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IL CANTIERE DIETRO CASA


di Membro VIP di Annunci69.it LauraPullaTrav
24.11.2016    |    3.768    |    2 9.6
"Uno, due, tre, quattro schizzi diretti alla gola, allontano un po’ il cazzo per assaporare direttamente la sborra dalla cappella che sembra un idrante, ..."
Era una bellissima mattina di settembre, ero libero e decido di andare a fare la spesa. Io sono un 30 enne che vive solo, sono un passivo sottomesso con il vizio del travestimento, amo diventare Laura in privato. Tornando a quella mattina, scendo da casa a piedi per andare verso il supermercato, ma mentre cammino mi accorgo che dietro casa mia hanno aperto un cantiere. Un antico rudere privato con chiesetta annessa, circondato da mura medievali, un posto che per me è sempre stato inaccessibile e per questo sempre molto romantico. Vedo sulle impalcature interne dei muratori che lavorano, li osservo, adoro i muratori! Passo davanti l’ingresso che da accesso alla struttura e noto il portoncino aperto. Proprio lì davanti c’è un maschio 50 enne meraviglioso, che poi scopro essere il capomastro. Lo saluto, mi risponde. E’ d’obbligo una descrizione del soggetto: alto 180 cm, pressappoco 90 kg di muscoli, ma con una bella pancetta, brizzolato coi capelli cortissimi e la barba incolta anch’essa brizzolata, viso da maschio porco, scuro e penetrante, come i suoi splendidi occhi castani. Indossa un paio di jeans sporchi, una canotta bianca e una camicia in jeans aperta. Dalla canotta si notano un petto magnificamente cosparso da una abbondante peluria. Per finire scarpe antiinfortunistica. Mi fermo ad osservare e mi chiede se ho bisogno di qualcosa. Rispondo prontamente che ero sempre stato curioso di vedere cosa si nascondesse dietro quelle impenetrabili mura. Mi dice che hanno iniziato da poco i lavori e che se non ci fossero stati i rappresentanti della sovrintendenza ai beni culturali, mi avrebbe fatto visitare il sito. Lo ringrazio per la disponibilità e mi dice di tornare verso le 12 e 30, i sovrintendenti saranno andati via e i colleghi muratori sarebbero andati a pranzo. Chiedo come mai lui restasse solo e non andasse a pranzo coi colleghi. Mi risponde che resta per me, per mostrarmi cosa c’è dietro quello che io considero impenetrabile. Lo ringrazio e propongo che porterò due panini per pranzare insieme, mi saluta, indossa i guanti e il caschetto e mi saluta con un occhiolino. Alzo la mano e rimando il nostro incontro a più tardi. Mi fermo, lo chiamo, viene verso di me. Non ci eravamo neanche presentati. Mi dice di chiamarsi Rosario, non ha ancora indossato il guanto sinistro e noto che ha la fede al dito. A dopo, mi chiede il nome, ma io dico che glielo dirò più tardi. Rientro a casa dalla spesa, sistemo tutto e preparo due panini. Mi vado a pulire per bene, non si mai, magari succede qualcosa e voglio essere pronta. Indosso perizoma nero, calze a rete autoreggenti, un reggiseno con le imbottiture. Copro il tutto con una tuta molto larga e infilo le scarpe da ginnastica. Metto nello zainetto una bella parrucca rossa a caschetto e un paio di chanel con tacco 12 rosse. Mi avvio. La porta è chiusa, non sento rumore. Aspetto e finalmente arriva, mi apre, mi fa accomodare. Gli porgo il panino e ho portato due birre, mangiamo mentre visito il sito. E’ molto simpatico e gentile. Non so come tentare l’approccio. Mi mostra una zona coperta dove hanno montato un WC per i loro bisogni e chiedo se posso usarlo. Ovviamente non c’è porta, allora mentre sono di spalle mi abbasso completamente i pantaloni per fare pipì e mostro la mia mercanzia. Lui è dietro di me, si avvicina. “L’avevo capito che eri una troietta e che cercavi la scusa per avvicinarmi, ma non pensavo che indossassi intimo”, mi dice. Mi spoglio totalmente, prendo parrucca e scarpe dallo zaino: “Piacere, io sono Laura”. “Che gran pezzo di figa che sei Laura, ma come facciamo, tra poco rientrano gli altri, non possiamo farci beccare!”, mi risponde lui prontamente. “Magari gradirebbero anche loro”, gli rispondo. Mi inginocchio davanti a lui, slaccio la cintura, apro i bottoni del jeans e annuso le sue mutande bianche con un grosso alone bagnato, lo lecco, lo odoro, abbasso gli slip e lo spettacolo che mi si presenta è a dir poco incredibile: un cazzo maestoso di almeno 20 cm, con una meravigliosa cappella bagnata, ma la cosa straordinaria è lo spessore di quel cazzo, sembra una lattina di coca-cola di quelle da mezzo litro. Da troia quale sono comincio a leccare la cappella, poi il tronco, poi passo alle palle mentre gli accarezzo la pancia e il petto pelosissimi. Apro la bocca e ingoio pian piano tutto il suo cazzone fino a farlo sparire completamente dentro la mia gola. “Wow, l’hai ingoiata tutta, fantastico”, mi dice il mio capomastro, mentre comincia a fottermi la gola. Allunga le mani verso il mio culetto e infila due dita callose che mi fanno sobbalzare. “Voglio romperti il culo, girati”. Prontamente espongo il mio culetto, lui comincia ad accarezzarlo e a baciarlo, comincia a leccarmi il buchetto, lo lubrifica e con un colpo di reni me lo pianta tutto dentro, urlo come una troia. Comincia a sbattermi con forza, sento le sue palle che tentano di forzare il mio buco oscenamente dilatato. Lo incito, mi sculaccia, continua a sbattermi con forza, mi insulta, mi fa i complimenti per come sono brava a prenderlo. “Troia, sto per sborrare”. Gli chiedo di fermarsi: “ti prego voglio bere la tua sborra calda”. Estrae il suo splendido uccellone, mi butta a terra in ginocchio e mi pianta il cazzo in gola cominciando a sborrare. Uno, due, tre, quattro schizzi diretti alla gola, allontano un po’ il cazzo per assaporare direttamente la sborra dalla cappella che sembra un idrante, bevo tutto e infine pulisco la cappella. "E’ stato fantastico, ma ora spostati che devo pisciare". Prendo il suo cazzo ancora mezzo in tiro e me lo rimetto in bocca, lo guardo con occhi imploranti. ”Che troia che sei!”, mi dice mentre comincia a pisciarmi in bocca. Sentiamo dei rumori, stanno tornando gli operai. “Presto ricomponiti”. Nel giro di trenta secondi, tolgo scarpe e parrucca e indosso la tuta. Ci scambiamo il numero, gli dico che vivo sola e che se vuole possiamo fare tutto con più calma a casa mia. “Volentieri troia, oramai sei mia”.
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