegnandole un foglio di carta prelevato caldo caldo dalla stampante. «Ma prego, si accomodi sulle mie ginocchia per leggerla», continuai scostando la sedia dalla scrivania e facendole posto. Lei ovviamente accettò la mia proposta e, seduta sulle mie gambe, offrendo il suo corpo alle carezze delle mie mani vogliose, cominciò a leggere: «Egregia dottoressa … come è noto, le persone costituiscono per noi il vero patrimonio dell’azienda. Per questo desideriamo valorizzarle, contribuire alla loro crescita e – perché no? – premiarle quando dimostrano dedizione al lavoro e spirito di abnegazione come nel suo caso. Complimentandomi con lei per i risultati raggiunti, sono lieto allora di comunicarle che, a partire dalla data odierna, a lei sarà consentito godere di un rapporto anale erogato dal sottoscritto ogni volta che lo desidererà. Cordiali saluti.” Abbassò allora il foglio e, guardandomi negli occhi, disse: «Che tipo di gratificazione sarebbe questa? Casomai lo sarebbe per te, sai quanti ne trovo che vorrebbero premiarmi così?” «Dottoressa, che cosa si aspettava?”, replicai pronto io che mi aspettavo questo tipo di reazione «conosce qualcuno dell’ufficio personale che non lo abbia messo in quel posto agli altri dipendenti?». Scoppiamo in una fragorosa risata, poi lei si alzò, trasse dalla borsa una chiavetta USB e, seduta di nuovo sulle mie gambe, infilò la chiavetta nel PC ed avviò una presentazione. “Adesso le mostro io qualcosa di veramente interessante». Sul video scorrevano grafici, tabelle e diagrammi in stile contabilità analitica e Roberta, confesso in maniera molto professionale, mi illustrava l’andamento delle vendite dell’azienda con dovizia di particolari. Le mie mani le scorrevano sulla schiena, soprattutto sul fondoschiena, ma ero sinceramente incuriosito e volevo vedere dove voleva arrivare. «Per incrementare le vendite», disse ad un certo punto arrestando la presentazione, ho pensato allora ad una nuova linea di prodotti.» Con l’indice della mano destra schiacciò il click del mouse e la presentazione proseguì. «Il primo di questi ho pensato di chiamarlo “bocca di rosa”» e sullo schermo comparì una fantastica foto del suo viso mentre in maniera molto arrapante imboccava una banana. «Il secondo si chiama “campo dei fiori”» e comparì una sua foto seminuda, a cosce spalancate con la peluria del pube circondata di margherite ed altri fiori di campo, ben in evidenza. «il terzo ed ultimo si chiama ‘bucolico pastorale’» e, come potete ben immaginare, sul video comparve un magnifico primo piano del culo nudo di Roberta, nel solco del quale troneggiava un bastone da pastore, evidente simbolo fallico. La mia mano le aveva ormai sollevato completamente la gonna ed era arrivata a scostare le mutandine. «Se posso, vorrei provare un campo dei fiori» dissi. «Non preferisci prima un po’ di bocca di rosa?» «Sinceramente no», risposi sollevandola, mettendola seduta sulla scrivania. Quindi la sdraiai, le tolsi gonna e mutandine, lasciandole tuttavia la camicia bianca e la invitai a sdraiarsi. Sedutomi di nuovo, cominciai a giocare con la fessura tra le sue gambe, dapprima solo con le dita, quindi con la lingua. La leccavo sempre più freneticamente, mentre con le mani le accarezzavo le gambe e il bel culo rotondo. Quindi allungai una mano, scostai il reggiseno e presi a massaggiarle una poppa, mentre il dito indice dell’altra mano si infilò nel buchetto posteriore. Dopo qualche minuto di questo trattamento, «ti prego, fammi sentire il tuo cazzo …», sospirò. Non me lo feci ripetere due volte, mi calai i pantaloni e presi a chiavarla con foga sulla scrivania. Ci scambiavano le lingue in maniera appassionata, quando, ad un tratto, lei si lasciò andare ad un lungo “oohhh” e ne venne tranquilla. «Ti amo come non ho mai amato nessun’altra» «anch’io» rispose lei tirando su la schiena. Un lungo bacio appassionato coronò questo scambio di dichiarazioni di amore. «Ti va di voltarti?» «Mi vuoi dare il premio di produzione?» «Intanto comincerei con la vagina, poi vediamo». Lei si alzò, si voltò e si mise piegata a novanta gradi sulla scrivania. Non persi tempo e glielo infilai subito dentro, riprendendo a scoparla. Lei muoveva il suo culo magnifico in sincronia con i miei colpi, provocando in me un piacere tremendo. Mi piaceva moltissimo guardare le sue grandi, rotonde chiappe e la sua schiena inarcata, i suoi capelli ondulare sotto i miei colpi. E tutto ciò nel luogo dove mai avrei immaginato potesse avvenire: l’ufficio del Direttore, dove di solito si andava per sentire noiosissime notizie sull’andamento dell’azienda. «Dai, mettimelo nel culo», mi disse voltandosi verso di me e guardandomi con gli occhi concupiscenti. Purtroppo però quello sguardo malizioso fu sufficiente per farmi venire e così sprecai l’opportunità per un’ottima inculata.

«Maledizione» imprecai in quel momento per la delusione … «… si è fatto anche tardi e dobbiamo andare prima che i nostri coniugi si insospettiscano». Ci rivestimmo e ci avviammo verso l’uscita, abbracciandoci e baciandoci per non sciupare neppure un momento di quel fugace incontro. All’improvviso sentimmo tuttavia dei gemiti provenire da uno degli uffici; possibile che qualcun altro avesse avuto la nostra stessa idea? Aprimmo allora delicatamente la porta per vedere chi fossero i nostri colleghi, ma lo spettacolo che si mostrò dinanzi agli occhi fu diverso: i due addetti alle pulizie indiani, un uomo e una donna, stavano scopando sopra una scrivania proprio come noi prima. Roberta trasse furtivamente il cellulare e cominciò a registrare il video della loro passione. Passato qualche minuto «Ma bene, guarda guarda come si divertono i nostri lavoratori mentre il gatto è assente» I due, sorpresi, si staccarono immediatamente e in fretta e furia si rivestirono. «Scusateci, non stavamo facendo niente di male» «Su questo non ho dubbi, ma usare gli uffici come luogo per soddisfare i propri capricci sessuali non sarà male, ma certo non è normale» «Avete ragione, siamo marito e moglie, a casa, per il coronavirus, abbiamo quattro figli e non abbiamo più la nostra intimità. Per questo oggi abbiamo li abbiamo lasciati con la nonna e siamo venuti qui per fare l’amore», continuò l’uomo. «Lo capisco, ma questo non è un buon motivo. Sapete che vi possiamo far licenziare?», continuò Roberta, «abbiamo il video dal quale si evince chiaramente cosa stavate facendo e il luogo» rispose mostrando a lui il cellulare sul quale scorrevano le immagini appena registrate. «No, per carità, non ci rovini. Siamo due poveri immigrati dall’India e abbiamo quattro figli!». Dopo qualche attimo di silenzio durante i quali Roberta finse di essere pensierosa «E va bene», disse, «Non vi rovineremo ma ad un patto: che tua moglie soddisfi il qui presente …». Subito la donna si rivolse nella loro lingua al marito, che, dopo aver recriminato sull’ingiustizia di quell’atto, vedendo Roberta irremovibile, giunse le mani e si inginocchiò davanti a lei implorando di risparmiare alla consorte quel verdetto. «E va bene», disse allora lei, «allora aggiungerò un ulteriore richiesta. Non solo tua moglie dovrà soddisfare lui, ma tu dovrai soddisfare me!» Terminata la frase, si girò e lentamente sollevò la gonna, mostrando al marito il suo culo incorniciato dalle mutandine «Guarda che pelle bianca, che capelli biondi ho», aggiunse voltandosi e guardandolo dritto nelle palle degli occhi, «e quando ti ricapita …». La mossa ebbe il suo effetto; il marito si rivolse ora alla moglie e dopo lunghi giri di parole a noi incomprensibili, la convinse affinché ciascuno dei due compisse il proprio dovere.

Prese quindi per mano la docile sposa, la girò e la piegò su una scrivania e mi invitò a godere della conchiglia posta tra le sue gambe. Eccitato dalla vista del triangolo più chiaro lasciato dall’impronta del costume sul fondoschiena bruno mi eccitò, estrassi immediatamente il cazzo e cominciai a lavorare per infilarglielo dentro. Sulla scrivania di fronte, Roberta assunse la stessa posa, e lo stesso il marito nei miei confronti. Le due mogli potevano così osservare i rispettivi visi, ma mentre Roberta manifestava palesemente il suo piacere nel ricevere il cazzo nell’indiano che, in virtù della giovane età, certo era in grado di spingere con maggior potenza di me, l’altra aveva assunto un’espressione rassegnata, atteggiamento che non contribuiva a permettermi di raggiungere l’orgasmo. Comunque la visione di queste due femmine dai lineamenti così diversi, nude, piegate sulle scrivanie con i loro culi svettanti, con le tette ballonzolanti per la penetrazione dei due maschi, era già di per sé motivo per me di grande soddisfazione. La prima a venire fu Roberta, che, soddisfatta, si sfilò dal suo maschio con l’asta ancora dura e piuttosto deluso che a lui non fosse concesso di terminare la prestazione. Accortasi che io faticavo, Roberta sussurrò qualcosa nell’orecchio del marito, quindi si avvicinò a me e cominciò a lasciar cadere della saliva lungo il solco tra le chiappe della moglie. Massaggiò quindi il buchetto e, con una strizzatina d’occhio, mi fece capire che avrei potuto cambiare buco, che il marito era d’accordo e non si sarebbe opposto. Colsi l’occasione e, con un colpo di reni, penetrai la moglie nel culo, la quale emise un urletto e cominciò a dare segni di irrequietezza per questo nuovo sviluppo. Il marito cercò ci calmarla, ma Roberta fu più incisiva «Perché non la prendete allo spiedo?» rivolta verso il marito e simulando con la mano il gesto di metterlo in bocca. Invito che egli accolse immediatamente, di modo che la moglie si ritrovò con a prendere due cazzi contemporaneamente, uno in culo e uno in bocca. «Finisci l’opera, leccami il buco del culo in maniera da farmelo diventare ancora più duro», sussurrai a Roberta, che subito obbedì. Sentire la lingua tra le chiappe e poi saettare nel buchino posteriore sortì il suo effetto, il cazzo si irrigidì, la moglie cercò, per quanto potesse con la bocca piena, di mugolare di più ma in men che non si dica venni e le inondai il retto di sborra. Anche il marito, visti questi sviluppi, esplose riempendole la bocca che, non potendo trattenere tutto, lasciò cadere qualche filamento di quel seme dai lati. Estratti i cazzi dai rispettivi buchi, Roberta afferrò la testa della moglie incapace di reagire e «Visto che sei qua per fare pulizie, adesso pulisci con la bocca i cazzi gocciolanti di questi due maschi» le disse, ponendola in ginocchio davanti a noi due.

La moglie, obbediente, con impegno e sapienza ripulì accuratamente i nostri membri. «Sei contento del regalo che ti ho fatto? Credi che non lo sappia che tu ti masturbi in ufficio guardando i film porno? Ti ho visto, sai …», mi sussurrò all’orecchio Roberta, dandomi dopo un lungo, appassionante bacio di amore.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 7.9
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per ROBERTA: SESSO AL TEMPO DEL CORONAVIRUS:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni