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Desiderio 4 - Cucina africana


di Aleppe
19.11.2016    |    27.633    |    6 8.3
"Appoggiati alla balaustra, lei mi strusciava la mano sopra i pantaloni..."
«Cinzia, perché non vai in cucina a prendere lo zucchero» disse Gianna mentre eravamo seduti a fare colazione nella stanza da pranzo.
«Perché mi hai detto che la cucina è zona franca, dove la servitù può fare quello che vuole di noi e non voglio finire nelle grinfie dei due africani.» rispose Cinzia.
«Ora non c’è nessuno, se fai in fretta non ci sono problemi» insistette Gianna. «Se lo dici tu». Così Cinzia si alzò e si recò nella tana del lupo.

«Gianna, ma dov’è lo zucchero?» «Nello scaffale nell’angolo in alto», rispose. Mentre la mia consorte si allungava nello sforzo di raggiungere lo scaffale indicatogli, una enorme mano nera le si posò su una chiappa. «Buongiorno signori» proferì lei, sfoderando un improbabile sorriso. «Non vi preoccupate, prendo solo la zuccheriera ed esco subito». I due maschioni rimasero del tutto indifferenti a quelle parole e lentamente cominciarono a slacciarsi i pantaloni per tirar fuori due verghe nere di tutto rispetto. «No ragazzi, non scherziamo. Va bene, lo zucchero non lo prendo e me ne vado subito». Fece per andarsene, ma ormai era stretta nell’angolo. Uno dei due le pose la mano sul capo e lentamente, ma con decisione e forza la spingeva verso il basso. Lei continuava a pronunciare parole per tentare di sfuggire, ma finì col trovarsi il viso davanti alle due mazze dei negroni. Che a questo punto presero il membro in mano e lo spinsero contro le labbra di mia moglie, alla quale, dopo una effimera resistenza, non resto altro che aprire la bocca per ingoiare uno dei due. L’altro allora le afferrò il braccio per portarle la mano e avere anche lui la sua dose di piacere. Sempre con la mano sopra, il primo le muoveva la testa avanti ed indietro, spingendo fino a farle raggiungere la base del cazzo.

«Voi due, cosa state facendo?» tuonò la voce della cameriera da dietro i due maschioni. «Non vorrete sprecare un’occasione come questa con uno squallido pompino, vero? Adesso la signora troia ci preparerà una bella colazione e poi vedremo il da farsi.» Mentre pronunciava queste parole si aprì un varco tra i due da cui estrasse mia moglie passandole quindi un grembiule da cucina. Che lei afferrò per indossarlo, ma proprio mentre se lo metteva la cameriera disse: «Che fai? Non vorrai cucinare vestita? Adesso tu ti metti completamente nuda solo col grembiule e le scarpe. Così fa una vera cameriera troia quale tu sarai per noi.» Così, costretta a rimanere come mamma l’aveva fatta, coperta solo dal grembiule, Cinzia cominciò ad armeggiare ai fornelli. I due, seduti al tavolo vicino alla piastra, intanto le davano gran schiaffi sulle chiappe e le infilavano le dita nel buchetto posteriore. Persino la cameriera si divertiva in questo giochetto, usando però il manico di un cucchiaio di legno. «Muoviti che abbiamo fame, e se ci innervosiamo potrebbe essere peggio per te.» Trascorso un quarto d’ora in quel trastullo, la colazione era finalmente pronta e Cinzia cominciò a servire in tavole. «La colazione è pronta signori, devi dire troia!» insistette la cameriera, e mia moglie ripeté senza fiatare. Terminato di servire «inginocchiati!», le ordinò la cameriera. «Vai sotto il tavolo. A me piace sentirmi leccare la fica mentre mangio.» La povera consorte dovette dunque infilarsi sotto al tavolo e slinguazzare la fessura della cameriera, che le stringeva la testa tra le gambe per non farla allontanare. Nel frattempo, gli altri due si divertivano a darle gran pacche sul culo, solleticarle le tette, insomma martoriarla con ogni mezzo. Quando ebbero finito di mangiare, i tre velocemente sgombrarono la tavola, si spogliarono ed uno dei due africani si sdraiò sulla tavola lasciando il membro svettare verso il cielo. «Forza, siediti su di lui e fallo godere.» Cinzia si mise a cavalcioni su quello stallone e cominciò a muoversi per procurargli piacere. Dopo qualche secondo, la cameriera la costrinse a piegarsi in avanti lasciando che il magnifico culetto fosse esposto alla vista del mondo. A questo punto il secondo non si lasciò scappare l’opportunità di una magnifica inculata: salì sul tavolo, le si pose con calma dietro e, come se niente fosse, le infilò il bastone nel culo. Mia moglie urlò, poi strinse i denti e lasciò che i due la scopassero a colpi sincronizzati. A questo punto tocco alla cameriera salire sul tavolo, aprire le gambe, farsi leccare ancora il clitoride, quindi voltarsi ed offrire alla bocca di mia moglie il buchetto posteriore. «Forza, leccami il culo stronza!». Le ordinò, e mia moglie, ormai completamente succube alla loro volontà, cominciò a baciare le chiappe di quella e a leccarla, financo infilandole la lingua nel culo.
Gianna ed io ci godevamo la magnifica scena pornografica dall’ampia apertura che metteva in comunicazione la cucina con la stanza da pranzo. Appoggiati alla balaustra, lei mi strusciava la mano sopra i pantaloni. Poi lasciò che il cazzo sgusciasse fuori e con la mano cominciò una lenta e dolce sega.

Il primo dei due africani a venire fu quello che la inculava, ma dopo poco fu la volta dell’altro. La cameriera a questo punto scostò i due maschi, invitò il primo a stendersi sul tavolo in maniera contrapposta al collega, prese mia moglie per i capelli e la costrinse a leccare e nettare i due cazzi sporchi di sborra. «Pulisci puttana, e non lasciarne neppure una goccia, chiaro!?». Quando finalmente i due cazzi erano tornati lucidi, la cameriera, sempre afferrando mia moglie per i capelli, la spinse verso la porta costringendola a muoversi a carponi sul pavimento. «Adesso torna pure a farti scopare da tuo marito» le disse, lanciandola fuori e dandole un calcio nel culo come premio finale. Mia moglie comunque, vedendo ormai il mio cazzo segato dalla mano della nostra ospite, si avvicinò a noi a quattro zampe e, raggiunta la punta del pene col viso, cominciò a dare piccoli colpi di lingua, che subito determinarono anche la mia venuta.

Ligia al dovere coniugale, ingoiò, lecco e nettò con professionalità e passione anche il cazzo del marito.
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