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UNA SERA DI NOVEMBRE SULLA NAVE PALERMO-NAPOLI PARTE 2


di Membro VIP di Annunci69.it LauraPullaTrav
11.03.2020    |    1.701    |    0 9.5
"I tratti molto marcati, il viso abbronzato e gli occhi verdi, lo rendono per me un dio greco..."
Arrivo sul ponte in tutta fretta. Mi accendo la sigaretta, alzo lo sguardo e i miei due maschi sono lì, insieme ai loro colleghi che continuano le loro discussioni sul lavoro e su non so cos’altro, come facevano prima del nostro “incontro”. Io fingo indifferenza, ma d’un tratto, Pippo, viene verso di me e cominciamo a parlare del più e del meno, come se niente fosse. Mi chiede qual è il motivo della mia partenza, cosa faccio nella vita e qualche altra domanda di rito, come si fa tra due persone sconosciute che si trovano sul ponte esterno di una nave per fumarsi una sigaretta. “Io mi chiamo Pippo, e il mio amico Carmelo, ma lo chiamiamo tutti Melo. Gli altri sono pure colleghi, sai tra noi camionisti ci conosciamo un po' tutti e ci piace anche divertirci insieme. Siamo sposati e a una certa età e col lavoro che facciamo, ci piace divertirci quando siamo lontani dalla famiglia”. “Lo so, e mi piacete da morire perché siete dei gran porci che sanno godersi la vita e fate godere anche le troie come me. Io sono Laura, piacere”.
“Come Laura, puru u nome ri fimmina hai?”. Rispondo che, se vuole, posso spiegargli in privato, nella mia cabina, perché mi chiamo Laura. Mi guarda con una faccia arrapata e mi dice: “Mi piacerebbe provare il tuo culo, quello si che è da femmina. Dammi il numero della cabina che più tardi ti vengo a trovare”. “Ne sarei molto lieta, puoi anche portare Melo. Ho un conto in sospeso con lui”. “Bene, ci vediamo dopo cena allora”. Spengo la sigaretta e vado al bar a prendere una bottiglietta d’acqua e mi siedo a guardare un po' la TV. Non posso fare a meno di buttare l’occhio verso il più nutrito gruppo di camionisti seduti in sala. Le mie narici sono quasi schiaffeggiate da un fortissimo odore di maschio che proviene da quella mandria di tori. Uno di loro, un bel maschio sui 50 anni, mi fissa con una certa insistenza. E’ come se la sala fosse vuota e fossimo noi due soli. Lo fisso anch’io. E’ in piedi, non è altissimo, sarà sul metro e settanta, ma è un uomo possente, sarà sui 90 chili, con una bella pancetta che fuoriesce dalla magliettina che, tirata dalla prominenza della pancia, permette di scoprire una folta peluria scura. Ha i capelli rasati brizzolati e una barba incolta quasi bianca. I tratti molto marcati, il viso abbronzato e gli occhi verdi, lo rendono per me un dio greco. Si accorge che lo guardo e, impercettibilmente, si tocca la patta dei pantaloni. Dice agli amici che deve andare in bagno, nel suo forte accento napoletano. Prima di allontanarsi mi guarda e mi fa un gesto con la testa, ordinandomi, quasi, di seguirlo. Sfido chiunque a non accettare quell’invito. Senza dare nell’occhio, mi alzo e lo seguo. Entra nel corridoio, ma non entra in bagno, mi fermo, lui si gira e mi invita a seguirlo. Esce sul ponte esterno, ma dalla parte opposta rispetto al ponte sul quale si trovano Pippo, Melo e gli altri amici. Da quella parte non c’è nessuno, va verso le scialuppe di salvataggio, in una zona quasi nascosta. Mi avvicino a lui, mi afferra il viso con due mani e mi infila la lingua in bocca in un bacio bagnato. Senza dirmi una parola mi afferra per i capelli e mi sputa in faccia, mi costringe ad abbassarmi, si slega la cintura, apre il bottone, seguito dalla cerniera e si abbassa i pantaloni a mezza coscia. E che cosce, belle grosse e pelosissime. Il folto pelo sale verso la zona inguinale a incorniciare un cazzo di tutto rispetto semiduro e voglioso di essere aiutato a raggiungere la massima erezione. “Prima aggià piscià, sinno nun s’intuosta. Arap a vucc soccola”. Capisco cosa sta per fare e tento di alzarmi, ma la sua stretta forte mi blocca, comincia a pisciarmi in faccia. Io per evitare di bagnarmi tutta, apro la bocca e ingoio il cazzo bevendo tutta quella piscia calda che si rivela essere molto abbondante. Inevitabilmente, non riesco a mandare tutto giù e un po' di piscia mi bagna anche la maglia. Mi fa alzare, mi gira di spalle e mi abbassa i pantaloni. “Ue, uard sta soccola che tiene sotto i pantaloni, chi bell pacche, mo ti sfonn”. Si sputa sulla mano e mi bagna il buchetto, mi fa piegare in avanti e, senza preavviso, mi ficca il cazzo nel culo e comincia a montarmi. Io resto in silenzio mentre quel maschio abusa del mio culetto come se fosse una sua proprietà. Aumenta il ritmo dell’inculata, ma, improvvisamente, si blocca, esce e mi fa inginocchiare scaricandomi una copiosa sborrata direttamente nella gola. Ho la testa bloccata dalle sue mani e le mie labbra toccano il suo inguine peloso. Non riesco neanche ad assaporarla perché entra direttamente nella gola. Esce all’improvviso, ingoio, tossisco. Ci ricomponiamo. “Sei brava, adesso parlerò di te con i miei amici, speravamo di trovare una soccola come te stasera. Adda passà a nuttata”. Mi ricompongo e vado a cenare al self-service. Torno in cabina, faccio una doccia e decido di diventare Laura: trucco, intimo, abitino, tacchi, parrucca, una spruzzata di profumo. Sono pronta. Bussano alla porta: “Laura? Siamo Pippo e Melo, apri, c’è una sorpresa per te”.
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