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ROBY SOTTOMESSA 3: GLI ARZILLI ANZIANOTTI


di Aleppe
10.10.2019    |    21.862    |    2 9.0
"“Non essere precipitosa, sai che sono in possesso di certo materiale … ma non voglio parlare di questo, troviamo un compromesso … e se ti lasciassi addosso..."
Disclaimer: mettiamo in fila gli avvertimenti. Questo è un racconto porno frutto della fantasia, quindi qualsiasi riferimento a persone o cose esistenti è del tutto casuale. Come tale inoltre, non è necessariamente realistico, altrimenti sarebbe inutile avere il dono della fantasia. Ci sono scene di sesso, per nulla estreme, tuttavia la protagonista vive una sorta di umiliazione. Se questo vi disturba, vi supplico, astenetevi dal proseguire la lettura. Grazie


“Buonasera”, dissi varcando la soglia, “oggi sono qui con due amici … prego entrate”. “Chi sono questi?” rispose Roberta meravigliata alla vista di due arzilli anzianotti. “”Ti presento Gianni ed Angelo, due simpatici vecchietti amici miei desiderosi di conoscerti. Sai, gli ho raccontato tante cose di te …”, aggiunsi io sorridendo “ma non ci fai accomodare?” e senza attendere risposta ci dirigemmo verso il salotto. I due si sedettero sul divano, io in una poltrona a lato e Roberta rimase in piedi a guardarmi sospettosa.

“Signora, abbia pazienza, non siamo qui per disturbarla, ma solo per chiedere un immenso favore.” Cominciò Gianni cercando di mostrarsi quanto più possibile di modi eleganti. Quindi, fingendo un certo imbarazzo, riprese “Vede, noi due … insomma … da molti anni … da quando sono morte le nostre mogli … insomma, ecco … non vediamo una donna nuda … l’ho detto.” Roberta inarcò le sopracciglia come se non avesse capito dove volesse andare a parare. “quindi, dopo quello che ci ha raccontato Andrea … forse lei potrebbe esaudire il nostro desiderio e mostrarsi a noi nuda.” “Voi dovete essere pazzi, non sono mica una prostituta!” risposte subito Roberta. “Aspetta Roberta”, intervenni io, “non si tratta di vendere il proprio corpo in cambio solo di soldi, ma di fare una buona azione per due persone anziane che non avranno altra occasione di poter vedere un corpo come il tuo.” “Non se ne parla nemmeno!” cercò di tagliare corto lei. “Non essere precipitosa, sai che sono in possesso di certo materiale … ma non voglio parlare di questo, troviamo un compromesso … e se ti lasciassi addosso la biancheria intima?”. Roberta capì che l’offerta era buona e accettò: “va bene, vi farò vedere qualcosa, ma solo perché mi fate tenerezza e capisco che per un uomo il desiderio non è mai sopito.”

In breve quindi si tolse scarpe, pantaloni, maglia e camicetta e rimase in mutande e reggiseno, mostrando il corpo ai due vecchietti increduli. “Ecco, vi piaccio?” li stuzzicò un po’ civettuola. “Signora, lei è stupenda, ha un corpo favoloso. Il suo seno è fantastico e il fondoschiena anche migliore!”, le rispose Gianni, mentre Angelo, a bocca aperta, non era in grado di proferir parola. “Girati un po’ su te stessa, fai vedere quanto sei bella”, suggerì allora io; Roberta accolse il mio consiglio e con qualche movenza accattivante contribuì ad arrapare ancor più i due. “La prego Signora”, riuscì a dire Angelo, “si tolga anche il reggiseno e ci mostri i capezzoli, le areole …” “Ma … non erano questi i patti … tuttavia …” rispose Roberta che, concependo la cosa come normale per una abituata come lei a prendere il sole in topless, si slacciò, con la maestria di una spogliarellista, il reggiseno, dapprima coprendo le poppe con le braccia, quindi spalancandole di colpo e lanciando l’indumento lontano. I due rimasero senza fiato. “Beh, a questo punto”, dissi io trascorso il minuto di contemplazione dei due, “fatto trenta, facciamo trentuno e togliti anche le mutande”. “No, le mutande no, mi vergogno.” Rispose lei ponendo le mani sull’incavo delle cosce. “Cosa vuoi che sia un culo! Dai, fai una buona azione, mostra la tua perla rara ai questi due poveretti!”. “Si signora, abbia comprensione di noi!”, rincarò Gianni. Le richieste andarono avanti ancora un po’ dopo di che, sbuffando, Roberta acconsentì e si sfilò le mutande mostrando al mondo la peluria tra le cosce. I due, perso il controllo, allungarono le mani per toccarle le cosce, ma lei si ritrasse immediatamente “Guardare ma non toccare, questi erano i patti!”, ma i due si buttarono in ginocchio e, con le mani giunte, la pregarono di permettere loro di sfiorarle almeno le cosce. “No, no, non se ne parla … fermi … state fermi”, ma ormai era impossibile fermarli e, invero con garbo, i due le posero le mani sui polpacci e risalirono le gambe per accarezzarle le cosce. “Andrea, ti prego, fermali … non voglio …” continuò Roberta, ma la mano di Angelo aveva già raggiunto la chiappa, mentre Gianni si era alzato per toccarle il seno nudo. “Fermi … fermi” insisteva lei, togliendosi le loro mani di dosso, ma, considerata l’età, senza forzare per la paura di fare loro male. Gianni osò allora l’inosabile e cominciò a leccarle e baciarle il capezzolo sinistro. Anche Angelo allora si alzò in piedi per attaccare il destro e metterle decisamente la mano in mezzo alle cosce. “Fermi … fermi …” continuava Roberta reclinando all’indietro la testa e cominciando a sentire qualche vampata di calore per quel trattamento. Ovviamente i due non si fermarono affatto, anzi continuarono leccandola sempre più mentre le loro mani si infilavano dappertutto, non ultimo il dito che Gianni le mise nel buco del culo. Dopo un paio di minuti, estrassero allora i loro cazzi duri e, con i calzoni penzoloni e le mutande calate, cominciarono a masturbarsi. Il passo successivo fu naturalmente quello di prendere le di lei mani, appoggiarle sulle minchie dure e sollecitarla affinché fosse lei a segarli. “E va bene … vi farò una sega … ma poi basta!”, disse Roberta, pensando di cavarsela, tutto sommato con poco. Ma Gianni non si accontentò di quello e, ansimando, le disse “La prego signora, lo prenda in bocca …” “Non se ne parla neppure!”, sbottò Roberta, ritraendosi dall’abbraccio morboso dei due. Per tutta risposta, Gianni le sferrò un pugno nello stomaco che le tolse il fiato e la costrinse a piegarsi in due. “Senti troietta, se volevo solo vedere due tette, sapevo dove andare per vederle anche meglio delle tue. Ho pagato per scoparti ed adesso avrò quello per il quale ho sborsato cento euro.” Afferrò allora la testa di Roberta, che nel frattempo si era seduta sul divano per riprendere fiato, le forzò la bocca con le dita e vi introdusse il suo cazzo. “Avanti troia, succhiamelo!”, la incitò muovendole avanti ed indietro la testa, mentre Angelo le smanacciava senza ritegno le grandi tette.

Dopo qualche minuto, Gianni tolse il membro dalla bocca di Roberta e “Adesso fai la brava padrona di casa, vai in cucina e portaci da qualcosa da bere mentre noi due ci spogliamo. Mi raccomando, non provare a rivestirti: ci servirai da bere completamente nuda.” disse. Roberta, obbediente, si diresse verso la cucina. Dopo qualche secondo, la seguì in cucina, presi un grembiule che le chiesi di indossare, poi, mentre la legavo da dietro in vita i lacci “Così sei ancora più arrapante”, le dissi. “Stronzo”, mi disse lei per tutta risposta. “Eì per questo che ti piaccio.” risposi andandomene.

Roberta tornò nella stanza con in mano un vassoio e sopra quattro bicchieri in cui aveva versato qualcosa di colorato; sembrava persino che vi avesse messo dell’impegno nel prepararlo e in effetti il sapore era squisito. “Brava”, le disse Gianni, dopo averne sorseggiato un po’ ed infilandole le mani sotto al grembiule. Anche Angelo si divertiva a scoprirle le parti intime per stuzzicarla.”. Finito di bere, Gianni le chiese di sdraiarsi supina sul divano, le allargò le cosce quel tanto per poterla penetrare e cominciò a scoparla nella posizione del missionario. Angelo invece le si fece accanto e, mentre una mano le smanacciava una tetta, “Signora, vuole fare qualcosa anche per me?”, le disse. Avvicinandole il cazzo alla bocca, lei lasciò che le scivolasse dentro e cominciò un succoso pompino. La sua pelle giovane e bianchissima contrastava con quella grinzosa dei due, rendendola ancora più splendida.

“Adesso voltati, che voglio prenderti alla pecorina”, disse ancora Gianni. Roberta ubbidì, si mese carponi sul divano e, mentre Gianni aveva già ripreso a penetrarla, riprese a succhiare il cazzo di Angelo. Era bellissima in quella posizione, con le tette penzoloni. Senza che lei potesse reagire, Gianni, memore dei miei racconti, estrasse il cazzo dalla fica di lei per infilarglielo rapidamente nel culo; Roberta ebbe un sobbalzo, ma “Tienila ferma Angelo, che me la voglio inculare per bene”, ordinò Gianni all’amico, il quale subito la afferrò per impedirle di muoversi. Non ci mise molto Gianni a venire e a riempirle il culo di sborra, dopo di che, stremato, cadde seduto sul divano. “Signora, posso incularla anch’io?”, chiese con gentilezza Angelo. Lei lo prese, lo mise seduto sul divano e, lentamente, si sedette sopra di lui infilandosi la mazza nell’ano. Cominciò quindi a muoversi su e giù, quasi volesse masturbarlo con il culo. Le sue tette danzanti costituirono un invito irresistibile per me che, denudatomi in men che non si dica, le aprì le cosce per glielo infilai diritto nella fica. Stretta in un sandwich tra il vecchietto e me, cominciai a palparle le tette e a baciarla appassionatamente. Né io, né Angelo avremmo potuto resistere a lungo a questi nuovi sviluppi e dopo pochi minuti venimmo quasi contemporaneamente.

Roberta, divincolatasi, si diresse in bagno per lavarsi, quindi, ancora completamente nuda, si diresse verso i due, afferrò i loro cazzi mosci e li trascinò letteralmente in bagno dove, con cura, si adoperò per lavare loro le parti intime. I due ebbero un ultimo sussulto, non seguito purtroppo dai loro organi genitali. Dimessi, ritornarono allora nella stanza dove cominciarono a rivestirsi. “Mi scusi se sono stato un po’ brusco con lei, signora”, disse Gianni terminato di rivestirsi, “ma le confesso che il sesso con lei è stato per me bellissimo. Lei ha un corpo stupendo, e non immagina quanto mi abbia fatto felice.” “Non so parlare bene come il mio amico” proseguì allora Angelo, “ma le posso assicurare che per me è stato lo stesso. Grazie signora, grazie di tutto”. Gianni estrasse allora alcune banconote dal portafoglio “Cento euro per la scopata, cinquanta per il culo e altri cinquanta come mancia per la magnifica prestazione”. Altrettanto fece Angelo, per cui Roberta si trovò con in mano quattrocento euro. Interdetta, non ebbe la spontaneità di reagire, di dire loro che non era una baldracca. “Sono tuoi”, le dissi allora io, “te li sei meritati”. Tutti e tre ci avviammo allora verso la porta; salutandola “speriamo di rivederla presto”, le dissero i due. “Ti amo”, le sussurrai invece io in un orecchio.
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