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Desiderio 5 - Il postino entra sempre da dietro


di Aleppe
22.11.2016    |    22.595    |    0 9.2
"«Ehi, ma …» provò a dire mia moglie, «Veramente un bellissimo fondoschiena, complimenti signora Cinzia..."
«Cinzia, vieni, ti voglio presentare una persona» gridò Gianna dall’ingresso. «Eccomi», rispose subito mia moglie raggiungendo la nostra ospite sulla porta.

«Lui è Antonio, il nostro postino».
«Buongiorno signora, piacere Antonio» disse il cortese, ma anche robusto postino sulla quarantina con un paio di folti baffi neri, tendendo la mano mia moglie. «Piacere, Cinzia», rispose lei ricambiando la stretta di mano.
«Hai visto che belle signore che trovo sempre io?» Ammiccò allora Gianna. «Dai Cinzia, fai un giro su te stessa e mostra quanto sei bella.», proseguì afferrando la mano di mia moglie e invitandola a compiere un giro come si usa nel ballo di coppia. Cinzia, che non capiva bene cosa stesse succedendo, si lasciò trascinare.
«Veramente una bellissima signora», sorrise sornione il postino. «Questo è il suo lato migliore», continuò Gianna arrestando la rotazione in maniera che mia moglie rimanesse di spalle mostrando il suo magnifico culetto a mandolino all’impiegato postale. «Ehi, ma …» provò a dire mia moglie, «Veramente un bellissimo fondoschiena, complimenti signora Cinzia. Non posso escludere che sia l’effetto di qualche indumento intimo particolare. Si sa che oggi l’abbigliamento fa miracoli … per poterne certificare la qualità, dovrei perlomeno saggiarne la consistenza …» «E perché non lo fai? » disse Gianna, «a te Cinzia non dispiace vero se per un attimo ti poggia la mano sul culo, vero?» «Veramente io non vorrei che …», ma non fece in tempo a finire la frase che Gianna aveva già afferrato e posato su una delle sue splendide chiappe la mano di Antonio, che ovviamente non ne fu affatto dispiaciuto ed anzi palpava a man bassa quel ben di Dio. «Scusi, potrebbe togliere quella mano …» disse allora mia moglie provando a scostare la di lui mano, ma Gianna intervenne subito per bloccarla e lasciare che lui proseguisse.

«Lo ammetto, da sopra i pantaloni sembra tutto a posto, tutto regolare, un deretano perfetto.» affermò Antonio ritraendo la mano. «Ah, sei proprio diffidente!», replicò Gianna. «Cinzia, slacciati un po’ i pantaloni ed abbassali.» «Tu sei pazza, non ci penso neanche!» provò ad opporsi mia moglie.
«Quante storie, su, su. Ehi tu», disse Gianna rivolta alla cameriera, «Vieni ad aiutarmi. Tienile le mani ferme» «Ma insomma» continuava a provare a ribellarsi mia moglie, in verità senza tanta convinzione. Nel frattempo, la nostra ospite le slaccio i pantaloni e li abbassò fino alle ginocchia, in maniera da mostrare al mondo, ma soprattutto al postino, un magnifico culo incorniciato da una irresistibile mutandina di pizzo rosso. Il postino non si lasciò scappare l’occasione e pose entrambe le mani sulle sode chiappe della mia signora. «Direi che questa è la prova principe. Niente da eccepire: chiappe perfette!», aggiunse mentre continuava a palpare, strofinare, pizzicare quei due globi.

E fu qui che Gianna estrasse dai calzoni il membro ritto del postino e, con piglio severo, si rivolse a Cinzia dicendo: «Ecco! Guarda come lo hai eccitato! Non vorrai mica che se ne vada arrapato come una bestia, vero? I miei ospiti non li tratto così, io. Adesso ti devi dare da fare per fargli passare l’eccitazione.» Di colpo abbassò le mutande di Cinzia, le piegò il busto ad angolo retto rispetto alle gambe ed avvicinò il di lui cazzo alla di lei fica, cominciando a strusciarvelo sopra. E siccome lei non era rimasta indifferente a tutto quel palpare, la sua fica si era bagnata e il bastone duro del postino non faticò molto ad entrarvi. Mentre se la scopava felice, Gianna sussurrò qualcosa nelle orecchie di Antonio, che sogghignò maliziosamente. «Avanti troia, mettiti alla pecorina!» Ordinò allora la padrona di casa alla mia dolce metà, spingendola verso il basso con l’aiuto della cameriera. E quando fu a quattro zampe sul pavimento, non ebbe il tempo di proferir parola che Antonio le puntò il cazzo contro l’orifizio anale e la penetrò di un solo colpo. «Aaarghhh», urlò Cinzia, «ha un cazzo più grosso di quello dei neri! Mi rompi tutta, mi spacchi in due! Fai piano, ti prego!».

Ma Antonio e Gianna non mostrarono alcuna pietà, anzi, mentre lei continuava a lamentarsi e piagnucolare per il dolore, Gianna le si mise davanti, si inginocchiò e le porse la fica da leccare. «Su, da brava, fai silenzio e slinguazzami il grilletto.». Dopo qualche istante però, cambio idea, si girò mettendosi anche lei a quattro zampe, si tirò su la gonna sulla schiena e avvicinò il suo culo, che invero non aveva niente da invidiare a quello di mia moglie, alla bocca di Cinzia dicendo: «Avanti, leccami il buchetto. Lo so che ti piace.».

Antonio, a quella vista, pensò di approfittare dell’ultima bocca rimasta, guardò quindi la cameriera e «Beh, che aspetti, ciucciami le palle e succhiami il buco del culo anche tu.» La cameriera, sorpresa, guardò la sua padrona, che mosse la testa in senso di assenso; a questo punto, si spostò dietro il postino, si pose anche lei a quattro zampe e cominciò il lavoro ordinatole. Il quadretto che si sarebbe mostrato ad un incauto avventore era stupendo: due donne a quattro zampe, una delle quali inculata con forza da un uomo, che muovono la loro lingua per umettare l’orifizio anale dell’uomo e di una quarta donna pure a quattro zampe. Impossibile resistere, infatti Antonio non impiegò che pochi secondi a venire. Estrasse quindi il cazzo dal culo di mia moglie e si rimise in piedi, pronto a rivestirsi, quando Gianna gli bloccò il braccio. «Aspetta», disse, «Venite qua voi due e fate quello che sapete». Mia moglie e la cameriera, a carponi, si avvicinarono al membro del postino, e, in ginocchio, cominciarono a ripulirlo come si doveva, fino a restituirglielo lindo e luccicante come se nulla fosse successo.
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