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Gay & Bisex

LA MIA PRIMA ESPERIENZA (Storia Reale)


di Membro VIP di Annunci69.it LauraPullaTrav
08.09.2015    |    24.183    |    9 9.6
"Bussai alla porta di Amhed, chiedendo se volesse cenare con me..."
Avevo 14 anni e cominciavo a scoprire il sesso. Ma già da allora le mie attenzioni erano rivolte verso i maschi. All’epoca i miei gestivano quello che ora viene definito un B&B, una piccola pensioncina, con 4 camere affittate. C’erano tre studenti e un uomo di circa 45 anni tunisino, un bellissimo uomo, alto, muscoloso e peloso, molto maschio. Ero attratto dal suo odore, emanava sesso all’ennesima potenza. Io ero poco più di un bambino, mi facevo le seghe e sentivo un solletichino piacevole, ma ovviamente non sborravo e non conoscevo neanche l’esistenza della sborra. Le mie seghe avevano come protagonista corpi maschili nudi e pelosi da venerare. Amhed, questo era il suo nome, mi sorrideva, mi portava le figurine dei calciatori. Diceva che in Tunisia aveva un figlio della mia età e io glielo ricordavo. Alloggiava in una stanzetta piccolissima, lavorava sodo per mantenere la famiglia in Tunisia, faceva il muratore e la sera andava a letto molto presto. Un sabato i miei decisero di andare a mangiare al ristorante, i tre studenti fuori sede erano tornati ai loro paesi per il week-end, mentre Amhed, che normalmente il sabato usciva e si incontrava coi suoi compaesani, aveva deciso di stare a casa. Era l’occasione per stare solo con lui, anche solo per passare una serata a parlare. Dissi ai miei che dovevo prepararmi per una interrogazione che avrei avuto il lunedì successivo. Acconsentirono, tanto non ero solo e chiesero ad Amhed di darmi un occhio. Ero nella mia stanza a studiare, si a studiare il modo di introdurmi nella stanza di Amhed con una scusa. Bussai alla porta di Amhed, chiedendo se volesse cenare con me. Mi disse che aveva già cenato in camera, intravidi infatti sul comodino la carta del pane, qualche lattina di tonno e una bottiglia di birra grande. Andai a cenare, fui molto veloce, i miei mi avevano lasciato tutto pronto sul tavolo. Tornai a studiare. Ad un certo punto presi l’atlante geografico, bussai alla sua porta e mi fece accomodare. “Che c’è marco? Hai bisogno di qualcosa?”, disse Amhed col suo fortissimo accento arabo. “Si, Amhed. Siccome sto studiando l’Africa sull’atlante, volevo chiederti delle cose riguardo al tuo paese”. “Bene”, disse, “vieni, siediti”. Lui era sdraiato sul letto, la stanza era piccola, non c’erano sedie, mi misi seduto sul letto. Cominciammo a parlare, mi parlò della sua famiglia che vedeva una volta l’anno, la moglie e tre figli, due femmine sposate e un figlio della mia età. Gli chiesi se gli mancassero, ovviamente la risposta fu affermativa, ma doveva lavorare in Italia per mantenerli. Mi accarezzo il viso e mi diede un bacio sulla fronte, io risposi baciandogli la guancia molto vicino alle sue labbra. Aveva la barba incolta ed un fortissimo odore di maschio. Col tempo capii che solo le vere troie si eccitano solo a sentire l’odore di un maschio. Dissi che dovevo studiare anche scienze. “Se vuoi puoi portare il libro e studiare qui accanto a me, così io non mi sento solo e tu ti prepari per la scola (pronunciava così la parola scuola)”. “Bene, così magari mi aiuti, è un argomento un po’ difficile e imbarazzante, magari tu ne sai più di me”. Ovviamente lo studio dell’apparato riproduttore maschile non era quello che dovevo studiare per l’interrogazione, ma la scusa per affrontare argomenti un po’ più spinti, chissà se mai combino qualcosa…
Tornai da Amhed e gli mostrai la figura di un cazzo, quello dei libri di scienze ovviamente. “E’ questa la cosa difficile?”, mi disse, “perché non sai come funziona ancora?”. “Beh, so che diventa duro e che se fai su e giù con la pellicina che copre la punta poi ti viene il solletico”. Si mise a ridere e mi prese in giro, dicendomi che ancora avevo solo un pisellino nano e dovevo crescere per capire cosa era un cazzo. “Non hai mai visto tuo padre nudo?”. Risposi con la verità, cioè solo di sfuggita e di nascosto. Mi fece sedere e mi prese il viso con le mani. “Sei ancora un cucciolo, vuoi vedere il cazzo di un vero uomo?”. D’un tratto, da sdraiato, si abbassò le mutande e vidi una cosa magnifica. Un cazzo che sarà stato almeno 20 cm, grosso e duro, venoso e con una cappella perfetta (gli arabi sono circoncisi!). quel cazzo emanava un odore mai sentito prima, sapeva di maschio, di urina, di sesso. Restai imbambolato a guardare quella magnifica scultura che era il completamento di una statua greca, perché quell’uomo era davvero magnifico. Alto, muscoloso, il suo corpo era coperto di peli nerissimi e radi, aveva mani e piedi grandi, molto maschili. Era la quint’essenza della mascolinità. Ed io ero un 14enne che scopriva la sua omosessualità giorno per giorno, pensando continuamente a uomini che lo avrebbero fatto loro, che lo avrebbero posseduto come si possiede una donna. Mi prese la mano e la porto al suo cazzo. Lo sfiorai, lo toccai, lo afferrai, ma la mia mano non riusciva a stringerlo completamente per quanto fosse grosso. Lui con la mano sinistra mi tocca il culo e me lo accarezza dolcemente, e con la destra mi avvicina a se e mi bacia in bocca con la lingua, ricambio. Non riesco a spiegare la sensazione, ma ero in estasi, pensavo di essere in paradiso, mi abbasso per sentire l’odore del suo cazzo. Mi chiede di fare su e giù per fargli venire il solletichino che provavo io facendo la stessa cosa col mio cazzetto. Lo faccio con entrambe le mani, mentre lui mi bacia in maniera molto più prorompente, mi tira a se con due mani, mi poggia la testa sul suo petto, lo bacio, lo lecco, ne sento il sapore del sudore. Improvvisamente mi dice di allontanarmi. Lo faccio, lui prende la carta del pane che aveva sul comodino e improvvisamente comincia ad urlare e dalla punta del cazzo vedo eruttare una sostanza bianca e cremosa che lui raccoglie nella carta. A quella visione, mi alzo dal letto e scappo nella mia stanza terrorizzato. Cosa ho fatto ad Amhed? Perché è uscito quel liquido? Forse gli ho fatto male? Ma che ho combinato?
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